Nonostante l’appoggio di Paola e di Saryo, Liz fu condannata a dieci anni di prigione: il suo avvocato difensore era mediocre, al contrario del sostituto procuratore, competente e aggressivo.
I primi tempi furono orribili, ma poi conobbe Susan, una biondina minuta e graziosa che le ricordava Patsy. Susan si rivolse a lei in cerca di protezione. Era stata presa di mira da un’altra detenuta che l’aveva violentata più volte. Esasperata, Susan aveva commesso un grave errore denunciando Conchita a una guardia. Quella mattina, mentre faceva la coda per la prima colazione, qualcuna le aveva infilato un bigliettino in tasca. Conteneva solo cinque parole: questa notte verrò a trovarti. Susan era terrorizzata. “Ho dei soldi.”, disse a Liz. “Sono disposta a darti mille dollari.” Elizabeth la guardò: era così esile e fragile che capiva il motivo del suo terrore. Avrebbe ricevuto una punizione durissima; Liz aveva già assistito a una scena del genere. In teoria le risse erano vietate, ma all’atto pratico nessuno si muoveva per impedirle. Alcune guardie erano sadiche e la violenza le divertiva.
Liz scosse la testa. “Non so cosa farmene dei tuoi mille dollari. Mi dispiace per te, però non sono fatti che mi riguardano.” Fece per allontanarsi, ma Susan la fermò per un braccio. “Ti prego! Tu sei forte e potresti difendermi. Conchita non avrà pietà: ho paura che mi uccida.” Gli occhi di Susan sembravano quelli di una gazzella impaurita. Era talmente agitata che tremava. “Ti prego!”, ripeté.
Liz fu mossa a compassione. “D’accordo.”, rispose. “Ma non voglio il tuo denaro. Vorrà dire che mi devi un favore.” Il sollievo di Susan era evidente. “Grazie! Ti giuro che non lo dimenticherò.”
Liz affrontò Conchita nel cortile, durante l’ora d’aria. L’aveva già vista spadroneggiare con aria arrogante. Era una ragazza attraente con gli occhi e i capelli scuri. Non particolarmente alta, aveva tuttavia un fisico solido e muscoloso. Si allenava sempre alla panca piana, sollevando pesi non indifferenti.
Ma, in realtà, era una codarda.
Quando Liz le si avvicinò con aria bellicosa, cercò di defilarsi. Elizabeth sogghignò. Conosceva quel genere di persona, forte con i deboli, debole con i forti. Le impedì di andarsene e la costrinse a battersi. Da quel giorno Conchita non tormentò più Susan.
Liz e Susan divennero amanti. Susan pagò una grossa cifra e riuscì a farsi trasferire nella cella di Liz. Lei sarebbe uscita dal carcere otto mesi prima di Elizabeth. Ciò significava che avrebbero vissuto insieme per nove anni.
Certe notti Liz pensava alla Green Valley, a Phil… e incominciava a piangere sommessamente. Allora un corpo morbido e tiepido si infilava nel suo letto, colmandola di tenerezza. Presto, Elizabeth scoprì di essere innamorata. In quanto a Susan, era pazza di lei.
Malgrado tutto, non furono anni malvagi.
Los Angeles aveva un aspetto irreale. Le sembrava sconosciuta e ostile. Sebbene non frequentasse più i locali che preferiva, il suo senso di estraneamento non era dovuto solo a questo.
Paola si sedette su un gradino.
Le piaceva molto andare da Joe’s. Cucinava i migliori hamburger della California e distillava da una grande botte di legno la birra più buona e dissetante che avesse mai bevuto in vita sua. Da Joe’s c’era sempre un’allegra confusione. Panini mangiati in fretta da giovani intelligenti e risoluti che si erano ricavati dieci minuti di pausa all’ora del pranzo. Scambi di opinioni sui casi di cui si occupavano, amichevoli pacche sulle spalle, prese in giro bonarie. Spesso alla sera tornavano lì, e allora c’era più tempo per discutere, ridere, scherzare.
Se fosse andata da Joe’s, avrebbe incontrato Jack Williams, Laura Torrence, Paul Bradley. E molto probabilmente ci sarebbe stato anche Sidney Saryo. Non se la sentiva di vederli. Le avrebbero ricordato la pagina più bella della sua vita e il paragone con la sua situazione attuale sarebbe stato impietoso. Non faceva più parte di quel fantastico gruppo. Era stata orgogliosa di appartenere all’ FBI; aveva visto quel lavoro come una missione, aveva dato l’anima per eccellere.
Ma aveva fallito.
Tuttavia non era a causa di Joe’s o di altri posti simili che si sentiva a disagio. Aveva perso il rispetto di se stessa.
Quando aveva dato le dimissioni, il suo capo si era opposto vigorosamente. Ma Paola Chianese non riusciva a scordare quello che era successo in quel bosco. Non aveva trovato Phil Weir e, mentre tornava da Elizabeth, si era inginocchiata per terra e aveva vomitato. In quel momento aveva capito di essere una vigliacca. Valeva meno di una sbandata come Liz. Certo, Elizabeth aveva ucciso una persona e avrebbe trascorso lunghi anni dietro alle sbarre, però era una donna forte e coraggiosa. Aveva sfidato Weir. E nel frattempo, cosa faceva la brillante Magic Paula? Lottava con se stessa per non perdere il controllo dello sfintere. Una vampata di rossore le affluì sulle guance.
Adesso la sua esistenza era priva di una direzione. Si sentiva come una foglia trascinata dal vento. E, come la foglia, ignorava dove il vento l’avrebbe condotta. Quasi fosse evocata dai suoi pensieri, una folata di aria fredda la investì, inducendola ad alzarsi. Sebbene fosse una giornata nata sotto i migliori auspici, adesso il cielo si stava rannuvolando. Era in arrivo un acquazzone.
Mentre camminava diretta verso casa, Paola passò davanti a un internet-point. Senza una ragione apparente, entrò e prenotò il primo volo per il Texas.
Questa volta Rosita Garcia si dimostrò più cordiale. Le offrì un bicchiere di Mision Santo Tomas. Per educazione, Paola si limitò a un piccolo sorso. Non aveva voglia di bere. Anche se non sapeva bene di cosa avesse voglia. Soprattutto ignorava il motivo che l’aveva portata lì.
“La chica è salva.”, disse Rosita. Non era una domanda, ma una constatazione.
Paola annuì. “E’ in prigione.”
“Se ha sbagliato, è giusto.”
“Ha rischiato la pena di morte.”
“L’importante è che sia viva.”
Ci fu un lungo silenzio. Lo interruppe Rosita. “Ma lei non è qui per questo, vero?”
“No.”
“Si tu vecino de ves la barba cortar, pon la tuya uno remojar.”
Paola le rivolse uno sguardo interrogativo.
“E’ un detto dei nostri padri.”, spiegò Rosita. “Se il tuo vicino di casa ha tagliato la barba…” Bevve un sorso di vino, quindi aggiunse: “La vita è fatta di cambiamenti, e quando arriva l’ora bisogna dimostrarsi pronti. Mai nulla rimane fermo. Lei si deve preparare per il cambiamento, senza piangersi addosso. Troverà una nuova strada.”
Tre mesi dopo Paola Chianese fu assunta come responsabile operativa di una grossa agenzia investigativa. Lo stipendio era talmente alto che non sapeva come spendere tutti quei soldi. Ma non era questo a renderla felice. Si sentiva rinata. Il lavoro le piaceva, e soprattutto era il suo lavoro. Non era fatta per le sparatorie, gli inseguimenti, la violenza. Aveva rinunciato a servire la giustizia, però poteva permettersi di selezionare la clientela e di scartare a priori tutti quegli incarichi che non le sembravano corretti. Individuò rapidamente alcuni investigatori che divulgavano notizie riservate, vendendole alla stampa, o che addirittura ricattavano i clienti, e li cacciò senza remore. Impostò l’attività dell’agenzia su rigorose basi etiche.
E una sera tornò da Joe’s…
L’uomo che si faceva chiamare Lesh scese silenziosamente dal letto e uscì sulla veranda. Silvia dormiva serenamente. Lesh guardò il cielo stellato. Nel frattempo, ricapitolava gli ultimi avvenimenti. Quando aveva ucciso Freiberg, aveva staccato un grosso mazzo di chiavi dalla sua cintura. La cassaforte non era a combinazione e si aprì al quarto tentativo. C’erano quattrocentomila dollari in piccoli tagli; probabilmente servivano a Freiberg per le spese correnti.
Il mattino in cui aveva lasciato Liz dal parrucchiere li aveva trasferiti in una banca delle isole Cayman. Con quel denaro aveva comprato il bungalow, con spiaggetta annessa, e una Land Rover di seconda mano. Il resto gli sarebbe bastato per vivere di rendita. Se solo Liz non gli avesse impedito di sterminare i soldati!
Soffocò l’ira e si accese uno spinello.
In quel momento, Silvia Monti lo raggiunse, camminando a piedi nudi. Si muoveva aggraziata e leggiadra, come una ballerina. “Messere, abbiamo ancora qualcosa da discutere.”, disse con un sorriso malizioso.
Phil Weir ricambiò il sorriso, ma un attimo dopo impallidì.
UN SOGNO AMERICANO 22
14 novembre 2013 di Alessandra Bianchi
39 Risposte
Tutti cambiano vita. Chi per forza, chi per rinascere. Ottimi tre pezzi con i tre protagonisti alle prese con una nuova esistenza. Liz in prigione ma sicuramente tra nove anni sarà un’altra musica.
Magic Paula cambia pelle ma lo spartito rimane lo stesso.
Phil miracolosamente scampato alla morte ha una nuova fiamma.
Tutti gli episodi ci lasciano con un punto di domanda. Cosa succederà dopo?
Aspettiamo gli eventi
In caro abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR la prossima sarà l’ultima puntata. E lì ci saranno risposte definitive.
Grazie e un grande abbraccio.
P.S. “fiamma”… 😀
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Happy Anniversary!
You registered on WordPress.com 2 years ago!
Thanks for flying with us. Keep up the good blogging!
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@ WORDPRESS thank you!
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Mio malgrado, quoto, NEW…pure questa volta. Un saluto da Salvatore.
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@ SALVATORE RIZZI l’amico NEW è uno dei miei lettori più partecipi e attenti.
Un saluto a te, Sar.
E felice serata.
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E nei giorni e negli anni in trasformazione la storia continua
per ogni personaggio, ritrovando in ognuno qualcosa di
diverso, che Tu con grande fantasia ci narrerai….
Bellissimo capitolo, letto con una curiosità che s’intreccia
sugli interrogativi aureolando….
Un abbraccio carissima!
Michelle
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LASCIO UN SALUTINO ALLA PIU GRANDE PERSONA E PERSONALITA CHE CONOSCO QUI,,’TI ABBRACCIO ,DOLCE SERATA AMICA CARA
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…La vita è fatta di cambiamenti, e quando arriva l’ora bisogna dimostrarsi pronti. Mai nulla rimane fermo. Lei si deve preparare per il cambiamento, senza piangersi addosso. Troverà una nuova strada…
Il coraggio e la forza di andare avanti, la capacità di crescere…
Bellissimo pezzo! …e Phil é ancora in giro! 😀
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@ VENTIDIPRIMAVERA c’è sempre poesia in quello che scrivi… aureolando*
Un abbraccio grande, Michelle.
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@ MAIRITOMBAKO come sei cara!
Un bacione 😛
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@ MARI condivido ogni tua parola.
Phil? Per adesso, certamente sì 😛
Alla prossima (e ultima) puntata, MIA guerriera.
Ti ringrazio di cuore!
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Appunto…! Saluti da Sar.
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A me il sorriso malizioso di Silvia Monti non convince affatto, anzi mi fa venire i brividi. Infatti ecco che Weir impallidisce…. perchè?
Baciotti.
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La vita è fatta di cambiamenti, vero (e per fortuna, direi altrimenti tutto sarebbe piatto e stantio): essere più o meno pronti ai cambiamenti diventa, poi, un altro discorso.
Liz, ad es, si è ben presto adattata anche se mi vien difficile immaginare come un decennio in galera possa essere non malvagio. Ma buon per lei. Paola ha trasformato la sua vita trovando finalmente ciò che cercava. Ma deve chiudere un conto… Chi non ha cambiato stile di vita è stato Phil, Ma a volte è la vita che costringe al cambiamento. La vita o una donna di nome Silvia/ Paula che, nella sua onnipotenza, ha sottovalutato.
Sono impaziente di leggere l’ultimo ( 😦 ) capitolo.
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@ SALVATORE RIZZI buon fine settimana!
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@ SUZIEQ11 lo scopriremo prestissimo.
Besitos ^^
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@ ILI6 dato che manca un solo episodio, Silvio Berlini dovrà pazientare ancora un po’: il mio prossimo post infatti sarà tutto per Phil Weir, e allora sapremo…
Come scrisse qualcuno, Weir è il personaggio più amato-odiato di tutte le mie storie 😀
Grazie per l’attenzione 😛
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Silvio berlin? Non era Silvia Monti? Oho, qui si prepara un finale coi fiocchi!
pazienterò…(poco, eh?)
🙂
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Vedi, Alessandra, se invece che leggere qui, avessi avuto il libro in mano, avrei fatto le ore piccole pur di conoscere il finale.
Questo a tuo merito.
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@ ILI6 Silvio Berlini è uno dei protagonisti de “Il fattore B”, un altro racconto a puntate. Silvia Monti, invece, è… 😀
Sei molto cara, Marirò!
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…. tutti sono cambiati?
… forse no. Sono solo proiettati nel tempo, ce li hai descritti secondo quello che in effetti sono sempre stati, tranne Silvia che non conosciamo proprio. Sicuramente ci dirai di più di lei e qualcosina più eclatante di tutti alla fine della storia, come sai fare tu!
…. e poi ne parliamo!
Un salutone
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@ CLE REVERIES non dirò proprio nulla di lei, o quasi 😛
E domenica capirai il perché.
Bacioni, mia country-lady * ______________ *
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Io ho anche una idea su come andrà a finire, ma aspettero’ :-* 😉
Un abbraccip
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@ CLE REVERIES ogni volta che vedo un tuo commento relativo a questa storia sorrido ricordando come un giorno la definisti 😛
E credo che il finale confermerà la tua tesi…
Due abbracci ^^
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Un grande abbraccio alla MIA strega
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Sei sempre più brava: ben scritto e carico di contenuti emotivi capaci di coinvolgere il lettore.
Buon fine settimana
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Ricambio con simpatia, come sempre!
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Tre personaggi: Phil, sopra di tutti, Liz e Paola (che non ha mai goduto della mia simpatia) sono alle strette finali e hanno cambiato le loro vite
Ma hai ragione tu, cara Alessandra, su Phil: o si ama o si odia
Io non lo amo, ma riconosco il suo fascino e la forza prorompente del personaggio
Weir è il: “Un sogno Americano”
Sei davvero brava, inizio il countdown
Abbraccione
Mistral
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@ MARI e un bacione alla MIA guerriera.
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@ URIEL sei molto gentile!
Un caro saluto.
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@ SALVATORE RIZZI reciproca, “vecchio” Sar.
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@ OMBREFLESSUOSE ricordo bene che non hai mai apprezzato molto Paola: è probabile che tu l’avessi inquadrata fin dal principio, anche se per me non è un personaggio negativo. Semplicemente, non è da FBI.
In quanto a Weir, condivido in pieno: nel bene e nel male è lui il protagonista assoluto di questa vicenda.
E adesso vedremo…
Grazie e baci, Mistral!
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Quando arrivo sul tuo blog la prima cosa che faccio è scorrere i post per vedere dove ero rimasto, così, quando ho iniziato a legger questo, sapevo già che non era l’ultimo dedicato a “Un sogno americano”; ciò, metre leggevo, mi sembrava molto strano in quanto fino alle ultimissime righe sembrava proprio un post da “titoli di coda”, quando alla fine di un film scorre il resoconto della fine fatta in seguito dai protagonisti del film stesso.
E invece… così corro a leggere il prossimo! 😉
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST in effettti, sì: questo sembra proprio un post da “titoli di coda”. Però, soltanto per Paola e Liz.
Manca Weir 😀
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Un gran bel capitolo. Entri nella psicologia dei personaggi e li denudi con grande autenticità.
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@ BRUMBRU sono onorata.
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Gran bella puntata, scritta con punte di estrema precisione narrativa, Phil è un osso non duro ma imperforabile. Alla prossima, cara. Univers
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@ UNIVERS81 fino a questo momento, sì, caro amico.
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