Il catalogo non era certo all’altezza di quelli di Christie’s o di Sotheby’s a Londra e nemmeno della prestigiosa casa d’aste Alexandra di Los Angeles.
D’altro canto era piena estate e i ricchi intenditori e collezionisti si trovavano in vacanza nelle loro ville lussuose o in qualche remota e bellissima isola, circondata dall’acqua color smeraldo dell’oceano. Anche la sede scelta non era quella principale, bensì una saletta che in genere fungeva da magazzino ma che per l’occasione era stata sgomberata e resa lustra. I dipinti esposti erano perlopiù opere mediocri adatte a gente senza troppe pretese. Era un’operazione strana, voluta dalla direttrice e maggiore azionista, e, com’era prevedibile, non suscitò particolare interesse.
“Non è per me.”, disse Diego Gomez. “Io fra un po’ me ne andrò”, e porse a Catherine un duplicato del suo testamento. La donna lo scorse rapidamente, appurando che i pochi beni dell’uomo basso e tarchiato che stava seduto di fronte a lei sarebbero andati ad alcuni istituti di beneficenza. Catherine gli restituì il documento annuendo con un sorriso triste. Da ciò che aveva letto trapelava che il signor Gomez sarebbe passato a miglior vita nel giro di qualche mese. Lui le porse un altro foglio e ribadì: “Non e’ giusto.”
Catherine esaminò il secondo documento, quindi guardò l’uomo con fare interrogativo. “E’ un normale contratto, perfettamente in regola. Ha ricevuto la somma pattuita?”
Diego annuì.
“Allora, cosa non è giusto, signor Gomez?”
“Io non ho studiato”, rispose l’ispanico, “ma un mio amico ha visto per caso il catalogo della prossima vendita all’asta di Alexandra ed è rimasto allibito quando ha saputo che avevo venduto quel quadro per soli mille dollari. La foto era sbiadita, ciò nonostante lui ha riconosciuto il tocco del Maestro. “Sei un pazzo e uno sprovveduto, Dieguito!”, mi ha detto. “Ma io che ne sapevo?” Scrollò il capo. “Chiaramente anche lei l’ha riconosciuto immediatamente e si è affrettata a tirar fuori il libretto d’assegni. A posteriori, ricordo di aver notato una luce avida nei suoi occhi. Da parte mia, ero convinto di aver concluso un buon affare.”
“Lei chi?”, domandò Catherine.
“Margaret Headgreve. Una donna giovane, attraente, carismatica – si dice così? -, sicura di sé… troppo sicura di sé, oserei aggiungere. Vincente, il mio amico, mi ha spiegato la procedura. Se la signora avesse venduto personalmente il dipinto, avrebbe rischiato un’incriminazione, o qualcosa di simile. Di conseguenza, ha organizzato un’asta in modo quasi clandestino. Un catalogo dimesso, distribuito in poche copie. Nessuna pubblicità, o quasi. E ha scelto un periodo “morto” per le gallerie; non solo: ha evitato di esporre il quadro nella sede principale per non correre il rischio che qualcun altro lo vedesse. Questo mi ha detto Vincente.”
“Lei, signor Gomez, com’è venuto in possesso di tale presunto capolavoro?”
“Presunto? Oh, no! Vincente è pronto a mettere le mani sul fuoco sull’autenticità dell’opera, e lui è un esperto. Lo portò con sé mio nonno dalla Spagna. Come lo ha avuto, è un mistero. Ma a mio padre non piaceva, così è finito in soffitta, coperto di polvere. Io l’ho ignorato per anni, poi un giorno, mentre sistemavo le mie cose, l’ho visto e ho pensato che potesse valere un centinaio di dollari. Meglio che niente. Però, lì per lì, ho dimenticato la cosa. E’ stato un mese più tardi che l’ho preso, ho cercato di pulirlo (senza grandi risultati) e, dopo essermi informato, mi sono recato dalla signora Headgreve. Lei non mi ha ricevuto. Nel frattempo, un’impiegata compilava vari moduli, credo che sia la prassi. Io mi guardavo attorno e a un tratto è comparsa, per ragioni sue, Margaret Headgreve in persona. Ha dato un’occhiata al quadro e, se non ricordo male, è improvvisamente arrossita. Sarà per via del caldo, ho pensato io. Poi lei mi ha detto di seguirla nel suo ufficio.”
Gomez assunse un’aria vagamente imbarazzata. “Mi ha invitato ad accomodarmi, lei invece si è seduta sulla scrivania; probabilmente è un metodo studiato per mettere a proprio agio l’interlocutore, per creare un clima confidenziale. Però quelle gambe… se avessi avuto vent’anni in meno, avrei perso la testa. E’ davvero una mujer fantastica. Lunghi capelli scuri, un corpo da favola; ma lo sguardo duro, tagliente, benché ostentasse una cordialità, che, a detta di Vincente, era falsa. E sicuramente lui ha ragione.”
Ci fu un silenzio. Catherine offrì un caffé al signor Gomez, aspettò che lo bevesse, gli permise di fumare, dopodiché gli chiese: “Secondo il suo amico…”
“Vincente.”
“Secondo Vincente, qual è il valore reale del dipinto.”
Diego scoppiò a ridere. “Non dubito di lui, e gli ho creduto subito perché è un uomo che non parla mai a vanvera, però, se sono matto io, lui è tre volte più matto. Secondo me, la signora Margaret avrebbe dovuto offrirmi almeno quattro o cinquemila dollari. Che, come le ho mostrato, andrebbero in beneficenza. Sa cosa rappresenterebbe quella cifra? Quante buone azioni diventerebbero possibili?”
Gomez si rilasciò sulla sedia.
Catherine lo fissò per alcuni istanti. “Questa è la sua valutazione.”, osservò poi in tono pacato. “Mi interesserebbe conoscere quella di Vincente.”
Gomez si schiarì la voce, spense la sigaretta e indicò una cifra. Quindi, rise di nuovo, fino a tossire convulsamente.
Catherine rimase impietrita.
Quando si fu ripresa, disse al signor Gomez che desiderava parlare con Vincente.
Nei giorni seguenti svolse una indagine molto discreta sul conto dell’affascinante mercantessa d’arte. Ciò che apprese non le piacque. Margaret era una donna avida di denaro, priva di scrupoli, seduttrice e incantatrice. Amava soltanto se stessa. Ricorreva a un mobbing spietato nei confronti di chi per una ragione o per l’altra non le andava a genio.
Se fosse finita in prigione, come meritava, poiché aveva ingannato e truffato i clienti più sprovveduti, avrebbe scoperto il lato oscuro della vita. Per le altre detenute sarebbe stata un bocconcino troppo appetitoso. E le notti in galera sono lunghe. Ma Catherine aveva piani diversi.
Nella saletta, c’era poca gente. L’asta veniva seguita con scarso entusiasmo, anche a causa del caldo torrido di quel pomeriggio. Il sudore imperversava. Margaret Headgreve, che sorprendentemente presentava personalmente i quadri, era tuttavia fresca come una rosa. Indossava un abito Armani e calzava sandali Jimmy Choo, perfetti per valorizzare i suoi piedi abbronzati e arcuati.
Furono vendute sette o otto croste; e giunse il momento del dipinto del signor Gomez. La prima offerta fu di duemila dollari, la seconda di tremila. All’improvviso, dal fondo del locale qualcuno alzò la paletta e scandì chiaramente: “Ventimila dollari.”
La tensione, in precedenza totalmente assente, vibrò nell’aria. Sguardi incuriositi cercarono l’uomo disposto a dilapidare una piccola fortuna per acquistare un’opera qualunque, un lavoro semplicemente dignitoso. Teste vennero scosse, in segno di disapprovazione o di compatimento.
Margaret non riuscì a trattenere un sorriso, annuì in direzione del dipendente che aveva fatto quella folle offerta e lasciò l’asta alla sua assistente. Mentre usciva dalla sala, la udì pronunciare le fatidiche parole: ventimila dollari uno, due… Poi si chiuse la porta alle spalle e abbandonò l’edificio. Era euforica. La attendevano a un cocktail esclusivo. E, in effetti, c’era molto da festeggiare, grazie a quello stupido ispanico.
Se avesse aspettato solo qualche secondo di più, avrebbe sentito una voce di donna che diceva: “Cinquantamila dollari.”
Due file dietro a Catherine, il direttore della banca che le aveva prestato quella somma sbiancò in viso, convincendosi una volta per tutte che sua moglie aveva ragione: era un imbecille!
Lo stupore fu così grande che nessuno reagì con la necessaria prontezza: né il dipendente che aveva il compito di acquistare il dipinto per “la casa” (successivamente lo avrebbe piazzato a suo nome), né la giovane assistente.
Il quadro fu aggiudicato a Catherine.
Trascorsero due mesi, poi il Los Angeles Times pubblicò in prima pagina una notizia sorprendente.
Un Goya, di cui nessuno era a conoscenza, era stato venduto per un milione di dollari.
Questo si che é un bel colpo !!
Un Goya venuto alla luce e fatto passare per una crosta alla Teomondo Scrofalo.
Le quattro ragazze iniziano a piacermi sempre di più. Oltre ad essere spietate, con chi merita, sanno apprezzare e conoscono l’arte e ne sanno valorizzare la bellezza. Soprattutto quando é a fin di bene, ma la bellezza non può essere altrimenti.
Un avido é una brutta persona di suo e tale rimarrà anche se veste “dernier cri”
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Come fai a scrivere post così straordinari, uno dopo l’altro, con una facilità estrema?
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@ CAPEHORN le quattro ragazze spesso utilizzano metodi assai discutibili, è vero; ma amano anche la giustizia… e quindi l’arte.
E, in generale, agiscono a fin di bene.
Grazie, Cape!
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@ CHIARA non so se siano “straordinari”. Quello che so è che quando scrivo mi impegno come se fossi pagata per farlo, anche se così purtroppo non è 😛
Ti ringrazio e ti abbraccio ^^
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Ancora un colpo delle Four Ale’s Angels.
Sempre più sorprendente e piacevole è questa serie di avventure della quattro ragazze.
Un caro saluto
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@ NEWWHITEBEAR sono lietissima che ti piacciano le “Ale’s Angels”.
Un caro abbraccio.
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Bellissimo colpo anche questo. Come sempre le ragazze, in questo caso Catherine ha giocato come il gatto con il topo con la gelida truffatrice.
Ottimo racconto, godibilissimo e scritto come sempre in maniera egregia.
Serena notte, Patrizia
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Ogni tuo scritto é come un appuntamento, di quelli che non vedi l’ora!….
Bellissimo, queste ragazze sono mitiche!
Un bacio
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LO ASPETTAVO COME ASPETTO OGNI TUO SCRITTO CARA MIA
CHE COLPO ,UNO SPETACOLO VERO
SEI GRANDE ,,,,,,HO LETTO GIA ,UN RACCONTO MERAVIGLIOSO
TI ABBRACCIO FORTE
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Un po’ diverso dagli altri, niente crudeltà e niente volgare cattiveria umana!
Qui si esce fuori dal solito cliché. C’è l’avidità che rende criminale una donna colta e sofisticata riducendola alla stregua di una volgare ladra spregiudicata.
Bella la punizione, mi piace!
Senza sangue e morti, ma molto efficace!
Sei grande
*__________*
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Brava. Sai avviluppare il lettore con descrizioni, salti di prospettive, colpi di scena.
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Dirti brava è il minimo. Gradita molto
Abbraccio
Mistral
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Bello! Ho apprezzato l’assenza di violenza in questa “puntata”, lo ha reso differente dal solito e quindi ancora più interessante 🙂
Un saluto
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Quoto, New, concordo. Saluti dal vecchio Salvatore.
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I truffatori sono sempre a caccia di persone vulnerabili come il signor Gomez, ma la giustizia per mano dell’astuta Catherine vince,bell’episodio.vado subito in solaio…chissà !!! A presto
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@ PATRIZIA M. mi fa molto piacere che questo episodio ti sia piaciuto. Devo dire che queste ragazze – “nate” per motivi a me misteriosi – mi intrigano sempre di più. Perciò, la serie proseguirà.
Un sorriso per un buon fine di giornata, cara Pat*
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Altrettanto a te cara Alessandra 🙂
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@ PATRIZIA M. 😛
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@ MARI un bacio a te, MIA guerriera!
Incrocio le dita per i prossimi “appuntamenti”.
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@ MAIRITOMBAKO anch’io ti abbraccio forte.
ευχαριστίες ^^
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@ CLE REVERIES una donna colta e sofisticata che subisce la meritata punizione! Resta comunque ricca, però un milione di dollari sfumati…
Talvolta, i morti non servono 😛
Lots of love, my Lady.
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@ RODIXIDOR grazie di cuore ^^
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@ OMBREFLESSUOSE ti ringrazio, cara Mistral.
Abbraccione*
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@ MARTI C. nei miei limiti, cerco di variare, amica mia.
E sono contenta che tu abbia gradito.
Un caro saluto a te.
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@ SALVATORE RIZZI lui è sempre molto attento.
Привет, дорогая.
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@ LOREDANA ho trovato la mia casa allagata, ma i commenti fin qui ricevuti mi hanno risollevata il morale. Il tuo, naturalmente, è assai gradito.
Ti auguro di ricevere una bella sorpresa in solaio 🙂
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Beh, mi è bastato un po’ di acetone per unghie e una chiave inglese e … le case si allagano! Non fa bene alla salute raccontare le mie (per fortuna poche) disavventure. Eppure ti avevo avvisata, un po’ di tempo fa!
Ricordi quelle due mie “amiche” che ti avvicinarono su un passaggio pedonale?.
Sembrava avessi capito.
Tu no, eh?
Vabbè, oggi la casa, domani chissà …
Le “Ale’s angels”?
Ahahahahahahahahah. non hai conosciuto le Margaret’s devils!!!
Stammi radiosamente in campana.
MH
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@ MARGARET HEADGREVE loro, appunto, erano in due; io ero sola.
Bene, bene: forse meriti un altro capitolo 😀
Magari una punizione più severa…
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Più severa?
Cos’è, una minaccia?
Occhio perché ho una “Gioconda” da piazzare di un tale Vincenardo da Leinci. Non è una delle sue migliori, ma è degno dell'”Urlo” di Monaco.
Vorrei ricordare che la tua “protetta” non distinguerebbe un Giorgio Morandi da —>Gianni Morandi.
Adesso vado.
Ho un’asta.
Pezzo forte: Amphitheatrum.
Prima offerta (sostanziosa) dal solito russo arricchito: Polloski Stavrogin, detto “Furbijoska“.
Staremo a vedere.
Buona vita
:-p
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Un Goya, caspita! Un bel tiro mancino per la gallerista arraffatrice e opportunista. Tutto è bene, quando finisce bene e dove vi sono le quattro girls è sempre a buon fine.
Vicenda interessante e molto ben narrata, sei proprio bravissima.
un affettuoso abbraccio
annamaria
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@ MARGARET HEADGREVE comunque sia, io ho un debole per le signore affascinanti e perfide. Nel senso che amo farle soffrire 😀
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@ ANNAMARIA49 grazie, carissima Isabel!
Ti abbraccio forte.
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ahah grande! 😀 Ottimo piano… però Margaret è un’idiota! 😛
http://www.wolfghost.com
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La tizia della foto assomiglia vagamente a Katy Perry, non trovi? 😀
http://www.wolfghost.com
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Che odiose queste faccine… ma chi te le ha messe? 😮 😀
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MIA strega-scrittrice…..notte di equinozio di primavera! 😉
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@ WOLFGHOST lupissimo, un’idiota forse no, perché se non ci fosse stata Catherine…
Sì, convengo, però è Alexis Bledel.
Le nuove faccine sono orripilanti! WP una ne pensa e una ne inventa…
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@ MARI mia guerriera-poetessa, un bacione!
E viva la primavera * ___________________ *
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Grazie! Sei un tesoro…il valore aggiunto che mancava! Bellissimo e piaciutissimo
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@ MARI mi fa molto piacere, MIA guerriera.
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@ MORVCOIDL thank you a lot! Your question is too much difficult for me e for my english…
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….
E come sempre un pò in ritardo arrivo
a leggere le mie puntate, come questa serie di racconti
scritti alla grande con meraviglia e dedizione…
immedesimata mi sembrava essere ad un asta!
Un abbraccio e buon inizio di primavera cara
Michelle
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@ VENTIDIPRIMAVERA l’importante è che tu ci sia, chérie.
Mi hai fatto un grande complimento!
Bisous, chou*
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Chi di spada – pardon: di asta – ferisce…
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@ LILLOPERCASO come sempre, sei formidabile, Daniela!
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Molto interessante questa puntata, nonostante ci sia poca azione per come intendo io… un saluto, carissima. Univers
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@ UNIVERS81 conoscendo i tuoi gusti, un po’ lo immaginavo. Nei prossimi post, vedrò di inserire maggiore azione.
Un saluto a te, amico mio!
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