Il ragazzo era terrorizzato. Pallido in viso, o più esattamente bianco come uno straccio, tremava e sembrava sul punto di vomitare. Gli sgualciti pantaloni di flanella erano bagnati sul davanti.
A Milton Brubeck non faceva nessuna pena. Mentre lo inchiodava con uno sguardo che avrebbe fatto rabbrividire il più incallito dei criminali, il direttore dell’FBI specificò che non gli rompeva le ossa solo perché era minorenne.
“Come sapevi di Flavia Pennetta?”, gli chiese Patrick Fowley.
“L’ho immaginato.”, rispose il giovinastro che rispondeva al nome di Daniel Simpson, Danny per gli amici, posto che ne avesse veramente. “Un giorno John mi ha mostrato una sua foto, la teneva nel portafoglio. Ricordo che disse che era brava, ma soprattutto bella. Stravedeva per lei.”
“E le due squadre?”, lo incalzò il responsabile della Divisione Indagini sulla Criminalità.
“Beh, di quelle abbiamo parlato molte volte.”
“Ascoltami bene, pezzo di merda!” Brubeck era paonazzo per la collera. “Volevi rubare due milioni di dollari, passando sulla testa di John, ignorando il dolore di una madre e di un padre; ti posso assicurare che la pagherai cara, bastardo.”
“Era soltanto uno scherzo.”, protestò Danny, ma era chiaro che stava mentendo. “I miei genitori mi ammazzeranno!”
“Ottima idea, viscido escremento brufoloso.”, sentenziò Milton Brubeck.
“Inoltre, sei un imbecille.”, intervenne di nuovo Fowley. “Come potevi pensare di farla franca? Ti sei fatto beccare in una cabina telefonica e credevi di riuscire a intascare i soldi senza che ti mettessimo le mani addosso un secondo dopo?”
“Era uno scherzo, lo giuro!”, ripeté Danny, balbettando.
“Uno scherzo di cui non finirai di pentirti, ammesso che sia vero e io non lo credo.” Brubeck abbassò la voce. “Delle due l’una.”, disse in tono gelido. “O sei un idiota o un delinquente. Io propendo per idiota-delinquente.” Si rivolse a Fowley. “Lei come la vede, Patrick?”
“Un imbecille.”, rispose Fowley. “E un figlio di puttana.”
Danny cominciò a piangere. “John è il mio miglior amico.”
In genere, il direttore della CIA svolge un ruolo prevalentemente politico. Si occupa dei fondi, dei rapporti con la Casa Bianca e con i membri del Congresso, osserva dall’alto le operazioni più importanti, ma di rado interviene personalmente, sebbene siano esistite delle eccezioni.
Chi lavora sul campo sono il DDO, cioè il vice direttore per i piani, il cui compito è quello di controllare l’operato degli agenti e di stabilire le principali missioni, e il DDI, il primo vice direttore per l’intelligence che analizza i dati forniti dall’altro.
Insieme rappresentano l’equivalente di quella che un tempo era la prima direzione centrale del KGB, in seguito ribattezzata SVR. In teoria – molto in teoria – alla CIA non è consentito di agire sul territorio americano, ciò che invece, in Unione Sovietica, faceva la seconda direzione centrale del KGB, adesso chiamata FSB. La sicurezza interna degli Stati Uniti è affidata all’FBI e ad altre organizzazioni.
Brian Stevens, il nuovo direttore scelto da Monica Squire, in precedenza era stato DDO. Vantava una carriera piena di successi, era esperto e intelligente, e godeva della stima e della fiducia di Monica.
Tuttavia, Bruce Underwood, il DDI, era entrato a far parte della Central Intelligence Agency quattro anni prima di lui, e anche il suo stato di servizio risultava impeccabile. Affermare che la decisione di Squire l’avesse entusiasmato sarebbe un eufemismo; anche se lo mascherava bene, era ancora furibondo. Il fatto che lo avesse previsto non cambiava la sostanza delle cose: era stato scavalcato. Monica proveniva dallo stesso settore di Brian, e aveva voluto favorire un suo protetto; d’altro canto, lei era stata la pupilla del precedente direttore e a questo si doveva la sua ascesa. Così funzionava il mondo, pensava pieno di risentimento. In realtà non era vero. Squire aveva deciso in base alla meritocrazia, ma il DDI era un narcisista maniacale con un’altissima considerazione di se stesso.
Underwood avrebbe preferito che la nomina fosse ricaduta su un elemento esterno a Langley, come in passato sovente era già accaduto; per lui non sarebbe cambiato nulla, a parte un fattore: detestava Stevens.
Come di consueto, era vestito elegantemente: indossava un impeccabile completo grigio, una camicia bianca, stirata alla perfezione, e una cravatta di una tonalità di grigio più scura, però, contrariamente alle sue abitudini, quella mattina non si era rasato. Aveva anche rinunciato a uova, toast imburrati e spremuta d’arancia, limitandosi a due caffè.
Mentre Brubeck e Fowley torchiavano Danny, Underwood stava esaminando un rapporto inviato dal Mossad israeliano, che curiosamente era molto simile a un analogo documento pervenuto la sera prima da Mosca. Si erano rivolti direttamente a lui perché erano due contatti personali, coltivati nel tempo. Aveva conosciuto il russo quando questi era il rezident del SVR a New York e, per quanto strano possa apparire, i due avevano simpatizzato ed erano diventati quasi amici. Gennadiy Rybakov apprezzava le donne americane e Underwood con grande discrezione gli aveva procurato qualche stuzzicante appuntamento. Cose che succedevano anche ai tempi del KGB. Gennadiy era dotato di un certo fascino e aveva saputo sfruttare al meglio quei rendez-vous. L’uomo del Mossad aveva visitato gli Stati Uniti in diverse occasioni; l’ultima risaliva a sei mesi prima: il suo soggiorno si era concluso con una cena molto piacevole.
Underwood si alzò per andare a riporre l’incartamento nella cassaforte. Se si fosse affacciato alla finestra, avrebbe potuto osservare il Potomac rilucere ai raggi del pallido sole invernale, uno spettacolo che lo affascinava sempre.
Ma tornò a sedersi dietro alla scrivania e meditò a lungo.
La seconda telefonata del “vero” rapitore arrivò il giorno seguente, ancora intorno all’ora di pranzo. Anche questa volta fu Margaret Collins a rispondere.
L’uomo parlò per cinquantadue secondi, esponendo le sue richieste, quindi annunciò che avrebbe richiamato l’indomani e interruppe la comunicazione. Margaret riuscì solo a porre una domanda per avere la conferma che John fosse vivo. Udì un grugnito d’assenso.
La cabina fu rintracciata in undici secondi. Si trovava in aperta campagna, nei pressi di un distributore di benzina, a circa quaranta miglia da Washington. Quando giunse un’auto della polizia, il sequestratore era scomparso e l’addetto alle pompe dichiarò di non aver visto anima viva: guardava la televisione che stava trasmettendo un appello del pontefice. Di origini irlandesi, il benzinaio era un cattolico praticante e non si sarebbe perso nemmeno la replica serale, nell’orario di massimo ascolto.
Nel frattempo, Margaret fissava sconvolta il ricevitore. Il prezzo per riavere John Yarbes non era costituito dal denaro, poco o tanto che fosse; conoscendo bene Monica, la costernata Margaret era quasi certa che avrebbe respinto la richiesta, considerandola inaccettabile.
Se non fosse stata un’idiozia, e se i tempi non fossero stati così ristretti, si sarebbe forse appellata al Venticinquesimo Emendamento, che prevede il decadimento del presidente in carica quando viene giudicato non più idoneo a svolgere le sue mansioni, e le sarebbe subentrata… e poi?
Collins aveva sperato che volessero soldi; anche se la cifra fosse stata alta, non sarebbe stato un problema: Squire non era ricchissima (guadagnava quattrocentomila dollari all’anno, benefit esclusi), ma miliardari, fondazioni, Ong, lobby di ogni parte d’America, perfino un noto mafioso si erano già offerti di provvedere, e questo valeva anche per un filantropo inglese, un industriale tedesco e un magnate indonesiano. E si era ancora all’inizio. Senza contare l’intervento del ministro del Tesoro.
Ma i banditi che avevano in custodia John non chiedevano dollari, né sterline, euro o altre valute.
Due ore più tardi, Margaret Collins si recò alla Situation Room con l’animo gonfio di paura. Per lei John era come un fratellino minore. Benché il riscaldamento fosse azionato al massimo, si sentiva gelare.
Non a caso, quelle organizzazioni, ne combinavano ed ancora, di tutti i colori. Come sempre, tu sai dispiegare le matasse, anche se intrise di brutti fatti. Un saluto da Sar.
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@ SALVATORE RIZZI grazie, carissimo Sar!
Buona domenica.
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sei meravigliosa….
buona domenica tesorina
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@ MAIRITOMBAKO ti ringrazio, stellina*
Un abbraccio grande ^^
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Ricambio con immutata simpatia! Salvatore.
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Serrato ed incalzante questo racconto prosegue senza un attimo di tregua. Sembrava semplice l’arresto dell’ “escremento brufoloso” ?, per risolvere il caso e riportare tutti a casa, invece il ricatto é ben più grosso e la sua portata, politicamente ed economicamente, più sconvolgente.
In fondo é giusto che sia così.
Questa é l’America … Dove tutto é più …
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Gran bel pezzo, questa puntata. Tensione, dettagli, lettura scorrevole. Insomma tutto da gustare e porsi qualche domanda. Danny è veramente un imbecille oppure no, anche se la seconda parte sembrerebbe avvalorare questa tesi.
In cosa consiste la misteriosa richiesta del rapitore che hai lasciato in sospeso?
Aspetto
Un caro abbraccio
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Sei troppo brava, buona domenica sera cara, un abbraccio, Laura, ❤
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@ SALVATORE RIZZI e allora buona settimana ^^ Che sia bella e rilassante.
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@ CAPEHORN non toccarmi “escremento brufoloso” 🙂 Mi piace troppo. Entrambi sono riferiti a Danny, perciò non è l’escremento in sé a essere brufoloso 😀
A parte questo, ti ringrazio, Cape, e confermo: la faccenda è sicuramente sconvolgente.
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E.B = é quell’elemento in più, quel valore aggiunto che fa di un racconto un RACCONTO !!!!!
E chi te lo tocca??? 😛 😛 😛
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@ CAPEHORN 🙂
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@ NEWWHITEBEAR Danny è solo un imbecille – Patrick Fowley docet.
Presto sapremo tutto della misteriosa richiesta.
Grazie e un grande abbraccio.
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@ LAURA e tu sei veramente cara ❤
Un bacione * ______________ *
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Bellissimo pezzo!
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@ ELENA grazie mille!
Un sorriso per una luminosa giornata ^^
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La tensione si sente a pelle in questa puntata. Sempre più alta e sempre più intrigante, ti tiene veramente incollata al monitor e quando arrivi alla fine vorresti che proseguisse per sapere cosa succederà….
Beh con un po’ di pazienza lo sapremo 🙂
Un caro saluto e l’augurio di un sereno Ferragosto!!
Ciao, Pat
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Uhm… chissà qual è la richiesta… Comunque è probabile che i rapitori sappiano bene che qualunque essa sia non sarà accolta. Il loro scopo è il terrorismo, non l’ottenimento di qualcosa di pratico.
Ho apprezzato le tue immancabili e interessantissime annotazioni storiche 😉 Tra l’altro di “DDO” e “DDI” non sapevo proprio nulla, quindi le tue spiegazioni sono ancora più apprezzate 😉
http://www.wolfghost.com
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@ PATRIZIA M. le tue parole mi rendono felice, perché quello era il mio scopo.
Buon Ferragosto a te, carissima Pat!
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@ WOLFGHOST credo proprio che la tua prima affermazione sia vera.
Per quanto riguarda le annotazioni, io parto dal principio che o si scrive con cognizione di causa o si passa ad altro.
Grazie, lupo 🙂
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Vero. Dovrebbe essere così, ma sai benissimo che non lo è. Non per tutti, anzi non per la maggior parte di chi scrive. Con la scusa che “tanto è un romanzo”, si leggono le strafalcionerie più incredibili 😀
Quindi… a Cesare quel che è di Cesare! 😉
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST sono onorata!
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Puntata scorrevole e intrigante, ormai confermi le tue doti letterarie a ogni puntata. E il climax che sai dipingere è molto ‘americano’, merito indubbio di come sai tratteggiare i personaggi principali. Un caro saluto, buon ferragosto. Univers
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@ UNIVERS81 gentilissimo amico, grazie!
Ricambio con affetto il saluto.
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Con una connessione che ha i tempi ristretti….non potevo mancare! Un bacio da Sebenico!
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@ MARI e un bacione dalla terra della pioggia!
Divertiti, MIA guerriera!
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Riprendo la lettura, nessuna intenzione di interromperla, ma le connessioni estive sono alquanto ballerine.
E approfittando di un pochino di stabilità mi catapulto al capitolo 8 per scoprire i termini della richiesta del riscatto. Comunque i pensieri di Margaret mi lasciano perplessa.
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@ ILI6 che bello rivederti, Marirò 🙂
I pensieri di Margaret… nel capitolo 8 vedrai che sono giusti.
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Ti seguo… e se non vogliono soldi…cosa?…
Vado a scoprilo…
Sempre brava 🙂
Mistral
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@ OMBREFLESSUOSE liberare dei terroristi.
Ti ringrazio, Mistral.
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…
Eccomi cara a rimettermi piano piano in pari..
in un momento di pausa lavorativa
con questo episodio intrigante e di forte tensione..
a prestissimo cara amica
Un abbraccio
Michelle
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@ VENTIDIPRIMAVERA ben tornata, Michelle!
Spero che tu abbia trascorso delle bellissime vacanze.
Merci, chou*
Bisous.
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Ahia. Vado a vedere cosa chiedono….
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@ BRUM qualcosa di inaccettabile per Monica.
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Uhm. Adesso ho letto il seguito… non vale. Ahahaha
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@ BRUM 😀
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