Nei giorni immediatamente successivi al sequestro di John Yarbes, accaddero molte cose.
Come aveva giurato a se stesso, Milton Brubeck scatenò l’inferno in Terra. La scientifica aveva appurato che erano state usate due armi: un M4 munito di un lanciagranate M203 e un comune kalashnikov AK-47, il fucile d’assalto più utilizzato dai terroristi di tutto il mondo. Questo non portava a nulla. Di testimoni neanche a parlarne, a parte l’anziano signore che aveva telefonato alla polizia ma che ricordava ben poco. D’altro canto, se anche avesse visto il numero di targa del furgoncino era pressoché certo che tale targa sarebbe stata sostituita nel giro di dieci minuti. Brubeck era irritato perché reputava che una scorta di sei uomini fosse inadeguata, ma non era abituato a piangere sul latte versato.
Il direttore dell’FBI mise in moto ogni possibile mezzo a sua disposizione. Controlli a tutte le frontiere, agli aeroporti, a ogni nave in partenza. Si rivolse agli informatori della malavita, agli spacciatori di droga, alla mafia, che contrariamente a quanto aveva affermato il procuratore generale Johnson non solo esisteva ancora ma era più attiva e prospera che mai, agli agenti infiltrati in varie organizzazioni terroristiche. Mise sul piatto un milione di dollari; ciò, però, ebbe la conseguenza di ricevere una quantità di informazioni assolutamente inattendibili.
Brubeck escludeva categoricamente che ci fosse di mezzo la Russia ed era sempre più convinto che bisognasse guardare al mondo dei fondamentalisti islamici. Suggerì al capo della CIA di mettersi in contatto con il Mossad israeliano; da Tel Aviv risposero che avrebbero fatto tutto il possibile.
Senza farne cenno a nessuno, contattò personalmente il vecchio rezident del SVR di Washington, che aveva sorvegliato discretamente per anni: ottenne l’identica promessa.
Alberghi, pensioni, ostelli, ristoranti, bar venivano setacciati e le agenzie immobiliari ricevevano la visita degli agenti federali, che compitamente o meno consultavano i registri, con un occhio di riguardo per tutte le case prese in affitto in tempi recenti e preferibilmente situate in luoghi isolati.
Le polizie locali istituirono ovunque posti di blocco, riservando la loro attenzione soprattutto a roulotte, furgoni, camper e camion, che venivano sottoposti a meticolose perquisizioni. Lo stesso valeva per i mezzi delle pompe funebri. Nelle stazioni ferroviarie erano controllati i passeggeri che accompagnavano parenti su sedie a rotelle. Brubeck si era fermamente raccomandato che i novellini venissero esclusi dalle operazioni; voleva soltanto veterani.
Era la più grande caccia all’uomo che l’America avesse mai visto.
Ma esisteva un problema: non bisognava mettere a rischio la vita del ragazzo, perciò Brubeck aveva dato un ordine categorico. Prudenza, prudenza e ancora prudenza. Evitare gli scontri a fuoco e limitarsi a trattenere con qualche scusa quei bastardi. Al resto avrebbe provveduto l’FBI.
Nel frattempo, Bruce Paltrow, il portavoce della Casa Bianca, meditava di dimettersi: un’orda di giornalisti lo tormentava dal mattino alla sera, e talvolta perfino di notte.
In ogni caso, venne diffuso un numero di telefono; l’apparecchio era ubicato in un ufficio dove ventiquattro ore su ventiquattro, Martin Yarbes e Margaret Collins si davano il cambio, in attesa di una chiamata. I migliori specialisti erano a loro volta collegati a quel numero: sarebbero stati in grado di individuare la provenienza di una telefonata in un tempo variabile fra gli otto e i dodici secondi; altri avrebbero analizzato la voce o le voci per cogliere accenti, inflessioni dialettali, errori di pronuncia oppure di sintassi. Altri ancora avrebbero riversato quei suoni in un computer della National Security Agency, la cui sede, vasta quasi il doppio di Langley, si trova a Fort Meade nel Maryland, dove dispone di strumenti fantascientifici e di una banca dati senza uguali al mondo. La voce di un essere umano è unica, esattamente come le impronte digitali, e c’era la speranza, piuttosto relativa secondo Brubeck, che in passato quelle dei rapitori fossero state “schedate”.
Infine, i pazzi e i mitomani sarebbero stati dirottati su una linea secondaria (e successivamente arrestati). Le centraliniste dell’FBI avevano il compito di porre tre domande e, a parte un colpo di fortuna (molto relativo, viste le conseguenze che attendevano l’eventuale sciacallo), solamente chi aveva rapito John era in grado di dare le risposte esatte.
Dopo quattro giorni nessuno di attendibile si era ancora fatto vivo. Le telefonate erano state più di duecento.
Monica Squire riceveva regolari rapporti e ogni pomeriggio presiedeva il “comitato d’emergenza”. Brubeck, Yarbes e Collins erano esentati dal partecipare: per loro sarebbe stata un’inutile perdita di tempo. Monica era straziata dall’angoscia, viveva momenti terribili; però si imponeva di essere forte e la sera del quarto giorno, nell’orario di massimo ascolto, apparve in televisione, a reti unificate. Lanciò un appello agli uomini che avevano sequestrato suo figlio, esprimendosi con calma e dignità, sebbene dai suoi occhi trapelasse chiaramente il dolore che provava. Ripeté per tre volte il numero al quale avrebbero potuto collegarsi.
Le telefonò Vladimir Vladimirovich Putin, annunciando che sarebbe venuto lui in America, e garantendo il massimo appoggio da parte del SVR e del FSB, i servizi segreti che avevano sostituito prima e seconda direzione centrale del KGB, dopo il fallito golpe del 1991. Come sempre, ricordò Monica, si sarebbe portato appresso asciugamani e lenzuola – tenuti sotto vuoto. Martin, che lo conosceva bene, le aveva parlato a lungo di lui. Chiamarono i leader di mezzo mondo, esternando comprensione e profondo dispiacere.
La pioggia scrosciante e i fulmini e i tuoni che imperversavano nel cielo non contribuivano a migliorare il suo stato d’animo. Peraltro gradì quelle attenzioni. La maggior parte di esse erano sincere e, laddove ravvisava ipocrisia, la attribuiva alla falsità di troppa parte del genere umano. La sconcertò solo un politico italiano che pensò bene di rallegrarla raccontandole una barzelletta sui comunisti. Monica riagganciò con un sospiro.
L’ultimo a chiamarla fu il senatore John Craven, che le parve sinceramente addolorato.
Margaret Collins non era affatto stupita dal comportamento degli uomini che avevano rapito il ragazzo. Avendo già lavorato con Quantico, ed essendo in possesso delle nozioni apprese studiando Scienza del Comportamento, sapeva che sarebbero trascorsi altri giorni prima di ricevere eventuali notizie. Era una tattica classica. Indebolire l’avversario. Logorare il nemico.
La sorprendeva di più la freddezza glaciale di Martin Yarbes. Ma, alla fine, comprese anche quello: Yarbes aveva passato gran parte della sua vita nella CIA, simulando, dissimulando, uccidendo… era logico che avesse nervi d’acciaio. Inoltre, a giudizio di Margaret, grazie alla forza di volontà, Martin riusciva a estraniarsi, a dimenticare di essere il padre di John, poiché era l’unico modo per non commettere errori, che sarebbero potuti risultare fatali.
Margaret era nata il quattordici maggio del 1973. Come molte persone che appartengono al segno zodiacale del Toro, era forte, paziente e tenace. Aveva sempre vinto quel fondo di pigrizia tipico del Toro; non altrettanto si poteva dire a proposito dell’amore per il sesso e alla passione per il cibo. Ciò nonostante, era in perfetta forma fisica, grazie agli sport che praticava, principalmente il nuoto. Da ragazza aveva vinto quattro gare di stile libero ai giochi studenteschi, classificandosi seconda nelle prove a rana, risultati replicati all’università.
Era anche ostinata. Suo padre era un senatore repubblicano, che stravedeva per lei e non le aveva mai lesinato alcunché, garantendole un’infanzia e una giovinezza serene e appaganti; questo non gli aveva impedito di inorridire quando lei si era iscritta al partito democratico. Originario della Virginia, Frank Collins si era poi trasferito a Boston e in seguito a Washington. Apparteneva all’ala più moderata del partito, e spesso si era battuto a favore dei diritti civili, soprattutto a riguardo della sanità. Benché disapprovasse la scelta della figlia, dopo un conflitto iniziale durante il quale aveva cercato invano di farle cambiare idea, non l’aveva ostacolata. Anzi, a sua insaputa, le aveva aperto le porte giuste.
In un primo momento, Margaret aveva pensato di entrare nell’FBI. Non la spaventava la fatica e detestava i delinquenti. Però aveva visioni e aspirazioni più ampie. Collaborò con loro, tuttavia soltanto come consulente esterna. Poi in circostanze del tutto casuali – all’epoca era una vivace esponente della Camera dei Rappresentanti – conobbe Monica Squire, che la prese in simpatia. Qualche anno più tardi, venne scelta come candidata alla vicepresidenza degli Stati Uniti… e ora era quasi arrivata. Certamente Monica sarebbe stata rieletta; ma Margaret sapeva aspettare e, scaduto il secondo mandato della sua amica, nulla le avrebbe vietato di succederle, coronando così il suo grande sogno. E anche suo padre ne sarebbe stato felice. Forse avrebbe dovuto sposarsi; comunque per adesso preferiva i flirt, molto discreti e molto focosi.
Questa era la donna che aspettava una particolare telefonata; e l’apparecchio a un tratto squillò, interrompendo i suoi pensieri.
Erano le dodici in punto del sesto giorno.
Nella pessima eventualità che anche domani sia novembre, con tuoni e fulmini, anticipo a questa sera la nuova puntata.
Buona lettura 🙂
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la lettura e’stata meravigliosa grazie a te amica mia ,.qui in grecia fa tantissimo caldo adesso..quasi insopportabile 🙂
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@ MAIRITOMBAKO ti ringrazio, carissima amica.
Beh, a dirla tutta, preferirei trovarmi in Grecia 🙂
Qui fra un po’ si va a sciare, altro che bagni 😦
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Letto in silenzio trattenendo il fiato sino alla fine.
Sade – the moon and the sky
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@ VAGONEIDIOTA benvenuto/a nel mio blog e grazie!
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Un concretizzarsi di eventi storici, dispiegati in modo convincente! Un saluto da Salvatore.
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@ SALVATORE RIZZI un abbraccio, amico Sar.
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E il tuono arrivò 😀
A presto (spero).
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Allo,squillo del telefono ho sussultato.un capitolo eccellente e frenetico, il caos creato dal caos…molto brava nell,esporre tutta la tensione dei giorni in cui esperienza e velocità sono fondamentali per ritrovare il ragazzo di Monica. Ottimo!!! Una tuonante serata, a presto. Loredana
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Lenzuola e asciugamani sottovuoto…. che problemi avrà Putin???
Assomiglia un po’ a me, alle mie idee asettiche!!!! Ho più problemi io o lui???
Ahaha!!! Bravissima la MIA strega!
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Tra tuoni e fulmini e sera baganta invece leggo questa quinta puntata dove introduci i due personaggi, che secondo me saranno la chiave dell’intera storia.
Dettagli, particolari ben illustrati, analisi sono un fiorire rigoglioso che che mettono a fuoco i loro caratteri.
Misteriosa telefonata che ci lasci col fiato sospeso.
Un caro abbraccio
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Questo tempo….é il mio tempo…..
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Sul divano con la copertina in questa fredda serata di Luglio ho letto tutto d’un fiato questo capitolo veramente molto interessante una perfetta analisi di come si svolgono le ricerche, ci hai presentato Margaret ,quindi lei avrà un ruolo fondamentale in questa storia che si presenta molto, molto interessante.quante cose sto imparando…Putin…uomo particolare. Serenissima notte e immagina che i tuoni siano appausi per il tuo fantastico,anche se estenuante lavoro.
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Grande suspence! Grande tensione! Molto ben scritto 😉 Anche lo squillo finale è… studiato a pennello. Ora tutti aspetteranno la prossima puntata con impazienza 😉
http://www.wolfghost.com
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Ciao Ale a me i temporali piacciono molto,non la pioggia, ma i temporali con tuoni e fulmini…mi danno un eccitante inquietitudine….e tra un tuono e l’altro ho letto questo capitolo veramente bello! brava come sempre! Tosca
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@ LOREDANA mi fa veramente piacere che questo capitolo ti sia piaciuto!
Un caro abbraccio ^^
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@ MARI siamo in tre, allora 🙂
Ti ringrazio MIA guerriera.
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@ NEWWHITEBEAR due personaggi indubbiamente importanti, ma ne prevedo anche altri, nel bene e nel male.
Grazie e un grande abbraccio.
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@ MARI non il mio 😦
A meno che sia “Il giusto tempo”.
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“Questo é il giusto tempo” é anche un po’ tuo…
Questo tempo di questa estate so che non ti é congeniale…ma quanto mi piace!
Ma allora io te e Putin siamo un bel trio di fissati!
Qui, in,casa mia, qualcuno ha letto “il crepuscolo della Lubjanka” in una sola notte!
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@ MARI sì, siamo proprio un bel trio!
Davvero? Beh, questa per me è una grandissima soddisfazione!
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@ GOGA Putin è un uomo mooolto particolare, come già sa chi ha letto “Matrioska” e soprattutto “Il Crepuscolo della Lubjanka”.
Messa così, quasi mi fai amare i tuoni…
Buona domenica sera!
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@ WOLFGHOST sono lusingata, lupissimo 🙂
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@ TOSCA a me piace la nebbia (non se devo guidare), ma detesto tuoni, fulmini, freddo e grandine. Amo l’estate, che qui sembra scomparsa.
Ciò detto, ti ringrazio di cuore!
Un sorriso per una bella serata.
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Ricambio…!
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….
Un vera caccia all’uomo…
Mi hai tenuta sospesa e tesa, dalla prima all’ultima lettera
mia cara, sento che i Russi non c’entrano niente…
ma non so…
quel Craven sembra, ma era poi cosi sincero…..
Un abbraccio e dolce proseguo di serata
Michelle
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Letto con estremo piacere, senza nessuna distrazione, mi ero totalmente isolata ed immedesimata in questa caccia all’uomo. Sai come tenere il lettore con il fiato sospeso carissima Alessandra e non è certamente cosa facile. Lo squillo finale poi è un tocco da grande maestro 🙂
Un caro saluto e buona nuova settimana, Pat
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@ SAR buoni sogni, mi raccomando!
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@ VENTIDIPRIMAVERA questo posso dirlo tranquillamente: la Russia non c’entra. Sarebbe una mossa alquanto stupida, e Putin stupido certo non lo è.
Rammento i tuoi precedenti sospetti… ma qui devo tacere.
Grazie infinite, chérie Michelle!
Bisous ^^
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@ PATRIZIA M. sono contenta che questo episodio ti sia piaciuto.
Tocco da grande maestro? Mi fai arrossire, amica mia!
Che la tua settimana sia splendida, carissima Pat 🙂
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Buongiorno Alessandra, la lettura mi ha lasciato una sensazione di soddisfazione interna. Il ritmo incalzante è anche merito di un uso del periodo breve. Ma se questo ha il merito di permettere un susseguirsi di immagini ed azioni lasciando l’animo in attesa, l’uso dosato di qualche periodo più lungo permeterebbe di prendere respiro, e quindi ripensare a quanto letto, gustandosi maggiormente il ritorno al ritmo incalzante. E’ un parere nato dal fatto che il resto mi è piaciuto, e molto. Un saluto
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Mi conosci fin troppo…ciao…!
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@ MARZIOGARVINI buonasera. Da sempre alterno periodi lunghi a frasi più brevi; in questo capitolo un po’ meno, sebbene ci siano frasi di quattro righe. Ciò è dovuto alla necessità di rendere il clima di quei terribili giorni.
Un saluto a te.
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@ SALVATORE RIZZI direi di sì 🙂
Ciao!
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Sono sempre affascinata dalla tua bravura
Un altro prezioso capitolo che lascia uno stato d’animo sospeso a tutto
Ti seguo…
Bacetti
Mistral
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“Aspettava una particolare telefonata”? Vuoi forse insinuare che sia complice dei rapitori? 🙂
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Puntata precisa, dettagliata, impeccabile sotto vari punti di vista… e si intravedono personaggi con del potenziale, con la dose di mistero che serve. Brava e a rileggerci presto. Univers
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capitolo serrato che si legge con facilità ed interesse. Si delinea meglio Margaret, che ci accompagnerà in questa inquietudine che non è solo dei genitori, ma di un’intera Nazione. Il rapimento di un essere umano, di un ragazzino è una delle azioni più vigliacche che ci siano.
A presto, Alessandra, tutti in attesa di sapere chi risponderà a quel telefono.
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@ OMBREFLESSUOSE grazie, cara Mistral.
Bacini ^^
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@ BRUM assolutamente no!
Come in tutti i sequestri di persona, aspettava le condizioni per il rilascio del ragazzo.
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@ UNIVERS81 grazie mille, mio “vecchio” amico.
Un sorriso per te*
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@ ILI6 uno dei crimini più infami, sono d’accordo. Soprattutto se c’è di mezzo un ragazzino.
Ti ringrazio e ti – mi – auguro una bella giornata di sole. Sarebbe ora!
Un caro saluto, Marirò.
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ma perché ci sono primo, secondo e quarto libro nell’area widget? Il terzo è uno pseudobiblium?
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@ IULIXES il terzo è indicato a sé: “Alex Alliston”.
Ciò è dovuto alla mia incompetenza tecnica. Mentre su Splinder sapevo fare di tutto, qui su WP mi vengono i capelli dritti se devo metter mano all’area widget.
Grazie per la domanda e buon pomeriggio!
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O.T.
Questo blogger, poeta in sonetti, http://franzdeboeuf.wordpress.com/ chiede di entrare nel novero degli autori di Caffè Letterario.
Cosa facciamo?
Zena, l’ultimo acquisto comincia da settembre. Agosto ha diversi vuoti.
Ciao
Newwhitebear
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@ BISTROTAPIGALLE per me, ok. Agosto può essere suddiviso in soli quattro o cinque segmenti. Un post alla settimana. Da settembre poi si ricomincia alla grande.
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D’accordo. gli mando l’invito.
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@ NEWWHITEBEAR “i poeti…”, come disse Nanni Moretti nel film “Il portaborse” 🙂
Scherzi a parte, un po’ di buona poesia farà sicuramente bene.
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OT
Questo aspirante scrittore, Massimo Taparelli marchese d’Azeglio, ha chiesto umilmente di poter essere iscritto al dopolavoro ferroviario della stazione lariana S.Giovanni. Batman, Robin, Superman e l’Uomo ragno hanno coperto i turni per il servizio ai tavoli fino a giovedì 12 maggio 2016.
Risultano scoperti sabato 19 settembre 2015 dalle ore 1.35 alle 4.40 e martedì 13 marzo 2018 dalle 16.40 alle 19.15.
Come si fa?
Piuttosto è finito il latte e il pane a cassetta.
L’acqua minerale e i crodini, malgrado le numerose telefonate, ancora non arrivano.
Vedi un po’
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@ CAMILLO PAOLO il problema, alla stazione lariana San Giovanni, è che non esiste più il bigliettaio! Per salire su un treno diretto in Svizzera e Germania occorre andare a Chiasso per procurarsi il biglietto.
Questa, purtroppo, è l’Italia.
Acqua minerale e crodini? Può scordarseli, egregio signore.
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Interessante capitolo narrato con grande capacità descrittiva. Il ritmo incalzante non ha dato spazio a distrazioni, è come entrare nella vicenda. Brava!
Il sole si nega, carissima, e pare sia autunno, comunque ciò che conta è rilassarsi.
un caro abbraccio
annamaria
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@ ANNAMARIA49 detto da una bravissima scrittrice come te, il tuo apprezzamento non può che rendermi lieta.
Oggi, per fortuna, è tornato il sole 🙂
Un grande abbraccio, Isabel.
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