Meg uscì dalla palestra e si incamminò verso la stazione della metropolitana. Indossava una felpa con il cappuccio tirato sulla testa per coprire i capelli ancora bagnati dopo la doccia, leggins e anfibi.
Stava ripensando divertita all’ultimo caso, quello del signor Hitler, quando vide la ragazza. Era sera tarda e in giro c’era pochissima gente: un paio di ubriachi dall’aspetto peraltro inoffensivo e quattro o cinque giovani di colore che si dedicavano alla loro musica, dondolandosi sulle gambe al ritmo di qualche rap che proveniva dalle cuffie.
La ragazza in teoria sarebbe potuta apparire graziosa, ma aveva l’aria emaciata. Per quanto Meg riuscì a notare, era bianca in viso e tremava. Un istante prima che il treno arrivasse, la giovane si lanciò sui binari. Meg spiccò un balzo disperato e la afferrò per la vita, trascinandola indietro. Finirono per terra. La ragazza lottò e scalciò, ma Meg la tenne ferma.
“Sei pazza?”, le chiese.
“Lasciami stare!”, gridò l’aspirante suicida, dimenandosi. “Non hai il diritto di intrometterti nella mia vita.”
“Forse vorrai dire nella tua morte.”, osservò pacata Meg. “Comunque me lo prendo. Come ti chiami?”
“Melanie.”, sibilò l’altra, sconvolta e furibonda. “E ora voglio andarmene!”
“Calmati. Se intendi cercare un ponte da dove gettarti, non ti tratterrò. Mi è concesso un solo salvataggio al giorno.”, interloquì l’investigatrice con un sorriso. “Sono indubbiamente fatti tuoi. Ma… perché?”
Si alzò, lasciando Melanie libera, e le tese una mano, che fu ignorata.
La ragazza si tirò su da sola, guardandola in cagnesco. “Avevo trovato il dannato coraggio e tu, stronza, hai rovinato tutto!”
“Coraggio o follia?”, domandò Meg sempre in tono calmo. “Non vuoi parlarne?”
L’edificio era ubicato in fondo a una piccola via, in un quartiere degradato, dove la polizia passava raramente e di malavoglia. Visto dall’esterno aveva un aspetto alquanto dimesso. Le finestre erano chiuse e non trapelava alcuna luce. Il portone, tuttavia, era massiccio e dotato di una serratura moderna a prova di scasso. Meg girò l’angolo e imboccò una strettoia, delimitata sulla destra da un deposito di legnami e poi da un vecchio garage che aveva conosciuto tempi migliori; sulla sinistra, c’era la casa a due piani dall’aria malandata; in fondo allo stretto vicolo si ergeva un muro alto circa due metri.
Prima del muro, però, un sentiero sterrato conduceva sul retro della costruzione che stava ispezionando. A causa del buio non era possibile individuare un secondo, eventuale, ingresso. Meg accese la torcia elettrica e scorse una porticina, seminascosta da alcuni vecchi mobili e da un ammasso di ferraglia. Oltre, non era possibile proseguire perché il muro pochi metri più avanti curvava, come riavvolgendosi su se stesso. In alto, brillava un lumicino, attraverso una tendina troppo corta per coprire tutta la finestra. Tale finestra era situata sopra il secondo piano – una mansarda, evidentemente -, che non risultava visibile dall’entrata principale.
Meg si impresse nella memoria ogni particolare, quindi tornò a casa a dormire.
Melanie Griffith era una brava ragazza. Apparteneva a una famiglia che la adorava. Suo padre lavorava in un cantiere navale, aveva un discreto stipendio ma anche un mutuo da pagare, dato che tre anni prima aveva acquistato una bella casetta con un piccolo giardino annesso. Melanie era un’artista di talento. Sognava di aprire una galleria tutta sua; però naturalmente non disponeva dei soldi necessari. Si era fidata di un “amico” ed era andata in una bisca clandestina. Oltre ad aver perso tutti i risparmi che faticosamente era riuscita a mettere da parte, vendendo i suoi quadri e sbrigando mille lavoretti, aveva accumulato un debito di cinquantamila dollari.
La sera precedente, l’avevano avvisata: se non avesse pagato entro tre giorni, le avrebbero spezzato le gambe.
Meg l’aveva ascoltata in silenzio, poi l’aveva portata in un bar e aveva ordinato due grossi boccali di birra.
Due sere più tardi, Patricia entrò nella casa, grazie alla collaborazione di un agente corrotto che tempo prima lei non aveva denunciato proprio in considerazione di possibili benefici futuri.
L’interno era assolutamente diverso dalla parte esteriore. Vi era una lussuosa sala da pranzo, che serviva cene eccellenti e un servizio di prim’ordine con camerieri solleciti e cortesi. C’era un bar estremamente ben fornito: liquori, prelibati stuzzichini, bibite di ogni genere. Nessuno faceva caso ai prezzi esorbitanti. C’erano due bagni ampi e spaziosi, nonché perfettamente puliti. E c’era la sala da gioco, discretamente illuminata e le cui finestre che davano sulla strada erano protette da pesanti tendaggi di velluto scuro.
Patricia acquistò le fiches alla cassa, pagando in denaro contante; quindi si recò a una delle roulette, incominciando a giocare e a perdere cifre modiche. Al croupier non sfuggì il fatto che puntava sempre sul diciassette, con pervicace ossessione. Qualche tempo dopo, il suo occhio esperto notò che la sprovveduta andava nuovamente alla cassa – aveva perso la modesta somma che aveva investito -, e che adesso giocava cifre consistenti, sempre sullo stesso numero e naturalmente sempre perdendo.
Non riuscì, però, a sentire la vibrazione del cellulare, che regolato a volume zero annunciava una chiamata alla quale Patricia si guardò bene dal rispondere.
Nel frattempo, il croupier annunciava impassibile: “Place your bets”. E in seguito: “Finish betting”, per poi finire con: “No more bets”. Negli Stati Uniti, queste tre frasi sono l’equivalente delle più conosciute (in Europa) Faites vos jeux, Les jeux sont faits e Rien ne va plus.
Patricia gettò sul tavolo fiches per un valore di mille dollari.
Nel sentiero rischiarato da poche lontane stelle, Meg posizionò la scala snodabile che aveva portato con sé, in modo da ridurre le distanze, la salì agilmente, lanciò il rampino a tre punte, si assicurò che avesse fatto presa e cominciò ad arrampicarsi. Calzava scarpe con suole di gomma, aveva il volto coperto da un passamontagna e indossava una tuta nera. Aprire la finestra della mansarda fu un gioco da ragazzi.
La giovane saltò dentro, puntò la pistola su un uomo dall’aria esterrefatta e gli fece segno di tacere. Gli si avvicinò, esaminò l’ambiente concentrandosi sul marchingegno posto sul tavolo, e premendogli l’arma alla tempia gli impartì alcuni ordini. Non ci fu bisogno di insistere.
La pallina di teflon ruotò fino a fermarsi sul numero diciassette.
Ciò significava una vincita di trentacinquemila dollari.
Impassibile, Patricia puntò ancora sul suo numero preferito; ma questa volta spinse davanti a sé fiches corrispondenti a tremila dollari.
Il croupier, palesemente a disagio, premette un pulsante nascosto. Arrivò il direttore di sala, osservò la scena e annuì. Se anche quella non fosse stata una bisca clandestina, le probabilità che uscisse ancora il diciassette erano largamente inferiori al 2,63158 per cento. Ma, dato che quella era una bisca clandestina, Tom, lassù, avrebbe in ogni caso provveduto.
Il croupier premette un secondo pulsante.
Tom, terrorizzato dalla figura nera che lo minacciava con una pistola, interpretò quell’ordine all’inverso.
Quando la pallina si arrestò di nuovo sul diciassette, procurando una vincita di centocinquemila dollari, la gente che gremiva la sala esplose in un grido collettivo. Una cosa mai vista!
Patricia incassò i suoi centoquarantamila dollari, sorrise soavemente all’allibita cassiera e uscì dal locale.
Il giorno dopo, Catherine divise il denaro in tre parti: tolte le perdite iniziali, restavano centoventimila dollari. Cinquantamila erano destinati a saldare il debito di Melanie, altri cinquantamila erano per lei, e, modestamente, ventimila dollari spettavano alle ragazze terribili.
Sempre a fin di bene si muovono la Ale’s Angels e questa volta hanno fatto bingo.
Intuitive, scaltre e decise mettono in scacco chiunque col sorriso sulle labbra.
Un caro abbraccio
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ogni volta mi ripetto ma non e’facile fare ll meno…sei tremenda e unica
bacione grande grande xte
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ahah interessante la cosa! Si potrebbe replicare! 😀
A parte le battute, il gioco d’azzardo è davvero pericoloso. Meno male che in Italia non è più d’azzardo, almeno ognuno si può rovinare legalmente! 😐 🙂
http://www.wolfghost.com
P.S.: Come “nessun commento”? 😮 Probabilmente non hai aggiornato la pagina 😉
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@ NEWWHITEBEAR le Ale’s Angels secondo me sono buone e forti.
Un grande abbraccio.
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@ MAIRITOMBAKO sono tremenda, ma ti abbraccio forte * _______ *
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@ WOLFGHOST in Italia dovrebbero proibire le macchinette dove la gente si rovina!
P.S. inizialmente era così, anche se avevo aggiornato la pagina 😦
Baci lupeschi 🙂
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Puntata dai cambi di scena e climax molto efficaci. Il tema del gioco d’azzardo è sempre ricco di un certo appeal. Brava, complimenti. A presto, Univers.
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Scopa primiera e settebello.
Scopa perché hanno spazzolato la bisca, contentandosi solo della vincita “pilotata”,
Primiera perché … Le ragazze terribili lo sono sempre e in maniera fantasiosa.
Settebello … Perché … Questa serie é veramente un … Settebello !!
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La fortuna è cieca, va quindi un po’ aiutata nel procedere 😉
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@ UNIVERS81 la tua approvazione mi rende lieta.
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@ CAPEHORN riferirò, amico Cape.
In questo momento stanno festeggiando con “I Ragazzi dell’Officina” 🙂
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@ RODIXIDOR preciso! 😀
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ti aspetto per il caffè …
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@ RODIXIDOR volentieri 🙂
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Doppia salvezza, oltre la vita umana anche la risoluzione al problema, un vero angelo provvidenziale. Il gioco d’azzardo è un rischio, meglio restarne fuori.
Bella lettura, mi è piaciuta la storia e la narrazione scorrevole.
Buonanotte, cara.
un bacio
annamaria
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Con il gioco d’azzardo tante persone si rovinano, anche perché non sempre è pulito, anzi, direi il contrario. Bello il racconto, il salvataggio della ragazza, il capire il suo problema e ovviamente l’aiutarla come solo le Ale’s Angels sanno fare 🙂
Bravissima Alessandra.
Serena notte, Pat
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Bello! Quando si entra in un tunnel pericoloso si crede che solo la morte può risolvere tutto…ma ecco che qualche Angelo Terribile ti salva. Mi è piaciuto molto,e risolvere i problemi con l’astuzia anziché con la violenza , visto ciò che accade lo trovo ammirevole. Ciao
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@ ANNAMARIA49 non conosco la situazione presente negli Usa, però purtroppo conosco ciò che avviene in Italia. E’ sufficiente recarsi in qualunque bar per rendersi conto della follia oggi dilagante.
Grazie e un bacione, Isabel.
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@ PATRIZIA M. a me le Ale’s Angels sono molto simpatiche 🙂
E sono contenta che ti sia piaciuto il racconto.
Felice serata, Pat.
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@ LOREDANA è molto profondo ciò che scrivi.
Ti ringrazio moltissimo per l’apprezzamento.
Ciao!
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Quoto, New, per il suo dire. Un saluto da Sar.
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@ SAR un grande grazie anche a te!
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Buon giorno, Alessandra !
Brava, complimenti per questo articolo ! 🙂
Questa sera, a partire dalle 19:00 (GMT)
(18.00 voi) seduto comodamente davanti alla TV
pista sarà trasmesso in diretta dalla Coppa del Mondo in Brasile,
partita di calcio tra Italia e Costa Rica! 🙂
Forza Italia! 🙂 🙂 🙂
Tuo,
Aljosha.
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@ ALIOSA buon giorno a te 🙂
Ti ringrazio e… incrociamo le dita…
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Qui ormai è risaputo, va sempre così!
Se il bene è alla base di tutto, come nel caso dei nostri “angeli” i risvolti finali saranno sempre punitivi ed esemplari per chi del male ne fa un avido strumento per arricchirsi.
*__________*
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@ CLE REVERIES così è Lady, anche se talvolta gli “angeli” possono eccedere.
Good night ^^
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Queste ragazze superano di gran lunga quelle della serie tv.
Hanno il fascino indiscutibile della tua bravura
Ti leggo sempre con piacere
Bacini da Mistral
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Bellissime loro e bellissima tu!
Bacio
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Bel racconto. La questione è: si può rispondere con una azione illegale ad una azione illegale? Esistono azioni illegali “bianche”?. Un bel quesito… a cui non so rispondere. La risposta dovrebbe essere “NO”, è evidente, ma…. non so.
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Propongo una delle nostre ragazze sempre presente in ogni sala di gioco clandestina e pronta a vigilare nella sala dei bottoni. Sai quanta gente, debole già di suo, eviterebbe gesti insulsi?
bella lettura, bellissimo finale: a volte è necessario rispondere all’illegalità con altrettanta decisa illegalità pur di arrivare alla trasparenza e alla giustizia.
Un abbraccio,
Marirò
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@ OMBREFLESSUOSE sono lusingata, chérie Mistral!
Bacini*
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@ MARI un super abbraccio, MIA guerriera ^^
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@ BRUM per me la risposta è “no”. E tu, come sempre, dimostri intelligenza, nel vero senso del termine: intelligere.
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@ ILI6 quoto, sebbene – come vedremo nel prossimo episodio – il “lato oscuro” è sempre presente. Ciò anche in relazione del commento dell’amico Brum.
Bacione, Marirò.
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