Quando Lucia per la terza volta si rifiutò di andare in ospedale e per la terza volta telefonò in ufficio dichiarando di essere nuovamente indisposta – ma nulla di grave, specificò, malesseri di donna, una forte emicrania o quant’altro: non ricordava più la scusa precedente -, il suo datore di lavoro le comunicò con calma ma in tono fermo che non ci sarebbe stata una quarta volta. Sebbene lei fosse un’impiegata modello, intelligente, coscienziosa e pronta, sarebbe stato costretto a licenziarla.
A dirla tutta, non credeva a quei “malesseri” che si riproponevano ciclicamente e, benché gli occhiali da sole le donassero così come i pantaloni larghi, non pensava proprio che dipendessero da una scelta estetica. “Perché non va alla polizia?”, le domandò. Lucia bofonchiò qualcosa (alla polizia? E per quale ragione?), quindi riagganciò. Come si permetteva quell’uomo a presumere? A darle consigli non richiesti?
Una voce interiore le suggerì che non presumeva, aveva capito, e la cosa la fece infuriare ancor più. Detestava essere un libro aperto. Non sopportava che parlassero di lei, e certamente di lì a breve sarebbe successo: una collega avrebbe scosso il capo (dovrebbe divorziare, sarebbe stato il suo commento), un’altra avrebbe ridacchiato (non c’è molto da ridere, quando hai gli occhi neri e le gambe percorse dai lividi, magari anche il naso rotto), una terza con l’espressione del volto improntata a saggezza si sarebbe limitata a una considerazione vecchia quanto il mondo (fra moglie e marito non mettere il dito), aggiungendo poi che non si poteva conoscere il modo con cui i due coniugi si sarebbero riconciliati (a letto, naturalmente, e dove se no?)
Lucia preparò il terzo caffè della mattinata, terzo come le telefonate in ufficio, terzo come le botte che aveva subito. Le urla, no. Quelle erano state di più, e di esse si vergognava. “Ti prego, basta! Ti supplico!”
Per un certo periodo di tempo aveva pensato di meritarsele – le percosse, le frustate elargite con la cinghia dei pantaloni, le sberle e i pugni. Il motivo per cui si meritasse quel trattamento era oscuro, tuttavia presente. Le suore avrebbero detto che era a causa di ciò che aveva fatto da ragazza. Si era guardata troppe volte allo specchio, aveva flirtato con un numero eccessivo di giovanotti, sia pur non spingendosi oltre a un bacio, si era masturbata!
Sorseggiò la bevanda bollente, alla quale non aveva aggiunto zucchero, né miele. Non le piaceva bere il caffè amaro; forse era una maniera di autopunirsi, anche se ne ignorava il motivo, posto che un motivo esistesse. Non era sufficiente Marco? Non bastavano le sue mani, grandi e forti, particolarmente abili a infliggere dolore? Evidentemente, no.
Lucia aveva smesso di pensare che meritava quelle punizioni; ciò nonostante a un livello più nascosto, dove è difficile far luce, comprendere, pervenire a una conclusione logica, seguitava a dirsi che, a conti fatti, Marco aveva tutti i diritti di strapazzare una moglie che si mostrava freddo a letto, che talvolta osava rispondergli male, e che anni prima si era masturbata, sognando divi del cinema. O forse della canzone. O magari il ragazzo della porta accanto. Oppure un amore vero. Chissà.
Era quella una voce insinuante e sgradevole, che sembrava godere di quanto le suggeriva. In ogni caso, non proveniva da fuori, ma da qualche ripostiglio segreto dell’anima. Le apparteneva. E quasi sempre aveva il sopravvento sulla parte conscia. Siamo o non siamo figli di Freud?
Il fatto che lei avesse un buono stipendio – per quanto ancora? -, mentre lui trascorreva le giornate davanti alle slot, era irrilevante. Marco non lavorava semplicemente perché aspettava un impiego che fosse alla sua altezza, e se la mogliettina si permetteva – come si era permessa la sera precedente – di avanzare qualche obiezione, allora era suo diritto chiarire le cose, ed esisteva un unico metodo per rendere il chiarimento esaustivo. Esplicito. Di certo, almeno per un mese, Lucia avrebbe camminato a testa bassa, si sarebbe rivolta a lui con estrema cortesia, e poco contava che il tutto dipendesse dalla paura. La paura fisica.
Lavò la tazzina, contemplando il prato fuori casa, fradicio di pioggia. La primavera tardava a venire, e con essa i fiori che sarebbero germogliati sul tappeto dell’erba verde. Era la sua stagione preferita. Rammentava le lunghe passeggiate mano nella mano con il suo papà: giungevano fino alla collina, mentre Black scorazzava felice davanti a loro. Ricordi di una vita che era stata radiosa. In quelle occasioni si sentiva la bambina più appagata del mondo. Adesso nel cielo nuvole nere seguivano altre nuvole nere. Distolse lo sguardo dalla finestra e rigovernò a fondo la cucina, rendendola lustra.
Di chi era la colpa se lei possedeva una soglia del dolore molto bassa? Non di Marco; era fuori questione. Lui si limitava a rimetterla in riga, quando lei alzava troppo la cresta. Era un suo diritto. E, se non lo era, vigeva comunque la legge del più forte. Esisteva una sottile ironia in questo, considerato che era alta un metro e settantacinque, frequentava regolarmente una palestra – tranne quando si trovava costretta a girare con gli occhiali e le gambe le facevano troppo male per consentirle qualsiasi esercizio fisico – ed era una donna aitante capace di sollevare pesi che avrebbero sgomentato molti maschi. Ma la forza di Marco nasceva dalla rabbia, scaturiva dal potere dell’alcool.
No, razionalmente (quando era quella parte a prevalere, e accadeva di rado), non pensava più che tutto questo fosse giusto; però non faceva differenza. Non si sarebbe mai umiliata davanti a un poliziotto, non avrebbe sopportato le parole, quali che fossero, di infermiere, medici, psicologi, non si sarebbe mai confidata con una delle colleghe, una scelta a caso, che si sarebbe trincerata dietro a banalità.
Avrebbe continuato a subire, finché un giorno, in preda a una collera bestiale, più bestiale del solito, Marco non l’avrebbe uccisa.
Ora era il momento di rifare il letto.
Salì al piano di sopra.
La pioggia continuava a scendere, monotona, incessante.
LUCIA
30 aprile 2014 di Alessandra Bianchi
43 Risposte
Triste ma bellissimo!
Per fortuna io sono un’altra Lucia.
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@ LUCIA davvero per fortuna, cara Lucia!
Questa è una storia triste, ma profondamente reale. Troppo spesso leggiamo sui giornali o apprendiamo dalle tv notizie sconvolgenti.
Grazie*
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Invece per me, Lucia, è la mia metà…e convengo con l’ambito triste. Saluti da Sar.
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@ SALVATORE RIZZI un abbraccio grande a tua moglie.
Lei è fortunata: ha un grande marito!
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Purtroppo ce ne sono tante di “Lucia” che non hanno il coraggio di ribellarsi, di troncare un rapporto che è basato solo su botte e soprusi. Io spero che diminuiscano sempre di più e che aumentino invece le “Lucia” che riescano a tagliare quel cordone che le tiene legate a compagni violenti!! E così tu potrai mettere un finale felice e non triste ad un racconto come questo. Un racconto che è lo specchio di una brutta realtà, un racconto scritto benissimo e che coinvolge molto!! Un abbraccio e serena notte, Pat
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Perdonami, è la prima volta che non leggo tutto un tuo scritto. Non ci sono riuscita. Un dolore forte nell’animo, un’angoscia fortissima….
Sei talmente brava che sei riuscita anche in questo. ..
Baci
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Sono rimasta come sospesa davanti al pc ad aspettare e intanto mi chiedevo: “e il finale dov’è? Dove devo cliccare per farlo comparire?” Perché sul serio, ti giuro, mi aspettavo che ci fosse un finale a sorpresa non necessariamente a lieto fine, con la Lucia che si ribella, impugna un trinciapolli e fa scempio del marito picchiatore. Poteva essere, anzi è più probabile che fosse un brutto fine, cme tutto il racconto fa suppore. E invece no. E’ lì a mezz’aria che fa presagire….
Cronaca di una morte annunciata? Gabriel Garcia Marquez l’avrebbe letto volentieri.Ciao Cip
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Che tristezza: anche una ragazza dotata e che ha tutti i mezzi per difendersi soccombe alla violenza e giustifica per il famoso quieto vivere. Mah? E’ vero che la stragrande maggioranza ancora subisce, anche perché la polizia non tutela quelle donne che sporgono denuncia; infatti alcune di queste subiscono persecuzioni maggiori dai loro compagni o mariti violenti. Ecco il finale sospeso porta proprio lì, almeno credo.
Bellissima lettura.
un abbraccio
annamaria
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@ PATRIZIA M. la tua speranza, naturalmente, è anche la mia; per questo motivo ritengo che non si debba mai stancarsi di parlarne, di denunciare – anche attraverso racconti di fantasia. Se una sola donna, leggendo “Lucia”, trovasse il coraggio per ribellarsi, e per troncare il miserabile rapporto, io sarei felice.
Un bacione e l’augurio di un sereno primo maggio.
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@ MARI ti capisco, mia cara, e non ti devi scusare. D’altro canto, come ho già detto a Pat, trovo giusto denunciare, ricordare ciò che troppo spesso avviene veramente.
Abbraccio, MIA guerriera!
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@ SUZIEQ11 questa volta non c’è un finale a sorpresa, soltanto la consapevolezza che le cose non cambieranno…
Cronaca di una morte annunciata? Sì, anche se la citazione di Gabriel Garcia Marquez mi imbarazza non poco…
Ciao, Ciop, e grazie.
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@ ANNAMARIA49 il finale sospeso porta esattamente lì. Mi auguro che Renzi agisca, poiché la lotta contro la violenza domestica è una priorità assoluta.
Impellente. Da non rimandare.
Un abbraccio a te e un sorriso per una bella giornata.
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Ci sono molte Lucia nel mondo femminile e purtroppo ancora troppi Marco, eppure anche molte Donne forti e indipendenti sono incapaci di reagire, amano non ricambiate, perché la violenza sia fisica che verbale non è amore e quando dopo averla massacrata l’uomo le dice che non lo farà più ci credono perché quella vocina di merda le dice che se lo merita. Nessuna Donna lo merita. Scusa lo sfogo ma quando si parla di violenza su Donne e bambini… grazie Ale per questo post, forse qualche Donna leggendolo riuscirà a ribellarsi… speriamo.
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@ LOREDANA un altro bellissimo commento che testimonia l’attualità – una ben triste attualità – del tema qui trattato. Il tuo sfogo è sacrosanto e faccio mio il tuo augurio. Da parte delle donne occorrono volontà e coraggio – e ammetto che non è semplice. E in ogni caso, ciò non è sufficiente: polizia, carabinieri e magistratura devono colpire duro, cosa che per il momento non stanno facendo.
Speriamo…
Un sorriso, mia preziosa amica*
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Ciao Ale,anche questa volta hai affrontato un tema di triste attualità, molto spesso nei tuoi post hai affrontato argomenti difficili e la tua sensibilità nello scrivere di questi orrori aumenta la stima che ho di te. Grandioso il finale, il lettore può deciderlo come desidera, in bene o in male…per Lucia o per marco,grazie .
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Triste, crudo, tormentato. Ha tutto quello che deve avere, mi sono commossa. Spero che un giorno Lucia trovi la forza di reagire.
A presto!
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@ TOSCA grazie a te!
Quando io scrivo, vado dove mi porta il cuore, dato che raramente so in anticipo dove andrò a parare. Se questo sia un pregio oppure un difetto, francamente lo ignoro, né me ne curo.
Il finale, da te così generosamente lodato, è volutamente aperto. E, giustamente, sta al lettore deciderlo in base alla propria immaginazione. Resta il tema: triste, così come sono tristi gli episodi di becera violenza rivolti ai bambini e agli animali.
Un abbraccio.
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@ MARTI C. anch’io mi sono commossa, mentre scrivevo. Detesto la brutalità di Marco, e dei “reali” esseri indegni che gli assomigliano. Non sono pochi, amica mia, purtroppo.
Ti ringrazio, sperando nella ribellione di Lucia… e di molte altre donne.
Un caro saluto e l’augurio di una notte serena ^^
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Insolita e amara analisi di una realtà così perversa.
Leggere la tua storia è stato difficile, la rabbia e il disgusto prevalgono sul senso di solidarietà umana.
Lucia aveva ed ha solo bisogno di cure, di interventi e di terapie di recupero per traumi che risalgono ai suoi primi anni di vita. Nessuno le ha dato mai una mano, l’uomo che le è vicina, che lei ha sicuramente scelto, continua ad abusare del suo corpo perché lei sente il folle bisogno di espiare colpe inesistenti, solo fantasmi della sua infanzia vissuta subendo la forza e la violenza di chi le ha rubato il diritto alla vita normale.
Ora ho solo bisogno di sorrisi per riprendermi! 🙂
Te ne mando tanti *________*
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@ CLE REVERIES ecco un altro commento di grande spessore! E una nuova visuale del racconto che giustamente prende in considerazione l’infanzia-adolescenza di Lucia, che hanno causato traumi non ancora risolti.
Tanti sorrisi a te, Lady*
(Incidentalmente noto che, almeno per ora, un solo maschietto si è fatto vivo).
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Cara Ale non ti devi stupire se nessun “maschietto” non ha commentato, non è un argomento facile da trattare per un uomo, che credo si senta tradito da questi esseri che non oso chiamare uomini, ovviamente noi donne siamo più coinvolte e ci sentiamo più vicine alle vittime, quindi credo o voglio credere che i tuoi lettori Maschi condividano anche loro tristemente la storia. Buona domenica!
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@ LOREDANA mi auguro proprio che tu abbia ragione. Se si trattasse di disinteresse sarebbe un cosa ben triste! No, preferisco credere alle tue parole e alla tua intelligente disamina.
Serena domenica a te, cara amica.
E viva il sole 🙂
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Carissima, torno domani con più calma a leggerti
Abbraccione
Mistral
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@ OMBREFLESSUOSE baci, Mistral 🙂
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Cara Alessandra, hai toccato, con il tuo racconto, la storia di tante donne che, assuefatte a questi comportamenti vigliacchi e animaleschi da parte dei loro compagni rischiano, e troppo spesso, perdono la vita.
Brava, un tema di forte attualità e disperazione
Un abbraccio da Mistral
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Credo che hai raccontato la storia di molte donne che subiscono violenze tra le mura di casa e non dicono nulla o meglio non hanno il coraggio di affrontare l’esposizone al pubblico della loro sfera privata.
Bello e ben sviluppato la storia lascia col dubbio amletico: Lucia vincerà la paura o la supererà uccidendosi?
Un caro saluto
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@ OMBREFLESSUOSE hai ragione: è un tema di forte attualità e disperazione, e non si fa abbastanza per proteggere le vittime di quei bruti.
Kisses*
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Hai saputo portarci dentro la testa di Lucia, attraverso i suoi occhi, guardando il dentro attraverso il fuori di una persona, senza strafare, in maniera asciutta e perciò vera e toccante. Per questo mi piace leggerti.
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@ NEWWHITEBEAR voglio essere ottimista: alla fine Lucia reagirà.
Un caro abbraccio.
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@ RODIXIDOR sono davvero lusingata! Nei miei limiti, cerco sempre di non “eccedere” e di mantenere uno stile sobrio; poi, chiaramente, a volte funziona, a volte no.
Un sorriso per una magnifica serata * ____________ *
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Il racconto fa rabbrividire. Ancora di più lo fa la considerazione che non è distante dalla realtà di molte donne. Mi piacerebbe leggere che a un certo punto, forse spinte dalla disperazione, queste donne trovano in loro stesse la forza per reagire. Ma il fatto di non leggerlo è, purtroppo, anch’esso aderente alla realtà.
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST è tutto vero ciò che scrivi, caro lupo, però io mi auguro fortemente che le cose cambino. Se non da parte delle donne, da quella della polizia.
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Pezzo di una sensibilità estrema, come le donne sanno fare. Un caro saluto, a presto. Univers
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@ UNIVERS81 ho cercato di fare del mio meglio, caro.
Grazie!
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Eccomi di ritorno, l’avevo letto senza poterlo commentare.
Ti è capitato di leggere libri (di solito libroni) così coinvolgenti da rendere labile il confine tra lettura e realtà? A me è successo, sì, e anche con questo tuo personaggio, così diverso dalle tue ultime Fab Four: stamattina, nel dormiveglia, ho pensato ‘Chissà poi se Lucia ce l’ha fatta a tirarsene fuori…’
Buon segno, per il realismo della tua scrittura; brutto segno per la realtà a cui si ispira!
Mi piacerebbe trovare il tempo di approfondire; ho apprezzato l’ultimo comento di Loredana.
Intanto, una vecchia canzone.
Ciao
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@ LILLOPERCASO ciao, Daniela!
Quello che hai scritto mi ha colpita profondamente. Sono lusingata ma anche imbarazzata. Non credevo di meritare un elogio così grande.
Ti ringrazio dal profondo del cuore.
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Ciccina!!
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@ LILLOPERCASO 🙂
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..
Quante persone, troppe, in preda a simili trattamenti..
Mano a mano che leggevo mi s’impadroniva una specie di ribellione
contro tutte quelli che non hanno rispetto, e abusano della vita degli altri,
usandoli come loro proprietà… Questa cosa fa troppo male, come fa male
in questo caso “Lucia” colpevolizzarsi come a giustificare comportamenti malvagi…
Sarà che quando scrivi, sei talmente brava, che mi sembra di entrare nella vita
del personaggio più debole… ma ho mai sopportato nessun tipo nè atto di violenza..
Un abbraccio carta e buon fine settimana
Michelle
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….
ops errate corrige…”cara”
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@ VENTIDIPRIMAVERA chapeau, Michelle!
Un grande abbraccio a te.
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Molto, molto bello pure questo. In realtà, non c’è un motivo uno per cui una persona (ubriaca o no) dovrebbe usare violenza contro un’altra. Nemmeno se a lei piacesse (ma è vero piacere, poi? No. E’ semmai il sintomo di un problema di quella persona, che pensa di meritare la sofferenza. Un problema di cui è da vigliacchi approfittare), perchè ciascuno di noi ha sempre almeno una possibilità di fare ciò che gli dice la coscienza. Sempre.
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@ BRUM carissimo: il mondo non è fatto solo da persone perbene come te, ma anche da vigliacchi, mascalzoni, figli di… con tutto il rispetto per le loro povere madri.
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