Sebbene il sole non fosse ancora sorto, la notte andava schiarendosi. Non mancava molto all’alba. Nell’aria c’era un profumo di fuoco di legna e d’autunno. Più tardi, ci sarebbero stati anche quelli del caffè, del pane appena tostato e del bacon che friggeva. In tempi normali, quello era il miglior modo per risvegliarsi, pensò scendendo dal letto e affacciandosi alla finestra che dava sul prato e, oltre, sul bosco che si estendeva fino al mare. C’era un sentiero che, inoltrandosi fra i grandi, vecchi alberi, conduceva alla scogliera. Lo aveva percorso un’infinità di volte, poi era rimasto a guardare le onde sferzate dal vento, un peschereccio che si allontanava verso il largo, i gabbiani che calavano sull’acqua a caccia di prede.
Si soffermò a riflettere su ciò che distingueva il passato dal presente.
Benché conoscesse già tutte le risposte, indugiò davanti alla finestra scrutando, nel buio che lentamente si dileguava, la fitta distesa di piante, delimitata da uno steccato, mentre si poneva la stessa domanda che si era rivolto troppo spesso.
L’elaborazione del lutto, si ripeté.
Prima o poi, a seconda dei caratteri, tutti trovano la chiave per dimenticare il dolore, oppure per conservarlo, ma relegato da qualche parte, quasi anestetizzato. Una nuova compagna, l’accettazione serena della solitudine, la mente proiettata su nuovi progetti – lavoro, svago, viaggi, l’alcool come terapia.
Certo. Prima o poi, tutti elaborano il lutto.
Per lui era stato diverso.
All’inizio, non gli erano mancati i soldi, dunque non si era trattato di questo – capita che l’indigenza amplifichi la sofferenza, anche se succede pure l’esatto contrario: le difficoltà economiche prendono il sopravvento sui sentimenti. Adesso, il denaro si era esaurito, dato che aveva smesso di lavorare, e presto avrebbe dovuto lasciare la casa, dove viveva in affitto; entro un mese, lo sfratto sarebbe diventato esecutivo.
A quel punto, dove sarebbe andato?
Si scostò dalla finestra e andò in cucina. Non che gli importasse granché.
I ricordi del passato, pensò, che frase odiosa! Ciò nonostante, non poteva farne a meno.
Mentre il bacon friggeva, si versò un bicchiere di spremuta d’arancia e preparò il caffè. Prima di conoscere Barbara, aveva avuto dieci amanti. Non avrebbe saputo descriverle altrimenti; non erano state fidanzate, nemmeno per un breve periodo, benché avesse frequentato tre di loro per più di un anno. Mancava sempre qualcosa. Chiara rappresentava il sesso, Laura le affinità intellettuali, Simona era divertente: questi erano i loro ruoli, ed erano confinate in tali spazi senza la possibilità di uscirne. Le altre non contavano.
Mangiò con calma le sue uova, bevve il caffè e concluse la colazione con la spremuta. A pranzo, si sarebbe limitato a un po’ di frutta o di verdura. Una ciotola di minestra e due patate lessate avrebbero costituito la sua cena; per quello il primo pasto della giornata era sostanzioso. Lasciò piatto, tazzina e bicchiere nel lavello, quindi tornò in camera per vestirsi e uscì di casa.
Il sole era pallido, ma adesso c’era. Un principio di foschia era stato allontanato dal vento che soffiava regolare – ma non forte – da nord. Passò attraverso un varco della staccionata e imboccò il sentiero che portava al mare. Qui giunto, contemplò la distesa d’acqua.
Barbara riassumeva in sé le peculiarità di chi l’aveva preceduta: brava a letto come Chiara, colta come Laura, spiritosa come Simona. Ma l’amore non è una somma di caratteristiche, è misterioso per definizione, è alchimia, magia allo stato puro, feromoni che si attraggono. Barbara non aveva il fisico di Chiara, a causa della genetica e del fatto che non trascorreva un’ora al giorno in palestra e un’altra ora in piscina. Il suo viso era solo grazioso e gli occhi, di un azzurro diverso da quello del cielo, possedevano uno sguardo intenso, senza essere belli e profondi come quelli, verdi e attraversati da pagliuzze dorate, di Simona. Ma cosa contava questo? Niente. Barbara era unica.
Per qualche motivo si rammaricò di non vedere pescherecci. Forse più tardi, meditò, sebbene fosse improbabile. I pescatori si svegliano presto. Si sedette su una roccia e continuò a osservare il mare.
Se Barbara lo avesse lasciato per un altro, sarebbe stato diverso. Con ogni probabilità avrebbe elaborato il lutto. O magari no, però se ne sarebbe fatto una ragione. Avrebbe capito. Invece, se n’era andata da sola, perché stanca di lui. Non l’aveva più rivista, e non riusciva a immaginare in che cosa l’avesse delusa. Una breve lettera di lei aveva sancito il loro addio.
Si rialzò e lentamente tornò verso casa, voleva bere un secondo caffè e fumare la prima sigaretta della giornata. Camminava strascicando lievemente una gamba; niente di strano a sessantadue anni. Per il resto, ringraziando Dio, godeva di buona salute. Forse ci sentiva poco, ma questo rientrava nell’ordine naturale delle cose e comunque non era un disturbo grave.
Il bosco era silenzioso, almeno alle sue orecchie. Il profumo, intenso e meraviglioso, così come il paesaggio che lo circondava. Poteva affermare di conoscere ogni albero. Erano i suoi unici amici. Di tanto in tanto, il sole illuminava il sentiero cosparso di foglie brunite, arrecando un po’ di calore. Già da giorni la vegetazione aveva assunto le tonalità proprie dell’autunno, stagione che lui aveva sempre amato. Era bello camminare con calma, strascicando la sua gamba, scostando qualche ramo e guardandosi attorno nella speranza di vedere uno scoiattolo, un tasso, una volpe, un coniglio selvatico.
Era ormai prossimo all’abitazione, quando si fermò.
Un sorriso malinconico affiorò sulle sue labbra, senza però estendersi agli occhi. Non riusciva mai a protrarre a lungo l’incantesimo. Per quanto si sforzasse, a un tratto, senza preavviso, esso cessava, lasciandolo confuso e stordito. Talvolta, incredulo. Accantonò mestamente il pensiero di Barbara, e delle altre. Immagini sfuggenti, create nel corso degli anni. Aveva lavorato come un pittore dell’anima, disegnando, dipingendo, aggiungendo man mano nuovi particolari, correggendo ed esaminando senza indulgenza la sua opera, finché non ne era rimasto pienamente soddisfatto.
E ora il quadro c’era. Ma, purtoppo, come tutti i castelli di carta, bastava un soffio di vento per farlo crollare, lasciandolo con la visione, questa sì reale, di una vita solitaria. Era un quadro bello, tuttavia illusorio, simile ai sogni che si dimenticano nella fredda ora che precede l’alba.
Eppure, avrebbe tanto desiderato incontrare una donna, non importa se bella o brutta. Condividere con lei la sua esistenza. Accarezzare il suo viso, al risveglio. Fare colazione assieme. Condurla fino al mare, tenendola per mano. Regalarle dei fiori per leggere sul suo volto sorpresa e felicità. Parlare di libri, di musica, di cinema. Le piccole cose, le grandi cose.
Non erano pensieri nuovi, ma quella mattina lo colmarono d’angoscia, come mai in precedenza.
Scordò caffè e sigaretta.
Nel ripostiglio c’era un vecchio fucile, ancora funzionante.
Fu lì che si diresse.
RICORDI DI UN AMORE MANCATO
9 novembre 2013 di Alessandra Bianchi
52 Risposte
le piccole cose che portano alle grandi cose..euforia..esperto..ansia..e un sacco di piu..adesso aspetto il post che segue..vedi mi metto sempre in umore proprio dell attenza per te…che regalo grande ..grazieee 🙂
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@ MAIRITOMBAKO grazie a te, cara amica!
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… L’amore non è la somma di caratteristiche… mannaggia!
Bello! 🙂
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Prima o poi, a seconda dei caratteri, tutti trovano la chiave per dimenticare il dolore, oppure per conservarlo, ma relegato da qualche parte, quasi anestetizzato. Una nuova compagna, l’accettazione serena della solitudine, la mente proiettata su nuovi progetti – lavoro, svago, viaggi, l’alcool come terapia.
Non è così.
Assolutamente no!
Non esiste né “prima”, né “poi”!
Una coltellata produce sangue e cicatrici!
Il sangue si perde.
Le cicatrici restano, senza bisogno di “accettazioni serene, svaghi, viaggi, oppure alcol”.
Tutto rimane lì.
Fermo.
Compiuto e vigliacco.
La percezione del dolore annulla e annichilisce il mondo. Anestetizzarlo non serve. Come non servono i palliativi esterni. Tutto rimane lì, ad onta delle migliori buone intenzioni.
Il dolore, come l’amore, non vanno in vacanza. Una vita inutile, fin quando non è recisa, tale rimane e tale è.
(Questo è un parere, squisitamente, personale. Grazie).
Cordialità
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@ MENTEMINIMA benvenuta nel mio blog!
E grazie 🙂
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@ LORD NINNI concordo.
Quando un mio personaggio parla oppure pensa non riflette necessariamente il mio punto di vista personale. Altrimenti, si potrebbe dire che – a titolo di esempio – io condividevo ciò che Pomarev progettava di fare (e spesso faceva). Sono scelte funzionali a un dato racconto, poi possono essere condivise o meno.
Radiosità, Milord.
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…bellissimo da leggere, ma come al solito amaro e, questa volta più delle altre, una fine spietatamente tragica. 😦
Meglio sorridere! *———-*
Un abbraccio :-)*
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@ CLE REVERIES non lo faccio apposta, country-lady 😦
Questo racconto non è frutto di ragionamento, mi è venuto così spontaneo.
Sì, sorridiamo ^^
Ti ringrazio e ti mando un bel bacione!
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… non ne avevo nessun dubbio,
L’arte è arte!
🙂 *——-* 🙂
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@ CLE REVERIES oh, grazie mille * ________________ *
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Concordo con Lord Ninni, e ti saluto….Sar.
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Un post veramente superbo per come è scritto, per quello che trasmette.
Dolore, solitudine e incapacità di dare al proprio futuro (ma quale futuro potrebbe avere un uomo di sessantadue anii?) un senso compiuto.
Analisi acute sull’amore, quella strana alchimia irrazionale che non risponde a nessuna legge della logica.
Un caro abbraccio
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@ SALVATORE RIZZI certamente.
Ciao, Sar!
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@ NEWWHITEBEAR sono lusingata, amico mio.
Ho cercato di tracciare il ritratto di un uomo solo, non per sua scelta.
Un grande abbraccio.
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[…] Scordò caffè e sigaretta.
Nel ripostiglio c’era un vecchio fucile, ancora funzionante.[…]
Clic
Appunto …
Cordialità
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Un uomo solo, non per sua scelta…il lutto…
Già! Difficile, terribile…eppure il futuro c’è, sia a sessantadue che a trentadue!
Perché è vita e va rispettata…
Brava la MIA strega!
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@ LORD NINNI clic… appunto 😀
Nuove radiosità!
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@ MARI mi piace molto la tua visione ottimistica.
Al contrario, io sono spesso pessimista; perciò, è un motivo di conforto leggere i tuoi commenti.
Grazie, MIA guerriera!
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Un altro bel racconto, amaro e coinvolgente, che fa riflettere sugli errori che si possono commettere durante un’intera esistenza, ma che mai dovrebbero essere volano per gesti estremi.
A nessuna età.
Ti abbraccio , buona notte 🙂
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Complimenti per come sai delineare la psicologia dei tuoi personaggi (non solo in questo racconto).
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Una pagina di vita dove sono racchiusi tanti ricordi, domande, rimpianti. Una vita prima piena ed ora vuota dove nonostante si riconosca ancora la bellezza del luogo e si pensi che come altri si potrebbe andare oltre quel vuoto per ricominciare, la forza di farlo non la si trova più. Quel vuoto è stato lasciato da una persona troppo importante che era riuscita ad amnullare tutto delle precedenti donne. L’illusione momentanea al momento del rientro, come se si aspettasde di vederla sulla porta di casa, e poi la decisione finale….
Un racconto agrodolce che si legge scorrevolmente , con un finale drammatico che lascia l’amaro in bocca.
Superbo Alessandra. Bravissima.
Buona domenica carissima. Ciao, Pat
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Le cose spontanee sono a volte le migliori e, questa storia, rispecchia ancora di più la tua grande sensibile bravura
Bisous
Mistral
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@ ILI6 sono d’accordo con te sul gesto estremo. Talvolta, il dolore è così forte da spingere ad atti insensati, anche se questo è sbagliato.
Un abbraccione, cara ^^
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@ VPINDARICO ti ringrazio per i complimenti. Quando scrivo cerco di immedesimarmi nei miei personaggi, bene o male non sta a me dirlo.
Buona domenica.
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@ PATRIZIA M. in realtà – come tutte le domeniche – oggi sarebbe stato il turno di Aleksandr, Monica e Berlini; ma ho seguito la mia ispirazione.
Grazie per la tua analisi, sempre profonda e intelligente!
E grazie per quel “Superbo”, che mi ha fatto arrossire.
Un sorriso per te, cara Pat * _______________ *
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@ OMBREFLESSUOSE ti ringrazio di cuore, amica Mistral!
Besos & besitos ^^
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Era tanto tempo che non ti leggevo… (semplice mancanza di tempo tra studio e lavoro!)
E’ sempre bello ritornare fra i tuoi pensieri!
Baci
Giò
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@ ROSAOSCURA sono felice di rivederti, Giò 😛
Kisses!
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Non ricordavo questo racconto… ma è nuovo o, al contrario, è più vecchio di quando ci siamo splinderianamente conosciuti? 🙂
Comunque meglio così, almeno non mi sono rovinato la sorpresa, anche se, conoscendoti, non mi ha sorpreso troppo 😉 Sapevo che sarebbe finita male per lui o che era finita male per lei 😀
Mi ha in particolare fatto riflettere il punto di vista che è peggio essere lasciati per… nessuno che per qualcun altro 🙂 Non so, io non credo che in fondo esista grande differenza… in fondo se qualcuno ti lascia per qualcun altro è perché già non era soddisfatto di te, no? 🙂
http://www.wolfghost.com
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Buona serata MIA strega, un abbraccio grande
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@ WOLFGHOST questo racconto è nuovissimo. Scritto di getto.
Come ho detto, rispondendo a Lord Ninni, i protagonisti delle mie storie agiscono e pensano in piena libertà. Ciò significa che non sempre le loro opinioni collimino con le mie.
Baci lupeschi 😛
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ahah notevole! 😀 Direi che è un ottimo indizio di schizofrenia! 😀 😀
Scherzo, naturalmente 😛
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@ WOLFGHOST forse hai ragione 😀
Un caro saluto ^^
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@ MARI ti auguro sogni dolcissimi, MIA guerriera!
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Lo sapevo che sarebbe finita male! ahahah. Pensavo l’avresti fatto buttare giù dalla scogliera… 😉
Molto bello, il post. Più che condivisibile la teoria sulla nascita di un amore, e su tutto il resto.
Una considerazione personale sull’errore compiuto dal protagonista: lo stare insieme, le carezze… ecc. sono un frutto dell’amore, non un punto di partenza che ci porti a cercare un amore. Mi spiego: prima ci si innamora… e poi verranno spontanee quelle sensazioni e quelle azioni. Non ci si innamora dell’Amore in se.
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@ BRUM affascinante l’idea della scogliera…
Nulla da eccepire sul tuo ragionamento.
Ti auguro una deliziosa serata 😛
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Un abbraccio e buona serata a te.
T’ho dato l’idea, ehhhhh? ahahaha
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@ BRUM ad averci pensato prima… era un’idea sicuramente “romantica”.
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Azz… un’idea romantica, e te l’ho data io? Sto proprio invecchiando…
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@ BRUM succede a tutti 😛
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Di dare un’idea romantica? 🙂
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@ BRUM beh, anche sì ^^
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🙂
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Bellissimo come ogni cosa scritta da Te, ma infinitamente
triste, troppi ricordi, troppi rimpianti, il Tutto, il niente
e poi la solitudine, triste agonia per chi non riesce a
sopportarla…
Un abbraccio cara e buon inizio di settimana!
Michelle
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@ VENTIDIPRIMAVERA infinitamente triste, è vero. Spesso, molto spesso, scrivo racconti tristi: forse è per questo che poi mi “rifugio” nei romanzi.
Grazie, chèrie!
Un bacio e un sorriso**
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Un racconto scritto con una sapienza e una maturità sorprendente, potenzialmente devasta nell’intensità dei sentimenti che veicola… tristezza, amarezza e disillusione da contraltare con uno dei significati dell’amore. Complimenti, un caro saluto. Univers.
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@ UNIVERS81 i tuoi elogi mi fanno arrossire!
Grazie di cuore.
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In fondo credo che abbia dato e ricevuto tutto.Non con Barbara però. Qualcosa é mancato ed é questa mancanza che gli fa prendere la via del ripostiglio. Peccato. Forse avrebbe potuto cercare di più, più a fondo e avrebbe ripreso il cammino per cercare di recuperare quello che non aveva trovato, dato.
O forse era arrivata semplicemente la fine della sua strada.
Struggente, amaro che però fa riflettere su come sia difficile vivere senza uno scopo.
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@ CAPEHORN la tua ultima frase è emblematica.
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Maestro, si vergogni! Scrivere frasi emblematiche qui, davanti a tutti!!!!!
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L’ autunno e le sue malinconie, le tue storie fatte di personaggi in chiaro scuro riflessivi, anche se vogliamo appassiti, covano speranze mentre si distruggono i boschi sempre in primo piano un silenzio lungo una vita. Era molto che non venivo qui da te in generale sul blog, è veramente un piacere Ciao alessandra
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@ ZEBACHETTI che bel commento!
Ti ringrazio e ti auguro una bellissima serata.
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