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Vedere in azione gli uomini del Gruppo Alpha può spaventare. Non hanno nulla da invidiare alle squadre speciali del SAS britannico, alle unità del Mossad israeliano o al servizio d’azione dello SDECE francese. Per far parte di tale gruppo è necessario un addestramento durissimo, che soltanto in pochi riescono a sopportare e in pochissimi a portare a termine con successo. Naturalmente, l’identica cosa vale anche per le analoghe organizzazioni del Regno Unito, d’Israele e di Francia. Ma con una differenza: l’alone di mito che in Russia avvolge il Gruppo Alpha. Questo non ha riscontro con gli altri Paesi.
I sei agenti salirono le scale di corsa, abbatterono senza problemi la porta dell’appartamento ed entrarono con le armi spianate. Erano tutti muniti di giubbotto antiproiettile.
C’era un corridoio, su cui si affacciavano cinque porte. Il corridoio non rappresentava problemi, in quanto era diritto e terminava contro un muro. Inoltre era illuminato. Sebbene non fosse particolarmente largo, permetteva il passaggio contemporaneo di due persone.
I primi due si introdussero nel locale più vicino. Era il soggiorno ed era vuoto. “Nessuno!”, urlò uno dei due. Nel frattempo, il terzo e il quarto erano già nella camera da letto adiacente, anch’essa deserta; e il quinto e il sesto in un’altra stanza. Anche qui non videro anima viva. Con sincronia perfetta, la prima coppia entrò nella cucina. Erano operazioni che avevano studiato e ristudiato, provandole infinite volte in circostanze sempre diverse. Una casa in campagna, un appartamento in città, un garage situato in periferia. Gli ambienti venivano riprodotti con qualche piccola modifica, affinché non fossero tutti uguali. Ciò che comunque contava era la rapidità di esecuzione e la prontezza nel rispondere all’eventuale fuoco nemico. Quando giunsero nell’ultimo locale, il più piccolo, trovarono una vecchia che dormiva su una sudicia branda. La svegliarono bruscamente per interrogarla.
Ma l’anziana donna era palesemente una ritardata mentale.
Due minuti più tardi fecero rapporto a Pomarev. “L’appartamento è vuoto, all’infuori di una vecchia rimbambita.”
Il maggiore era furibondo, ma possedeva un grande autocontrollo. “Perquisitelo.”, ordinò con calma. Cassetti, armadi. Guardate ovunque: sotto ai tavoli, ai letti, alle sedie.”
La perquisizione fu effettuata con estremo scrupolo. Non diede alcun risultato.
“Perché la luce del corridoio era accesa?”, domandò a se stesso Pomarev, parlando a voce alta.
“La vecchia si era dimenticata di spegnerla o forse ha paura del buio.”, gli rispose il comandante della squadra.
“No.”, ribatté Pomarev. “Il motivo è un altro. Avevano fretta di scappare. Qualcuno li ha informati.”
Rifletté per qualche istante, poi in tono pacato disse: “La vecchia è rimbambita? Ma davvero? Spaccatele le gambe.”
Gli uomini esitarono. Era solo una povera vecchia.
Pomarev gli rivolse uno sguardo gelido. “Disobbedire a un ordine è un caso di grave negligenza. Può portare alla corte marziale.”
In quel momento non poteva saperlo, ma gli sarebbe successo di ripetere esattamente le stesse parole.
Dopo un attimo, gli obbedirono, anche se con scarso entusiasmo.
Quella mattina, il Bastardo si era svegliato abbastanza presto, aveva fatto la doccia e aveva consumato una prima colazione a base di caffè e spremuta d’arancia. Poi aveva chiesto al portiere di passargli la camera della signorina Kelly Wright; ma era già uscita.
John Wyman sostò per un po’ nell’atrio, rileggendo gli appunti che aveva preso durante la conversazione con Boris Eltsin: un uomo interessante che gli aveva fornito diversi spunti degni di nota. Quindi decise di fare una passeggiata. Passò davanti ai due agenti della seconda direzione centrale e rivolse loro un sorriso smagliante. I due distolsero lo sguardo. Uno studiò con interesse il soffitto, l’altro si guardò le unghie. Susan era sorvegliata da due coppie che si alternavano: giorni pari e giorni dispari. Non era un comportamento molto astuto, si disse il Bastardo. D’altro canto, da sempre erano abituati a spadroneggiare, perciò non si preoccupavano minimamente di passare inosservati, come invece avrebbero fatto gli inglesi.
Wyman varcò l’ingresso dell’albergo e attraversò la strada. Vide una giovane bionda vestita piuttosto bene per gli standard sovietici. Mentre si incrociavano, le scivolò la borsetta per terra. Il Bastardo si chinò per raccoglierla e gliela restituì con garbo. Lei sorrise e gli tese la mano. Quando si allontanò, Wyman scrutò pensoso il piccolo foglio di carta. Una calligrafia frettolosa aveva indicato un’ora e l’indirizzo di una chiesa ortodossa. Il biglietto era firmato “S”.
Quando si incontrarono, Susan disse che voleva essere invitata fuori a cena; era stanca della cucina dell’hotel. Il Bastardo acconsentì di buon grado e non le domandò come avesse trascorso la giornata, né perché avesse scelto un modo così strano per fissare un appuntamento. Lui aveva scritto e il suo articolo era quasi finito. Dal canto suo, Susan gli fu grata per la riservatezza tipicamente britannica.
Wyman la condusse da Yar, uno dei migliori ristoranti di Mosca, dove Susan mangiò con entusiasmo i finferli in coccio con patate novelle e sfogliatine tiepide con porcini e il fagiano ripieno di mirtilli.
Tuttavia, mentre il Bastardo sorseggiava una vodka, perse d’un tratto il buon umore. “Sono stanca di essere pedinata! E ho un presentimento, John. Questa notte non voglio tornare in albergo. E’ la ragione per cui ti ho inviato quel messaggio.”
Wyman sollevò un sopracciglio. “Un’intrepida agente della CIA che crede ai presentimenti? Che idea! Sono tutte sciocchezze, Susan. E poi ci sarò io a proteggerti.”
L’americana annuì, poco convinta.
Agniya sapeva che stava per morire, ma sapeva anche un’altra cosa: che non avrebbe mai tradito Sasha.
Agniya era nata a Stalingrado. I suoi genitori morirono fra le macerie della città, quando lei era ancora una ragazza. Agniya si salvò per miracolo. Vagò senza una meta, ascoltando in preda al panico il rombo dei cannoni e scorgendo, in lontananza, i mostruosi carri armati dei tedeschi. Poi incontrò Ivan, un giovane che all’incirca aveva due o tre anni più di lei. Fu lui a prendersi cura di lei, a procurare il cibo per entrambi, a consolarla e a infonderle fiducia. Fecero l’amore, mentre infuriava la guerra, nascosti in un bosco, e se nel loro atto esisteva un profondo significato, superiore alla malvagità degli uomini, alla sofferenza e alla paura, forse soltanto gli angeli avrebbero saputo coglierlo e, per una volta, si sarebbero rallegrati.
Agniya concepì una figlia due anni dopo, quando finalmente i panzer erano stati scacciati e l’Unione Sovietica si avviava alla vittoria. Ivan era stato reclutato sei mesi prima e ora stava combattendo con valore in un reparto di carristi. Alla fine della guerra, entrò a far parte del KGB. Era un uomo che credeva nei principi del comunismo, amava la sua patria ed era fiero di essere russo. Un uomo meraviglioso. Fu ucciso per ordine di Stalin, a causa di accuse totalmente infondate. Da quel giorno, una donna un tempo graziosa e piena di entusiasmo nei confronti della vita si trasformò in una maschera cupa e impassibile. Detestava il regime, e non faceva distinzioni fra Gorbaciov, Eltsin o chi si opponeva alle riforme. Nel suo animo semplice, erano tutti uguali. Tutti spregevoli. E ora ne aveva la conferma.
Sarebbe morta, però non avrebbe mai tradito suo nipote.
Un fiotto di sangue le uscì dalla bocca. Due uomini la tenevano in piedi, un terzo le sferrava violenti pugni allo stomaco. Pomarev la fissava.
Agniya gli sputò in faccia.
Pomarev rimase impassibile. Estrasse un fazzoletto da una tasca e si asciugò il viso. Ripeté la medesima domanda per l’ennesima volta.
Ormai Agniya non poteva più rispondergli.
La seconda unità del Gruppo Alpha entrò nel Radisson Slavyanskaya Hotel. L’uomo che li guidava si diresse verso il portiere. Cingeva una Makarov da 9 millimetri. “Kelly Wright”, chiese a voce alta. Il dipendente dell’albergo, terrorizzato, gli indicò il bar. “E’ lì con un signore inglese.”, rispose.
I quattro attraversarono a grandi passi la hall.
Davanti alla porta del bar, furono fermati da un individuo di media statura, ma con le spalle molto larghe. Esibì il suo tesserino. “Cosa credete di fare?”, domandò in tono freddo.
“Obbediamo agli ordini!”
“Gli ordini di chi?”, chiese l’agente del KGB. Nel frattempo, il suo collega lo aveva raggiunto.
“Del maggiore Pomarev.”, dichiarò il capo della spedizione.
“Interessante. Io, invece, obbedisco agli ordini del compagno presidente Kryuchkov. Mi sembra che stia più in alto.”, replicò l’uomo della seconda direzione centrale con una nota beffarda nella voce. Era ancora risentito per la sgradevole telefonata che aveva ricevuto da Pomarev. “E tali ordini sono chiari: non va toccata, in nessun modo e per nessuna ragione.”
I quattro del Gruppo Alpha si guardarono, indecisi.
“Buona notte!”, disse seccamente l’agente del KGB. E mostrò loro la porta dalla quale erano entrati.
Sebbene fosse concentrato sul compito di sedurre Susan, e avesse deciso di portarsela a letto quella notte stessa, il Bastardo non aveva perso nulla di ciò che era accaduto a pochi metri da lui.
Sogghignò. “Paradossale!”, pensò fra sé.
Poi si rivolse all’americana. “Hai due angeli custodi che ti proteggono, tesoro.”
“Tesoro?”
Qualche ora più tardi, Susan Cooper scoprì con grande soddisfazione che gli inglesi, o almeno quell’inglese, possedevano doti sorprendenti e una fantasia sconosciuta agli americani.
Erano le due di notte e mancavano quindici giorni al golpe.
Non ho il caminetto, anche se mi piacerebbe.
Dunque il terzo (il secondo per la cronaca) della trilogia ha una dimensione cartacea.
Un caro abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR e se sopravviverò a questo tremendo clima, entro un anno avremo anche “Matrioska”.
Un grande abbraccio.
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Si fa sempre più interessante e coinvolgente, sei veramente una grande forza cara Alessandra. Sai tenere il lettore legato alle tue parole, alla storia.
Bravissima, complimenti. Ciao e serena notte, Pat
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@ PATRIZIA M. un bacione, Pat!
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🙂
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E’ mio. Ora ti scrivo.
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Ciao Ale, non vedo l’ora di ricevere il “Crepuscolo” sono fiera di avere una amica di blog come te!!!ora faccio posto nella libreria.Notte!
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Alessandra che scoop, non lo perderei per nulla al mondo!!! Lo voglio…va bene anche il divano? magica notte!
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e quando credi che sia arrivata la propria ora per dire interessante e molto intrigante arrivi con una novita e lo fai ancora piu voglioso…sei tremenda
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Your blog, anneheche blog, appears to be getting more traffic than usual!
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E chi sarà questa gente???? (Visti due soli commenti…)
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@ PATRIZIA M. 😛
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@ CHIARA grazie*
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@ TOSCA ti ringrazio!
Un sorriso per te.
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@ LOREDANA eh eh eh ^^
Va benissimo!
Good evening.
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@ MAIRITOMBAKO un abbraccio, cara amica * _____________ *
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Percorsi storici, rivisti dalla tua capacità, sempre pronta. Saluti dal vecchio Sar.
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Senza camino….ma con un gran divano!….
Ogni tuo libro é un tesoro….
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@ SALVATORE RIZZI grazie, “vecchio” Sar!
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@ MARI non saprei, MIA guerriera…
WordPress mi comunica un boom di visite, però non vedo né commenti né alcun interesse…
Forse cambierò idea.
Bacione!
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….mmmmm…no…facciamolo!
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Ale sei una tosta non è’ da te cambiare idea…sogni tranquilli
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@ TOSCA scrivere questo romanzo per me è stata una gioia, ma anche una fatica infinita. Non mi piace scrivere cose approssimative, pertanto mi sono documentata… ma dove? Era difficilissimo… e allora vai sui siti russi, cerca, esplora, e poi dai l’anima…
Io non posso pubblicare un libro per quattro persone. E mi scuso con loro.
E con te, cara.
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@ MARI GUERRIERA a dire la verità, mi sento un po’ mortificata. Vediamo…
Ciò che mi colpisce di più è la mancanza di interesse da parte di amici lettori che pensavo fossero contenti.
Ti abbraccio!
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Un saluto…! Da Salvatore.
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@ SALVATORE RIZZI ciao, Sar!
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Proposta interessante, ti faccio tanti complimenti.
Non lasciarti spegnere, cara Ale, tu hai la stoffa della scrittrice, va avanti. Tu dici che non trovi interesse nei tuoi lettori, la cosa è soggettiva: c’è chi ama la narrativa sentimentale e chi quella riguardante lo spionaggio o i thriller ad esempio, per questo ti dico non lasciarti influenzare continua così.
Ti auguro una buona giornata, a presto.
un abbraccio
annamaria
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@ ANNAMARIA49a è verissimo quello che dici, cara amica, tuttavia conosco persone che non amano le lunghe storie a puntate e preferiscono leggere la storia completa. Però, su un pc è faticoso; io pensavo che l’idea di un libro potesse piacere. In ogni caso, procederò.
Grazie e un bacione.
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Notte sognante….
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oh, hai scelto un’ottima puntata per fare pubblicità al tuo libro! Direi che è molto rappresentativo 😉
Io lo ricordo molto bene e comunque non avrei tempo di leggerlo 😦 Ma a chi legge e se l’è perso o vuole fare un regalo… lo consiglio vivamente! 😉
http://www.wolfghost.com
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@ MARI a te, MIA guerriera.
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@ WOLFGHOST ti ringrazio, lupissimo 😛
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Puntata superlativa, soprattutto per la dovizia a precisione di particolari che ci riservi. Agniya è un bel tipo. Un piacere confermato quello di leggerti… per questo non devi mai mollare la tua passione e sono certo che non lo farai. Un caro saluto, a rileggerci presto. Univers
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@ UNIVERS81 finché avrò amici come te, non lo farò mai.
Besos!
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Ci sono, anche se con meno tempo e meno voglia,
in questo periodo faccio fatica a stare al passo…
Tu sei una grande e sono sicura che riuscirai a
coinvolgere i Tuoi lettori…
Bisous!
Michelle
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@ VENTIDIPRIMAVERA è successo anche a me, cara Michelle: quante volte ho pensato di smettere! Poi, però, mi sono ripresa e sono certa che accadrà anche a te.
Bisous, chou ^^
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Ottimo
Cordialità
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@ LORD NINNI grazie e radiosità, Milord!
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