Altmann atterrò a Milano, dopo un volo perfetto. Sbrigò le formalità alla dogana senza problemi – anche perché con sé aveva soltanto una valigia a mano, che conteneva biancheria, calze e due camicie di ricambio -, e salì su un taxi.
Quel giorno noleggiò un auto, si dedicò ad alcuni acquisti, poi, prima di fermarsi a dormire in un albergo del centro, notò lungo una strada secondaria una serie di cartelli che indicavano che, a causa di lavori in corso, l’accesso in quella data via era per il momento vietato. Si guardò intorno e non vide nessuno. Ne rubò uno.
L’indomani, si diresse con calma verso Erba.
Rispetto al “soggetto”, in linea teorica era in ritardo, ma in realtà – come sempre nella sua vita – si trovava in largo anticipo.
Durante l’ultima riunione alla Century House erano state avanzate tre ipotesi: la prima, che il tenente del KGB arrivasse in Italia in treno; la seconda, che invece optasse per un aereo; la terza, infine, che varcasse la frontiera in macchina. Aveva prevalso l’opinione di John Baker. Grazie alla vasta esperienza maturata nel MI5, che si occupa della sicurezza interna della Gran Bretagna e dello controspionaggio, dapprima come agente, in seguito a livelli dirigenziali, aveva espresso la convinzione che l’unico modo per entrare in Italia con una o più armi fosse quello di nascondere i ferri del mestiere all’interno di una vettura, nel bagagliaio o celati sotto l’automobile. L’Uomo di Ghiaccio aveva obiettato che, come avrebbe fatto lui, il “soggetto” avrebbe potuto servirsi in loco.
“E’ vero.”, ammise Martin Forbes del SIS. “Però lei conosce il territorio meglio di lui; perciò sa come muoversi. Non ci risulta che il russo abbia mai operato all’infuori dell’Unione Sovietica o della Germania.”
Kris Howe annuì. “La domanda successiva”, osservò, “è quale frontiera?”
“A questo ci penserò io.”, rispose Forbes. “Di primo acchito, verrebbe da pensare al Friuli o all’Alto Adige, magari alla Svizzera; ma non ne sono convinto. L’istinto mi suggerisce una località situata da tutt’altra parte: è quanto suggerirei a uno dei miei uomini. In ogni caso, disponiamo di una sua foto – nome e passaporto ovviamente saranno falsi. Ho già trasmesso le copie alle autorità italiane. Con alcune “raccomandazioni” ben chiare”, precisò. “Lasciarlo passare tranquillamente, informarci non appena fosse individuato e soprattutto non ficcare il becco in questioni che non li riguardano. Trascorro spesso le mie vacanze in Toscana e lì la gente è simpatica e ospitale: non vorrei che due poliziotti idioti commettessero l’errore di tentare di fermarlo. Sarebbe come avere due cadaveri sulla coscienza.”
“Sempre che non abbia cambiato i connotati.”, interloquì pensierosa Kris.
“Questo sarebbe un bel guaio.”, ammise Baker.
Seguì una pausa. Le parole di Kris Howe venivano soppesate. La sensazione era che nessuno volesse prendere in considerazione quell’eventualità.
“Molto bene.”, disse Altmann rompendo il silenzio e rivolgendosi a Forbes. “Prendo per buona la sua teoria. Poniamo che passi da Ventimiglia – se ho ben capito. O anche da un altro valico, in fondo cambia poco. A meno che non scenda dalla Valtellina, punterà su Milano. A questo punto, per raggiungere Bellagio, esistono tre percorsi alternativi: la strada che costeggia il ramo del lago dalla parte di Lecco, la sponda opposta, cioè quella occidentale, che parte da Como, oppure la Valassina, da Erba in su. Io devo sapere quale dei tre tragitti sceglierà.”
La risposta giunse prima del previsto, a metà pomeriggio, dopo un pranzo non particolarmente appetitoso. Squillò il telefono, a prova di intercettazione. Rispose John Baker che porse l’apparecchio a Forbes. La conversazione fu breve. “Ventimiglia.”, annunciò quest’ultimo. “Un mio uomo lo seguirà a debita distanza fino a Milano. Qui gli verrà dato il cambio. Quando sapremo dove si è diretto, toccherà a lei, signor Altmann.”
“Gli italiani non sono solo cordiali.”, commentò Howe. “Sono stati bravi!”
“Mmmm…” Forbes scosse la testa.
“Lo ha individuato lo SDECE, a Nizza. Non mi sarei mai sognato di fidarmi soltanto degli italiani. Così mi sono rivolto anche agli “amici” francesi.”
“Lo SDECE? Sono degli assassini!”, esclamò Howe, lanciando uno sguardo eloquente ad Altmann.
“Già.”, disse Forbes. “Assassini alquanto efficienti, però.”
Lungo la strada che da Como porta a Cantù, poco prima del sobborgo di Albate, sulla destra c’è un’armeria. Una scritta su un cartello informa la potenziale clientela che si effettuano riparazioni e che è disponibile una vasta gamma di armi nuove e usate. Non ci sono altri negozi nelle vicinanze. Più avanti, dopo un semaforo, c’è un bar, Il Circolo dei Lavoratori, sempre affollato, perlopiù da anziani, visti i prezzi modici.
La strada è trafficata, ma i pedoni sono rari e comunque il marciapiede si trova sul lato opposto.
L’Uomo di Ghiaccio posteggiò l’auto in un parcheggio situato in una via interna a circa duecento metri dall’armeria, scese e percorse a piedi quella breve distanza. Era una mattina serena e limpida, e il sole brillava nel cielo di un blu intenso; in lontananza si scorgevano i profili delle montagne.
Altmann varcò la soglia del negozio e si guardò attorno. Vide un notevole assortimento di tute mimetiche, uno scaffale che conteneva vari modelli di fucili e su un pianerottolo posto di fronte all’ingresso un banco dove erano ordinatamente riposte le pistole, protette da un vetro. Salì i quattro gradini e in quel momento da un locale adiacente comparve il proprietario, un uomo alto e massiccio con radi capelli grigi e dall’aria scorbutica.
Lo fissò, senza salutarlo. In un italiano dal vago accento tedesco, Altmann disse che voleva acquistare una Wilson calibro 45. Se l’armaiolo non avesse combattuto con Von Paulus, a Stalingrado, non avrebbe colto quella pressoché impercettibile inflessione. Gli chiese il porto d’armi e la carta d’identità. Altmann tirò fuori da una tasca i due documenti, perfettamente contraffatti, dai quali risultava che aveva la cittadinanza italiana e che era in possesso di un regolare porto d’armi. L’uomo li esaminò attentamente, quindi annuì e aprì il ripiano con una chiave che portava appesa al collo. Depose sul vetro l’arma richiesta e alcune munizioni. Era il modello C.Q.B. a otto colpi, una pistola di grande precisione in dotazione a diversi reparti speciali americani. Non disponeva di un silenziatore, poiché la legge italiana lo vieta, ma questo Altmann lo sapeva già.
“Vorrei provarla.”, disse.
L’altro assentì e lo guidò in un cortile, passando per l’ufficio dove teneva le sue carte. L’Uomo di Ghiaccio osservò le tre sagome poste contro un alto muro, poi mirò a quella centrale, sparando in rapida successione tre colpi. L’uomo alzò un sopracciglio: aveva centrato tre volte il bersaglio con precisione millimetrica. Si domandò che genere di lavoro svolgeva. Sulla carta d’identità era riportato un vago “professionista” che poteva significare qualsiasi cosa. Tese la mano per farsi restituire la pistola e accennò al prezzo, comprensivo di otto pallottole. Le tre che aveva già usato erano un omaggio della ditta.
All’improvviso impallidì. “No! Questo non si fa.”
Altmann aveva puntato la pistola su di lui.
“Oh, sì, invece.”, ribatté. Poi gli sparò alla testa.
Tornò nel negozio, raccolse una manciata di pallottole, si infilò la Wilson in una tasca del giubbotto e uscì tranquillamente dall’armeria. Camminando con calma, tornò alla macchina. Cinque minuti più tardi, raggiunse Olmeda, svoltò a sinistra e si diresse verso Montorfano, dove si fermò a pranzare.
A differenza di Stavrogin, che aveva cenato da Sonia, optò per la Vecchia Trattoria, in piazza Roma.
Dopo aver mangiato avidamente un piatto di spaghetti e una costata ai ferri, telefonò all’hotel Du Lac di Bellagio. Comunicò che sarebbe arrivato quella sera, con un giorno di anticipo. C’erano problemi?
“No.”, rispose gentilmente la receptionist. Vista la stagione, disponevano di molte camere libere. Poi Altmann domandò all’impiegata se qualcuno avesse per caso chiamato, informandosi sulla sua prenotazione, prevista per la sera successiva, a tarda ora. La donna non sembrava ricordare.
“Rifletta!”, disse Altmann.
Lei rifletté.
“In effetti, sì.”, rispose dopo qualche secondo. “Un suo amico. Dall’accento credo che fosse un francese. Adesso che ricordo bene, insisté per conoscere l’ora esatta. E io come faccio a saperlo? Verso mezzanotte, gli dissi.”
L’Uomo di Ghiaccio riagganciò.
Bene, pensò.
Se conosceva i cekisti – e li conosceva – Matrioska lo avrebbe aspettato al buio in qualche punto solitario della strada.
Ma avrebbe avuto una sorpresa.
NOTA DELL’AUTRICE: come già nel capitolo precedente, ho utilizzato – nella seconda parte dell’episodio – un passo, riveduto e corretto, de “Il fattore B”.
Tale storia non verrà più sfornata, ma quel pane appartiene comunque a me 😛
Ormai non so più che scriverti, mi sento molto ripetitiva. Leggo e assaporo ogni parola, ogni passaggio e mi incuriosisco sempre di più. Sei di una bravura incredibile, non aggiungo altro!!!
Serena notte e buona domenica. Pat
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@ PATRIZIA M. grazie, davvero di cuore, cara Pat!
Ti auguro una domenica felice e magari allietata da sole.
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Speriamo, un po’ di sole ci vorrebbe proprio dopo tanta pioggia!!
Serena notte e una domenica con tanto sole anche per te 🙂
Ciaooo
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@ PATRIZIA M. di serena notte, non oso parlarne…
Ma del sole, che diamine!
Mi manca molto. Io lo amo 😛
Ciao, cara amica!
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Cucù…sorpresa! Ma che giorno di …. piove e piove e piove! Lasciamo perdere, meglio fare un salto da Alessandra e leggere quello che scrive.
Che ti posso dire? Che non sarei qui se tu non scrivessi come sai….Non mi piace essere ripetitiva. Perciò addento la fetta di pane e marmellata di fragole a pezzettoni. alzo la tazza di thè alla tua salute.
Brava, continua così.
PS. Non offenderti ma….l’omino della foto… che tristezza…non ce n’era una meglio?
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mi lasci sempre saddisfatta..grazie di cuore..donna unica
un abbraccio fortissimo per te
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Mi ero accorto che avevi usato qualche passaggio del fattore B, ma essendo farina del tuo sacco non modifca i concetto che ho di questa puntata.
Direi ottima per i dettagli e i passaggi per introdurre l’incontro tra Altmann e Matrioska. Però siamo solo agli inizi.
Un caro abbraccio
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Un pane sempre fragrante e impeccabile. Squisito!
Sei speciale…
Ti mando un bacio mantenendo le distanze…sono raffreddata fino all’osso!
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Ho letto cose, abbastanza vissute, parlo di molto tempo addietro..etc. Un saluto da Salvatore.
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@ SUZIEQ11 amica mia, l’omino nella foto è Altmann in persona.
Kisses*
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Va beh, Alessandra. Hai detto Altman, quello di America Oggi?
Un mito!!!
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@ SUZIEQ11 no. Altmann ex ufficiale della Gestapo. Un criminale.
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Merito la fucilazione immediata, vero? Avevo letto Altman e avevo pensato al regista americano. Ultimamente non ci sto con la testa…
Però era bruttarello, ecco!
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@ SUZIEQ11 senza dubbio, darling! Brutto e cattivo.
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@ MAIRITOMBAKO mi rendi sempre lieta, amica carissima.
Un grande abbraccio.
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@ NEWWHITEBEAR conoscendo bene l’attenzione con la quale leggi, non ne dubitavo minimamente.
Ti ringrazio e ricambio l’abbraccio.
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@ MARI un bacio dalla TUA panettiera.
Guarisci presto!
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@ SALVATORE RIZZI e così è, amico Sar.
Un saluto affettuoso.
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Io mi domando e dico come una canaglia quale questo Altmann invece di essere stato giustamente impiccato o fucilato sia invece al sevizio di questi sevizi segreti.anche se non posso certo dire di amare il KGB in questo caso tifo per il russo.eccellente come sempre!!!Sogni sereni
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@ TOSCA mi ripeto volentieri, perché la tua è una domanda estremamente intelligente. La CIA si servì di vari delinquenti nazisti, e la NASA fece altrettanto, ricorrendo agli scienziati tedeschi che avevano progettato le V1. Con tali ordigni bombardarono il Vietnam. Dato che il russo è Matrioska – il mio amato -, anch’io tifo per lui.
Sogni d’oro!
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Neanche tu, carissima, per bocca dei tuoi magnifici personaggi hai fiducia negli italiani e …concordo in pieno
Sorprendi sempre di più: esperta anche di geografia, ma ricordando alcuni tratti del Fattore B, la seconda parte mi riportato ad una piacevole e bella lettura
Grazie, Alessandra
Abbraccio
Mistral
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Puntata curata in ogni particolare. Cominciamo a fare i conti con la fredda cattiveria di Altmann.
Buon pomeriggio e alla prossima, cara amica!
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@ OMBREFLESSUOSE ho sempre amato Guicciardini, amica Mistral. E mi è rimasta impressa la sua opinione sugli italiani.
Grazie a te, e un bacione ^^
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@ ILI6 “la fredda cattiveria” di Altmann: la trovo una magnifica definizione.
Spero che ti piaccia anche la prossima puntata.
Una serata di stelle per te, cara amica*
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Tu sei la figlia segreta di Ludlum.
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@ CHIARA grazie… ma lui si rivolterà nella tomba!
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Goodnight MY witch…Stardust on you
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Sempre più intrigante…
Ora non ricordo con esattezza, dove e con chi…
mi è sembrato di rivivere molto chiaramente,
l’episodio alll’armeria…
E rubo un pò di tempo al mio tempo, in questi giorni
molto ristretto!
Un abbraccio Alessandra e dolce giorno
Michelle
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@ MARI good afternoon, MY warrior!
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@ VENTIDIPRIMAVERA come sempre, la tua memoria è proverbiale.
Quel passo era contenuto nel “fattore B”, serie poi soppressa.
Bisous, Michelle*
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Puntata interlocutoria ma molto interessante per gli sviluppi futuri e credo che rafforzare certi dettagli non può che aiutare noi che leggiamo a comprendere le sfumature della storia che prosegue avvincente. Uno come Altmann ce lo rendi accessibile così tanto, come se lo conoscessimo di persona. Brava. Un saluto, alla prossima. Univers
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@ UNIVERS81 non ci può essere miglior complimento!
Thank you.
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Bene. Attendiamo fiduciosi gli eventi. Vedremo se il vecchio nazista, sarà così fortunato contro il nuovo cekista. Però mi sembra doveroso fare una considerazione, che lascio anche agli altri. Il “nazi” perde colpi. Perché uccidere l’armaiolo e soprattutto rimanere in zona.? Un simile omicidio, del tutto gratuito attira PS e CC come il miele le mosche. Poi, possibile che un vecchio ammanicato come lui, non avesse un “gancio” tale che gli potesse procurare un’arma. Possibile che tutti i vecchi “kameraden” di un tempo siano improvvisamente spariti? Non credo. Piuttosto la brutale crudeltà é evidenziata da quell’omicidio e quindi, pur non essendo d’accordo, per motivi classicamente etici e morali, però nell’economia del racconto ci sta benissimo, spero tanto che il nostro Alioscia gli faccia un bel buco in testa.
Riguardo l’ambientazione, vista la tua conoscenza dei luoghi é più che giusto che tu li utilizzi come meglio credi. E’ un atto d’amore e gratitudine nei confronti di un territorio che ti sta particolarmente a cuore.
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@ CAPEHORN i nazisti si rifugiarono soprattutto in Sud America e in Spagna, non credo in Italia. Ciò detto, come giustamente osservi, l’episodio serve per sottolineare la crudeltà di Altmann.
Ritengo, infatti, che vada sottolineata più volte.
Spasibo!
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Vuoi che non ne sia rimasto qualcuno di questi ignobili avanzi. Se non proprio nazi della prima ora, sicuramente epigoni e affascinati da tanta bruttura. Gente disposta la negazionismo più becero. Comunque un qualche fiancheggiatore ci potrebbe stare.
Bando alle ciance. A quando il suono della Tokarev!!
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@ CAPEHORN a domenica! E spero in qualche fuoco d’artificio.
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Io ci conto
😛
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@ CAPEHORN ^^
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😎
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Non me l’aspettavo che Altmann eliminasse il povero negoziante! 😦 Tra l’altro è un errore, corre stupidamente il rischio di scoprirsi. Ma chissà… forse ce l’ha così nel sangue che non ha potuto farne a meno…
Uff… che figure meschine che fai sempre fare agli italiani 😦 😛
http://www.wolfghost.com
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Bel capitolo!
Bella narrazione le immagini e i fatti descritti scorrono in un perfetto scenari seguendo un percorso rigoroso e freddamente organizzato!
*_________*
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@ WOLFGHOST caro lupo, Altmann AMA uccidere.
Dubito, peraltro, che qualcuno lo scoprirà.
Eh eh eh… gli italiani sono bravi in altre cose 😛
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ah, bé, meno male! 😛
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST beh, dai, certamente sì!
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@ CLE REVERIES costa fatica scrivere questo racconto, poi però rimango deliziata dai commenti degli amici lettori, fra cui tu naturalmente mia Lady!
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