Era più ciò che li accomunava di quello che li divideva. Entrambi erano freddi, risoluti, esperti e spietati. L’unica differenza stava nel fatto che Stavrogin uccideva per necessità, Altmann perché gli piaceva farlo. Per il resto, ambedue erano abituati a eseguire gli ordini e a portare a termine le loro missioni con successo. E ciascuno dei due credeva fermamente – o, nel caso del tedesco, aveva creduto – in un’ideologia. Il nazismo e il comunismo. Altmann era troppo intelligente per cullarsi nei sogni sciocchi di chi sperava che un giorno qualcuno avrebbe raccolto l’eredità di Hitler e guardava con disprezzo i gruppuscoli che inscenavano ridicole manifestazioni a favore di uno Terzo Reich, che mai sarebbe più esistito. Da uomo pragmatico, qual era, aveva messo a disposizione della CIA le sue capacità per combattere contro quello che considerava il nemico storico, il regime sovietico. Deflorare, sfregiare e terrorizzare le piccole ebree era una parte della ricompensa che gli spettava; ammazzare rappresentava un sottile piacere.
Matrioska agiva secondo quanto gli era stato insegnato, con una sola eccezione che rappresentava proprio l’ex Hauptsturmführer della Gestapo. Non poteva dimenticare la morte di Klavdij. Per questo era estremamente soddisfatto: la viscida carogna nazista aveva avuto quello che meritava. In altre situazioni, si sarebbe limitato a stendere un succinto rapporto e ad attendere nuove disposizioni. Nella fattispecie, ora doveva tornare a Berlino per finire ciò che aveva incominciato: debellare completamente la rete dei traditori e, risentimenti personali a parte, senza Klaus Altmann sarebbe stato molto più semplice. In ogni modo, provava qualcosa che si avvicinava, seppure alla lontana, a un’emozione. In precedenza, era accaduto un’unica volta, anni prima, quando aveva difeso sua sorella in un bosco.
Adesso, comunque, voleva appurare se Altmann possedeva dei documenti riservati e, poiché non li aveva trovati nella macchina, uscito dall’albergo dove si era concesso un lungo sonno, dopo aver inviato un messaggio criptato, si avviò a piedi verso l’hotel Du Lac.
Un battello attraccò al molo, scaricando pochi intrepidi passeggeri. Non era la stagione ideale per visitare il lago di Como. Nel cielo, sole e nubi si rincorrevano; la breva soffiava regolare, increspando l’acqua e creando suggestivi giochi di luce e di penombra. Un maestro della fotografia ne avrebbe tratto immagini esemplari.
Indifferente al paesaggio, Matrioska passò davanti a un bar, provvisto di una grande vetrata.
La donna lo vide e lo riconobbe.
Babij Jar, Unione Sovietica, 30 settembre 1941. Il respiro affannoso della piccola Rivka, gli occhi da cerbiatta impaurita, le urla di dolore. Fuori della baracca, l’inferno in Terra. Era stato uno dei momenti più felici della vita di Altmann, e su di essi si concentrò mentre si trascinava sulla strada chiamata Valassina per raggiungere Bellagio.
Si fermò due volte a vomitare. Il capitano Abhisar Subramanian lo aveva avvertito. Provocare uno stato di morte apparente era rischioso e non privo di conseguenze. Gli girava la testa e sentiva le gambe deboli, ma non poté chiedere un passaggio, dato che in quel solitario panorama notturno non passò neppure un’automobile.
Eppure sapeva che il russo sarebbe andato a curiosare nella sua camera. Perciò doveva muoversi in fretta, ignorando stanchezza e dolore. Doveva trovare un’arma, magari un coltello o meglio ancora una pistola, posto che in quel paese esistesse un negozio che le vendeva, ed era improbabile. Ci avrebbe pensato più tardi; allo stato attuale, non riusciva a ragionare con lucidità.
Alle prime luci dell’alba affrontò l’ultimo ripido tratto in discesa che porta alla cosiddetta “perla del Lario”. A quel punto, le forze lo abbandonarono definitivamente.
Riuscì a gettarsi per terra dietro un cespuglio e cadde in un sonno che forse era l’anticamera della morte vera.
Londra. Il rezident del KGB Sergej Vadimovic Sokolov stava riflettendo davanti alla finestra. Benché non avesse minimamente creduto al “passaggio di campo” di Monica Squire, aveva tuttavia preso atto di quanto la CIA aveva maldestramente organizzato: predisporre una trappola che aveva lo scopo di eliminare Aleksandr Sergeivic Stavrogin. Il messaggio, ricevuto tramite one-time pad, lo tranquillizzò sotto questo aspetto. Matrioska aveva ucciso il tedesco.
Quello che al MI5 e a Langley non sapevano era che Sokolov disponeva di una vera “talpa” all’interno del servizio segreto britannico. Non era un uomo geniale come Philby, né spregiudicato come Aldrich Ames: comunque era utile.
Mentre i suoi superiori si riposavano nella campagna inglese, con al seguito mogli e cani, Miller si era dato da fare. In linea teorica, Sokolov avrebbe potuto affidare l’incarico a un agente “illegale”, cioè privo di copertura diplomatica, ma preferiva preservarli per altre incombenze; e se si fosse avvalso di un elemento della prima direzione centrale che operava regolarmente all’interno dell’ambasciata sovietica, era pressoché certo che sarebbe stato seguito.
Miller aveva appurato due cose. La prima, che Squire nella scacchiera rappresentava una semplice pedina; la seconda, che la “regina” – proseguendo nel paragone scacchistico – aveva lasciato di soppiatto Londra per andare in Italia. E dove, se non a Bellagio? Miller aveva anche tentato di approcciare Monica Squire: purtroppo, però, se non possedeva il carisma di Philby e la sfacciataggine di Ames, condivideva con loro la passione per l’alcool. La giovane donna aveva rifiutato con fermezza l’invito a cena di un individuo palesemente ubriaco.
Ma andava bene così. Anzi, male, si disse il rezident. Se Kris Howe aveva raggiunto Altmann, sebbene in ritardo visto che ormai era morto, era per un motivo preciso: aiutarlo. Sokolov non immaginava, né gli sarebbe interessato saperlo, che Howe aveva in animo di eliminare il tedesco, una volta che Stavrogin fosse stato ucciso; quello che invece sapeva e che lo preoccupava era che Matrioska non conosceva Howe. Questo lo esponeva a un serio rischio.
Impossibile mettersi in contatto con lui.
Sergej Vadimovic Sokolov tornò alla scrivania e compose un numero di telefono.
A Milano qualcuno ricevette la chiamata su una linea sicura.
E’ scritto così bene che sembra di vivere ogni singolo passaggio.
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@ CHIARA ti ringrazio moltissimo!
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concordo con chiara..senti ogni riga ,come se fosse adesso/./sei bravissima cara mia
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Se non erro, ricordo, e sei sempre brava! Saluti da Sar.
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@ MAIRITOMBAKO ti abbraccio forte, amica mia ^^
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@ SALVATORE RIZZI sei sempre caro, “vecchio” Sar. Un cordiale saluto.
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Ottimo capitolo. Descritto con fredda ma intensa decisione ogni momento dei due contendenti, Interessante anche la seconda parte sviluppata con intelligenza.
Chi risponderà a Milano sulla linea sicura? Ma certamente lo sanno tutti: Ale!
Un caro abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR la tua battuta finale è formidabile!
Sono molto contenta che questo capitolo ti sia piaciuto. Non ci sono colpi di scena, ma è impossibile farne a ogni episodio. D’altro canto, sarebbe poco credibile, almeno a mio giudizio.
Un grande abbraccio.
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La faciltà con cui scrivi, con cui affronti ogni argomento, é incredibilmente stupefacente…e il risultato é sempre perfetto!
Bacionissimi
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@ MARI arrossisco, MIA guerriera.
Abbraccione ^^
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Come una meticolosa burattinaia muovi i fili dei tuoi personaggi, in questo episodio la freddezza dei due agenti materializza tra le righe.sempre più intrigante e avvincente!bello, e come sempre brava!!! Una tranquilla notte.
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@ LOREDANA mi piace molto la definizione “burattinaia”: qualcosa di nuovo rispetto a “panettiera” 😛
I due uomini sono freddi sì, e la lotta sarà dura.
Grazie, cara!
E una felice notte a te.
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Splendido capitolo, che non smentisce quanto sei brava a scrivere. Hai saputo mettere in risalto la freddezza dei due interpreti in maniera magistrale.
Sempre più avvincente, sempre più intrigante, sempre più bello!!
Bravissima Alessandra.
Serena notte e buona domenica. Pat
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… e si, avevamo bisogno di prendere fiato, anche se non è proprio un clima calmo. Hai dato una buona assestatina ai programmi e non mancano le attese, ne vedremo di belle!
Buona domenica
*_____*
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Un tranquillo capitolo di passaggio, nel quale si pongono le basi per ulteriori sviluppi. Chi doveva morire non é morto e chi pensa di aver compiuto la missione e ben lungi da averla compiuta. C’é una variabile inglese in movimento e una americana che fa altrettanto ed é certo che anche sul nostro suolo si metta in movimento qualcosa.
Insomma non possiamo dire: bocce ferme e prendiamo un lungo respiro.
Tutt’altro; é sempre corto e ansimante, ma ci piace.
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Ti seguo, soprattutto la tua bravura
Un abbraccio
Mistral
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@ PATRIZIA M. rispondo con un po’ di ritardo, perché non sono stata molto bene. Ora, comunque, è tutto ok.
Le tue parole mi fanno un grande piacere!
Buona prima settimana di primavera, cara Pat ^^
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@ CLE REVERIES mi auguro che tu abbia ragione 🙂
Lots of love, my friend*
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@ CAPEHORN ottima sintesi, caro Cape!
Posso anticipare che la vicenda non si concluderà sul lago… non quello di Como, almeno. Mare, montagna, città? Vedremo…
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@ OMBREFLESSUOSE grazie e bacione, Mistral.
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Tensione che si taglia davvero nell’aria e nelle sensazioni, mentre si legge questa nuova puntata. E l’ambientazione a Milano mi è cara per ovvi motivi. Solita e confermata intelligenza narrativa. Un saluto, cara. Univers
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@ UNIVERS81 e da Milano qualcuno partirà…
Thank you, my friend.
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…
Accidenti quei due, risoluti e freddi….
quanto basta…. e Tu quanto sei brava…
scorrevole, intrigante e sempre più avvincente…
Un abbraccio Alessandra e radioso proseguo di serata!
Michelle
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@ VENTIDIPRIMAVERA molto risoluti e freddi. E’ meglio non incontrarli 😀
Grazie, chérie*
Bisous.
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Alessandra, molto bello questo episodio, i due agenti non dormiranno mai sonni tranquilli. Ci tieni sempre con il fiato sospeso e tanti interrogativi, e così aspettiamo il capitolo seguente. Chissà quanti agenti come il nostro Matrioska si celano tra di noi??? Notte.
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@ TOSCA a dirla tutta, non credo che l’Italia abbia un servizio segreto pari alla CIA o al KGB di allora; comunque il tuo interrogativo è più che lecito, considerando ciò che nel corso degli ultimi trent’anni è accaduto da noi.
Felice notte a te!
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Un capitolo dove non ci sono colpi di scena, ma si approfondiscono aspetti dei personaggi e si preparano eventi successivi. Il tutto con la solita tua bravura.
Un cordiale saluto, ciao
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@ ILI6 ben tornata, cara, e grazie ^^
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Gli intrighi di spionaggio sono uno dei tuoi pezzi forti, io mi sarei già perso nei meandri dei vari personaggi, tu invece li “conduci per mano” così bene da far sembrare reali loro e il racconto! Molto brava! 😉
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST ti sono veramente grata, lupissimo!
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Ciao! Scusa la lunga assenza. Purtroppo i problemi di salute si stanno rivelando più lunghi e fastidiosi del previsto.
Nulla di particolarmente grave, ma poca voglia di andare anche su internet in questo periodo.
Ti abbraccio!
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@ KRIS tu arrivi come il sole proprio nel giorno in cui esce il mio nuovo libro.
Ti faccio tanti, tanti, tanti auguri per la tua salute!
Un bacione infinito*
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