Il padre di Catherine era un poliziotto e lei avrebbe voluto seguirne le orme.
Se non era accaduto era stato a causa del suo carattere: non riusciva ad accettare i soprusi e aveva litigato violentemente con un istruttore che si divertiva a umiliare una ragazza in effetti non molto dotata ma che si impegnava al massimo delle sue possibilità.
Carriera finita prima di incominciare.
Questo non le aveva tolto il desiderio di perseguire i delinquenti e di lottare per il bene. Ed esistevano altri modi per farlo.
Adesso era soddisfatta. Riteneva che la sua “squadra” fosse formidabile. Meg la dura, Heather la sfrontata, Patricia la perspicace. Quando arrivava un cliente, a seconda dei casi, affidava all’una o all’altra l’incarico. Era dotata di un notevole intuito e difficilmente sbagliava scelta. Suo padre era orgoglioso di lei… lo sarebbe stato un po’ meno se avesse saputo che aveva evirato un uomo. Anche se si trattava di una viscida carogna, non l’avrebbe mai perdonata. Ma, grazie al cielo, non lo avrebbe mai scoperto.
Un pomeriggio di sole e di vento si presentò da lei un anziano signore dall’aspetto garbato. Indossava indumenti modesti, ma puliti e stirati con cura; le scarpe ormai logore erano tuttavia perfettamente lustre.
Si chiamava Wilson Moore e dichiarò subito che odiava gli sbirri. Li conosceva bene. Oh, se li conosceva! Erano tutti avidi di denaro, pigri e corrotti. Non riponeva alcuna fiducia nei giudici, che considerava arroganti e superficiali. In quanto agli avvocati, non c’era razza peggiore. Benché irritata per quelle parole piene di pregiudizi, che oltretutto offendevano una persona integerrima come suo padre, Catherine lo ascoltò con attenzione.
Moore aveva assistito a una scena disgustosa. Due teppisti avevano preso a calci e pugni un uomo che in seguito alle lesioni era morto. Naturalmente, lo avevano derubato, poi erano scappati. Però, erano stati presi, incriminati e ora sarebbero stati processati. Moore scosse la testa. Li avrebbero condannati a vent’anni di carcere, e sarebbero usciti di prigione dopo appena dieci anni. “Inaudito!”, esclamò. “Lei sa chi era quel poveretto? Un mio amico con cui dovevo incontrarmi al parco per scambiare quattro chiacchiere. Un reduce. Vietnam. Un eroe di guerra.”
Catherine lo fissò, pensosa. “Perché dice che la pena sarà così mite?”
“Perché ho assistito all’udienza preliminare. Il diavolo ci ha messo la coda. L’avvocato d’ufficio che li difende è maledettamente in gamba. Farà carriera. La sua strategia è solida: le prove sono indiziarie, nessuno ha assistito al fatto; ci si basa sulle impronte digitali rinvenute sul portafoglio della vittima e sul passato di violenza che i due bastardi hanno alle spalle. Loro naturalmente negano, sostenendo che hanno trovato il portafoglio sul marciapiede, accanto a un uomo svenuto. Inoltre, il perito ha asserito che la causa del decesso è dovuta all’impatto della testa con il selciato della strada, e non alle percosse subite. E il giudice ha annuito. Ma la realtà è chiara: sono due assassini! E meriterebbero la morte.”
“Mi scusi, ma lei non ha testimoniato?”
“No. Non credo ai tribunali.”
Moore cominciò a tossire. Catherine si alzò, fece il giro della scrivania e gli versò un bicchiere d’acqua.
Tornò a sedersi e lo osservò, perplessa. “Signor Moore, cosa vuole da me, esattamente?”
“Giustizia!” Moore tossì di nuovo, le mani gli tremavano. Aveva le lacrime agli occhi. Quando riuscì a calmarsi, ripeté: “Giustizia.”
Cinque minuti più tardi, Catherine considerò la situazione. Moore era uscito zoppicando dall’ufficio. Sapeva che aveva ragione. Il verdetto della giuria non sarebbe stato equo. Heather? Patricia? Meg? No. Non si sarebbero certamente tirate indietro, ma non poteva chiederle un simile sacrificio.
Un bourbon? Sì, ci voleva un bourbon.
All’ultimo giorno del processo, Catherine si presentò in aula come testimone a favore. Il giudice minacciò l’avvocato. Rischiava la radiazione dall’albo. Ma Catherine sostenne di aver appreso la notizia con grande ritardo: si sentiva colpevole per questo, però era una cittadina onesta e ligia alle leggi. Era un suo preciso dovere intervenire in nome della verità. Vestita in maniera sobria, si esprimeva con un tono di voce pacato, senza mai abbassare gli occhi, né mostrare imbarazzo o vergogna. Conquistò la fiducia generale.
L’avvocato accennò ad alcuni precedenti e alla fine il giudice consentì a Catherine di testimoniare.
La donna declinò i suoi dati, giurò di dire tutta la verità, e affermò che, quando il signor Tom Harrison era stato ferocemente aggredito, lei si trovava a letto con i due indiziati. I teppisti la guardarono, sbalorditi. Il sostituto procuratore chinò il capo.
Dieci minuti dopo, la giuria emise il proprio verdetto. Innocenti.
Trascorsero tre giorni, poi, in una notte di luna piena, la polizia rinvenne due cadaveri. Qualcuno gli aveva sparato alla testa.
IL LATO OSCURO: CATHERINE
18 febbraio 2014 di Alessandra Bianchi
47 Risposte
Questo episodio è il migliore di tutti. Bravissima.
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@ CHIARA sono contenta che ti sia piaciuto.
Grazie ^^
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Questo dolce al sapore di vendetta… gnam!
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Finale sorprendente. Degno di Catherine. Moore voleva giustizia? Giustizia ha avuto.
La storia si svolge in un clima pacato che non lascia presagire un finale cruento.
Complimenti. Sei veramente in gamba. I nuovi episodi delle Angels saranno sempre più intriganti.
Un caro saluto
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ahah accidenti! 😀 Credevo che avrebbe testimoniato il falso, sì, ma contro i due, non a favore! Poi però si è capito il motivo… 😉
Episodio brillante 🙂 Non che gli altri non lo fossero! 😉
http://www.wolfghost.com
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…sarà anche Il mio lato oscuro?.. 🙂
Ho letto l’anteprima su fb nel silenzio delle prime ore del giorno. Bellissimo!
Un bacione
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Episodio ecclatante,una interpretazione alternativa della giustizia,molto efficace,anche se discutibile!Catherine e’ la mia preferita alter ego delle sue collaboratrici.ci hai fatto attendere questo episodio….la famosa ciliegina sula torta!!!Come sempre grazie.ti auguro una notte piena di bei sogni.
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@ LADYINISFAIL molto dolce, bella Giulia!
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@ NEWWHITEBEAR la giustizia della Bibbia, non quella dei tribunali…
Grazie e un grande abbraccio.
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@ WOLFGHOST talvolta le donne sono più astute (e crudeli) degli uomini.
Sono lietissima del tuo riscontro 🙂
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@ MARI MIA guerriera, forse anche il mio.
Quattro bacioni****
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@ TOSCA molto alternativa, cara.
D’altra parte questa serie si intitola “Il lato oscuro”, e questo vale anche per le quattro ragazze.
Grazie a te e sogni d’oro!
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Del resto sono convinta che tutti noi abbiamo un lato oscuro…li’ fermo in attesa di manifestarsi!!!
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@ TOSCA precisa! Anch’io ho il mio lato oscuro…
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Confesso che avevo pensato che Chaterine avrebbe testimoniato per fare avere una condanna più pesante ai due delinquenti e invece ancora una volta mi hai sorpresa con un colpo di scena finale. Bravissima, complimentoni.
Ciao, Patrizia 🙂
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@ PATRIZIA M. se mi conosci – e mi conosci – sai che amo i finali inaspettati.
Possono riuscire o meno, ma io ci provo 😛
Ti ringrazio, amica Pat ^^
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Riescono riescono, e alla grande anche 😛
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@ PATRIZIA M. * __________________________ *
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sei un tesoro prezioso……..scrivi con la mano nel cuore..sei piu che brava e ogni volta mi stupisci di piu…ma aspetto ancora il piu da te..ce’l ‘hai ,ne sono ormai certa
complimenti
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Il senso del giusto e’ soggettivo, la giustizia codificata ha sempre un risvolto amaro , la si può’ aggirare facilmente poiché va aldilà del senso morale dell’uomo. Qui ce ne hai dato un esempio, bello e avvincente direi!
C’est la vie! 😉
*____________*
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Questa è la dimostrazione che la giustizia è facilmente ribaltabile, una testimonianza non verificabile viene presa per vera: delle parole dette con sicurezza possono far cambiare un verdetto. La giustizia, poi, ha preso un’altra strada. Un finale inaspettato che mi ha lasciato sconcertata, bravissima.
buona serata cara,
un abbraccio
annamaria
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Vatti a fidare dei tribunali 😀 !
Comunque, leggerti è un gran gusto.
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Due facce della stessa medaglia, come del resto, ognuno di noi, ha in seno. Sempre brava e capace, ti dimostri. Un saluto da Sar.
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@ MAIRITOMBAKO sei sempre molto cara, amica mia!
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@ CLE REVERIES è sufficiente sfogliare un libro di storia o leggere le cronache recenti per appurare che quello che dici è assolutamente giusto.
Good evening, Lady!
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@ ANNAMARIA49 non a caso, questa “serie” si intitola “Il lato oscuro”…
Grazie, Isabel. Un bacione ^^
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@ LILLOPERCASO ti ringrazio moltissimo, Daniela 🙂
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@ SALVATORE RIZZI perfetto, caro Sar!
Un saluto da Ale.
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Giustizia: parola che oggi più di ieri non ha più valore e senso
Tu, cara Alessandra, con questo episodio magnifico hai ridato un po’ di lustro alla Giustizia
Bravissima sempre
Abbraccione
Mistral
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@ OMBREFLESSUOSE concordo con te sul fatto che la giustizia oggi non esiste più. Grazie, cara Mistral, e due abbraccioni**
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Voilà, la vendetta é servita. Più che freddo, questo piatto é gelido.
E ci vuole tutto, per poter arrivare ad ottenere una giustizia, che non é giusta, perché al vecchio Moore sarebbero bastati quei vent’anni di cui parlava.
Qui la giustizia va oltre, pare non voglia più impegnarsi per i due balordi.Tanto da chiudere loro gli occhi definitivamente.
Ha ragione chi dice che tra tutti questo é il più emblematico.
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@ CAPEH Bel commento Capeh, ” Il troppo stroppia ” vale anche per la Giustizia, anzi soprattutto, se giusto vuol dire equo, equilibrato. Bravo.
Il ‘farsi giustizia da sè’ è una conseguenza della inadeguatezza della giustizia con la minuscola, dell’applicazione della legge. I ‘giustizieri’ sono personaggi ambigui, che scatenano sentimenti ambigui.
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@ Lillo = Si parteggia sentimentalmente, per loro. I giustizieri.
Non hanno bisogno di lottare tra spirito e ragione, anche perché hanno già risolto il problema.
Il problema rimane al lettore: accettare in toto il sentimento oppure abbandonarsi alla ragione.
Qui però mi fermo. Sono in casa d’altri.
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@ CAPEHORN piatto gelido, senza ombra di dubbio.
Emblematico, caro Cape, perché si tratta del Lato Oscuro.
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Tanto oscuro che amoralità e immoralità si generano, procedendo l’una all’altra in un cerchio inquietante
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@ CAPEHORN vero.
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🙂
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Molto bello anche questo.
Il quesito fondamentale che solleva questo racconto è in parte assimilabile a quello del racconto precedente. Nonostante io sia a favore dell’inasprimento delle pene e soprattutto contrario agli sconti di pena (nonchè poco convinto del corretto operato dei giudici – e dei legislatori in materia penale-), non posso che confermare quanto detto nel precedente commento. Se ogni persona che si credesse nel giusto potesse farsi giustizia da solo, sarebbero guai.
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@ BRUMBRU questo è indubbiamente vero, anche se credo che i due casi siano diversi.
Lietissima che ti sia piaciuto.
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@ CAPEH A me pare che anche il lettore altaleni (altalenii?) tra i due sentimenti, e il valore di questi racconti è che tirino fuori questo conflitto, non credi?
(scusa Ale, ma a te piace che noi si discuta sul tuo blog, vero? :-D)
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@ LILLOPERCASO verissimo, Daniela!
E mi fa anche piacere l’altalena di cui parli 😛
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Una bomba di finale che sapevamo fosse in fase di scoppio e in effetti… non ha tradito le attese, almeno non le mie. Ed è a tinte molto noir. Complimenti ancora, un saluto. Univers
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@ UNIVERS81 grazie mille!
Molto noir… convengo.
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Mi è piaciuto tanto il finale…
dammi tempo mi metto in pari….
Ora passata in velocità per augurarti una buona domenica
in un abbraccio
Michelle
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@ VENTIDIPRIMAVERA mi fa molto piacere, cara Michelle!
Buona domenica a te * ______________ *
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Sorprendente.
Cordialità
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@ LORD NINNI grazie, Milord.
Faccio la riverenza.
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