Se John Milton avesse potuto leggere nel proprio futuro, certamente avrebbe compiuto scelte differenti; ma, sebbene alcuni dichiarino il contrario, tale facoltà non appartiene agli esseri umani.
Nato a Los Angeles, cresciuto nei bassifondi, Milton era riuscito a evitare di essere arruolato nell’esercito, grazie a una rete di conoscenze basate sul ricatto o su promesse di denaro, rete che includeva un discreto numero di politici, che lui aveva corrotto e plagiato, spacciando vari tipi di droga, registrando le loro comunicazioni e, mediante alcuni complici assoldati nell’ambiente della malavita, fotografando e filmando i momenti in cui avvenivano gli scambi.
Più tardi estese il suo potere, eliminò i delinquenti che lavoravano alle sue dipendenze, e si dedicò principalmente a due attività, entrambe assai redditizie. Ancora droga e prostituzione di alto livello. Aveva creato una fantomatica casa cinematografica, il cui scopo non era quello di produrre film bensì di attirare ragazze che avessero in comune due caratteristiche: dovevano essere belle, o almeno attraenti, e tanto sprovvedute da vedersi nei panni di Cameron Diaz oppure in quelli di Gwyneth Paltrow.
Funzionò. E il suo impero si ingrandì, mentre egli diventava milionario. A quarantadue anni era già ricchissimo; ciò nonostante, se doveva regolare un conto, punire un cliente in arretrato con i pagamenti o lanciare un ammonimento alle giovani che avevano manifestato l’intenzione di lasciarlo, dato che avevano compreso che non avrebbero mai girato un film, se ne occupava personalmente.
Aveva nuovi dipendenti, alcuni dei quali ignari della sua vera attività (si occupavano degli affari leciti), altri invece al corrente degli atti criminosi che venivano commessi; ma Milton amava uccidere e amava sfregiare le donne. E soprattutto amava farlo da solo.
In quanto alle bande rivali, da loro era temuto, a causa delle alte protezioni di cui godeva. Aveva complici nella polizia, nell’FBI, nei governanti e, tramite un micidiale computer che aveva affidato a un genio dell’informatica, come lui privo di scrupoli, passava importanti informazioni alla CIA. Ciò lo rendeva invulnerabile.
Il passo successivo fu quello di entrare in un nuovo settore: vendeva armi. A chiunque. Terroristi, fondamentalisti islamici, serbi, croati, membri di stravaganti organizzazioni americane, i quali, benché nutrissero progetti farneticanti, spesso godevano dell’appoggio di Langley.
A quarantotto anni era diventato il re assoluto di Los Angeles, la sua ricchezza, accuratamente diversificata (conti nelle banche più sicure del mondo, fondi di investimento, partecipazioni societarie nei più disparati settori) si era quadruplicata.
Ma quello che amava di più era sempre uccidere o straziare le ingenue ragazze che inizialmente gli avevano creduto. L’emozione, la gioia, l’eccitazione che provava ammazzando a mani nude un uomo o rovinando per sempre il viso di una donna, superavano di gran lunga il piacere di possedere una villa immensa, circondata da un grande parco e protetta da alti muri di recinzione, nonché da guardie armate e da sofisticati sistemi di sicurezza, in funzione ventiquattro ore su ventiquattro. Era provvista di ogni confort: una piscina che sembrava un piccolo lago, ampi saloni le cui pareti erano adornate da quadri preziosi, una camera da letto vasta quasi come una piazza d’armi. Oltre ai possedimenti all’estero. E al flusso di denaro che continuava a crescere.
Alto un metro e ottantacinque per novanta chili di muscoli, esperto nelle arti marziali, in superba condizione fisica – non beveva alcolici, non fumava, non si era mai drogato -, amava ancora regolare i suoi conti di persona. Dopodiché altri avrebbero provveduto a cancellare ogni traccia. Disponeva sempre di alibi in apparenza inattaccabili. Se esistevano – come esistevano – sospetti, gli investigatori più zelanti venivano trasferiti in tempi brevi o destinati ad altri incarichi.
Il suo errore si chiamò Laura.
Fu probabilmente il primo che commise, e anche l’ultimo.
Una sera, Laura gli chiese un colloquio.
Milton la ricevette in un salottino privato, debitamente insonorizzato, ascoltò con un sorriso benevolo la sua intenzione di abbandonare il lavoro di escort, annuì varie volte con indulgenza.
Sollevata, la giovane donna lo ringraziò e si alzò per uscire. Uscire da una vita infame, dimenticare le umiliazioni, dare un nuovo senso a un’esistenza bruciata. Forse, pensava, era ancora possibile, se fosse andata lontano, a New York o magari in Messico. E, in effetti, sarebbe stato possibile.
John Milton la accompagnò alla porta e le strinse la mano, mentre il suo sorriso si faceva più caloroso. Poi le sferrò un pugno in pieno volto.
Quando la ragazza rinvenne, era strettamente legata a un letto, in preda a un terrore e a un dolore insostenibili. Milton troneggiava su di lei.
Le porse uno specchio e l’urlo disperato della donna gli procurò una potente erezione. Sarebbe morta più tardi: prima doveva soffrire in maniera indicibile. E lui l’avrebbe guardata impazzire.
Per una ragione che forse nemmeno lei avrebbe saputo spiegarsi, il giorno precedente Laura aveva scritto una lettera. E l’aveva spedita a Catherine, che in un passato ormai lontano era stata la sua migliore amica.
Catherine lesse la missiva, attanagliata dall’ansia. Laura le descriveva con dovizia di particolari ciò che era stata costretta a fare ed esprimeva la speranza di poterne venire fuori. Le aveva fissato un appuntamento, in un bar che entrambe conoscevano.
Catherine si recò nel locale all’ora convenuta. Sapeva già che l’amica non sarebbe arrivata. Dirigeva una piccola agenzia investigativa e sapeva molto bene chi era John Milton. In cuor suo, biasimò Laura; però non pianse. Tornò in ufficio e convocò le sue tre collaboratrici: Heather, Patricia e Meg. Espose i fatti, consegnò loro la lettera, affinché la leggessero, ed espresse la sua precisa convinzione: Laura era morta, ed era morta male, posto che si possa morir bene.
Quindi, espose il suo piano.
Mediante un conoscente che apparteneva alla malavita, fu fissato un incontro. Catherine gli affidò un plico che conteneva quattro foto.
John Milton si presentò puntuale. Le fotografie gli erano piaciute e quelle quattro stupide andavano bene. Le invitò nel suo ufficio per discutere i dettagli. Uscirono dal ristorante, ubicato in una zona isolata e scarsamente illuminata, dove avevano consumato una buona cena, e, accompagnati da due guardie del corpo, si avviarono verso la lussuosa limousine di Milton.
Catherine non ignorava che i due gorilla erano muniti di giubbotti antiproiettili, perciò gli sparò alla testa. La pistola era dotata di silenziatore.
Quello che, invece, Milton ignorava era che Catherine, Heather, Patricia e Meg non erano precisamente delle donne normali. Talvolta, il destino è beffardo. Scrittori fantasiosi accennano spesso ai presentimenti, ma Milton era troppo sicuro di sé per cogliere un eventuale campanello d’allarme.
Fu tramortito da un violento colpo al cranio, sferrato con uno sfollagente da Patricia e trascinato in una piccola macchina. Venne rinchiuso nel baule. Il tragitto fu breve.
Quando Milton riprese i sensi, perse il controllo e cominciò a urlare.
Catherine lo evirò, fissandolo negli occhi, mentre le altre tre lo immobilizzavano.
Di lui non si seppe più nulla.
La sera dopo, mentre Catherine rimuginava cupamente sulla sorte di Laura, le sue colleghe festeggiarono ubriacandosi.
Era stato divertente!
“A quando la prossima?”, domandò Meg.
IL LATO OSCURO
22 gennaio 2014 di Alessandra Bianchi
51 Risposte
Questo brano è un capolavoro, mia signora. Nuovo, fresco,
ben scritto, strutturato e snello nel racconto.
Quando iniziammo a leggerlo (dopo un bel po’ di tempo a leggere tutti i Vostri arretrati: Aqualung, L’uomo di ghiaccio 3-4-5, Chicca, ecc.ecc ) ci accorgemmo, nell’immediato, della vostra firma: Generalità famose, adottate per un racconto! (Stavrogin insegna).
Seguimmo le cadenze e i tempi; i contrattempi sincopati, come, semi crome e biscrome. Il tutto in una armonia che cattura. Descrizione, quasi come un CV, ritmico in chiave di violino per poi, intercalare la giusta chiave di basso nell’evolversi dei tempi.
Un solfeggio che colpisce fino all’ultimo.
Stiamo usando, a bella posta, delle terminologie musicali: questa è musicalità della parola!
L’intervento, finale, delle Charlie’s Angels ci riporta alla metodica del compianto e mai dimenticato Maestro Abbado:
Fuga in otto ottave in otto/sedicesimi.
Lento maestoso come … potrebbe essere una morte dal sapore di giustizia e ripristino carmico.
Siete eccezionale.
Cordialità
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Nulla da aggiungere e nulla da togliere al commento del Milord.
Una storia che, nella sua interezza, ha fatto balzare in alto il gradimento.
Una pulizia, diremmo quasi, professionale.
Congratulazioni lady Alessandra.
Salutazioni radiose
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Concordo con Lord….saluti da Salvatore….!
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@ LORD NINNI scrivere implica fatica, impegno, dedizione… talvolta un po’ di follia.
Il Vostro commento, strepitoso nonché indulgente, mi ripaga di tutto.
Non ho altre parole, Milord, se non un grazie sincero, dato che Voi non siete uso a elargire commenti “tanto per fare”.
In chiusura, mi sono un po’ rivista nelle ragazze ^^
Radiosità!
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@ NINNI RAIMONDI beh, io ti abbraccio!
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Pur apparendo un pezzo di cronaca, nera, giallo o altre colorazioni, è uno splendido racconto, che è stato ben sviluppato.
Anch’io ho accostato le quattro ragazza alle Charlie’s angels, di buona memoria che guardavo molti anni fa.
Complimenti
Un caro abbraccio
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@ SALVATORE RIZZI sono lusingatissima, caro Sar ^^
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@ NEWWHITEBEAR forse loro erano meno crudeli…
Grazie di cuore e un grande abbraccio.
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Strepitosamente bello.
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@ CHIARA grazie, stellina*
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Catherine grandiosa! Catherine non poteva deluderMI… giusto? Un nome una garanzia….a parte tutto, sei come sempre la MIA strega-scrittrice che non sbaglia un colpo. Strepitosa!
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Alessandra questa volta ti sei superata alla grande. Questo racconto è veramente fantastico, totalmente diverso da tutti gli altri, con dei colpi di scena che lasciano senza fiato. Fluido e senza intoppi si legge fino alla fine con la curiosità di sapere come finirà il tipaccio, e caspita che fine ha fatto per mano di un gruppo di donne che non scherzano affatto, anzi…. gulp e stragulp ci vanno giù pesante pure loro, ma per fare pulizia e alla grande!!
Complimentoni carissima, ottimo!!!
Serena notte, Pat
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Bel racconto!!!
Ben scritto e narrato in modo superlativo, con una morale finale che e’ giustificata dalla immoralita’ crudele, ignobile e spietata del protagonista!
Una fine simile gli era dovuta!
*_________”
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questo e’un post capolavoro d’arte grande come lo sei te stessa..artista e grande
i miei piu sinceri e veri complimenti cara amica
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@ MARI immagino che per te Catherine sia diversa da Nicoletta 😛
Scherzi a parte, grazie MIA guerriera!
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Già! Catherine ero io…. 😀
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@ MARI quindi, bisogna stare molto attenti a te 🙂
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@ PATRIZIA M. concordo con te sul fatto che questo racconto è diverso dagli altri.
Non so… l’ho scritto di getto.
Gulp e stragulp, le mie ragazze sono toste 😀
Ti ringrazio, carissima Pat ^^
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@ CLE REVERIES non meritava altro, quello spregevole individuo!
Thanks you, my lady*
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@ MAIRITOMBAKO grazie di cuore, cara stellina ^^
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Gli sta proprio bene!
Anche se il fatto che si divertano m’inquieta un pochino…:-D !
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Davvero bellissimo, una lettura che per quanto macabra mi è risultata piacevolissima per lo scorrere delle situazioni, per il ritmo incalzante e interessante. Il tipo ha fatto la fine che si meritava, la tua fantasia ha narrato una realtà esistente nel mondo della mala e delle deviazioni.
Ti faccio tanti complimenti.
con affetto
annamaria
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Ferocia per ferocia.
Scambio alla pari …. Anzi no. L’evirazione … Ecco il particolare che rende giustizia … Barbara, crudele antica come l’uomo. Quando era più simile alla bestia, ma é ad una bestia d’uomo che va applicata.
Ci sta tutta.
A quando una prossima avventura delle quattro … Vendicatrici?
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@ LILLOPERCASO diciamo che erano quattro personcine, a loro modo, speciali 😀
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@ ANNAMARIA49 sono d’accordo: se qui c’è fantasia, la realtà non è affatto dissimile.
Grazie, Isabel, con pari affetto*
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@ CAPEHORN sai che ci stavo pensando? E’ come se tu mi avessi letto dentro.
Le quattro, sebbene crudelissime, mi piacciono.
In ogni caso, lui lo meritava!
Ossequi ^^
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Potrebbe essere benissimo la sceneggiatura di uno di quei fumetti moderni .. dove lo splatter si amalgama con l’erotismo. Dove la linea tra inferno e paradiso é fin troppo sottile, ma c’é e ciascuno é libero d’interpretare al storia come vuole..
Peccato che come disegnatore valgo meno di una cippalippa, altrimenti … sarebbe interessante.
La lancio lì … Chi é bravo con matite e chine si faccia avanti
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@ CAPEHORN ci sto pensando. In effetti, non sarebbe necessariamente una storia a puntate, perciò non interferirebbe
con “L’uomo di ghiaccio”.
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Assolutamente. Potrebbe essere benissimo ad episodi chiusi in se stessi e come tale potrebbe comparire a “spot”.
Ci sono i personaggi ed ogni volta la storia sarebbe nuova e fresca.
Sapendo poi, come nel tuo caso, cosa vuoi scrivere … Sciogli la fantasia e stupiscici, come sai fare.
🙂
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@ CAPEHORN come hai visto, ho seguito il tuo suggerimento.
Nuovi ossequi e sentiti ringraziamenti.
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🙂
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@ CAPEHORN un caloroso sorriso a te.
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tnk
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Ho apprezzato molto lo stile più sobrio – mi pare – del solito.
Stai diventando cattiva? 😀
In attesa di altre avventure delle Magnifiche Quattro, ti saluto.
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@ LILLOPERCASO beh, amica mia, a te non piacciono i racconti di spionaggio… lì, sono spesso cattiva 😀
E lo stile dipende dall’argomento. Certo è che non desidero essere considerata una fatina 😛
In attesa di altre avventure delle Magnifiche Quattro – mi sa che arriveranno -, io ti abbraccio, Daniela.
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Stasera la mia piattaforma, iobloggo, non sembra funzionare…rimango qui a farmi compagnia. Baci
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@ MARI lo so, perché volevo passare da te.
Lieta di averti fatto compagnia.
Kisses!
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Mi piace molto la proposta di scrivere altri racconti con queste quattro formidabili protagoniste.
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@ CHIARA mi fa davvero piacere.
Se mi verranno le idee giuste, lo farò.
Felice notte*
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Un racconto che rabbrividisce per certa spietatezza, ma che cattura per la sete di vendetta che via via cresce nel lettore. Se tu lo hai scritto di getto, io l’ho divorato in due minuti. e alla fine mi son chiesta perchè quattro donne abbiano dovuto pensar loro all’eliminazione di quell’essere abominevole: Perchè a persone tali viene permesso di compiere tali atrocità, di vivere nel lusso, di godere del male e di restare intoccabili per le istituzioni che tutto sanno e nulla fanno?!
Scusa le divagazioni, ma i tuoi racconti, tanto legati alla cruda realtà, vanno oltre la pur piacevole lettura di due minuti e sviluppano riflessioni, seppur inquiete e amare.
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@ ILI6 il tuo commento è spettacoloso.
Se i miei racconti suscitano riflessioni, questo non può che rendermi felice: ciò significa che tratto a volte di argomenti crudi, però legati alla realtà.
E la realtà, purtroppo, è proprio questa.
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Il primo commento, lo rende benissimo..
e non c’è molto da aggiungere
solo che dare ulteriore conferma alla
Tua bravura!
Bacioni!
Michelle
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@ VENTIDIPRIMAVERA beh, è un commento straordinario!
Alla fine, ho deciso di continuare con questa “serie”, anche perché – come credo di aver già scritto – ogni episodio può essere letto come se fosse un racconto singolo.
Grazie, cara Michelle, e tanti bacioni a te ^^
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Non ti stanchi mai di superarti.
Questo racconto è una perla rara e dire altro sarebbe inutile e riduttivo
Grazie, carissima
Abbraccione
Mistral
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@ OMBREFLESSUOSE sono io che ti ringrazio di cuore, cara Mistral!
Abbraccione più che ricambiato.
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Ma povero John Milton! Si starà rivoltando nella tomba, anzi nemmeno, visto che essendo vissuto nel 1600 ormai sarà stata dispersa perfino la sua polvere! 😀
Vabbé, a parte l’omonimia, il racconto è scritto molto bene, coinvolgente e… con il finale a sorpresa: eliminato un pazzo, eccone apparirne altri (anzi “altre”) quattro!
Chi sarà il prossimo? 😉
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST Milton è un cognome assai diffuso. Peraltro, spesso gli inglesi ignorano chi era Dante, noi forse siamo più colti 😛
Già, quattro “pazze” 😀
La prossima… sarà Meg, caro lupo.
Grazie!
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Scritto in maniera impeccabile e le ragazze sono deliziose… a loro modo. Un saluto. Univers
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@ UNIVERS81 “deliziose… a loro modo.”
Mi piace!
Ti ringrazio, amico.
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Tra i tanti racconti che mi sono persa, ho deciso di iniziare con questo perché apprezzo sempre di più le storie che hanno delle protagoniste, poi se queste possono anche superare le Charlie’s Angels ancora meglio! Corro al capitolo successivo :*
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@ NICOLEWRITER per me è una gioia rivederti!
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