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UN SOGNO AMERICANO 23

16 novembre 2013 di Alessandra Bianchi

La valle di Phil 2I capelli di Silvia avevano preso fuoco. In pochi secondi le fiamme la avvolsero completamente, come un sudario infernale. Il viso si sciolse, quasi fosse fatto di cera; gli occhi schizzarono fuori delle orbite. Il lezzo della carne che bruciava era quanto di più disgustoso Phil avesse mai sentito in tutta la sua esistenza.
Immobile, simile alla statua di un demone, Silvia si scomponeva perdendo lembi di pelle arroventata. Poi il fuoco rimodellò i suoi lineamenti, come uno scultore ultraterreno. Vividi guizzi penetrarono nelle orbite vuote, creando due nuovi occhi… occhi diversi; i capelli ripresero forma, ma non erano più castani, bensì biondi. Il volto assunse connotati che gli erano familiari. La donna alzò un braccio e puntò un dito accusatore in direzione di Weir. “Non è stata Liz a uccidermi. Sei stato tu!”
“Patsy, non è vero!”, balbettò Phil.
“Sei stato tu!”, ripeté l’apparizione. Poi svanì, risucchiata nel nulla; ma le fiamme si propagarono, come serpenti sinuosi, e il vento le sospinse contro Weir, avvolgendolo in un abbraccio mortale.
Phil urlò, e subito dopo si svegliò.
Un incubo! Un maledetto incubo!
Si rialzò faticosamente e uscì dalla grotta. Gli tremavano le gambe e dovette appoggiarsi al macigno che celava l’apertura dell’antro in cui si era rifugiato. Era pieno giorno, però non sapeva quanto tempo fosse passato; era possibile che avesse dormito per ventiquattro ore.
Si guardò e vide che era pieno di sangue.
“Deve essere una ferita superficiale.”, borbottò. “Altrimenti sarei già morto.” Per qualche minuto ripensò alla prima parte del sogno, rimpiangendo quella spiaggia meravigliosa, lambita dalle acque dell’oceano. Corrugò la fronte, scavando nella memoria e scartando fisionomie e nomi finché non ricordò una Silvia Monti con la quale aveva lavorato per alcuni mesi. Aveva cercato di sedurla, ma stranamente gli aveva resistito.
Scese cautamente il sentiero per vedere se c’erano ancora i federali. Sogghignò. Se n’erano andati con i loro dannati elicotteri. Avevano portato via anche il pick-up.
Era stato un sogno, ma poggiava su solide basi di realtà. I quattrocentomila dollari lo aspettavano in una banca delle Cayman; avrebbe comprato un bungalow in un’isola sperduta e avrebbe cercato due donne per ricostituire il triangolo. Prima, però, doveva portare a termine il suo compito. L’ira avvampò in lui, simile alle fiamme che avevano divorato il corpo di Silvia. Un piano prese rapidamente forma nella sua mente: avrebbe raggiunto il valico, grazie al fattore sorpresa avrebbe ucciso le sentinelle, si sarebbe impossessato delle loro armi e poi sarebbe sceso nella Green Valley. Da qualche parte avrebbe trovato qualcosa di infiammabile; avrebbe appiccato un grande fuoco, e nella confusione provocata dall’incendio li avrebbe sterminati tutti. Era stato un sogno rivelatore, inviatogli dal cosmo.
Prese il sentiero che conduceva al valico.
Era sostenuto dalla collera.
Sono l’angelo mandato da Dio.
Un angelo vendicatore che veniva per punire i loro peccati. Avevano distrutto la natura, e a loro volta sarebbero stati distrutti. Sentiva il karma vicino, e quella presenza raddoppiava le sue forze. Camminò a ritmo sostenuto per alcuni minuti, ma a un tratto vacillò. Provava un terribile dolore al torace. Gli girava la testa e aveva sete. Si sedette per riposare. Non riusciva a pensare con lucidità, perciò chiuse gli occhi.
Dormirò per qualche minuto.
Quando tornò cosciente, le prime ombre della sera calavano sulla montagna. Meglio così: il buio lo avrebbe protetto. Recitò il suo mantra, assumendo la posizione del loto.
Om saha naavavatu
Saha nau bhunaktu
Aum
Proseguì il cammino, rinfrancato.
Un rivolo d’acqua sgorgava dalla roccia. Weir bevve avidamente. Ora si sentiva bene, anche il dolore al petto era diminuito. Una volta sistemati i conti con i militari, sarebbe andato da un medico. Grazie alla nuova identità di Bob Lesh sarebbe entrato in Messico senza problemi; da lì avrebbe preso un aereo. Liz, invece, non avrebbe mai raggiunto il karma: si era dimostrata sciocca e falsa; lui era stato troppo buono, perdonandole il primo tradimento. Quel lontano giorno aveva compiuto la scelta migliore, sparando a lei e salvando Patsy.
“Non è stata Liz a uccidermi. Sei stato tu!”
“Non è vero, piccola: io ti amavo. Io voglio solo il bene di tutti; ho improntato la mia vita sull’altruismo, sulla ricerca della purezza e dell’amore. Il cosmo mi ha ordinato di trovare l’armonia.”
Il sole ferì i suoi occhi, destandolo da un sonno cupo, popolato da fantasmi. Era sdraiato per terra, ai margini del sentiero. Si tolse ciò che restava della camicia e si bendò il torace; non sopportava la vista del sangue.
 
Erano in quattro a far la guardia al valico e si annoiavano profondamente. Era il compito più inutile che esistesse: lunghe ore trascorse a giocare a carte, a fumare, in attesa che qualcuno li sostituisse. La strada era disseminata di cartelli, un centinaio di metri più sotto una barriera impediva il passaggio. Soltanto un idiota si sarebbe spinto fin lì, o un pazzo drogato.
“Io non sarei così spiritoso.”, disse Bill Richards. “E’ vero: in linea teorica, questo posto è assolutamente sicuro; ma non dimentichiamoci di quei fottuti arabi!”
“Ormai quel porco è morto.”, replicò Sam Bornick.
“E allora perché non lo hanno annunciato?”
“Sei molto ingenuo.”, rispose Sam. “Osama bin Laden “vivo” fa comodo a tutti. La politica è complicata, vecchio mio.”
“Sarà…”, disse Bill, poco convinto. “Coraggio, finiamo questa partita: ho giusto bisogno di cento dollari.”
“Beh, non saranno certo i miei!”
All’improvviso un sasso scagliato con violenza lo colpì alla testa. Sam stramazzò al suolo senza un gemito.
Gli altri tre balzarono subito in piedi, imbracciando le armi. Erano soldati perfettamente addestrati, in superba forma fisica. Bill Richards indicò un grande cespuglio, a circa venti metri di distanza. Corsero, tenendosi bassi, e allargandosi a ventaglio, in modo da non fornire un unico bersaglio. Benché fosse evidente che chi aveva lanciato la pietra non disponeva di un’arma, applicavano alla lettera la tattica di guerriglia. Bill raggiunse il cespuglio, si fermò e puntò la M240 verso la macchia. “Coraggio, vieni fuori!” Non ottenne risposta.
Va bene furbacchione, ora ti staniamo.
“Occhio ai lati, ragazzi!”, esclamò.
Si inoltrò nella siepe, ma non c’era nessuno. Tornò indietro, guardandosi attorno.
Weir gli rovinò addosso. Finirono per terra e Phil lo stordì con un diretto destro. Non aveva scelto a caso quel momento: prima di assalirlo, aveva aspettato che le M240 fossero puntate in tre direzioni opposte. Gli strappò la mitragliatrice dalle mani e con due brevi raffiche eliminò gli altri due. Malgrado la loro preparazione, erano stati presi completamente alla sprovvista e, sebbene avessero reagito con prontezza, l’attacco di Phil era stato troppo fulmineo.
Weir si mise a gambe larghe su Bill Richards. “Non uccidermi!”, gridò il soldato. Phil scosse la testa e fece fuoco, spappolandogli il cervello. Trasse un respiro affannoso e in quell’istante con la coda dell’occhio colse un movimento. Si voltò. Sam stava cercando di rimettersi in piedi. Weir lo raggiunse a grandi falcate e gli sferrò un calcio, mirando al viso; ma il soldato gli afferrò la caviglia facendogli perdere l’equilibrio. Rotolarono uno sull’altro.
Era uno scontro impari. Weir era ferito e febbricitante. Sam sapeva battersi meglio ed era più forte. Si sistemò a cavalcioni su Phil, cingendogli la gola per strangolarlo. La vista di Weir si oscurò. Fu tentato di rinunciare a lottare, poi reagì con rabbia. Aveva un braccio immobilizzato dal ginocchio del soldato; l’altro, però, era libero. Gli artigliò il volto, strappandogli un urlo di dolore. La presa al collo si allentò e Weir diede uno scossone.
Sam non si spostò di un millimetro. Riprese a stringere con tutta la forza che aveva, animato da un furore cieco. Quel bastardo aveva ucciso il suo migliore amico e due compagni a cui era affezionato. Bill Richards lasciava una moglie graziosa e innamorata e due bambini di cinque e otto anni: gli era sufficiente pensare a loro per ignorare il dolore fisico e accentuare la stretta. Il braccio di Phil ricadde inerte sul terreno. Quando Sam vide che aveva smesso di dibattersi, si sollevò da terra con cupa soddisfazione. Bill non sarebbe tornato in vita, ma almeno era riuscito a vendicarlo.
Appena fu libero, Weir afferrò la M240. Sam cercò di fare altrettanto con la sua mitragliatrice, ma perse un secondo di troppo per chiedersi come mai il bastardo fosse ancora vivo. Phil fu più lesto e lo crivellò di colpi.
Adesso era armato.
 
Avrebbe agito di notte. Abbandonò il valico e ridiscese a valle. Era esausto e la ferita aveva ripreso a tormentarlo.
Devo tener duro! Siamo alla resa dei conti.
Camminando per forza d’inerzia, si ritrovò davanti al ruscello che alimentava il tunnel sotterraneo. Si sdraiò per bere. La sete era insostenibile; veniva scosso di continuo da brividi gelati e, al contempo, provava un senso di caldo innaturale. Si assopì, però fu un sonno di breve durata. Riprese la mitragliatrice e si accinse a raggiungere il passaggio segreto, dal quale sarebbe passato per scendere nella Green Valley.
Ma era sfinito. Dopo due passi, stramazzò al suolo.
Odiava la sua debolezza e maledisse ancora una volta Liz.
Con un immenso sforzo di volontà si rialzò, ma, anziché risalire la montagna, seguì barcollando il corso del ruscello. Man mano che scendeva verso valle, si allargava, diventando più impetuoso: calava lungo una pendenza sempre più ripida, infrangendosi infine contro una serie di rocce, turbinando e schiumeggiando, per poi precipitare in un profondo abisso.
Weir osservava affascinato quello spettacolo di incommensurabile bellezza. Era il trionfo della natura, al pari dei boschi, delle foreste, delle grandi distese di verde, dei prati cosparsi dai fiori. Ciò che vedeva era talmente suggestivo che si commosse.
Vorrei che ci fosse Patsy qui con me.
Rivide il suo sorriso radioso, udì nuovamente la sua voce gentile, rammentò le parole che gli aveva detto quando erano stati costretti ad abbandonare la Green Valley. Il sogno continuerà. Gli Stati Uniti sono grandi: troveremo un’altra valle, e se non ci riusciremo, andremo in Canada. Io e te. Insieme. Per sempre.
Pianse, ricordando come era morta.
Volse lo sguardo in alto. La montagna spiccava nel cielo terso, il sole splendeva, il mondo era meraviglioso.
“Patsy, ti amo!”
Poi cadde e le acque lo abbracciarono come la più tenera delle amanti.

UN SOGNO AMERICANO
GRAZIE PER AVER LETTO QUESTA STORIA 😛

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Pubblicato su un sogno americano | Contrassegnato da tag Phil Weir | 34 commenti

34 Risposte

  1. su 16 novembre 2013 a 19:04 mairitombako

    grazie a te che ce l’hai postata qui cara amica
    un abbraccio forte fortissimo x te

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  2. su 16 novembre 2013 a 19:10 Alessandra Bianchi

    @ MAIRITOMBAKO un bacione, stellina*

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  3. su 16 novembre 2013 a 21:10 newwhitebear

    Siamo noi lettori a ringraziarti per questo splendido racconto che ci ha affascinato e incuriosito per 23 puntate.
    Ottima conclusione per un altrettanto ottimo romanzo.
    Un grande abbraccio

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  4. su 16 novembre 2013 a 21:35 Cle Reveries

    Grazie a te, cosi geniale maestra della narrazione che ci hai tenuti sospesi per molte puntate per farci conoscere una ipotesi di vita assurda che hai fatto apparire normale.
    Ti abbraccio
    Lo rileggo

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  5. su 17 novembre 2013 a 11:15 ili6

    Ringrazio te per la possibilità che ci hai dato di leggere e di emozionarci.
    Dicevi bene, Phil è stata una figura controversa e saperla costruire in modo così efficace non è da tutti.Le donne del sogno americano hanno trovato una non bella fine, così come gli altri protagonisti.Sono le vite assurde che hanno tutte gli stessi finali. Chi invece irrompe con immutata bellezza è sempre madre natura e anche in quest’ultimo capitolo ci hai offerto splendide gocce di descrizione.
    Serena domenica,
    marirò

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  6. su 17 novembre 2013 a 15:31 wolfghost

    Un finale degno del resto del libro, davvero a sorpresa! Infatti, dopo averlo visto miracolato di nuovo nella grotta e ancora nello scontro con i soldati, non immaginavo che sarebbe morto così, con… semplicità 🙂 Almeno è morto nella sua valle 😉
    Splendido romanzo, brava! 🙂

    http://www.wolfghost.com

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  7. su 17 novembre 2013 a 15:54 Alessandra Bianchi

    @ NEWWHITEBEAR sono lusingata!
    Un caro abbraccio.

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  8. su 17 novembre 2013 a 15:57 Alessandra Bianchi

    @ CLE REVERIES ho cercato di immedesimarmi in Phil Weir, e mi ha divertito farlo. Se il racconto è piaciuto, ciò non può che rendermi felice.
    Kisses*

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  9. su 17 novembre 2013 a 16:00 Alessandra Bianchi

    @ ILI6 forse perché amo la natura, il mare, i boschi…
    Sei molto cara, Marirò!
    Buon pomeriggio, amica mia ^^

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  10. su 17 novembre 2013 a 16:04 Alessandra Bianchi

    @ WOLFGHOST grazie di cuore, lupissimo 😛
    E’ morto nella sua valle, e questo secondo me è bello per lui. In quelle circostanze non poteva chiedere altro.

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  11. su 17 novembre 2013 a 19:48 salvatore rizzi

    Quoto, ili6, stavolta. Un saluto vero.

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  12. su 17 novembre 2013 a 20:16 Alessandra Bianchi

    @ SALVATORE RIZZI di questo ti ringrazio!
    Ciao, Sar ^^

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  13. su 17 novembre 2013 a 20:22 Chiara

    Dopo averlo letto tutto senza commentare non posso non farti i miei complimenti.
    Chiara

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  14. su 17 novembre 2013 a 20:35 Alessandra Bianchi

    @ CHIARA sono molto graditi!
    Un sorriso per una serata serena*

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  15. su 17 novembre 2013 a 21:13 Mari

    Che dire? Semplicemente bello! Un altro libro da pubblicare…
    …e Phil non può che essere contento, hai scelto per lui una “bella” morte….
    Ti abbraccio MIA strega, ma non ti bacio 😀 sono molto raffreddata!

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  16. su 17 novembre 2013 a 21:33 Alessandra Bianchi

    @ MARI a conti fatti, non c’era sorte migliore per Phil. Quelli che lo odiavano saranno sicuramente soddisfatti per la sua dipartita, però mi auguro che siano anche un po’ commossi. Senza di lui, non ci sarebbe stata questa storia.
    Io ti ringrazio, MIA guerriera, e ti bacio.
    Il raffreddore ce l’ho già 😛

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  17. su 17 novembre 2013 a 22:32 Mari

    Allora va beh! Ti lascio il bacio della buonanotte… :-*

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  18. su 17 novembre 2013 a 23:14 Alessandra Bianchi

    @ MARI un abbraccio grande * ________________ *

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  19. su 18 novembre 2013 a 08:41 brumbru

    Ha improntato la sua vita sull’altruismo!!!!!! Ahahahah.

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    • su 18 novembre 2013 a 11:19 Alessandra Bianchi

      @ BRUMBRU 😀

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  20. su 18 novembre 2013 a 08:45 brumbru

    Un degno finale per un bellissimo racconto. Farti ancora i miei complimenti non ha senso.

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  21. su 18 novembre 2013 a 11:21 Alessandra Bianchi

    @ BRUMBRU sono davvero contenta!

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    • su 19 novembre 2013 a 10:16 brumbru

      Un abbraccio.

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      • su 19 novembre 2013 a 16:43 Alessandra Bianchi

        @ BRUMBRU anche da parte mia ^^

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  22. su 18 novembre 2013 a 21:39 Uriel

    E’ stato un piacere seguirti.

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  23. su 18 novembre 2013 a 21:52 Alessandra Bianchi

    @ URIEL oh, finalmente un commento qui e non sempre sull’ultimo post 😛
    Grazie, amico mio!

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  24. su 19 novembre 2013 a 18:03 univers81

    Una puntata finale che mi aspettavo per certi versi, l’hai gestita con molta sapienza e abilità, direi che è stata una storia che mi ha accompagnato piacevolmente e sono sicuro che avrà ulteriore successo. Phil ha avuto la sorte ‘equa’ che sulla bilancia delle opportunità/decisioni meritava. Un abbraccio, a presto, Univers.

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  25. su 19 novembre 2013 a 20:25 Alessandra Bianchi

    @ UNIVERS81 per quanto riguarda Phil, non posso che concordare con te.
    Un forte abbraccio e un sentito grazie!

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  26. su 19 novembre 2013 a 21:45 Chiara

    Una storia bellissima che mi ha tenuto avvinta fin dalla prima puntata. Caspita, che talento che hai!

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  27. su 19 novembre 2013 a 21:57 Alessandra Bianchi

    @ CHIARA arrossisco! Io scrivo sempre con il massimo impegno, se poi i risultati soddisfano i miei lettori ne sono più che lieta.
    Ti auguro una bella serata.

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  28. su 20 novembre 2013 a 14:16 ventidiprimavera

    Sei Unica Alessandra davvero…
    Bellissimo, intrigante e sorprendente dalla prima all’ultima pagina!

    Un grande abbraccio e dolce proseguo di giornata.
    Michelle

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  29. su 20 novembre 2013 a 15:20 Alessandra Bianchi

    @ VENTIDIPRIMAVERA merci, étoile!

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  30. su 18 dicembre 2013 a 00:12 suzieq11

    E ce l’ho fatta a finire di leggere. Scusami se sono mancata. Cmq bello bello bello. Bravisssima , sì con 3 S, le meriti.

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  31. su 18 dicembre 2013 a 16:30 Alessandra Bianchi

    @ SUZIEQ11 sei veramente perseverante, carissima!
    Grazie, amica mia ^^

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I commenti sono chiusi.

  • CHI SONO

    Mi chiamo Alessandra Bianchi.
    Amo ballare, nuotare, il sole, il mare e il vento.

    Ho scritto un romanzo,"Lesbo è un'isola del Mar Egeo" (Borelli Editore, collana Pizzo Nero), che era reperibile nelle migliori librerie (Mondadori, Feltrinelli, etc.) e su vari portali (IBS, ad esempio); ma che adesso è esaurito.
    Il libro costava 12 euro.

    Il mio secondo libro si intitola "Sognate con me" ed è una raccolta di racconti, tratti dal mio blog. Costa 10 euro.

    "Alex Alliston" è il mio nuovo romanzo, pubblicato nel mese di febbraio del 2012.

    Il mio precedente blog su Splinder ha superato le 420.000 visite. Desidero ringraziare i molti amici che mi hanno seguita.

    SUL CORRIERE DELLA SERA DEL 25 MARZO 2012, NEL SUPPLEMENTO CULTURALE “LETTURA”, IL MIGLIOR INCIPIT DI UN ROMANZO INEDITO (PAGINA 20):
    La barca – un vecchio dragone praticamente inaffondabile – virò di prua e fendendo i marosi imboccò lo stretto passaggio che conduceva alla piccola baia. Aleksandr ormeggiò lo scafo, lo disarmò e scese a terra. Lì il vento era meno intenso: l’insenatura era protetta dai numerosi scogli che affioravano dal mare, simili a denti aguzzi. Le onde si infrangevano su quella barriera e andavano a sfogare la loro collera altrove.
    ALESSANDRA BIANCHI “MATRIOSKA”

  • Dieci anni di blog: da Splinder a WordPress

    Più di duecento racconti Dodici "serie" (o romanzi) Oltre cinquecento post
  • Alex Alliston
  • Odio e Amo

    Odio
    la falsità, la cattiveria, il razzismo
    Amo
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    La mia musica
    Jethro Tull, Led Zeppelin, Jefferson Airplane, Pink Floyd, Grateful Dead, Rolling Stones, Alanis Morissette, Kate Bush, Cranberries, Metallica, Crosby Stills Nash & Young, Doors
    I miei libri
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