La stanza è immersa nella semioscurità. Finestre e imposte sono chiuse, così come la porta, a doppia mandata. E’ impossibile stabilire se sia giorno o notte. L’unica debole luce filtra dal bagno, un locale piccolo e squallido in sintonia con la camera, male arredata e bisognosa di pulizie.
Tutto ciò non interessa a Danny.
Quello che conta è il battito del suo cuore. A momenti potrebbe esplodergli nel petto, pensa il bambino. Benché abbia solo sei anni non è ingenuo, né tanto meno stupido: sa che nessuno lo potrà salvare, nemmeno la mamma.
“Quella donna mi aveva portato via il marito.”, dichiarò l’elegante signora Julie Carpenter. Era bianca come uno straccio e le mani le tremavano, ma si sforzava di parlare con calma. La voce non era isterica. “Poi lui, diciamo, è rinsavito… e io l’ho perdonato. Lei, la strega, ha aspettato che William non ci fosse – è un manager e adesso si trova in Giappone – ed è andata a prendere Danny a scuola. William è un uomo intelligente, specialmente nel lavoro, un po’ meno in altre cose, e aveva fatto conoscere Danny alla strega.”
Negli occhi di Julie comparvero delle lacrime. Catherine si alzò per prenderle un bicchiere d’acqua. Aveva già intuito dove sarebbe andata a parare e ammirava la sua compostezza. Julie bevve un piccolo sorso con garbo, quindi proseguì: “Per farla breve, lo ha rapito. Ieri sera mi ha telefonato. Dopo avermi insultata con parole irripetibili, mi ha avvisata. Se avessi chiamato la polizia, avrebbe ucciso Danny, non le interessavano le conseguenze poiché io le avevo rubato William, e senza di lui la sua vita non aveva più alcun senso; se, invece “mi fossi comportata bene”, me lo avrebbe restituito sano e salvo, a parte un occhio e le gambe, che si sarebbe presa perché le spettavano. E’ pazza!”
“Si è messa in contatto con la polizia?”, le domandò Catherine in tono pacato.
“Assolutamente no!” Julie scosse il capo.
“Ero… sono disperata. Non sapevo cosa fare. Mi sono confidata con un vecchio parente, un tipo strano che però mi vuole bene. E lui mi ha suggerito di venire qui.”
“Chi è questo signore?”, chiese Catherine.
“Si chiama Daniel Penn. Daniel come Danny. Gli ha sempre fatto dei bei regali. Stravagante sì, ma buono d’animo. Si diverte con un suo amico, Yosseph Weber.”
“Adolf Hitler!”, esclamò Catherine.
“Già. Mi ha messo a disposizione tutti i soldi di cui avrei potuto aver bisogno, sebbene mio marito guadagni bene, e ha insistito perché io parlassi con lei.”
Catherine la fissò pensierosa. “Non è questione di denaro.”, affermò. “Il problema è trovarli. Innanzi tutto, diamo un nome a questa squilibrata.”
“Kate. Kate Miller.”
“Lei sa dove lavora?”
“Lavorava in un’agenzia di viaggi. Fu lì che William la conobbe. Ho telefonato, spacciandomi per una cliente e chiedendo espressamente di lei. Me ne hanno parlato così bene, e via dicendo. Risultato: si è licenziata. E, prima di venire qui, mi sono recata al suo indirizzo, che figura regolarmente sull’elenco. Il portinaio mi ha detto che era partita.”
“Suo marito forse conosce i posti che frequentava.”
“Sì. Me ne ha indicati un paio. E’ in procinto di tornare dal Giappone, ma non arriverà mai in tempo.” A questo punto, Julie Carpenter perse la compostezza e scoppiò in un pianto a dirotto.
Gli occhi di Catherine si ridussero a due fessure.
“E’ bello giocare a basket, vero Danny?”
Il bambino annuisce, terrorizzato.
“Mi dispiace, mi dispiace veramente. Ma tu non potrai più farlo. Senza le gambe è impossibile. Mi rimarranno, un ricordo. Dovresti ringraziare quella troia di tua madre. Ora, aspettami, caro. Devo andare a prendere alcune cose. Poi procederemo. Forse soffrirai. Nel caso, pensa al buon Gesù.”
Danny rimane solo, legato al letto.
Nella sua mente fantastica di segnare un canestro da tre punti.
Il primo dei due locali citati dalla signora Carpenter non produsse alcun risultato. Nessuno si ricordava di Kate Miller, e a nulla valse descriverla. Bruna, alta, con gli occhi scuri; alquanto diversa da Julie, che era bionda e di media statura. Meg uscì scontenta.
Maggiore fortuna ebbe Heather. Un uomo nerboruto dall’espressione cattiva le rivolse uno sguardo astuto. “Quanto sei disposta a pagare, piccola? E… me la daresti?”
“Alla seconda domanda, la risposta è no. Sa, ho gusti diversi. In quanto alla prima: diecimila dollari.”
Lo sguardo dell’energumeno divenne avido.
“Per diecimila dollari venderei mia sorella!”
“Quindi?”
“Viene spesso in questo bar. Una tipa altezzosa, che crede di essere superiore a noialtri. Un po’ come te.”
“Devo rintracciarla al più presto, signor…”
“Max. Max Powell.”
“Dunque, signor Powell?”
“La ricompensa?”, si informò sospettoso l’altro.
Heather abbassò lo sguardo sulla borsetta. “Diecimila dollari.”, ripeté. “Naturalmente, a patto che lei mi sia da aiuto.”
Powell si guardò intorno, come ad accertarsi che nessuno lo stesse a sentire.
“Non lo so dov’è adesso.”, confessò infine. “Però, certe voci circolano. E in cambio di cinquemila verdoni, sarei in grado di indirizzarti dalla persona giusta.”
“Affare fatto. Chi è?”
Max Powell allungò il collo e annuì, mentre gli occhi porcini si soffermavano su un individuo seduto all’altro lato della sala. Era alto, magro, dall’espressione inquieta. “Sidney.”, sussurrò.
Heather tirò fuori le banconote, le contò e posò la cifra richiesta sul tavolo, poi si alzò e si diresse verso Sidney.
“Sei pronto, caro?”
Danny scruta la donna, imponendosi di non piangere. Quanto a supplicare, mai! Gli eroi dei fumetti non supplicano: lottano. Purtroppo, non è nelle condizioni di reagire, legato com’è. E, comunque, la donna è più forte di lui, se n’è già reso conto. Se ci fosse mio padre!, pensa.
Kate Miller accende quattro candele. Quattro è il suo numero preferito, e le candele danno un tocco di magia alla cerimonia. Alla fine, andrà di persona dalla svenevole Julie Carpenter per godersi il suo trionfo.
Si muove con calma, a piedi nudi. Si muove leggiadra, come una ballerina. Volteggia per la stanza. Infine, afferra l’ascia e si avvicina al letto. Ha delle belle gambe, il piccolo. Sarebbe potuto diventare un buon atleta.
“Ricordati il buon Gesù.”
Poi solleva l’ascia.
Vibra il colpo con vigore, mirando al ginocchio destro. E’ solo l’inizio.
“Sono un’investigatrice privata.”, disse Heather, sedendosi di fronte a Sidney.
Gli mostrò il tesserino e disse: “Kate Miller.”
“Non so di chi stia parlando. Io possiedo un piccolo motel. Cosa vuole da me?”
“Semplicemente evitare che le sia revocata la licenza o, nell’eventualità di certi guai, che l’FBI venga a farle visita. Reati federali, sa cosa significa questo termine?”
Sidney tacque a lungo. Bevve un sorso di birra, scrollò la testa e ribatté: “FBI? E per quale motivo? Io sono una persona onesta!”
“Benissimo.” Heather fece per andarsene.
“Aspetti. Non so niente di niente, lo giuro. Però, è vero: le ho affittato una camera. In genere, cerco di salvaguardare la privacy dei miei clienti; ma se lei parla di FBI…”
“L’ubicazione del suo motel?”
Il dolore è troppo intenso. Danny perde i sensi. Furibonda, Kate si aggira per la stanza. Lui deve soffrire. Troppo comodo così. Vuole sentirlo urlare, perché è come se gridasse Julie, anzi è ancora meglio, altrimenti su quel letto ci sarebbe la sgualdrina che le ha rubato William. Avrebbe potuto sequestrare lei, ma ritiene che il dolore di un figlio sia un peso maggiore da sopportare. E pregusta l’espressione del suo viso, quando vedrà come è stato ridotto l’amato figliolo. Questo la calma.
Riprende a danzare, euforica. Va in bagno, riempie una catinella d’acqua e la rovescia sulla faccia del bambino. Lui apre gli occhi.
Kate riprende l’ascia. Prima regola: infierire sul punto già colpito. In seguito, occuparsi del resto.
Con un movimento elastico, abbassa nuovamente la scure.
E, finalmente, il piccolo Danny urla!
Kate Miller è al settimo cielo.
E’ attraversata da un turbine di emozioni. Da bambina, suo padre la sculacciava, e aveva mani pesanti. Con la cintura dei pantaloni, spesso frustava mamma, e lei provava sensazioni contrastanti: da un lato era dispiaciuta, ma al contempo la scena la eccitava. William! Come aveva potuto preferire una sciacquetta come Julie a lei? Sicuramente, quella falsa frigida lo aveva ricattato; però, dopo aver scoperto quanto era successo, avrebbe ripudiato la moglie e sarebbe tornato fra le sue braccia. Danny boy era lo strumento del destino.
Catherine ricevette la chiamata di Heather, la invitò a tornarsene a casa e lo stesso fece con Meg.
Se ne sarebbe occupata di persona.
Salì in macchina e, guidando veloce, raggiunse il motel.
L’altro ginocchio. Maledizione! Il ragazzino era svenuto di nuovo. Ma aveva tutta la notte davanti a sé. Il mattino dopo, si sarebbe recata da Julie.
A un tratto, però, provò come un senso d’urgenza. Voleva completare l’opera. Subito. Alzò ancora l’ascia per un colpo definitivo.
La porta all’improvviso sembrò scardinarsi.
La luce si accese.
Una giovane donna apparve sulla soglia.
Impugnava una pistola.
Kate la guardò, sgomenta.
Era sua madre? Veniva a rimproverarla perché si era eccitata vedendola strisciare sul pavimento, mentre il papà la frustava?
Si inginocchiò, alzando entrambe le mani. La scure scivolò al suolo.
“Pietà!”, invocò.
Catherine sparò. Per tre volte.
Poi, prima di occuparsi del bambino, pensò al suo lato oscuro.
Non era sicura che le piacesse.
Veramente notevole per forza espressiva questa nuova puntata delle Ale’s Angels.
Un crescendo di suspense e di ansia coglie il lettore, che avido avanza nella lettura per capire cosa succederà dopo.
Complimenti
Un caro abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR io ce l’ho messa tutta. Perciò il tuo commento mi fa un grande piacere! Un caro abbraccio.
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Sempre più coinvolgenti le storie di queste ragazze, lasciano con il fiato sospeso!!! Complimenti Alessandra, stupefacente!!
Serena notte e buona estate, Pat
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Accidenti che bello questo racconto le Ragazze terribili sono tornate alla grande, un racconto che fa pensare come Catherine pensa al suo lato oscuro. Un racconto molto forte perché la vittima e un bambino,che però viene salvato per una frazione di secondo,ma anche la donna pazza vittima di una infanzia fatta di violenza e di crudeltà, che se non curata porta a gesti di estrema violenza per difendere ciò che lei credeva di avere per diritto. Su questo racconto si potrebbe dibattere per ore, e questo significa che hai toccato un argomento paludoso. Non voglio prolungarmi anche perché ho il fiato corto per la suspence. Dirti brava sarebbe riduttivo.Buona notte Loredana
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sempre piu intriga e molto interesso alle tue storie ..sei bravissimaaaaaaaaaaaaaa
un abbraccio mega x te
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dark, dark, dark
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Terribile. Tentare di sollevare il velo nero che mi é sceso sugli occhi e commentare a mente più o meno serena mi é difficile.
Quando ci sono di mezzo dei bambini, che la vicenda finisca bene o male mi esplode una rabbia dentro.
Comunque ti fa onore non aver indugiato neppure un momento su effetti o descrizioni “splatter” se non quelli congrui al racconto.
Interessa soprattutto la domanda finale sul lato oscuro di Catherine e come quello cominci ad incrinarsi, a non dare più quell’assoluta sicurezza di prima.
Pare che sottintenda una domanda più ampia, carica di ulteriori problemi, cioè se sia giusta la massima: occhio per occhio, dente per dente. E’ ancora ammissibile nel II° millennio riproporre la legge del taglione, lo spirito della frontiera americana portato innanzi con il calcio di una Colt ’45?
Che sia in corso una revisione interiore?
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Notevoli interventi, spesso condivisibili, di più…New…saluti da Salvatore.
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@ PATRIZIA M. grazie per i complimenti, cara Pat, e l’augurio di una giornata gioiosa*
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@ LOREDANA la tua analisi è molto bella e anche molto sottile, poiché inquadra vari aspetti del racconto. Certamente conosci Freud. Ti ringrazio e ti abbraccio ^^
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@ MAIRITOMBAKO besos e besitos, amica mia 🙂
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@ RODIXIDOR yes, yes, yes!
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@ CAPEHORN la tua rabbia è la mia, e il grilletto l’ho premuto io.
E’ vero: Catherine comincia a nutrire dubbi. Ma saranno sufficienti, amico caro?
O quella, ormai, è la strada?
Lo scopriremo.
In quanto allo “splatter”, cerco sempre di non eccedere, tranne in rari casi.
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@ SALVATORE RIZZI concordo con te: notevoli interventi.
Ciò mi rallegra perché significa che chi viene qui legge veramente.
Un salutone, “vecchio” Sar.
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Come può non piacermi particolarmente questo pezzo? Tagliente come lama di coltello, adoro i lati oscuri e leggerli poi… è oltremodo più interessante. Complimenti carissima. Univers
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Convengo…saluti veri da Sar.
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Ho sentito un dolore forte al cuore….con la vista annebbiata quel grilletto l’ho premuto anche io!
P.s. é da ieri sera che ci penso! E non ho dormito bene….
Un bacio
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@ UNIVERS81 ormai conosco i tuoi gusti, carissimo.
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@ SALVATORE RIZZI questa volta ti do un bacino ^^
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@ MARI mi rendo conto che è una storia molto dura. “Lato Oscuro” al cento per cento.
Comunque, abbiamo sparato in due 🙂
Un bacio a te ❤
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Il suo lato oscuro si chiama giustizia, non quella della legge ma quella della ragione. Ha fatto benissimo!
… forse però prima le si sarebbero potute amputare almeno le gambe!
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST il tuo pensiero, forse, non è “politically correct”, però io lo condivido appieno!
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Il politically correct dipende dalla politica vigente, che dipende da luogo a luogo e da tempo a tempo 🙂
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@ WOLFGHOST giustissimo, caro lupo 🙂
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Buon giorno, Alessandra !
Bellissima foto ! 🙂
Un buon fine settimana !! 🙂 🙂
Aliosa.
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@ ALIOSA sei sempre molto carino 🙂
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Baci freschi freschi
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@ MARI spasibo, MY warrior ^^
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Sei sempre gentile…! Sar…!
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Carissima, sei particolarmente ispirata ma anche tanto brava
Quando si tocca un bambino , la vita sembra fermarsi: sia per chi subisce che per coloro che arrivano a sporcare l’ innocenza
Il lato oscuro è parte di noi e appartiene un po’ a tutti
Un abbraccio
Mistral
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Molto, ma molto (e quando dico molto intendo molto) bello.
Lato oscuro? Non so. Poteva solo ferire Kate, probabilmente. Ma tutto sommato le ha fatto un piacere. Ed uno lo ha fatto all’umanità intera.
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@ SALVATORE RIZZI perché mi sei molto simpatico ^^
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@ OMBREFLESSUOSE è perfetto ciò che scrivi.
Naturalmente mi riferisco ai bambini e non a me.
Un abbraccio a te, cara Mistral*
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@ BRUM sono più che lusingata.
Sì, è vero: poteva solo ferire Kate, però è altrettanto vero quello che poi aggiungi.
Serena giornata (finalmente di sole).
A causa dei temporali, sono in ritardo con la spy-story.
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Un brano decisamente notevole, mia signora. (Come sempre, diremmo: ormai non fate più notizia).
Il nostro appunto, però, si evidenzia nel Vostro imperdonabile ritardo.
Un ritardo da esecrare e condannare come la peggiore provocazione che subimmo.
Una provocazione che, nei suoi intenti, era orientata a destabilizzare l’ordine costituito!
Onde ragion per cui, condanniamo, come condannammo, siffatte azioni come tendenziose e di chiara marca fascista.
Sapremo, nelle opportune sedi (Onu, UE, Commonwealth britannico, CSI , associazione bocciofila di Valguarnera Caropepe, Società dei “Miseri” di Bubano di Mordano e associazioni combattentistiche e d’Arma varie) stigmatizzare queste nostre posizioni in difesa e tutela dello spirito democratico e antifascista.
Viva la repubblica e viva l’Italia!
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Ci faremo promotori e strenui oppositori, in ogni caso, avverso al refuso (questo maledetto).
Cordiality
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@ LORD NINNI mi fate morire, Milord 🙂 🙂 🙂 🙂
Radiosità * _____________________ *
Questa sera posterò.
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@ LORD NINNI magia: i refusi non ci sono più ^^
Radiosity.
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Si associano alla vostra antidemocratica e arrogante mancanza di quanto, da tempo, pattuito con i lettori e da voi reso risibile:
Le bocciofile sociali di:
Sueglio LC
Propata GE
Magasa BS
Pila VC
Callabiana BI
Rocca Cigliè CN
Roccaforte Ligure AL
Duno VA
Cerignale PC
Grauno TN
Falmenta VB
Parlasco LC
San Paolo Cervo BI
Casasco AL
Volpara PV
Valleve BG
Associazioni di volontariato “Manteniamo le promesse”:
Fallo CH
Calascio AQ
Irma BS
Monteferrante CH
San Giorgio Scarampi AT
Poggiodomo PG
Serole AT
“Amici di Stravogin”
Ligosullo UD
Massimeno TN
Sali Vercellese VC
Massiola VB
Ecco fatto.
Bah!
Salutationis cordialem
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@ LORD NINNI siete impareggiabile, Milord!
Ora eseguo.
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