Tom era il migliore, ma aveva commesso un errore. Per tre sere consecutive si era recato nello stesso ristorante, pagando sempre il conto con una banconota da cento dollari, e intascando il resto. Per sua somma sfortuna il locale apparteneva alla moglie di un agente dell’FBI, che insospettita consultò il marito. Quella sera, casualmente, l’uomo stava cenando proprio lì. Tom trascorse alcuni anni in prigione. Lo trattarono bene, e quando uscì le guardie lo abbracciarono.
Sebbene fosse un falsario, era un brav’uomo.
Ed era di natura cordiale e molto simpatico. Ascoltò con attenzione Patricia, quindi trasse un profondo respiro. “Prima un buon caffè.”, disse. “Poi un sigaro fumato in santa pace, dopodiché “visualizzerò” e infine procederò. Sarà il mio capolavoro, glielo prometto.”
Il giorno dopo si mise all’opera.
Mick Powell si era introdotto nell’ufficio del suo editore con la consueta arroganza. Poteva permetterselo, poiché i thriller che scriveva andavano regolarmente in cima alle classifiche di vendita. Poco contava che fossero basati solo su tre elementi, sempre gli stessi: violenza, sesso e azione. Ai lettori piacevano lo stile crudo e asciutto e la descrizione particolareggiata degli omicidi o degli strupri.
Posò sulla scrivania una risma di fogli. “Un capolavoro!”, dichiarò.
John Malgreave abbozzò un sorriso ironico. “Ancora violenza allo stato puro?”, domandò.
Powell scosse la testa. “Quando avrai la bontà di leggerlo, ti stupirai. Questa volta parlo di sentimenti. Voglio il Premio Pulitzer!”
Malgreave incarcò le sopracciglia. “Tu che parli di sentimenti? Sentimenti veri? Moti dell’anima? Mi sorprendi, Mick.”
“Leggilo e vedrai.”, fu la replica.
Malgreave lesse, e rilesse. In effetti, “Storia d’amore?” era un libro fantastico, scritto in modo eccezionale. Ciò che lo colpì fu il brano in cui veniva descritto in maniera superba lo stupro di Jane. Di sera, su una spiaggia illuminata dalla luna. Però, c’era un particolare che stonava. Un particolare inquietante. Un particolare che non lo fece dormire per molte notti.
Il romanzo fu pubblicato e balzò subito al primo posto. Arrivò anche il Premio Pulitzer, e un noto produttore si fece avanti per trasformarlo in un film. Nel frattempo, Malgreave rifletteva e tornava con il pensiero al passato. Jane. Occhi blu come il mare, capelli biondi simili a una distesa di grano, il sorriso sulle labbra, l’intelligenza pronta, l’arguzia e il candore. Dopo di lei, non aveva più amato. Il lavoro era un rifugio, nient’altro. Un rifugio dall’angoscia, dal tormento: Jane si era uccisa, in seguito a una violenza subita. Per lei, che amava le cose belle della vita, era stato un peso insopportabile, come un macigno.
Un giorno, invitò a pranzo Powell. Mentre attendevano le costate, gli chiese: “Trovo molto interessante la scena dello stupro. E’ un sacco della tua farina oppure un episodio reale?”
“Ero ubriaco e lei non voleva.”, rispose lo scrittore, versandosi un bicchiere di vino californiano. “Ma quello che conta è il libro.”
“Non ti sei mai pentito?”
“Pentito? Se non fosse stato per quella notte, non avrei mai scritto un simile capolavoro.”
“Capisco.”, disse Malgreave.
Dapprima, comparve misteriosamente su cinque bancarelle un romanzo scritto da un autore ormai deceduto e non particolarmente famoso. In seguito, fu inoltrata una denuncia per plagio da parte della vedova. Mentre si teneva il processo, Catherine si introdusse nella casa di Powell e nascose “Stupro sulla sabbia” dietro a una fila di volumi. Era il lavoro di Tom, perfetto. La carta era quella giusta, la patina di sporcizia dimostrava che si trattava di un’opera non nuova.
L’avvocato difensore di Powell, contrariamente al volere del suo cliente, si appellò a una forma di malattia che portava a dimenticare certi episodi del passato e non altri. In breve, lo scrittore aveva completamente dimenticato di aver letto “Stupro sulla sabbia”.
Il giudice annuì, e commutò una multa a Powell.
Niente di speciale, ma non per Powell, che tornò nel suo appartamento furibondo e sconvolto. Passò in rassegna tutti i libri che possedeva, e che occupavano un’intera parete del suo studio. Li scaraventò per terra, sempre più furioso, finché non vide “Stupro sulla sabbia”. Sfogliò le pagine, incredulo.
L’indomani, appresa la notizia del suicidio, Catherine si rivolse una precisa domanda: era giusto ciò che faceva?
Liberamente tratto da “Tiré a part” di Jean-Jacques Fiechter.
Molto bello.
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Una libera interpretazione molto ben congegnata che appassiona il lettore fino alle righe finali.
Sembravano tanti pezzi staccati tra loro ma il puzzle si è ricomposto come per miracolo sulle righe finali.
Un caro abbraccio
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@ CHIARA grazie, cara!
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@ NEWWHITEBEAR era ciò che speravo.
Un grande abbraccio.
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Molto bello, strutturato con grande sapienza. I pezzi trovano l’uno l’incastro nell’altro solamente nel finale. Ottimo, bravissima Alessandra.
Serena notte, Pat
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La vendetta si può esercitare in molti modi, e questa mi pare ottima. I libri possono servire anche a questo!!! Buona notte.
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Gioco di incastri che solo alla fine si fa ammirare rivelando una storia molto interessante.
Un abbraccio
*____*
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quanto siamo profonde carissima …bellissimo anche questa volta
non ho altre parole per te ….sei fortissima
abbi una giornata di sole
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Un racconto molto bello, strutturato bene e con un’ottima soluzione finale!
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La domanda che Catherine si pone è più che comprensibile. Complimenti: un racconto scritto benissimo.
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Ottimo. L’ispirazione é un’ottima e meditata ispirazione. Non poteva essere diversamente.
Come é ottima la domanda finale.
C’é una sorta di prima revisione dell’operato fin lì compiuto.
Vale la pena di applicare la legge del taglione, in ogni caso, oppure esiste un’altra via praticabile?
Alla violenza serve rispondere con altrettanta violenza?
Si apre un dibattito e non rimarrà certo senza colpi di scena.
ps: io mi mantengo fedele all’idea della raccolta. e non smetterò di sostenerlo.
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Strano, particolarmente strano…e bello, in modo particolare!
Un abbraccio…
Ps…la pubblicazione è ormai prossima!
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@ PATRIZIA M. non era semplice, ma ho avuto fortuna.
Buona serata, cara Pat*
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@ LOREDANA mi sovviene un proverbio: ne uccide più la penna che la spada, o qualcosa di simile.
Un sorriso per te ^^
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@ CLE REVERIES sono lietissima che il racconto ti sia piaciuto.
Un abbraccio a te, Lady!
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@ MAIRITOMBAKO il sole oggi c’era!
Grazie e un bacione.
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@ MARTI C. ti ringrazio di cuore.
Che per te questa sia una bella serata ^^
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@ LUCIA benvenuta nel mio blog! Mi piace molto il tuo nome. Sì, Catherine si è posta una domanda inquietante. D’altro canto, c’è un motivo per cui questa serie si intitola “Il lato oscuro”. Le ragazze operano per il bene, ma spesso – va detto – con metodi discutibili.
Grazie.
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@ CAPEHORN condivido il tuo pensiero. In alcuni casi, le girls sono andate “oltre”. Se ben ricordi, nel primo episodio, Catherine evirò un uomo. Un mascalzone, certo, però…
P.S. questo dipenderà dal numero dei racconti. In ogni caso, ti sono grata per la richiesta 🙂
E, naturalmente, per il commento.
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In fondo la ferocia iniziale sta scemando. Da una parte sono più organizzate e si sono anche raffinate nelle loro sentenze. Ora sembra che le stesse vengano dettate più dalla testa che non dalla pancia e ciò implica un salto di qualità che si riverberà sulla sostanza dei racconti.
Quindi doppio complimento.
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@ CAPEHORN del quale ti ringrazio doppiamente. E’ giusto quello che affermi, anche se comunque “un lato oscuro” appartiene anche a loro. Direi che sono più orientate verso la Bibbia piuttosto che verso il Vangelo.
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@ MARI GUERRIERA è vero: è una storia singolare. Anni fa vidi il film che mi piacque moltissimo. “Sapevo” che prima o poi ne avrei tratta ispirazione.
P.S. molto bene!
Bacione ^^
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Concordo, con New, saluti da Salvatore.
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Caspita, mi è piaciuto molto, e fa anche pensare a ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, spesso divisi da una linea molto sottile…
http://www.wolfghost.com
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@ SALVATORE RIZZI lui è sempre molto attento e preciso.
Ciao!
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@ WOLFGHOST la linea è estremamente sottile, tanto da far dubitare Catherine.
Grazie, caro lupo!
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Certi racconti tuoi e questo in particolare ha un qualcosa che mi lascia piacevolmente imbambolata: aspetto il seguito, ben conoscendo la fine
Alla tua bravura, un plauso
Buon weekend, Alessandra
Abbraccio
Mistral
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Una storia fantastica.
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…
Che dire che già non sia stato detto
splendido o meglio superlativo!!
Un abbraccio cara.
Michelle
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@ OMBREFLESSUOSE un grande grazie, cara Mistral.
Bacio, abbraccio e sorriso ^^
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@ BARBECUE BABY benvenuta in questo spazio! Sebbene io abbia già mangiato, sento il profumo della carne cucinata alla brace 🙂
Un caro saluto e un sentito ringraziamento.
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@ VENTIDIPRIMAVERA ora arrossisco, Michelle!
Bisous, chérie*
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Gran bel racconto. Non so rispondere alla domanda di Catherine, mi dispiace.
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Grande pezzo, sotto molti punti di vista, rende partecipi nella lettura e il finale rimette molte cose a posto in maniera direi quasi perfetta. Un plauso, a presto. Univers
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@ BRUM nemmeno io, caro.
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@ UNIVERS81 meglio di così non potevo leggere!
Ti ringrazio, “vecchio” amico.
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beh, Catherine aveva solo posato un libro…i nodi, si sa che prima o poi possono venire al pettine e la vendetta per l’impunito è anche essa in agguato.
Geniale la modalità.
Gradevole la lettura.
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@ ILI6 l’impunito alla fine ha pagato, cara Marirò.
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