I quattro uomini erano irlandesi ed erano stati pagati profumatamente per svolgere il loro compito. Soldi che sarebbero serviti, quando fossero tornati in patria. Del ragazzo non gli importava nulla, e nei limiti del possibile lo trattavano bene, anche se il cibo che gli fornivano era invariabilmente sempre lo stesso: salsicce e uova. Donagh Lynch, un energumeno di oltre novanta chili che si occupava di preparargli e servirgli i pasti, entrava nella camera in cui era rinchiuso con un cappuccio stile Ku Klux Klan, però nero. Posate e piatti erano di plastica.
Dei quattro, il più sospettoso era il capo, l’unico dotato di un quoziente intellettivo decente, il quarantenne Pierce O’Connor. Pierce, o Piaras, non si fidava minimamente della sua interlocutrice telefonica, sapeva molto bene che la cabina da cui effettuava le chiamate sarebbe stata rintracciata nel giro di pochi secondi e che poco dopo sarebbe arrivata la polizia. Ma aveva una certa esperienza e, sebbene fosse abituato a “lavorare” a Londra, o dintorni, conosceva molti trucchi, utili anche in America.
La causa di Ibrahim al-Ja’bari lo lasciava del tutto indifferente, perché non era la sua, ma il denaro che aveva ricevuto era buono, e per questo avrebbe fatto quello che gli era stato detto di fare.
Negli Stati Uniti, era notte inoltrata ma a Mosca era già mattino. Un pallido sole si affacciava nel cielo, illuminando le distese di neve che coprivano gran parte delle strade.
Il tenente generale Vasiliy Melnikov accolse freddamente Gennadiy Rybakov, non lo invitò a sedersi e si rivolse a lui chiamandolo per cognome; in altre circostanze probabilmente avrebbe usato nome e patronimico. “Mi risulta”, esordì, “che dal suo ufficio è stato trasmesso un rapporto confidenziale alla CIA, però non tramite i canali consueti, e soprattutto senza averlo sottoposto preventivamente a me.”
Rybakov rimase per un attimo in silenzio, poi con riluttanza annuì. “Un favore a un amico.”, mormorò.
Melnikov lo squadrò. “Un amico!”, ribatté in tono ironico. “Un amico che per ragioni di egoismo personale, tipico dei borghesi servi del capitalismo, ha deciso di insabbiare il suo prezioso dossier, e tutto a causa di una mancata promozione, che non penso che meritasse.”
Il primo vicecapo del SVR aveva un informatore ai piani alti di Langley, che trattava unicamente con lui, e un sistema di comunicazione assolutamente sicuro; la sera precedente si era trattenuto in ufficio fino a tardi, mentre in Virginia era pomeriggio.
“Io…”
“Lei, Rybakov, per il momento è sospeso dal servizio. Più tardi sarà sottoposto a un coscienzioso esame, in base al quale si vedrà se procedere anche in altro modo. Non ha motivo di trattenersi ancora qui.”
Dopo aver congedato il sottoposto, rifletté a lungo.
Sapeva che quelle informazioni non erano state passate a chi di dovere, perciò era ovvio che il DDI le avesse insabbiate. Eppure erano importanti, e Putin non sarebbe stato contento se avesse appreso che l’SVR non collaborava adeguatamente, come da lui promesso.
Però, preferiva agire a modo suo, fuori dal controllo di FBI e CIA.
Mandò a chiamare il capitano Danil Borisovic Volkov, il più promettente giovane ufficiale del direttorato “S”, che ben conosceva dato che lo aveva visto crescere e affermarsi.
Volkov si presentò venti minuti più tardi. Rigido, sull’attenti, si dispose ad ascoltare ciò che Melnikov aveva da dirgli. L’alto dirigente gli fece cenno di sedersi.
Nativo di Omsk, figlio di un ingegnere edile e di un’interprete, Volkov parlava l’inglese correntemente ma con un lieve accento americano, precisamente bostoniano; aveva già svolto con successo tre missioni negli Stati Uniti, di cui conosceva a fondo usi, costumi, topografia delle principali città. Disponeva di tre passaporti perfetti che lo identificavano come cittadino americano. Al termine dell’addestramento Spetsnaz era risultato il primo del suo corso: in parole povere, la sua specialità era uccidere. A mani nude (era esperto in ogni tipo di lotta), con la pistola, il coltello e qualsiasi oggetto che potesse servire all’uso. Non lo aveva mai considerato un piacere, ma semplicemente il dovere.
Melnikov parlò per mezz’ora, quindi si alzò e gli strinse la mano, un gesto insolito per lui. “Buona caccia, Dania!”
Il telefono squillò alle dieci del mattino successivo.
Erano presenti sia Yarbes sia Collins. Martin indicò alla donna di rispondere; era meglio non cambiare interlocutore.
“Allora?”, chiese la voce che già conosceva.
“Prima aspetto una risposta.”, disse con calma Margaret.
“Shakira. Shakira è la sua fottuta cantante preferita.”
“Bene. Le vostre richieste sono state accettate. Entro dieci giorni i sei uomini saranno liberati e procederemo allo scambio.”
“Dieci giorni?” La voce ora era brusca.
“Sono tempi tecnici, ci sono delle questioni burocratiche da sistemare.” Margaret trattenne il fiato.
“Quattro giorni, non di più. Richiamerò in giornata.”
O’Connor riagganciò.
Aveva usato un cellulare usa e getta, con scheda prepagata.
Dal suo posto d’ascolto Milton Brubeck bestemmiò. Il Segretario di Stato non avrebbe certamente apprezzato, ma non lo sentì; lo udì solo Fowley che imprecò a sua volta.
O’Connor quel giorno non ritelefonò con grande disapppunto di Margaret che dovette pazientare fino al tardo pomeriggio dell’indomani.
A quell’ora, mentre il sole si apprestava a tramontare (erano le diciassette e cinquanta del ventun febbraio), un uomo alto, con le spalle larghe e la vita sottile, entrò in un bar situato alla periferia di Washington, nei pressi di Swann Street. Sotto il cappotto, indossava un blazer blu, pantaloni grigi e una camicia azzurra che portava aperta senza cravatta. Era arrivato venti minuti prima e aveva trascorso quel tempo sull’altro lato della strada; da lì aveva osservato con la massima attenzione ciascun passante, ogni macchina che percorreva la via, nonché l’andirivieni dei clienti che entravano e uscivano dal bar. Se qualcuno lo avesse notato (ma nessuno badò a lui), lo avrebbe visto intento a leggere il “Washington Post” e avrebbe pensato che aspettava un amico, un collega di lavoro o una donna. Poiché era attraente, l’ultima era l’ipotesi più probabile.
Si diresse verso il fondo del locale, dove un individuo dai capelli color sabbia stava bevendo una birra. Questi alzò la testa e scrutò il nuovo venuto con uno sguardo privo di espressione. L’uomo alto prese posto al suo tavolo e ordinò un caffè. “Qualcuno ha fatto il cattivo.”, disse, dopo che una cameriera piuttosto carina lo servì, riservandogli un’occhiata maliziosa.
L’altro scrollò le spalle. “Non è una novità, Peter.”
“E tu ne sai qualcosa?”
“Forse. Dipende da quanto sei disposto a pagare.”
“Mille dollari.”
“Tempo perso.”
Peter gli rivolse un sorriso amabile. “E in aggiunta la tua vita, caro Sean. Quanto vale quella per te?” Si era espresso con voce piatta, incolore, quasi stesse parlando del risultato di un incontro di basket.
A parte il sorriso falso, considerò fra sé Sean, in Peter non vi era proprio niente di amabile.
Volkov sorseggiò il caffè, trovandolo pessimo.
molto buono con dettaglio
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@ DORIS grazie, cara 🙂
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STUPENDO…BRAVA BRAVA !!!
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la storia si infittisce e si mescola tra delinquenza comune e intrigo internazionale.
Piacevole, incalzante e pieno di sorprese. Il nuovo romanzo procede spedito e bene.
Un caro abbraccio
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New, mi ha preceduto, concordo col dire suo. Saluti da Salvatore.
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@ MAIRITOMBAKO ti ringrazio, stellina * ______________ *
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@ NEWWHITEBEAR sono contenta che questo capitolo ti sia piaciuto.
Un grande abbraccio.
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@ SALVATORE RIZZI ne sono lietissima!
Un salutone 🙂
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Un appuntamento al quale non potevamo mancare.
Leggendolo è stato quasi come assistere ad un incontro di scherma, spada per l’esattezza.
Ogni spazio corporeo (tranne la gola) è buona per essere “toccato”.
Avete miscelato, con maestria, tattiche e dinamiche di una spy story.
Oltre non ci esponemmo, mia signora: a voi la prosecuzione.
A noi il piacere della lettura.
Abbiate le nostre cordialità
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… O’Connor quel giorno non ritelefonò con grande disapppunto di Margaret che dovette pazientare fino al tardo pomeriggio dell’indomani. …
Ecco una raffinatezza stilistica.
Una apparente frase interlocutoria che racchiude un “passaggio ponte” di un momento ad un altro. Si potrebbero prendere numerosi appunti sulla Vostra scrittura creativa, ad uso didattico.
Una vita dedicata alla scrittura che, indiscutibilmente, vi realizza.
Buon giorno e cordialità
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@ LORD NINNI adesso arrossisco!
Grazie 🙂
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@ LORD NINNI Vi ringraziammo di cuore!
L’impegno fu notevole, il risultato è affidato alla bontà degli amici che mi leggono, fra i quali naturalmente Voi, Milord.
Radiosità.
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La trama si fa sempre più corposa rendendo la storia sempre più interessante e incuriosendo sempre di più. Un vero piacere leggere questa storia, è scritta benissimo, con tanti dettagli e soprattutto nonostante la corposità scorre che è una meraviglia.
Complimenti Alessandra, sempre grande!!!
Ciao, Pat
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@ PATRIZIA M. io parto sempre dal presupposto che i dettagli sono importanti e che una storia deve risultare credibile; quando leggo un libro dove regna l’approssimazione, dopo qualche pagina lo abbandono.
Secondo me, scrivere è anche e soprattutto informarsi. Il lettore non va mai ingannato.
Ciò detto, ti ringrazio moltissimo, amica Pat!
Serena notte 🙂
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Serena notte a te 🙂
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@ PATRIZIA M. buona serata ^^
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Sei bravissima Alessandra, e’ un piacere leggerti, buon inizio settimana a te, ❤
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Bene, ora arrivano i russi, ci saranno, credo, molti colpi di scena e come sempre Tu riuscirai a tenerci sulle spine! Brava come sempre. Buona settimana….Loredana
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@ LAURA grazie mille, mia bella amica!
Un sorriso per una serata serena ❤
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@ LOREDANA eh eh eh… per me sono come il prezzemolo…
Non riesco a scrivere una storia di spionaggio senza di loro.
Spero vivamente di riuscire a tenervi sulle spine 🙂
Grazie e l’augurio di una felice settimana!
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Un capitolo corposo, denso di particolari e scene. Scritto con la maestria che ormai conosciamo e apprezziamo.
Un abbraccio,
marirò
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Brava Alessandra, non vedo l’ora di conoscere il nuovo personaggio, Volkov, e scoprire cosa avranno escogitato i Russi! Dolce notte!
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MIA strega…..questa storia si conferma strepitosa! Come la MIA scrittrice!
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Puntata che prosegue nel solco degli intrighi internazionali, soprattutto con vicende legate tra loro e sorrette dalla qualità di alcuni personaggi, anche di quelli diciamo secondari. Un caro saluto, a rileggerci presto. Univers
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@ ILI6 sei sempre molto cara, Marirò!
Abbraccione ^^
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@ TOSCA Volkov si rivelerà molto importante. E per una volta i russi stanno dalla parte degli americani.
Grazie e sogni d’oro.
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@ MARI la strega ringrazia la SUA guerriera!
Notte fatata per te*
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@ UNIVERS81 cerco sempre di focalizzare tutti i personaggi, ovviamente nei limiti del possibile. Talvolta ci riesco, in altre occasioni meno. Sono lietissima che tu abbia apprezzato questo nuovo capitolo.
Un caro saluto a te e un sentito grazie.
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Non per dire, ma io lo avevo detto. E’ vero l’I.R.A ufficialmente non centra nulla, ma l’Irish Mob, deve aver fornito quattro onesti taglia gole. Tanto basta e avanza.
Nuove alleanze faticano a formarsi e vecchie paure e antichi rancori sono ancora forti. Chi si fiderà di chi, per primo?
In compenso si mettono sul piatto pezzi pregiati, così da ogni parte si sa con chi si ha a che fare. Un po’ a dire ai vecchi nemici: Guarda che mi sto aggiornando e ho buoni aggiornamenti.
Preciso, ritmico, essenziale anche nei particolari. venire qui é come assaporare un CRU’ Cannubi, un Cerequio un Rocche di Castigtloione.
Vi basti !
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@ CAPEHORN e io lo avevo letto…
Ho sempre sostenuto, e continuo a sostenere, che un blog è un work in progress. Non si va avanti, senza la sollecitudine, gli elogi o i rimproveri degli amici lettori.
A questo punto, propongo un brindisi, ma di quelli buoni 🙂
Beh, “I Ragazzi”, loro si accontentano di un grosso boccale di birra, inglese off course ^^
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Porter per tutti, allora!! 😛
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@ CAPEHORN ваше здоровье 🙂
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Se la traduzione é esatta, é spassosissima !!!
😛
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😛 😀 😀
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@ CAPEHORN ^^
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🙂
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Lettura “piacevole” e ricca, piena della tua sempre innata bravura
Vado a leggere il seguito
Bacetti
Mistral
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@ OMBREFLESSUOSE buon pomeriggio, cara Mistral.
Bacini e grazie ^^
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Quante nazionalità presenti in questo racconto! Più internazionale di così… 😉
Nonostante i diversi rami della storia, non si fa alcuna fatica a seguire la trama, merito della tua scrittura sempre estremamente scorrevole 😉
Sono curioso di leggere come Volkov potrà essere di aiuto…
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST è vero: a parte il mandante, irlandesi, americani, israeliani, russi… e ci sarà anche un italiano.
Beh, mi lusinghi, lupissimo.
In quanto a Volkov, si vedrà 🙂
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Una storia, un intreccio scorrevolissimo e chissà ancora quanti colpi di scena dovremmo aspettarci…
Bravissima Alessandra, la stesura di questo romanzo diventa eccellente!!
Bisous ma chère amie.
Michelle
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@ VENTIDIPRIMAVERA sono molto contenta: stai rileggendo tutti i capitoli di agosto e di ciò ti sono estremamente grata.
Rispetto agli anni passati, sono stata più parsimoniosa, però sono anche brani lunghi…
Bisous, chou * _______________ *
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Azz. Un nuovo colpo di scena. La Russia che fa?
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@ BRUM interviene…
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