Se le ragazze del centralino le avevano passato la telefonata, questo significava una sola cosa: che chi stava chiamando si era già fatto vivo in precedenza, aveva preso nota delle tre domande e, a differenza dei troppi millantatori fuori di testa, adesso aveva dato le risposte giuste.
Due erano piuttosto semplici. Red Sox e Boston Celtics. Ci si poteva arrivare anche con l’intuito. La terza, però, era molto più difficile. Che un ragazzo tifasse per le squadre di baseball e di basket della città di Boston non era sorprendente, specie se il ragazzo in questione abitava a Washington e non a Los Angeles. Ma che un giovane americano stravedesse per una tennista italiana, che pur essendo brava non aveva mai vinto uno Slam, era già più singolare.
Margaret sollevò il ricevitore con il cuore che batteva forte. Una voce fredda disse: “Red Sox, Boston Celtics, Flavia Pennetta.”
“Sono contenta di sentirla.”, ribatté Margaret.
“John Yarbes sta bene. Richiamerò.” E lo sconosciuto riagganciò. Non era uno stupido, pensò Collins con un sospiro. Un minuto dopo, due agenti dell’FBI, vestiti con jeans, chiodo e sneakers, raggiunsero la cabina da cui era stata effettuata la chiamata. Non trovarono nessuno. L’uomo si era dileguato.
Tutte le forze di Milton Brubeck si misero immediatamente all’opera. Lo stesso valse per i tecnici della National Security Agency.
Due ore più tardi, Milton Brubeck partecipò alla riunione del “comitato d’emergenza”, nella Situation Room della Casa Bianca.
Monica Squire lo ascoltò con estrema attenzione.
Il direttore dell’FBI si espresse in modo conciso, come d’abitudine. “La voce era quella di un anglofono. Non degli Stati Uniti, però. Quasi certamente un inglese. Ceto basso. Ha telefonato da una cabina che non dista più di tre miglia da qui. Ciò significa che con ogni probabilità suo figlio è tenuto prigioniero a Washington o negli immediati dintorni. E questo è positivo.” Brubeck bevve un sorso d’acqua e proseguì: “Secondo gli analisti e secondo Collins, è un tipo freddo; nella sua voce non si avvertiva tensione. Può essere un elemento negativo, ma non è detto. Le persone emotive possono farsi prendere dal panico e causare disastri, i professionisti no. Il fatto che abbia interrotto la comunicazione dopo pochi secondi dimostra che sa il fatto suo. Comunque, richiamerà.”
“Il problema”, osservò Patrick Fowley della Divisione Indagini sulla Criminalità, “è che è semplice rintracciare il luogo da dove quel mascalzone telefona, ma non è altrettanto facile arrivare lì in tempo. Lui chiama, resta in linea per pochissimi secondi e poi si eclissa.”
“E allora?”, interloquì ansiosamente il ministro del Tesoro.
“E’ vero.”, ammise Milton Brubeck. “Se ci sarà da pagare un riscatto, lo pagheremo. E in seguito metteremo le mani su quei bastardi. Vi spiego come…”
Fu interrotto dal suono del suo cellulare. Ascoltò per alcuni attimi, quindi si rivolse a Monica. “Signora”, disse, “lo abbiamo preso.”
A migliaia di chilometri di distanza, la sera era calata rapidamente sull’ hammada. Il cielo era fulgido di stelle, il vento che aveva soffiato per l’intero pomeriggio sull’altopiano era cessato e ora regnava il silenzio.
Ibrahim al-Ja’bari era immerso in profondi pensieri.
Anni prima, aveva fatto parte di Hamas. Se n’era andato perché, invece di combattere Israele, Hamas si occupava di previdenza sociale: quella poteva anche andare bene, però “dopo”. Prese la decisione quando, nel 2004, Abd al-Aziz al-Rantissi offrì una tregua di dieci anni agli ebrei. Ciò lo disgustò.
Ibrahim al-Ja’bari era arabo, ma sua madre era palestinese, e lui si considerava un figlio del deserto. Disprezzava gli sceicchi avidi di denaro, che reputava corrotti e servi del Satana americano; biasimava la scarsa efficienza delle nazioni che in passato avevano affrontato Israele in guerre già perse in partenza; e diffidava dei russi: a loro non importava nulla del destino dei palestinesi, miravano solo ai propri interessi.
Dopo aver lasciato Hamas, lavorò in proprio, creando un’organizzazione piccola ma agguerrita; aveva chiaro in mente chi fossero i nemici: Stati Uniti e Israele. E non avrebbe smesso di combattere finché non avesse messo in ginocchio gli americani e distrutto Israele. Non gli mancavano i fondi e, sebbene alcune “donazioni” provenissero dagli infedeli, le accettava senza riserve. Quello che contava era portare a termine la sua missione. Non aveva dubbi in proposito: l’undici settembre del 2001, Osama bin Laden aveva fornito una splendida dimostrazione di come l’America non fosse invulnerabile. Il rapimento di John Yarbes costituiva un passo importante, il primo in attesa del trionfo finale.
Allah era con lui, e questo gli bastava.
La telefonata era giunta dieci minuti prima. Il sequestratore aveva risposto alle tre domande ed era stato messo subito in comunicazione con Margaret Collins. La voce era diversa, sembrava molto più giovane. E l’accento era inequivocabilmente americano. Evidentemente si alternavano, ragionò fra sé Margaret. Colse un’altra differenza: avvertiva tensione, paura; ciò che il primo bandito non aveva manifestato.
Margaret confermò le sue doti, riuscendo con grande bravura a prolungare la conversazione per oltre un minuto. La richiesta era relativamente modesta: due milioni di dollari in banconote di piccolo taglio in cambio della vita di John Yarbes. “Nessun problema.”, dichiarò Collins. “L’importante è che non torciate un capello al ragazzo.” L’altro l’aveva rassicurata: se avessero pagato, senza tentare trucchi, John sarebbe stato restituito alla famiglia sano e salvo.
In realtà, secondo tutte le consuetudini, era pericoloso accettare la prima richiesta; sarebbe stato meglio contrattare, ad esempio proponendo di ridurre la cifra a un milione di dollari. Si sarebbe negoziato, arrivando a un compromesso finale: un milione e mezzo. Questo insegnavano i testi sacri. Il motivo era semplice. Vedendo esaudite subito le sue pretese, il sequestratore, o uno dei suoi complici, sarebbe stato portato a pensare che avrebbe potuto chiedere di più; in tal caso, il ragazzo avrebbe rischiato di incorrere nell’ira di chi lo teneva prigioniero. Esisteva anche una seconda implicazione: indugiando, procrastinando, si poteva sperare in un errore dei banditi che avrebbe favorito la polizia; inoltre, più telefonate c’erano, maggiori diventavano le possibilità di raggiungere in tempo l’uomo che chiamava.
Ma Margaret non se la sentiva di mercanteggiare. Non ignorava la tremenda angoscia che provava Monica e desiderava che potesse riabbracciare il figlio senza ulteriori sofferenze.
“Bene.”, disse. “Non ci sarà alcun trucco.” Entro due giorni, la somma sarebbe stata pagata. Tempi tecnici, spiegò.
“Richiamerò domani.”, disse l’altro e riagganciò.
La cabina telefonica era stata individuata – anche questa si trovava a Washington – e due veterani dell’FBI avevano atteso pazientemente che la telefonata finisse. Il farabutto era uscito e un istante dopo si era trovato in manette.
Adesso arrivava il difficile, pensò Brubeck. Bisognava costringerlo a parlare al più presto, poiché era probabile che, se non avessero ricevuto sue notizie entro breve, i suoi complici avrebbero potuto decidere di uccidere John. Oh, ma conosciamo molti metodi per sciogliere le lingue, si disse, e li useremo tutti!
Accompagnato da Patrick Fowley, uscì dalla sala e si diresse verso la locale stazione dell’FBI, dove il delinquente avrebbe rimpianto di essere nato.
“Al diavolo i diritti civili!”, esclamò durante il tragitto.
Fowley annuì cupamente.
Contestualizzare, ciò che scrivi è difficile, già…lo fai tu, con sagacia e merito! Un caro saluto dal vecchio Salvatore….
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@ SALVATORE RIZZI grazie mille, caro Sar!
Un abbraccio grande.
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Ricambio con simpatia!
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@ SALVATORE RIZZI 🙂
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Ecco la scrittura che cercavamo, come un novello Diogene. Non capita tutti i giorni, anzi non capita affatto, che si riesca a leggere un brano tratto dal prosieguo di una storia precedente.
Cantami, o Diva l’ira funesta del pelide Achille … e poter leggere un brano che meriti attenzione e considerazione, non è da tutti.
Verremo, con attenzione, a spiegarci meglio ( … possibilmente senza perderci in inutili circonlocuzioni su un presunto merito. Qui, però, il merito esiste, eccome …).
… Red Sox, Boston Celtics, Flavia Pennetta …. Questa è l’introduzione, con avvertimento ai lettori, che si fa sul serio nella narrazione.
Questi sono, infatti, sistemi identificativi di genere. Sono state riempite pagine e pagine di letteratura spionistico/thriller al riguardo.
Quindi, sotto questo profilo, rileviamo un incipit di qualità.
…A migliaia di chilometri di distanza, la sera era calata rapidamente sull’ hammada…..
Ecco una connotazione di precisione. Uno di quei fatti che spingono il lettore “attento” a documentarsi per, meglio, seguire (Cosa sarà mai hammada? …).
Soltanto un’altra volta ci capitò un simile passaggio. Si trattava, però, di Joe Haldeman e si trattava del romanzo Al servizio del TB II e la citazione si riferiva all’agente Otto McGavin presso “Sandaun”, Papua Nuova Guinea.
Al diavolo i diritti civili … .
Tipica espressione degli agenti impegnati nella lotta criminale e terroristico/criminale, poco prima di colpire. (Quanto asseriamo è suffragato da una -delle tante – sentenze delle Federal Court – in questo caso – del Wisconsin: no. 8871-2007-ov. Tale espressione venne registrata, su supporto digitale, da alcuni agenti dell’FBI nei confronti di Payne e Morrison, due agenti CIA che eseguirono un violentissimo pestaggio con tortura contro un presunto terrorista rivelatosi, poi, per assolutamente innocente e estraneo ai fatti.
Il vostro impegno documentario è tangibile e visibile, mia signora.
Congratulazioni vivissime da “chi” tali espressioni, usualmente, non le usa.
Abbiate le nostre più vive cordialità
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Sembra tutto facile ma non credo che sia questo lo scopo. Se hai fatto entrare in scena l’arabo, vuol dire che hai delle belle cartucce da esplodere.
Aspetto fiducioso.
Un caro saluto
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…allora buone notizie!…
…e hai pensato anche al mio amato tennis!
Sei grandiosa come sempre….un bacio
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🙂
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@ LORD NINNI ringraziammo vivamente!
Sistemi idendificativi del genere: non lo sapevamo, Signore.
La precisione è importante, lo pensammo sempre. E, nei limiti delle nostre possibilità, cercammo di non scrivere assurdità.
(Cosa sarà mai hammada?) Mi piace e condivido il Vostro pensiero.
Al diavolo i diritti civili: quando ci vuole, ci vuole…
Radiosità, Milord!
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@ NEWWHITEBEAR l’arabo era già entrato in scena: “L’uomo che portava una kefiah e indossava una candida kandura di cotone bianco staccò gli occhi dal monitor e rivolse un lungo sguardo penetrante ai quattro guerriglieri che attendevano in silenzio.
Era alto, con le spalle ampie, il naso adunco che peraltro si intonava alla conformazione del viso dai lineamenti affilati, che se non bello era comunque attraente. “Fra dieci minuti.”, disse. Erano le cinque del pomeriggio, vista la differenza di fuso orario con Washington.”
E infatti non è tutto facile…
Grazie e un caro abbraccio.
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@ MARI GUERRIERA ne sei certa, amica mia?
Il tennis è amato da entrambe 🙂
La strega ti ringrazia e ti manda un bel bacione ^^
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…mmmmmm….vorrei…mi sembra…spero….
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@ MARI mmmm… conosci la TUA strega….
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😉
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@ MARI * _________________ *
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E quando il gioco si fa duro …
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non ho parole……….nessuna…gia sai come la penso..sei stupenda
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Eh sì… al diavolo i diritti civili! 🙂 Tutti ci indignamo quando sentiamo questa frase, ma… come ci comporteremmo noi al posto, ad esempio, di Monica? 😐
Tanto il tizio non saprà nulla, avrà solo seguito le indicazioni che qualcuno gli dava attraverso canali irrintracciabili… E’ troppo presto perché salti fuori qualcosa di essenziale 😉
http://www.wolfghost.com
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Geniale metterci Flavietta. La adoro anch’io come adoro il tennis ( un po’ meno il suo attuale bel ganzo…).
Capitolo sublime mia cara. Mi chiedo come abbia fatto il secondo telefonista a rispondere giusto visto che non ha in mano il ragazzo. Oppure sì? Vedremo…
Ah, ti ho mai detto che ti lovvo??? Anche il tennis: sei troppo perfetta!
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@ RODIXIDOR …i duri cominciano a giocare.
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@ MAIRITOMBAKO ❤
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@ WOLFGHOST concordo, lupissimo.
D’altro canto, ai diritti civili sono sensibili la stampa e l’opinione pubblica, un po’ meno le forze dell’ordine. E credo che ciò sia comprensibile. Il che naturalmente non significa apprezzabile.
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… nella stampa c’è molta ipocrisia, per calcolo. Nell’opinione c’è molta ipocrisia, per ignoranza e conformismo. Ovviamente, meno male che ci sono i diritti civili. Però non si può fare di tutta l’erba un fascio e cogliere l’occasione per girarsi dall’altra parte.
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST nella stampa c’è troppa ipocrisia, e ciò vale anche per l’opinione pubblica: sono con te, caro lupo.
I diritti civili sono comunque, giustamente, molto importanti.
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@ KRIS anch’io ti lovvo!
Hai capito una cosa… ops taccio. Ma comunque sei proprio intelligente 🙂
(Flavietta è deliziosa).
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La storia si fa sempre più interessante e l’intreccio è costruito con grande capacità, da grande scrittrice. Complimenti, mi piace moltissimo cara Alessandra. Un caro saluto e buon fine settimana. Pat
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@ PATRIZIA M. il tuo giudizio mi rende molto contenta, cara Pat!
Un sorriso per giorni splendenti ^^
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Altrettanto a te carissima Alessandra!!
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@ PATRIZIA M. sperando poi che arrivino 🙂
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….
Mi piaciono le riflessioni e le particolaritò sulla scrittura
quando pensi alle alternative…
Riesci ogni volta a tenermi con la curiosità di continuare
a leggerti…
Ma suppongo che non sia del tutto semplice, anche se la trattativa
sembra essere stata fatta….
Un abbraccio Alessanbdra e buon fine settimana
Michelle
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Sembra fin troppo facile: il riscatto pagato e i terroristi che lasciano libero John
Ma sappiamo molto bene che non è così
La storia continua … eccome se continua
Uno spettacolo, leggerti
Kisses
Mistral
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@ VENTIDIPRIMAVERA hai ragione: niente è semplice, a dispetto delle apparenze. Molti fattori sono in gioco…
Grazie, chérie, e buona domenica!
Bisous.
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@ OMBREFLESSUOSE eccome se continua, cara Mistral!
Ti ringrazio, amica.
Baci.
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Beh?
La “scusa” che fuori piove, pioveva o pioverà, non esime la proprietaria di questo blog dall’onorare la parola data.
A noi, poveri lettori, ci rimangono solo alcuni scritti che testimoniano la premeditata volontà ad illuderci.
E di illusioni e promesse si continua a vivere.
Una domenica è trascorsa e siamo, ancora, al n. 6 di Rage.
Ormai la moda di promettere, promettere e promettere sembra diventato lo sport nazionale.
Basta!
Il comitato di tutti i Viaggiatori del tempo, proclama lo stato di agitazione, al 6.5° della scala Richter!
Non se ne può più di parole, parole e parole, senza fatti!
I botteghini e i bagarini, addetti alla vendita dei biglietti di questo blog per leggere nuove puntate (biglietti acquistati grazie agli 80€ del promettitore nazionale) hanno fatto affaroni d’oro privandoci, però, del piacere domenicale.
Senza se e senza ma.
Tuttavia, sembra che, una troupe di Nonciclopedia, la famosa Wikipedia onesta, virtuale e veritiera che annovera, fra i propri redattori persone intelligentissime, ragguardevolissime, preparatissime, bellissime, serissime, affascinantissime, affidabilissime, spiritosissime e soprattutto comprensivissime e coltissime, si stia occupando di una panettiera senza pane.
Novellatrice avvisata, novellatrice mezza salvata (The Black Blatta Enterprises Inc. docet).
Ave et vale
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@ ANTIPATROS caro amico e – spero – elettore, vorrei far notare che Alessandra ha postato in anticipo, rispetto alla consueta scadenza domenicale, e certamente in futuro continuerà a proporsi in modo puntuale, esattamente come faccio io con le mie riforme, i tagli di tasse, gli 80 euro e gli accordi con il Padre della Patria.
Non siamo qui a pettinare le bambole, diceva quel som…
Va beh, proseguiamo con fiducia e seguitiamo a votare il MIO partito!
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Cit.
esattamente come faccio io con:
le mie riforme,
i tagli di tasse
gli 80 euro
gli accordi con il Padre della Patria
(ma anche il Figlio e lo Spirito Santo).
IL ROTTAMATORE@
Chiedo perdono, ma Sua Divina Grazia l’Eccellenza Dott.Cav.Gran Far.Antipatros, mi chiede di rispondere per lui in quanto, l’illuminato dopo aver letto la sua risposta, ha fatto una partita a scacchi con le coronarie.
Caro Frottolatore, hai un senso dello humor, veramente enorme. Te lo riconosco.
Sai giocare partite sul filo degli slogan e delle slide, in modo imbattuto.
In tantissimi ti hanno votato, alle primarie, vivendo delle speranze.
Le tue, speranze.
A oggi, però,
piccolo stron**caro amico, vivere sognando sta portando a morire disperati.un “Eccelso”, di mia conoscenza, qui ha scritto:
Onde ragion per cui, indi per cui poscia, caro Rottamator del Job Act, forse, abbiamo già dato con (pseudo) Presidenti del Consiglio non eletti.
Rifondiamo la Repubblica italiana; reimpastiamo tutto l’ambaradàn.
Passati la trielina nel sedere così si scioglie il “Vinavil” e si stacca la poltroncina.
Prenditi sottobraccio la tua mogliettina Vladimir Luxur… ehm .. Agnese dolce Agnese e … vattenne!
Un caro saluto alla, nostra, preziosissima ospite: Alessandra Bianchi.
Gianni
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Acsé t’impér “àl rottamadàur”.!
L’tradmànt e tòtt i qual dètt àl fàn schìf!
Ch’as pôl inparèrla lezend al zurnél, ai vôl di carâter spezièl. Al puntén in vatta!
Ai é una móccia ed materièl pr i cínno anc ala pâgina dl’armiṡdanza ed ste Sît:
http://www.granma.cu/idiomas/italiano/esteri/21julio-ayelet.html
(‘mpàra com al s’fà l’om!)
Hasta la victoria siempre. Patria o muerte
(Ops: Non sapevate che ero un “bulgnèis”? No? beh, adesso lo sapete).
Hasta luego!
El “Che”!
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Sottoscrivo tutto quello che, sia el señor Cuperlo y el mito señor Guevara, hanno scritto.
Io soi el garante di quelle parole.
Yo soi el garante de todos Las lacrimas versadas dal pueblo, por la justitia. Y lq pace socialn En el qualsiasi modo ustedes la nominar.
Un hermoso salido da mi hermano: Fidel.
Hasta la victoria (y el pueblo) siempre.
Raùl
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Che strana gente si aggira qui 🙂
E poi vorrei sapere se chi ha usato il mio avatar era chi dichiarava di essere o quell’altro, il Padre 😀
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<eccomi, finalmente!
Puntata splendidamente scritta e con tanto dentro e gli scenari si aprono. No, non sarà facile. Monica non accetterà mai di scendere a patti coi terroristi, nemmeno con suo figlio di mezzo: non sarebbe un'americana.
In attesa del prossimo capitolo ti saluto cordialmente
Marirò
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@ ILI6 sottoscrivo le tue parole riguardo a Monica… e questo sarà un vero problema.
Anch’io ti saluto con affetto, cara Marirò, e ti ringrazio.
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Allora si fa sul serio.Già nel capitolo precedente lo sviluppo delle indagini é stato un piccolo capolavoro. Niente leziosismi, ma neppure cedimento ad una qualche approssimazione. Misura e tempistica a tempo di metronomo.
Interessante la scelta dell’interlocutore, anglofono, non americano … Gente dell’I.R.A. in giro ce ne sarà sicuramente ancora molta e Boston non é poi così distante dalla Capitale. Che stile !!
La concretezza U.S.A. si evince poi dall’ultima frase, dettata non dalla disperazione, ma dalla bontà di una scelta anche in contrasto con la cultura del “politicamente corretto”, ma in fondo in questo contesto cosa é corretto e cosa non lo é.
Scelta dura, ma inevitabile dettata dalla “testa” e non dalla “pancia”, non bisogna dimenticarlo.
Altro pezzo da novanta, non possiamo più nasconderlo.
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Puntata dalla strepitosa resa, una tensione narrativa invidiabile e i personaggi così verosimili… dote speciale. Cosa voler leggere di più? Attendo il seguito… un caro saluto, a rileggerci presto. Univers
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@ CAPEHORN esistono da tempo molti collegamenti fra varie organizzazioni terroristiche sparse per il mondo… perciò riguardo all’I.R.A. penso proprio che tu abbia visto giusto.
L’ultima frase: altro non poteva dire (e pensare) il direttore dell’FBI. Qui c’è in gioco la vita del figlio del presidente degli Stati Uniti!
Grazie di cuore per le belle parole, Cape 🙂
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@ UNIVERS81 ti ringrazio infinitamente, caro amico. Sono lusingata e anche un po’ imbarazzata.
A presto e un grande abbraccio.
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Uhm. Mi sbilancio. E’ probabilmente uno sciacallo…
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@ BRUM bravo! Ci hai preso.
Ben rientrato.
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oh… non avevo letto i capitoli seguenti, ovviamente…. Parola!
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@ BRUM ne sono certa!
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Un abbraccio a te, cara.
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@ BRUM 🙂
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