Giù al fiume i ragazzi suonano.
Domani dovranno riportare gli strumenti, perché non hanno ancora finito di pagarli e non hanno i soldi per farlo. Valli a sentire.
Flavio è in cassa integrazione, la musica per lui è tutto: con la chitarra disegna arabeschi, vola alto nel cielo, gli occhi chiusi; non ha bisogno di guardare dove mette le dita.
Dario è alcolizzato, ma quando si siede dietro alla batteria, non pensa più ai motivi che lo hanno reso tale. Si estranea, si scatena, rullate su rullate, come tuoni in una notte d’estate.
La magia. Esiste la magia?
Un viso pallido, molto bello, dai lineamenti affilati, capelli biondo sabbia che scendevano sulle spalle, occhi azzurri che miravano al blu. Altezza, circa un metro e settanta. Snella, ma non fragile. Sneakers bianche che portava slacciate, jeans, un maglione di cotone dello stesso colore delle scarpe, una camicetta celeste pallido. Il sorriso: luminoso. No, si corresse Franco Toffol. Non era luminoso. Zone d’ombra. Come quando ti trovi al mare, lontano dalla costa, e dalla barca scruti l’acqua; in apparenza sembra verde, ma sotto, due o tre metri più sotto diventa più scura, e quell’oscurità potrebbe celare la presenza di uno squalo o di un pesce martello. Luminosità apparente, a un tempo reale e simulata. Dietro a essa, come in un gioco di ombre cinesi, ironia, sarcasmo, tristezza. Ecco la parola giusta: forse era il male di vivere, forse qualcos’altro; in ogni caso l’innocenza era scomparsa, mesi prima, anni prima, secoli prima; come saperlo?
Paolo è omosessuale, e nella sua vita ha patito molte ingiustizie, prese in giro, insulti, botte. Ma adesso è all’organo e riversa l’amore che non ha mai conosciuto sui tasti che per lui sono poesia, incantesimo.
Camillo sa che non gli resta molto da vivere, ma ora il suo basso pulsante scardina i cancelli del cielo.
Giù al fiume i ragazzi suonano. Valli a sentire: sono più bravi dei Rolling Stones.
Franco interruppe una conversazione che fin dall’inizio aveva giudicato inutile, si scusò con l’uomo d’affari che sapeva parlare soltanto della sua villa in montagna, della Bmw che era inadatta a condurlo lassù nei mesi invernali e di una Porsche che aveva in animo di acquistare, una macchina certamente più idonea per sfidare neve e ghiaccio. Cos’altro? “Ha visto mia moglie? Sono sempre stato fortunato, io. Non sono un fanatico, mi creda, semplicemente obiettivo. E’ la più bella dama del reame.” Risata vacua. La donna in questione: ampiamente rifatta, seno al silicone, una gonna lunga – quanto poteva costare quella gonna? – che nascondeva provvidenzialmente le gambe cellulitiche, denti troppo bianchi, l’espressione avida di chi vuole avere tutto, perché è quanto il suo destino reclama.
Lasciato l’imprenditore con il suo bicchiere di champagne, Franco si diresse verso capelli biondo sabbia. Era intrigato dal fatto che, circondata da vestiti firmati, gioielli, calzature di Ferragamo, la sconosciuta dallo sguardo indecifrabile si era limitata a indossare jeans e sneakers. Slacciate. Eppure, ciò nonostante, paragonate a lei, tutte le altre scomparivano. Non le servivano Armani o Versace: bastava la sua presenza.
La magia? Esiste la magia? Certamente sì, pensò Franco, porgendole un drink, dopo averlo preso dal grande tavolo del buffet. Lei lo guardò, perplessa.
“La prego.”, disse lui. “Volevo solamente conoscerla, nient’altro. Mi chiamo Franco Toffol.”
Ella esitò, poi accettò il bicchiere, ignorando la mano tesa. “Mariapia Balestrieri.”, si presentò a sua volta. “Stavo per andarmene. E’ una festa noiosa, se poi è una festa.”
Lui annuì. “Forse mi ha letto nel pensiero. Questo”, e indicò con un gesto circolare il salone sfavillante di luci, “è il trionfo dell’apparenza. Probabilmente, si detestano tutti, ma fingono. Ciascuna delle persone qui presenti è convinta di essere la migliore. E allora decantano ricchezze, successi professionali, vacanze esclusive, automobili di lusso e, se l’interlocutore rilancia, non esitano a mentire, inventandosi isole di proprietà, mari di proprietà, montagne e oceani di proprietà. Al mondo, comunque, c’è di peggio. E di meglio: lei, Mariapia, per esempio.”
Tacque e osservò la donna, in attesa di una reazione.
“Pensava di fare colpo con le sue parole banali?”, disse lei, ma non in tono tagliente; piuttosto era come se lui l’avesse annoiata.
Franco ammise fra sé che aveva sbagliato approccio. Poi scoprì che gli occhi di lei erano blu, non azzurri; e scoprì anche una cosa molto più importante. Da quando Chiara lo aveva lasciato per ragioni vaghe, ma poi non tanto: la sua piccola ditta aveva chiuso i battenti e lui adesso vendeva polizze assicurative, con un guadagno dieci volte minore; da quel giorno d’autunno fradicio di pioggia e sferzato dal vento – coreografia da film, nemmeno un buon film – era la prima volta che sentiva di desiderare un’altra donna.
La magia. Esiste la magia?
Un’orchestrina eseguiva vecchi motivi senza particolare entusiasmo. A Franco venne da pensare che probabilmente avrebbero preferito trovarsi altrove, fra gente vera. Non era da escludere che in una circostanza diversa avrebbero saputo improvvisare… suonare jazz. Lui stesso era lì perché era stato invitato dal suo capo – l’anfitrione -, non certo per libera scelta e fino a pochi minuti prima si stava annoiando a morte.
Comprese istintivamente che Mariapia era sul punto di ringraziarlo per il drink; adesso si sarebbe allontanata, nella speranza di un incontro più interessante. Non che fosse a caccia di uomini – questo lo escludeva -, però sicuramente preferiva persone meno banali. Più divertenti, più sicure di sé. Oppure un poeta, un pittore, un filosofo, magari un giullare; non il tedioso venditore di polizze assicurative, dall’aspetto accettabile ma non esaltante – avrebbe scelto Tom Hanks, nella improbabile ipotesi che qualche produttore pazzo avesse deciso di girare un film su di lui, però si sbagliava -, privo di umorismo, di savoir faire, di fascino. Di magnetismo.
Chiara si era lamentata spesso della sua mediocrità. Il mistero era perché lo avesse sposato.
“Sotto la superficie del mare.”, azzardò non sapendo cos’altro dire.
“Prego?”
“Come i suoi occhi.”, disse Franco, sostenendo lo sguardo. “Ci sono ombre. Vedo insoddisfazione. Potrebbero esserci pescecani. Non lo so, ricordi del passato, un presente che non la rende felice.”
Si accese una sigaretta e aspirò una boccata di fumo.
“Non è molto educato.”, osservò lei.
“Perché fumo in un ambiente chiuso?”
“No. Perché non mi ha offerto una sigaretta.”
Franco rimediò all’istante, porgendole il pacchetto. “Banale e maleducato.”, commentò senza particolare rancore, solo un poco. “In effetti, può trovare di meglio.”
“E chi le dice che io cerchi?”
Lui la fissò in silenzio. Non era interessato alle schermaglie. Quando era un ragazzo – ormai aveva passato la quarantina – se invitava qualcuna a cena, ottenendo un rifiuto, più o meno garbato a seconda dei casi, chiudeva lì la partita. Non era mai stato un seduttore, né uno schermidore, né molte altre cose. E – lo capì in quel momento, in quel preciso momento – non sarebbe mai stato all’altezza di Mariapia. Le rivolse un sorriso che non era un sorriso, accennò un saluto con il capo e fece per allontanarsi.
Lei lo sorprese.
“Franco” – e il fatto che lo chiamasse per nome rappresentò una sorpresa ancora maggiore, sebbene in fin dei conti non significasse nulla. “Lei tende a sottovalutarsi, vero?”
Lui scrollò le spalle. “Non credo.”, affermò dopo una breve riflessione. “Sono quel che sono.”
“Lei non sa niente di me.”
Franco annuì. “In un’altra vita, forse avrei potuto scoprirlo.”
Mariapia gli rivolse uno sguardo enigmatico.
“E perché non in questa?”
Tutta apparenza, sospirò Franco. In realtà era vuota come un guscio senza noci. Forse più perfida di Chiara. Se fosse stato un osservatore più attento – ecco perché vendeva poche polizze – si sarebbe accorto che sommando il valore delle sneakers, dei jeans firmati, dell’orologio d’oro e delle unghie Pastel-pop si arrivava a una cifra che a lui sarebbe servita per tirare avanti per almeno tre mesi, se non di più. Voleva solamente giocare, come aveva fatto con altri prima di lui e come avrebbe continuato a fare in futuro; e quelle ombre in realtà racchiudevano il nulla. Per un po’ si era divertita a offrirgli le cene, poi era subentrata la noia. Lo aveva liquidato con poche frasi gelide.
Pazienza, si era detto: evidentemente questo è il mio destino.
E non si era stupito, vedendo la sua foto su un giornale, mentre si stringeva a un deputato inquisito dalla magistratura.
I ragazzi suonano giù al fiume. Un concerto straordinario che terminerà soltanto all’alba. Valli a sentire, perché quello è il paradiso e non ci sarà una prossima volta.
Adesso hanno attaccato “Sultans Of Swing”.
“Perché non facciamo una colletta? Per permettergli di suonare ancora, e ancora, e ancora?”
Coglie solo indifferenza. Egoismo. Ciascuno pensa unicamente a stesso. Ma loro non si fermano. Vanno avanti all’infinito.
La moglie di Flavio è scappata con un altro, stanca di una vita che giudicava miserabile. Dario presto avrà la cirrosi. Paolo è solo come un cane e Camillo, Camillo aspetta la visita della signora in nero, senza particolare apprensione.
Franco Toffol sale su quella specie di palco e comincia a cantare.
Improvvisa, ma loro, dopo un solo attimo di esitazione, lo seguono senza indugi, lungo le misteriose strade che conducono alla magia.
Perché, se sai dove cercarla, essa esiste.
tremendissima 🙂
sempre brava
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@ MAIRITOMBAKO e tu sei sempre carinissima 🙂
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Mi piace molto la similitudine col mare, luminoso all’apparenza, celeste che diventa scuro nelle zone profonde. Mi piace molto la trama tra pensieri e descrizioni di contesto e personaggi, la schermaglia, il filo conduttore della magia. Non te lo dico più che sei brava a scrivere. Che te lo dico a fare?
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Si’ la magia esiste e la ritrovo sempre leggendo i tuoi racconti, racconti che toccano il cuore perché anche la tristezza per me è magia…
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Un intreccio di tanti impeti, sempre attuali e forti richiami. Un saluto da Sar.
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Mi è piaciuto tutto: la storia in sè, lo svolgimento, le parole usate, le eccellenti intuizioni musicali di riferimento (il buon vecchio Mark sarebbe lieto se leggesse). Brava, ma lo sai già. Un caro saluto. A rileggerci. Univers
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Dire che questo post è splendido è un po’ riduttivo, perché leggendolo sembrava di ascoltare quell’orchestrina di squattrinati sull’orlo di un abisso. Poi quella parte centrale, quella di Franco e delle sue riflessioni su se stesso e sul mondo che lo circonda è semplicemente intrigante.
Ormai sono anni che ti leggo e scopro sempre nuove sfaccettature nel tuo modo di porgere i tuoi racconti.
Un caro abbraccio
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@ RODIXIDOR sono lusingata! Grazie ^^
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@ LOREDANA la magia può nascondersi ovunque. Ti ringrazio e ti abbraccio.
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@ SALVATORE RIZZI i richiami ci sono, senza alcun dubbio.
Un saluto a te, “vecchio” Sar.
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@ UNIVERS81 mi ricordo di un episodio avvenuto molti anni fa, praticamente al mio esordio su Splinder, quando “scendesti in campo” per difendere John Lennon dagli attacchi di un tuo amico – purtroppo non ne rammento il nome. Perciò conosco la tua competenza musicale. Un sorriso per te e per Mark, unitamente al mio sincero grazie.
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@ NEWWHITEBEAR il tuo commento mi commuove, dico sul serio. Quando scrivo penso sempre ai miei amici nella speranza di non deluderli.
Un caro abbraccio. E un pensiero a un’altra orchestrina di squattrinati, di cui faceva parte una persona che oggi non è più, e a cui dedico con il cuore questo racconto.
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Ho letto questo racconto stamattina presto, praticamente appena sveglia. É stato un dolce risveglio!
La magia esiste, io credo alla magia. Come credo che in questo tuo racconto ci sia dolce poesia. Bellissimo.
Bacioni
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@ MARI tesora, guerriera, anch’io credo nella magia e nelle persone belle, come te. Poesia? Sei troppo buona, cara!
Bacionissimi * ____________ *
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La magia esiste, è sempre tra di noi. Non la vediamo solo quando non abbiamo gli occhiali giusti!
Un abbraccio
*__________*
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@ CLE REVERIES concordo, mia carissima Lady. Purtroppo sono in molti a non avere gli occhiali giusti 😦
Lots of love ^^
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Storia di perdenti che alla fine risultano i veri vincenti. Racconto da applausi.
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Quando leggemmo, per la prima volta, il Vostro racconto ci sovvennero le parole della notissima canzone.
Più leggemmo i racconto, più ne trovammo nei testi, l’ispirazione principale e dunque, la particolare specialità nel rendere in prosa qualsiasi spunto dai versi.
Una fantasia rappresentativa che la vostra penna, elargisce.
Avete reso, vive e indipendenti, la storia della band inglese dal nome “Sultans of swing“, raccontata dal plettro di Mark Knopfler per i Dire Straits e ricreata dalla vostra penna.
Arte in ogni caso.
Evidenziammo, poi, la stessa furbata artistica: Mark Knopfler, per smorzare il refrain – un po’ monotono -, aggiunse l’ineguagliato assolo finale che, sapientemente miscelato, fece diventare quella canzone un mito.
Allo stesso modo, nella vostra composizione (ben strutturata) oltre ad inserire l’incastro “Franco – Mariapia”, ne avete articolato la forma, con un dialogo mirato e intelligente per il racconto stesso.
Questa è scrittura creativa!
Congratulazionalità sincere
(Ci permettemmo di inserire il filmato con canzone e il testo in lingua italiana)
Nota a latere: la Vostra eroina Mariapia (e un po’ la storia accaduta con Franco) ci ricorda un episodio occorsoci con una nostra fidanzatina dal cognome simile (tranne per una vocale e l’iniziale del nome. Le coincidenze, alcune volte …).
Senti un brivido nella notte
ha piovuto nel parco ma intanto
a valle tu ti fermi e sai che possiedi tutto
una band sta suonando un Dixie al tempo di due quarti
e tu ti senti bene quando ascolti il suono di quella musica
entri ma non vedi molti volti
che cercano riparo dalla pioggia e di ascoltare la musica jazz che stanno suonando
troppa competizione, ci sono molti altri posti
ma non molti altri corni producono quel suono
andando verso il sud, andando verso il sud di Londra
osserva ‘Guitar George’ che conosce tutte le corde
fai attenzione, lui è rigorosamente ritmo, lui non vuole che tu pianga o canti
e una vecchia chitarra è tutto ciò che può offrire
quando si alza sotto le luci per suonare questa cosa
e ad Harry non importa se non fa scena
ha un lavoro giornaliero e si sente bene
può suonare l’honky tonk come qualsiasi altra cosa
riservandoselo per il venerdì sera
quando è con i Sultani, i Sultani dello Swing
e una folla di giovani ragazzi ozia in quell’angolo
ubrichi e vestiti con i migliori pantaloni larghi marroni e con le suole piatte
e non gli importa un fico secco di qualsiasi gruppo che suoni una tromba
non è ciò che chiamano rock and roll
e i Sultani suonano Creole
e poi, l’uomo che arriva alla destra del microfono
dice, mentre suona la sveglia,
“grazie, buonanotte, è ora di andare a casa”
e lo fa velocemente ricordando
“noi siamo i Sultani dello Swing”
(Mark Knopfler)
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….
Si sono sicura che da qualche parte la magia esiste..
E magica Tu che sai narrare e incantarci con i Tuoi racconti,
come questo che mi ha tenuta ferma quasi a voler
mangiare le parole nell’arrivare alla fine…
Ti lascio un abbraccio
Michelle
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Mi è piaciuto tantissimo questo racconto, mi ci sono anche immedesimata in alcune parti, forse perché in questo periodo va tutto particolarmente storto, forse perché… boh non lo so nemmeno io il vero perché ma ci sono entrata completamente in questa storia.
La magia?? Sì esiste, basta crederci ed esiste e quando si manifesta è stupendo, è veramente stupendo.
Un caro saluto, torno nella mia pausa 🙂
Kiss, Pat
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La magia esiste eccome e scorre anche da te
Scorre e sfiora ogni respiro e la musica è la sua musa
Splendida storia come il pezzo dei Dire Straits
Mi ripeto ma è la verità: sei bravissima
Abbraccio
Mistral
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Pezzo stupendo.
Storia commovente, bravissima come sempre! 🙂
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@ LUCIA ottima analisi, cara!
Grazie di cuore.
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@ LORD NINNI tre magnifici doni da voi: un commento strepitoso, il testo della canzone e l’impareggiabile musica con il grande assolo finale. E’ vero, ho preso spunto da questo brano, cercando poi strade un po’ diverse. Da qui, Mariapia e Franco.
Le coincidenze esistono, Milord, eccome! Ma saranno poi “solo” coincidenze? Un amico carissimo si è spento, e io l’ho appreso “dopo” aver scritto questo racconto, in cui ho citato il suo nome.
A lui lo dedico.
A voi un abbraccio veramente sentito.
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Vi ringraziammo, mia signora, per il generosissimo Vostro commento al commento.
Giusto per fare ammenda, Vi appostammo il link che era nelle intenzioni (il filmato inserito non era quello voluto.
Abbiate le nostre migliori salutazioni.
Era questo quello che intendavamo
Cordialità
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Sembra abbia “otto dita” nella mano sinistra.
Salutazioni
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@ VENTIDIPRIMAVERA esiste, esiste, chérie!
Ti ringrazio, Michelle, e sono felice di averti fatto trascorrere qualche buon momento.
Bisous*
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@ PATRIZIA M. siamo in due, allora…
La magia appare quando meno te lo aspetti e nei luoghi dove non l’avresti mai cercata. Io credo che sia così.
Buona pausa, cara Pat, e grazie 🙂
Kiss, Ale.
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@ OMBREFLESSUOSE mentre scrivevo, ascoltavo proprio loro. E, come ha scritto il Milord, da lì ho preso ispirazione.
Ti ringrazio moltissimo, amica Mistral!
Abbraccio a te ^^
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@ MARTI C. grazie mille, amica mia.
Un sorriso per una splendida serata.
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ma che bel racconto, Alessandra! Evidenti le pennellate di poesia che si alternano al linguaggio prezioso, incorniciato in una struttura narrativa che avvince.
Sì, esiste la magia ed è quell’attimo di grazia che ognuno di noi riesce ogni tanto a conquistare ed estrapolare dalla realtà, estraniandosi dal resto. La musica è Maestra per questo.Così Camillo, Flavio, Dario … Andiamoli ad ascoltare: può far bene anche a noi!
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Stupendo.
Ha le corde giuste della tua melanconia. Anche a leggerlo fuori da questo spazio lo riconoscerei immediatamente.
Da TOP 10, in blocco.
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@ LORD NINNI versione strepitosa, Milord!
Otto dita? Anche dieci ^^
Radiosità.
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@ ILI6 come sempre, i tuoi commenti sono simili a pietre preziose che arricchiscono il racconto.
Andiamoli ad ascoltare, cara Marirò, ne vale la pena!
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@ CAPEHORN è scritto con il cuore. Forse per questo lo riconosceresti.
Grazie infinite*
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Ricambio i saluti!
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Mi sono strafogato di nutella e questo è un buon segno. il racconto mi è piaciuto molto.
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@ SALVATORE RIZZI happy dreams!
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@ MICHELE IL MAIALONE ehm… sono contenta. Però, non eccedere 🙂
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Tranquilla. Mo me faccio na carbonara e poi me leggo la storia del Kgb. Me interessano ste cose.
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@ MICHELE IL MAIALONE spasibo! E buon appetito ^^
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Un racconto bello e ricco. Ha quel gusto spezzettato, poi, che, come credo tu sappia, me lo rende particolarmente gradito. Bye.
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Buogiorno !
Tante belle cose ! 🙂
Aliosa.
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@ LUIGI FURONE credo di conoscerti, caro Luigi… Quou… Pappina…
Spero che il “nostro” nuovo racconto ti piaccia.
Grazie!
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@ ALIOSA buon pomeriggio e tante belle cose a te ^^
Il tuo bel dono è assai apprezzato 🙂
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Buon giorno, Alessandra !
Grazie a te per le gentili parole ! 🙂
Un ottimo weekend !! 🙂 🙂
Con amicizia,
Aliosa ( Alessandro ) ! 🙂
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@ ALIOSA buona domenica, amico mio 🙂
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Stupendo, bellissimo, una narrazione poetica e raffinata. La magia esiste quando si dà meno valore alla materia e tu, carissima, in questo racconto tratti l’argomento con molta eleganza.
Buona serata
un abbraccio
annamaria
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@ ANNAMARIA49 condivido in pieno la tua osservazione relativa alla magia.
Ti ringrazio e ricambio di cuore l’abbraccio, Isabel!
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243 followed your blog “anneheche blog”
Grassie ^^
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Ma che splendida storia! Se esiste la magia? Esiste, eccome, questo racconto sprizza magia da tutte le righe. È magia come scrivi, quello che scrivi. Brava, bravissima, superlativa! Solo una cosa, davvero sono più bravi dei Rolling Stones? Possibile? Allora c’entra proprio la magyyþr
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@ SUZIEQ11 molte band sconosciute suonano in maniera superba.
Sì, eccome, la magia esiste. E’ anche ciò che ci lega, che ci accomuna e che non appartiene agli egoisti e ai trafficanti di ogni genere.
Grazie, amica*
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Stavo per consigliare la versione “live”, ma vedo che Lord Ninni ci ha pensato di suo. Un capolavoro. Come il tuo post. Mi inchino.
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@ BRUM quoto la prima e la seconda. Per la terza arrossisco.
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Massù…
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@ BRUM tanto sono palliduccia 🙂
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Splendido! In effetti la descrizione di quella società “d’alto bordo” è scontata, ma lo è volutamente, serve a mettere in risalto le persone casual nel look ma solo in quello: in realtà anche quel casual è ricercato. Forse sono perfino peggio delle altre 🙂
Alla fine è il “nostro” ad essere annoiato da quello spaccato di società, non l’opposto. Ed alla fine anche la bellezza falsa-casual perde contro la genuinità.
Ottima la chiusura, con un senso di libertà. Forse disperata, ma pur sempre libertà 🙂
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST grandissimo commento, caro lupo!
Ti ringrazio davvero tanto 🙂
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