Stavrogin si rivolse all’uomo che era al comando dell’imbarcazione, un turco che la sapeva lunga ma forse non a sufficienza. “Come da accordi, le devo il saldo, l’altro cinquanta per cento.” Frugò in una tasca dei pantaloni e ne estrasse un rotolo di banconote. Il turco annuì e si avvicinò a Matrioska. La spiaggia ora distava meno di cinquanta metri; l’acqua, comunque, era ancora profonda.
Cosa avrebbero fatto con tutti quei soldi, dopo esserseli spartiti? Sarebbero andati in qualche bettola a ubriacarsi e l’alcool elimina i freni inibitori, inducendo a parlare, a vantarsi. Aleksandr immaginava che Cipro pullulasse di solerti agenti del SIS e di informatori che non avrebbero saputo resistere al profumo delle sterline. E dove, se non nei locali più malfamati, si potevano raccogliere notizie, spifferi, chiacchiere avventate? I capelli grigio ferro, le lenti a contatto blu, la corta barba che si era lasciato crescere, unitamente ai documenti falsi che lo identificavano come un turista polacco, potevano aiutarlo tuttavia non rappresentavano certamente una garanzia. Lui stesso conosceva questo e mille diversi trucchi. Per quello agì, secondo quanto aveva già deciso di fare, sin dal momento in cui aveva ingaggiato l’equipaggio di turchi.
Ciò che lo distingueva da Altmann era il fatto che non uccideva per piacere, ma solo in base alla convenienza; se ammazzare una persona era utile ai fini di una missione, allora non esitava a farlo, in caso contrario lasciava perdere. L’unica eccezione era proprio costituita dal tedesco: quando lo avrebbe eliminato, sarebbe stato come deporre una corona di fiori sulla tomba di Klavdij.
Porse il denaro al turco, mentre con la sinistra tirava fuori la Tokarev munita di silenziatore. Un istante dopo, fece fuoco sugli altri tre, che non si erano accorti di nulla. I cadaveri finirono nel mare, in pasto ai pesci. Stavrogin condusse il peschereccio fino alla riva, lo trasse in secca sfruttando la forza delle onde, lavò accuratamente il ponte e si cambiò, indossando dei comuni jeans e una felpa sportiva. A circa duecento metri notò l’insegna di un ristorantino ancora aperto. Si avviò in quella direzione e consumò una cena eccellente.
Poi, trovata una pensione in una via interna, andò a dormire.
Esistono molteplici modi per compiere un omicidio, anche nel caso in cui il bersaglio sia protetto da un adeguato gruppo di professionisti, ma a una condizione: che l’assassino sia disposto a morire nel corso della sua missione. Nei primi anni Sessanta, l’OAS, vale a dire l’élite dell’esercito francese, tentò invano di attentare alla vita di Charles de Gaulle; se il risultato fu una serie di fallimenti, dipese dalla mancanza di quell’indispensabile presupposto. Al contrario, J.F.K. venne eliminato, senza problemi, e come lui, lo statista italiano Aldo Moro, poiché chi intraprese quegli atti criminosi non si curava della propria incolumità personale. Per Matrioska, questo non rappresentava un problema, ma per l’Unione Sovietica sì, dato che egli rappresentava una grande risorsa del KGB. Di conseguenza, era deciso a uccidere senza essere ucciso a sua volta. Dopo aver riesaminato mentalmente il suo piano, passando in rassegna le possibili difficoltà, cadde in un sonno profondo e piacevole.
Il mattino seguente si dedicò ad alcuni acquisti. Comprò una grossa borsa nella quale, tornato alla barca, mise gli strumenti che aveva portato con sé. In un secondo negozio, prese un rotolo di nastro adesivo. In un’edicola, si munì di una cartina geografica. Per ultimo, in un negozio specializzato, acquistò una tonaca da sacerdote ortodosso, che indossò nel bagno di un bar. Se anche qualcuno degli avventori rimase stupito da quella trasformazione, non lo diede a vedere; in ogni caso, ai più passò inosservata. Jeans e felpa finirono in un cestino per i rifiuti.
Alle dieci, si recò in una cabina telefonica e compose il numero di un albergo di lusso. Quando gli risposero, chiese di essere messo in comunicazione con il signor Klaus Altmann. La chiamata fu subito inoltrata. L’uomo si trovava ancora in camera da letto.
Quando Altmann sollevò il ricevitore, Matrioska si espresse in tedesco. “Interessante come messinscena. Però, credo, anche superflua: avremmo potuto incontrarci a Londra. A Berlino? No, lì no. Non è aria per i nazisti.”
“Signor Stavrogin! E’ un vero piacere sentirla. Ha ragione, lo ammetto. Che dire? Gli inglesi sono così… inglesi. Questa è un’operazione congiunta. Gran Bretagna e Stati Uniti. Io non avevo alternative, lei comprenderà.”
“Comprendo, certo. E mi pongo una domanda: avrebbe il coragggio di incontrarmi, da solo, senza il supporto del MI6 e della CIA?”
Si udì una risatina soffocata. “Ach so. Volentieri. Non chiedo di meglio.”
Yazenevo è situato sul raccordo anulare, a ovest di Mosca. Al quarto piano, un uomo leggeva il rapporto che gli era stato inoltrato da Londra, mediante corriere diplomatico. Quell’uomo era considerato una leggenda. Era a capo della quarta sezione della prima direzione centrale del KGB, che si occupava della Germania e dell’Austria. Pertanto, in teoria, quanto avveniva a Cipro o in Gran Bretagna non avrebbe dovuto interessargli; ma in quel caso si trattava di Matrioska, che egli stesso aveva incaricato di far piazza pulita a Berlino.
Benché la sua posizione fosse di assoluto rilievo, Ivan Ivanovic Volkov sarebbe potuto essere il Primo vicepresidente, se non il leader assoluto del KGB. Se questo non si era verificato, era stato a causa del suo carattere e delle critiche esplicite che aveva rivolto, in più di un’occasione, alle alte sfere del Politburo. Per due volte era stato mandato in estremo oriente, a scopo punitivo, ma era sempre tornato trionfante, dopo aver dato scacco matto ai servizi segreti di Cina e Giappone.
Nativo di Smolenks, si era arruolato, giovanissimo, e aveva combattuto valorosamente contro la Germania, nella seconda guerra mondiale; in seguito era entrato a far parte del KGB, inizialmente come agente operativo, poi a livello dirigenziale. A lui si dovevano successi straordinari, il più importante dei quali era riassunto in un breve e conciso messaggio che aveva trasmesso alle autorità dell’Unione Sovietica: abbiamo il pieno controllo di Berlino. Era pervenuto a tale risultato sigillando i vagoni della metropolitana, istituendo ovunque posti di blocco, creando un apparato di sicurezza ineguagliabile; ciò che Altmann stava minando ora.
Aveva reclutato uomini e donne della CIA, del SIS e perfino dell’FBI; aveva addestrato centinaia di giovani russi, insegnando loro i principi del mestiere ma soprattutto quella che reputava la prima necessità: rimanere in vita.
Volkov rilesse il rapporto del rezident di Londra. Si alzò e andò alla finestra per guardare la neve che cadeva. Nel frattempo, frugava nella memoria, visualizzando i profili di tutti gli agenti che aveva diretto. Alcuni molto capaci, altri semplicemente bravi, altri ancora inadatti. Fra tutti, però, uno solo era riuscito a impressionarlo.
Volkov rammentava bene il suo primo incontro con Aleksandr Stavrogin. Di lui lo avevano colpito gli occhi, gelidi, inespressivi. Era un grande conoscitore di uomini e, osservando l’agente che si trovava sull’attenti davanti alla sua scrivania, si era detto che aveva trovato il migliore, il fuoriclasse, colui che i Paesi imperialisti avrebbero imparato a temere.
Sapeva, altresì, che Klaus Altmann proveniva dalla Gestapo, anch’egli, a modo suo, un fuoriclasse. Non c’era nulla che potesse fare, tranne attendere e sperare. Nel frattempo, però, fece una telefonata.
Dopo aver letto questo stupendo capitolo protesto fermamente!
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Come sempre un capitolo scorrevole, scritto benissimo, curato nei particolari e con nuovi spunti per il proseguo avvincente della storia. Qui tocchi i travestimenti, fondamentali nelle storie di spionaggio. Quando leggo spy story o vedo film mi chiedo spesso se nella realtà possono davvero esistere persone senza amicizie, senza vita familiare, senza socialità. Penso di sì anche se deve essere una vita grama nonostante soldi e poteri.
Spero di leggere la 19^ puntata…
Un sorriso, ciao
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🙂 a domani
*______*
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Eccomi ancora ad apprezzare ed elogiare la tua competente bravura
E anche se la differenza c’è, in fondo sia Barbie che Matrioska sono due feroci e senza scrupoli assassini
Un abbraccione da Mistral
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Anche per noi “non c’è nulla che possiamo fare, tranne attendere ed aspettare”. Ma noi abbiamo un punto a nostro favore: sappiamo che il nostro eroe c’è la fece!
In questa opera trovo una preziosità frutto del tuo valore, il tono di una tradizionale narrazione del “c’era una volta” insieme alla precisione che stimola un approfondimento storico di fatti che noi anziani abbiamo vissuto. ( forse è verosimiglianza?)
How can I miss all the steps?
Love
*_________*
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Errata corrige:
(Maledetta tastiera, mi fa fare figuracce a non finire!)
Ce la fece invece di c’è la fece 😦
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🙂
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Molto ben scritto, ti fa entrare nella tensione della storia.
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@ LUCIA protesta che è servita 🙂
Grazie.
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@ ILI6 la leggerai, cara Marirò.
Riguardo al tuo interrogativo, credo che dipenda dalle motivazioni: ad esempio, per Matrioska servire la patria. E’ chiaro, tuttavia, che non sono persone “normali”, nell’accezione comune di questo termine.
Ti ringrazio.
Un sorriso per te.
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@ OMBREFLESSUOSE non angioletti, comunque.
Grazie, chérie Mistral.
Bacione*
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@ CLE REVERIES chi mi legge da tempo sì, lo sa. Bisognerà poi vedere il “come”.
Ti sono estremamente grata per le tue belle parole!
Lots of love, my Lady ^^
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@ ILI6 🙂
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@ RODIXIDOR grazie mille!
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L’elemento decisivo e’ l’incontro senza via di scampo tra i due agenti, sei un’ingegnosa scrittrice e la tensione e’ al limite dell’esplosione, entri negli anfratti psicologici dei personaggi con alta padronanza della scrittura…attendo la collisione tra i due agenti!!! Vai avanti e come ti dissi tempo fa” continua”
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Ecco una nuova puntata de “L’uomo di ghiaccio”. Puntata che ci parla e non a caso, dell’intimo pensante di Stavrogin. Tutto il proprio io e il proprio se è racchiuso nel comportamento e nel vissuto di queste righe.
A cosa si assiste?
Assistiamo a un “effetto giorno“. Un effetto che porta alle deduzioni sul “raccontato”.
Ecco che Stavrogin ha la scena in mano:
Ciò che lo distingueva da Altmann era il fatto che non uccideva per piacere, ma solo in base alla convenienza.
PRIMA NOTA CARATTERISTICA.
Non dimentichiamoci che, sapientemente, siete arrivata alle esegesi delle fonti di Matrjoska. Ovvero all’inizio di una storia che si protrarrà fino ai giorni nostri.
Si inizia a comprendere la trama degli anni che furono, per condurci – gentilmente – presso gli anni che sono.
Non ci sono diversità sostanziali, in verità. L’uomo, da sempre, è un criminale verso i propri simili. Più o meno. E più o meno leggiamo che, la storia – maestra di vita – regala attimi di pausa, per poi farli pagare con gli interessi.
Qui, oltre a nostro eroe e il suo antagonista, abbiamo uno svolgimento parallelo che ammorbidisce la trama, rendendola leggera.
Proprio, professionalmente parlando.
ULTIMA NOTA CARATTERISTICA
Da voi, mia signora, in svariati anni di piacevole virtuale e amichevole – bontà vostra – conoscenza (prima su Splinder e adesso qui) leggemmo lavori e racconti e racconti brevi e romanzi buoni e piacevoli. Gratuitamente ci forniste la piacevolezza della lettura, mista alla pulizia dell’affabulazione.
Sempre educata e sempre impeccabile. Anche durate le stagioni dei Monsoni.
(Se ce lo permettete, a tal fine, vorremmo ricordare La blatta in nero che tanta parte ebbe nella crisi della Baia dei Porci, in quella Vietnamita e soprattutto in quella del nostro (e anche vostro) Blog splinderiano: la morte nera assoluta, insomma).
Ricordate?
IN FINE
Beh, se ne uscimmo indenni da quel pericolo per tutta la civiltà occidentale (se ricordate, fummo felici di coinvolgere, anche, il nostro avvocato) la nostra assuefazione al male è diventata grande.
Inutile ricordare tutti gli amici di allora:
Dal preg.mo sir NewWhitebear, Underwetbastard, Barone Rosso, CapeHorn, Hilde Straus, La Rosa Oscura, Emma Vittoria F. dall’Armellina, Nì Ghail, Emilia di Roccabruna, fino alla (mai per ultima) gent.ma Aura Danzante, per gli amici, quelli veri, l’Abballerina abballante.
(Ne tralasciammo tanti altri non per isolarli, ma perché furono davvero tanti. Voi avevate e avete moltissimo seguito).
Per cui, lady Alessandra, se avrete voglia di scrivere, nuovamente, quelle sconsiderate sciocchezze che furono di ieri sera e da Voi, fortunatamente, sapientemente e intelligentemente, cancellate (quelle quattro righe e mezza di spropositi, per intenderci), sappiate che troverete tante piccole blatte in nero, al quadrato (da non augurare al peggiore dei nemici.).
CONCLUDENDO
Abbiate, per questa volta, le nostre minacciose e cordiali salutazioni.
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Apparentemente scrivemmo senza refusi.
Cordialità
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Beh, un refusello lo trovammo. 😦
(Quando la sfortuna è leggenda)!
Bah.
Radiosità
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Voglio approfittare di questo spazio per ringraziare Lord Ninni per aver ricordato ( e anche delicatamente cazziato ) ad Alessandra tutto il suo interessante percorso sin dai tempi di Splinder ad oggi. Grazie
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@ LOREDANA sicuramente avrà letto il tuo intervento. A lui nulla sfugge 🙂
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@ LOREDANA quello è sicuramente l’elemento decisivo. Ti ringrazio di cuore per il tuo magnifico contributo, che mi spinge a continuare, ignorando stanchezza, dubbi e quant’altro.
Lusingata, ti abbraccio.
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@ LORD NINNI che dire, Milord? Più che un commento la vostra è una fantastica introduzione, quanto mai lusinghiera, che fra l’altro giunse in un momento estremamente propizio, visti i motivi che mi condussero a scrivere lo scellerato post di ieri sera… motivi, peraltro, non del tutto accantonati. Questa storia, come si dice in America, è un prequel. L’assassino è comunque già formato, imperscrutabile e gelido come poi sarà in futuro. L’unica differenza, rispetto al romanzo “Matrioska”, credo stia nella forza e nella pari freddezza dell’antagonista, non a caso chiamato l’Uomo di Ghiaccio, personaggio realmente esistito di cui voi mi parlaste agli inizi del presente racconto. (Non che Yarbes scherzasse, però).
Rammento blatte e amici, molti, moltissimi, soprattutto ai gioiosi tempi di Splinder. Alcuni sono rimasti, altri no, ma questa è la vita.
Ringraziandovi infinitamente per la splendida analisi, porgo i miei più radiosi saluti.
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E tu vorresti fermarti dopo aver scritto questo splendido pezzo de L’uomo di Ghiaccio?? Eh no cara mia, tu devi continuare, altrimenti dove leggiamo come continua la storia?? Scrivi troppo bene carissima per fermarti. I momenti di crisi ci sono per tutti, io penso di fermarmi un po’ per il poco tempo a disposizione che non mi permette di seguire i vari blog come vorrei, ma non per questo smetto del tutto, Diciamo che mi metto in pausa, sono parecchio stanca, Però ho le notifiche e quindi aspetto quella che mi dirà che c’è un’altra parte del romanzo da leggere 🙂
A presto carissima. Ciao, Pat
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Un capitolo perfetto! C’è tutto: abile preparazione e narrazione, richiami storici di grande fascino, suspence per il capitolo successivo. Credo che sia uno dei capitoli migliori di questo romanzo 🙂
Chi avrà la meglio? Per noi che abbiamo letto un’altra tua opera… il mistero non è sul chi, piuttosto sul come. Ma questo basta e avanza 😉
http://www.wolfghost.com
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@ PATRIZIA M. ieri sera ho avuto un momento… diciamo particolare, ma questa mattina mi sono ricreduta e ho cancellato quel post. Penso di aver fatto bene. Talvolta la stanchezza e “l’ansia da prestazione” giocano brutti scherzi.
Carissima Pat, poi arrivano commenti bellissimi, quali il tuo, e con essi il desiderio di dare il massimo. Nei limiti delle mie possibilità, è ciò che farò.
Serena notte e grazie*
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@ WOLFGHOST lupissimo, le tue parole mi rendono molto felice. Giustamente, gli amici lettori che mi seguono da molto non possono nutrire dubbi sull’esito di questa storia, ma – come osservi e come credo di aver detto anch’io – quello che alla fine conta è il “come”.
Spero di renderlo in modo apprezzabile.
Ti ringrazio di cuore e ti auguro magnifici sogni.
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Non vedevo l’ora di verificare se quello che avevo letto ieri sera era un sogno oppure…un incubo…era solo un sogno 😉
Brava Ale!
Ora, attendiamo le prossime mosse di Klaus Altmann e vediamo se sarà all’altezza della missione.
Ciao
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@ DRIMER sì, era solo un sogno 🙂
Grazie, amico mio!
Un sorriso per una dolce notte*
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Leggo solo ora. Come sai, impegni urgenti mi tengono lontano dal web, tanto che ho dovuto abbandonare la lettura dei blog a me cari, tra cui il tuo. Questa serie di post della Kgb trilogy inclusa, avendo perso il filo e non avendo tempo per recuperare.
Bene. Allarme cessato. Tutto è bene ciò che finisce bene. Meno male, non c’è bisogno che mi unisca al grido di dolore (ehehehe) che da tante parti si è levato contro il tuo post fantasma (mai l’ essere fantasma fu più gradito) che ho letto parzialmente, per quello che mi è stato consentito dal mezzo informatico.
Lo prendo per quel che è… ossia il giusto sfogo di una istintiva che mette tutto il cuore e l’impegno in una cosa che ama, nella speranza che tanto brigare sia gradito anche agli altri. Evviva l’istintività. Sai quanto mi piaccia.
Tornerò presto.
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Sempre brava e capace, oltre che coinvolgente. Refusi, eventuali, avrebbero fatto parlare Ungaretti, il quale diceva:”e la libertà di parola, dove la mettiamo?” Un saluto da Salvatore.
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Una puntata strepitosa, ricca delle peculiarità che rendono la tua scrittura sempre puntuale e impeccabile, con tensione, abilità, particolari riferimenti e descrizioni dei personaggi (che per me, sono molto della ‘polpa’). A rileggerti presto, spero. Un caro saluto. Univers
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Sia pure in ritardo leggo questa ottima puntata. Matrioska è un vero diavolo, lo sappiamo e anche qui non è da meno.
Peccato che tu abbia deciso di chiudere il blog e quindi di negarci lo scontro tra Matrioska e Altmann.
Un caro abbraccio
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@ BRUM credo che sia una nuova riprova che Alessandra Bianchi non è fredda, calcolatrice e diplomatica, come qualcuno sosteneva 🙂
Ben ritrovato e sinceri besos & besitos ^^
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@ SALVATORE RIZZI condivido il pensiero di Ungaretti, “vecchio” Sar.
Grazie.
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@ UNIVERS81 tu sei un Maestro in quel senso, e in ogni caso concordo appieno sul concetto di “polpa”.
A rileggermi sicuramente, caro amico.
Un sentito grazie e una forte stretta di mano.
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@ NEWWHITEBEAR chiudere il blog? Assolutamente no! Chi lo ha detto? Se ci fu un post in tal senso, non fu scritto da me; e se, per caso, fui io a scriverlo accadde perché Stavrogin mi minacciava con una pistola 🙂
Perciò, a presto.
Sì: Matrioska è un vero diavolo.
Un grande abbraccio.
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Ho capito l’antifona. WP ha mandato in giro mail fasulle…
Un grande abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR preciso 😛
Un caro abbraccio.
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Un saluto, da Sar!
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@ SALVATORE RIZZI ciao 🙂
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Alessandra….MIA strega! Personalmente mi hai fatto due regali: un altro splendido capitolo e la cancellazione del successivo post! Capisco lo sfogo ma non avrei “tollerato” la chiusura del blog….perciò sei avvisata! Ahahahah
Come vedi mi sono accorta di tutto, pur sembrandoti latitante…sono presa da impegni vari e non riesco a dedicare tempo nemmeno al mio blog, ma la Guerriera non ti perde di vista!
Bacioni
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@ MARI sono avvisata e obbedisco, MIA guerriera!
Mi controlli, dunque… ciò non può che farmi piacere.
Bacioni e anche un abbraccio ^^
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….
quella che ti perde di vista in questo periodo
non conoscibile a me stessa sono io, era da molto che
non mi sentivo cosi.. in un momento che spero passi presto, per tornare dentro ad essere chi ero; ma gli eventi spesso sono talmente forti che si fatica a ritornare a breve tali,
ma come vedi, ti leggo appena mi torna l’estro per farlo….
Eccellente capitolo, colmo di risvolti stimolante, scritto con
classe e grande bravura…
Un grande abbraccio Alessandra
Michelle
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@ VENTIDIPRIMAVERA la vita ha pochi riguardi, per ciascuno di noi.
Merci, chérie Michelle*
Bisous.
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Leggendo qua e la nei commenti sono giunto dopo che la tempesta é passata. Non avrei fatto altro che aggiungere un altro diniego a che questo romanzo si interrompesse. Avrei levato preci affinché tu abbandonassi ogni senso di sconsideratezza e velatamente ti avrei anche minacciato di cercarti, trovarti e sculacciarti come una monella impenitente. 😛 😛
Tutto ciò appartiene ad un passato sul quale é inutile soffermarci.
Veniamo al presente.
Pur leggendo un capitolo di passaggio si intravedono già sviluppi futuri che tengono alta l’attenzione e non smorzano assolutamente la tensione.
ps: Come diceva il compianto Bosckov: “La partita é finita quando arbitro fischia”. Voglio vedere la parola “Fine” quando il romanzo é finito. NON prima … Monella … 😛
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@ CAPEHORN le sculacciate mi piacciono, ma non da un padre di famiglia 🙂
E monella voglio restare fino ai prossimi quaranta 😛
Rigore è quando arbitro fischia ^^
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🙂 😛 😀
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@ CAPEHORN 🙂
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