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IL CACCIATORE E IL CERVO »

UN SOGNO AMERICANO 21

5 novembre 2013 di Alessandra Bianchi

La valle di Phil 2Weir si rovesciò sulla schiena e sferrò un potente calcio alla lastra. Comprese subito che aveva uno spessore troppo grosso e che non sarebbe riuscito nemmeno a scalfirla. Però capì anche un’altra cosa.
La corrente non proveniva da lì.
In cima allo scudo di roccia c’era una sottile fessura che lasciava trasparire il chiarore, tuttavia era di margini eccessivamente ridotti.
Tornò indietro tastando le due pareti con le mani. Doveva esserci un’altra apertura, ne era certo, ma era altrettanto sicuro che se non l’avesse individuata nel giro di pochi secondi sarebbe rimasto intrappolato per sempre in quel sepolcro subacqueo. I pesci avrebbero divorato il suo corpo e si sarebbe allontanato di molte vite dal karma. A quel pensiero rabbrividì.
Fu proprio in quell’istante che sentì il flusso della corrente. Un attimo dopo la sua mano incontrò il vuoto. Si spinse freneticamente nel nuovo tunnel. La luce era sempre più intensa. Phil riusciva a scomporla, in modo da cogliere tutti i colori dello spettro: un arcobaleno di incommensurabile bellezza che gli procurava una gioia infinita. Fu allora che in un ultimo soprassalto di lucidità si rese conto che quello era il campanello d’allarme definitivo.
Si spinse rabbiosamente in alto e all’improvviso riaffiorò in superficie. Si trovava nel ruscello che alimentava il piccolo lago. Sopra c’era una cascata spumeggiante che baluginava al sole in un gioco di luci scintillanti. Phil respirò avidamente. Il mondo gli girava attorno come una trottola impazzita. Sentiva i polmoni bruciare, e non c’era un solo punto del suo corpo che non gli facesse un male atroce. Scrollò la testa e nuotò con estenuante lentezza verso la riva. Quando finalmente uscì dall’acqua, si lasciò cadere sul terreno e piombò in un sonno torbido che confinava con la morte.
Fu uno strano rumore a destarlo. Il rumore di un elicottero.
Weir si alzò stancamente. Vide che c’era un prato, non molto distante da dove si trovava, che era sufficientemente ampio per consentire all’elicottero di atterrare.
Si tolse i pantaloni, tastò alla cieca, poi ricavò una striscia di tessuto dalla camicia bagnata e bendò la parte lesa, stringendo con forza.
E va bene. Lo avete voluto voi.
 
Lontano da lì, in una piccola chiesa avvolta nella penombra, una donna pregava.
Prima aveva acceso un cero, poi si era inginocchiata davanti all’immagine di Maria. Sentiva che stava per accadere qualcosa di molto brutto, però riponeva una grande fiducia nel potere della preghiera. E così, con le mani congiunte e gli occhi scuri ardenti di fede, pregò per l’anima di suo marito, chiedendo di potersi congiungere a lui quando la Madonna lo avesse ritenuto opportuno; pregò per il figlio Antonio, che trovasse una brava moglie e conservasse a lungo la salute e la dedizione al lavoro; e infine pregò per la chica bruna.
“Fa’ che non muoia!”, sussurrò nel silenzio di quella mattina estiva.
 
Paola Chianese e Liz Margraeve erano sul ciglio del burrone e guardavano in basso. Sidney Saryo era salito sul secondo elicottero e stava partecipando alle ricerche. Paola pensava che Liz idealizzasse Weir. Anche se era indubbiamente un uomo intelligente e pieno di risorse, doveva i suoi discutibili exploit alla fortuna. Che alla fine lo aveva abbandonato.
Entrambe furono colte di sorpresa dal suono di una voce.
“Ci ritroviamo!”
Si girarono di scatto.
Phil le osservava con un’espressione indecifrabile. “A ogni azione corrisponde una reazione.”
Paola impugnò la P228 Sig, ma Liz le afferrò il polso, torcendolo. Era molto più vigorosa di lei e probabilmente aveva una conoscenza superiore delle arti marziali. Con un gemito, Paola lasciò cadere la pistola. Liz la raccolse prontamente e la puntò contro Weir.
Questa volta fu Phil a essere preso alla sprovvista. Quando aveva visto le due donne sole non si era posto il problema di non avere un’arma. Riteneva che la piedipiatti in gonnella avrebbe esitato prima di far fuoco. Sebbene fosse sull’orlo di un crollo fisico, le avrebbe sopraffatte, si sarebbe impadronito della pistola e poi avrebbe ridisceso la scarpata. Sarebbe sbucato alle spalle degli altri sbirri e in seguito si sarebbe occupato dei soldati. Guardò Liz negli occhi per capire le sue intenzioni. Elizabeth era una ragazza violenta: lo aveva dimostrato più volte, accapigliandosi con Patsy e tentando di accoltellarlo. Ma avrebbe avuto il coraggio di sparargli a sangue freddo? Era possibile. Tuttavia, malgrado le apparenze, aveva un carattere debole; era aggressiva, però facilmente dominabile. La paragonò mentalmente a un piccolo fuoco. Bastava un bicchiere d’acqua per spegnerlo. In date circostanze poteva essere spietata, ma non con lui presente. La conosceva troppo bene e sapeva come imporle la sua volontà.
Liz è una succube.
Le rivolse uno sguardo intenso, carico di tutto il magnetismo che possedeva. “Non puoi uccidemi, amore.”, disse con calma.
Elizabeth era bianca come uno straccio. Paola si stava massaggiando il polso. Weir la indicò con un dito. “Le hai fatto molto male, tesoro. Tu sei forte, lo so. Però io sono più forte di te, e questo lo sappiamo tutti e due. Ti ho già perdonato una volta e ti perdono anche adesso, perché non posso vivere senza di te. Io ti amo.”
“Elizabeth, non sparare!” La voce di Paola risuonò stridula alle sue stesse orecchie. Sapeva che sarebbe dovuta intervenire, ma non ci riusciva. Forse quella ragazza le aveva spezzato il polso, dato che provava un dolore quasi insopportabile; ma non era questo che la tratteneva: aveva paura e, benché se ne vergognasse profondamente, non era in grado di vincerla. Nell’ FBI era considerata una fuoriclasse per le sue doti intellettuali; l’altro lato della medaglia era che non aveva mai lottato, combattuto, ucciso, e ora le tremavano le gambe.
Weir la ignorò. Aveva capito che era fuori gioco ed era concentrato solo su Liz.
Non puoi farcela contro di me.
Avanzò di un passo.
“Fermo, Phil!”, sibilò Elizabeth.
Weir le sorrise. “Anche tu mi ami, Liz!” Quel sorriso incrinò la sicurezza della giovane. La riportò ai tempi felici della Green Valley. Non aveva scordato i baci ardenti che si erano scambiati, la superba arroganza del suo membro che la colmava, la vita semplice e appagante che avevano condiviso. Provò una fitta di rimorso al pensiero di Patsy. Se soltanto fossero andate d’accordo! Ma era lui che amava, e non sarebbe mai riuscita a dimenticarlo.
Weir fece un altro passo. “Coraggio, piccola: dammi quella pistola.”
Elizabeth sembrava impietrita. Phil notò le lacrime che le rigavano il viso. “Ce ne andremo lontano. Solo io e te. Per sempre.” Allungò una mano. Liz tese lentamente la sua per porgergli l’arma, come una giovane sacerdotessa che compie un’offerta votiva a un dio grande e invincibile. Un dio splendente e carismatico, cui è impossibile resistere. Il sole le illuminava i capelli, traendone vivide sfumature purpuree. Il verde degli occhi era profondo, e in quella profondità a un tratto apparvero delle ombre.
Phil sfiorò la canna della P228 Sig, ma un attimo prima che potesse afferrarla lei si ritrasse, premette il grilletto e sparò.
Weir barcollò.
Ma non cadde.
Si voltò e fuggì verso il bosco.
Paola finalmente si riprese. Strappò la pistola dalle mani di Elizabeth. “Sei impazzita?”
Liz si accasciò per terra e incominciò a piangere. “L’ho ucciso”, disse fra i singhiozzi. “Lo amavo, ma dovevo ucciderlo! Tu non gli avresti sparato e saremmo morte tutte e due!”
Paola la fissò per un attimo in silenzio. “Resta qui.”, poi disse. “L’hai colpito al torace. Non può essere andato lontano.” Scosse la testa, avvilita. “Vado a cercarlo. Ma temo che troverò il suo cadavere.”
 
L’uomo che si faceva chiamare Lesh contemplava l’oceano.
La grande distesa d’acqua arrivava fino all’orizzonte: era blu, di una luminosità trasparente, su cui il sole disegnava arabeschi dorati. Poi Lesh abbassò lo sguardo sulla piccola spiaggia che si stendeva davanti al bungalow e osservò la splendida ragazza che si stava dirigendo verso di lui. L’aveva vista tornare dalla barriera corallina e aveva ammirato il suo crawl fluido ed energico. Adesso camminava sulla sabbia bianca, sinuosa ed elegante, come un’attrice. Ma non c’era nulla di studiato in lei. Aveva una classe innata che le permetteva di emergere anche in mezzo a cento persone. Si chiamava Silvia Monti, aveva ventisei anni ed era italiana. Lesh l’aveva conosciuta in Messico. Si erano innamorati dopo pochi giorni e lei lo aveva seguito in quella piccola isola incantata.
Silvia si asciugò i capelli, che erano lunghi e castani, con dei riflessi biondi naturali. I grandi occhi verdi spiccavano sul viso dalla carnagione chiara, che ricordava una bambola di ceramica. Era alta e sottile, ma aveva le gambe muscolose.
Lesh la baciò sulla bocca.
“Mia signora”, disse. “questa sera mangeremo sulla veranda: pesce alla griglia, cucinato dal sottoscritto e innaffiato da una buona bottiglia di vino bianco.”
“Un menu eccellente.”, replicò la ragazza. “Ma vede, messere, io sono più interessata al dopo cena.”

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Pubblicato su un sogno americano | Contrassegnato da tag Phil Weir | 40 commenti

40 Risposte

  1. su 5 novembre 2013 a 18:29 mairitombako

    ehi amica..come lo fai ,mi colpisci ogni volta ,,,e mi ripeto forse ma e; la verita pure];;;radiosa..grande e poetica anche scrivendo cosi
    ti abbraccio forte forte

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  2. su 5 novembre 2013 a 18:34 Alessandra Bianchi

    @ MAIRITOMBAKO ti ringrazio, amica mia!
    Un grande abbraccio per te 😛

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  3. su 5 novembre 2013 a 20:16 newwhitebear

    Stupenda puntata! Analisi acute dell’animo umano, forza di volontà incredibile, emozioni. Tutto un condensato nel capitolo con un finale inquietante.
    Chi è Lesh? Sospetto chi sia ma aspetto la prossima puntata.
    Un caro abbraccio

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  4. su 5 novembre 2013 a 20:47 Alessandra Bianchi

    @ NEWWHITEBEAR oh, grazie mille, amico mio!
    Su Lesh, naturalmente, taccio.
    Un grande abbraccio.

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  5. su 5 novembre 2013 a 22:35 Cle Reveries

    … sempre nuove sorprese ed emozioni….
    non è possibile immaginare cosa sia successo a Phil.
    Considerando il tuo modo di scrivere e la considerevole abilità, alla Texas Ranger nel fronteggiare tutti gli eventi negativi, la morte di Phil è improponibile!
    Farei una scommessa sullavera identità di quel Lesh, ma…..
    …aspetto per saperne di più!
    Un abbraccio

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  6. su 5 novembre 2013 a 22:46 Alessandra Bianchi

    @ CLE REVERIES sono contenta di suscitare nuove sorprese ed emozioni!
    Vedremo se avrai vinto la scommessa 😛
    Ti ringrazio di cuore per l’attenzione e per gli elogi.
    Un bacione, Lady*

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  7. su 5 novembre 2013 a 23:24 Mari

    Non dormo se prima non passo a leggerti. Ti assicuro che é stata una giornata lunga e faticosa, ma non posso mancare….
    Phil ha sette vite….sarà stato un gatto in precedenza???? 😀
    Anche questo episodio é super….
    Silvia mi ricorda “quella” Silvia ( il nome…) e Lesh??? Vedremo…..
    Baci e buonanotte

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  8. su 6 novembre 2013 a 08:21 calinstendresse

    BONJOUR ALESSANDRA

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  9. su 6 novembre 2013 a 10:39 brumbru

    Certo che l’erba cattiva non muore proprio mai, eh?

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    • su 6 novembre 2013 a 10:39 brumbru

      P.s.: Un gran bel capitolo, naturalmente…

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      • su 7 novembre 2013 a 17:32 Alessandra Bianchi

        @ BRUMBRU 😛

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  10. su 6 novembre 2013 a 12:42 salvatore rizzi

    Momenti di tensione in arrivo, personaggi compresi, come Lesh! Sempre brava, a presto….Sar.

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  11. su 6 novembre 2013 a 18:11 Alessandra Bianchi

    @ MARI sono passati molti anni da quando “quella” Silvia viveva, anche se in effetti, stando al romanzo, è stata Nancy a scrivere “Un sogno americano”…
    In realtà, è uno dei miei nomi preferiti. Forse è per questo che, magari senza accorgermene, lo uso spesso.
    Phil era certamente un gatto 😛
    Grazie, guerriera!

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    • su 6 novembre 2013 a 21:32 Mari

      Indubbiamente….ma sono convinta che le Silvia sono tutte uguali! 😀
      Baci

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      • su 6 novembre 2013 a 21:38 Alessandra Bianchi

        @ MARI dici?
        Io temo di più le Nicolette 😀
        Biondine, sorridenti e crudeli 🙂
        Bacioni.

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  12. su 6 novembre 2013 a 18:15 Alessandra Bianchi

    @ CALINSTENDRESSE bonsoir, chèrie ^^^

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  13. su 6 novembre 2013 a 18:17 Alessandra Bianchi

    @ BRUMBRU come tutti i vecchi detti contiene un fondo di verità.
    “Naturalmente”… beh, sono lusingata!

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  14. su 6 novembre 2013 a 18:18 Alessandra Bianchi

    @ SALVATORE RIZZI ti ringrazio, “vecchio” Sar.

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  15. su 6 novembre 2013 a 19:11 ventidiprimavera

    Splendida puntata come sempre, sono passata a (ri)leggere
    ieri avevo troppa fretta e non riuscivo a godermela, a quanto pare
    hai pensato di continuare a raccontarci un seguito che sembra
    senza forse intrecciarsi….

    L’idea mi piace… Un abbraccio carissima e dolcissimo proseguo
    di serata..
    Michelle

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  16. su 6 novembre 2013 a 20:13 Alessandra Bianchi

    @ VENTIDIPRIMAVERA il seguito presto tornerà a intrecciarsi con il filone principale del racconto. Forse serve per depistare, forse no…
    Ti abbraccio, mia grande amica!
    Grazie*

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  17. su 6 novembre 2013 a 20:46 Lord Ninni

    Quante volte abbiamo sognato mentre ci raccontavano una fiaba? Tante, tantissime, anche se, a volte, non le ricordiamo più.
    I personaggi, le situazioni ed i fantastici paesaggi prendevano forma dentro la nostra mente e diventavano reali, andando a soddisfare il nostro bisogno di immaginazione e di avventura. Quelle storie non erano per noi semplici racconti, erano qualcosa di molto più profondo, legate al nostro pensiero mitico e fantastico; queste come per magia, accendevano in noi le luci dell’immaginazioni e dei sogni.
    Oggi, nel nostro mondo, il “significato” e “l’importanza” di un racconto fantastico e di un fantastico racconto, come il Vostro Milady, è spesso frainteso o sottovalutato; l’adulto “pensa” che certe cose siano utili solo ai bambini, pertanto, si limitano a leggerle ai loro figli, senza riservare troppo interesse ai messaggi che queste contengono; e poi, non appena questi crescono, quei racconti non più utili, sono portate in soffitta.

    Questo atteggiamento comune verso il racconto “intrepido” è fortemente riduttivo nei confronti del loro “significato“; il vostro racconto, Lady Alessandra, ci offre la possibilità di leggere, all’interno di ogni episodio, diversi percorsi di vita che celano importanti tracce di quello che è stato il cammino dell’umanità, dei problemi, delle difficoltà e delle ingiustizie in cui si è imbattuta e del modo in cui le persone, (i personaggi), coinvolte hanno affrontato e, spesso, superato le loro fasi più difficili.
    Le righe e le parole, assumono il significato di preziose perle di saggezza che possono aiutare bambini ed adulti a crescere in maniera equilibrata, trovando il significato e le giuste motivazioni del “quotidiano” vivere.

    I nuovi mali si stanno ormai diffondendo ed impossessando delle menti dei popoli delle “civiltà” industrializzate; adulti e bambini sono sempre più spesso vittime di stress e depressione, si sentono demotivati ed hanno perso di vista il vero significato della vita.
    Mali sottili, spesso trascurati e che, inevitabilmente, portano a vivere grosse crisi esistenziali. Un rimedio naturale per queste “menti stanche” potrebbe essere quello di riprendere contatto con il racconto, con Phil Weir e tutti i personaggi che ruotano in questo micro/macro universo, al fine di riappropriarsi delle preziosità in cui sono racchiuse le nostre “esperienze di crescita“.

    Ecco che, allora globalmente, il Vostro racconto – mia Signora – svolge un’azione importantissima poiché la descrizione dei personaggi e delle loro azioni (frutto di un intenso lavoro di scandaglio e di cesello), diviene il sottile filo di Arianna che ci accompagna nella comprensione di quello che accade dentro e che giorno dopo giorno, può contribuire a sottolineare una crescita armonica, in tutti i suoi aspetti: emotivo, affettivo, cognitivo, linguistico, sociale, ecc.

    Si può provare a recuperare, specialmente nel caso di Phil (intrepido, maligno, ma pur sempre un accattivante masnadiero) significati che non erano stati interamente compresi. Gi episodi creano e risolvono situazioni di paura, di inadeguatezza, di solitudine, di mancanza di autostima, sconfiggono angosce e fanno svanire conflitti e fantasmi. Il nostro protagonista trova soluzioni miracolose per ogni sofferenza.
    La maggior parte di noi cela, tra i suoi segreti, il proprio racconto preferito, racconto che è spesso paragonabile alla trama della nostra vita, ai nostri desideri ed alle nostre nostalgie. L’evolversi e le evoluzioni, fa Voi mirabilmente descritte, spesso ci raccontano le nostre grandi difficoltà e come qualcuno, (nel caso nostro Phil Weir), riesca a trovare la soluzione. Se solo provassimo a credere un di più in noi stessi, negli altri e nelle coincidenze, se solo riuscissimo a credere che la vita è bella!.

    E se, nell’Epopea di Phil Weir troviamo una storia particolare, dove accadono fatti straordinari che riteniamo impossibili nella vita reale, noi tutti siamo segretamente felici di poterci sottrarre alla pressione della realtà, di lasciarci trasportare dall’illusione che esista sempre e comunque, una svolta inaspettata con una soluzione immaginifica.
    Attraverso l’identificazione con l’eroe, ci viene trasmessa la speranza che i problemi siano risolvibili, che esista sempre la possibilità di un cambiamento.
    Così tutto “Il sogno americano” ci infonde quel coraggio di cui abbiamo bisogno per non restare ancorati al passato e andare incontro ad un futuro pieno di fiduciosa speranza.
    Non sono solo “cose per bambini“, in quanto il Vostro racconto, mia Signora, ha veramente il potere di modificare i processi mentali di chi li vive da protagonista e di conseguenza, anche quello di ripristinare quei circuiti di disagio che il nostro corpo è costretto a manifestare.
    Phil Weir, con incanto infantile, è riuscito ad aprire quel territorio onirico vigile che la notte del riposo frammenta e censura; la Vostra penna ci racconta delle piccole cosmogonie con il linguaggio semplice dei poveri e non è, certo, destinata a rappresentare l’anima di un popolo o la saga di una famiglia, così come intendono miti e leggende. Non insegna la magistrale dottrina, che l’etica e la pedagogia indirizzano e caldeggiano, dell’essere bravi e buoni. Phil è Phil: compone in sequenza una schiera di eventi fantastici legati ad un filo che delinea il cambiamento del livello delle cose.

    Magia raccontata, magia ascoltata, chi narra e chi accoglie si potenziano a vicenda, perché è l’attività immaginativa che fa incontrare e fondere, chi scrive e chi ascolta, in un’emozione comune in un ricordo che sarà esperienza e sussidio.

    Importante nella Vostra dimensione è la non negazione del “male” e dell’ombra anzi, spesso queste parti vengono fissate in maniera molto forte ed incarnate dai vostri personaggi: questo insegna che il bene e il male sono due dimensioni della vita e che non si può prendere il bene senza necessariamente venire a contatto con il male.
    Insegnano, soprattutto, che il bene e il male, sono due qualità presenti in ogni essere umano e che, proprio queste due qualità, sono il filo conduttore e la causa della maggior parte delle sfide e delle lotte che ne “Il sogno americano” si susseguono.

    Le vicende insegnano quanto sia seducente ed attraente il “male” poiché questo è sempre rappresentato da qualcuno (Phil Weir, Jack Straw) o qualcosa di molto potente, abituato ad usare il proprio potere e ascendente con maniere subdole.
    Troviamo spesso gli usurpatori che “rubano” il posto che spetterebbe di diritto al nostro eroe; e quando troviamo queste situazioni la conclusione, ci offre la morale, sempre chiara, che il “crimine“, di fatto, non paga, perchè alla lunga chi rappresenta il male è un perdente, ma l’intelligenza, la ponderatezza e l’ideale, “apparentemente” maligni, si.
    L’effetto è molto forte, non perchè il nostro eroe risulti vincente, bensì perchè la vita di Phil, alla lunga è molto più attraente di quella di qualsiasi suo antagonista ed è in questa situazione il lettore si identifica con la capacità di lottare e con il coraggio che l’eroe mostra.

    Un vero e proprio bagaglio ricco di sfaccettature, questa puntata, a livello pedagogico e di interpretazione psicologica.
    La disperazione fatta uomo, la lotta contro altri uomini per la sopravvivenza e contro la natura stessa. L’intraprendere un sentiiero, piuttosto che un altro e tutto in nome di un ideale: il proprio!

    E’ ancora possibile parlare d’amore, dentro una storia triste d’inganni: si, basta leggere nel cuore dell’intrepido e non mentire più a se stessi.
    (Mario Soldati, La sposa americana, Ottobre 1977)

    Puntata descrittivamente ricca; puntata qualitativamente densa e affascinante.
    Lasciammo, tra queste righe, le nostre più sentite cordialità, estese, come sempre, ai Vostri attenti lettori.

    Buona serata

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  18. su 6 novembre 2013 a 21:29 Alessandra Bianchi

    @ LORD NINNI sono letteralmente estasiata, nonché commossa, dal Vostro commento (parola assai riduttiva in questo caso), che qualora – ma non credo che accadrà – la storia di Phil Weir venisse pubblicata, sceglierei senza esitazioni come prefazione. Con il Vostro permesso, si intende.
    J.R.R. Tolkien soleva dire: la fiaba non è la diserzione di un soldato, bensì la fuga di un prigioniero; e ancora (rivolto ai suoi detrattori): io non parlo di lampadine elettriche, parlo di fulmini. Lungi da me l’idea di un paragone. Il pensiero del sommo autore di “The Lord of the Rings” – capolavoro inenarrabile – nacque dalle Vostre stupende parole.
    Sognare, allontanarsi dal presente, spesso meschino, sia pur per pochi minuti, credo che aiuti a vivere meglio. Questo è il dono che ci hanno fatto i grandi scrittori. Nel mio piccolo, questo è ciò che cerco di fare. Non sta a me dire se ci riesco o meno. Da parte mia ci sono impegno e passione. Grande impegno e grande passione. Questa sera, mi sento ripagata oltre i miei meriti (posto che vi siano). Vi ringrazio infinitamente, caro Milord!

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    • su 6 novembre 2013 a 21:37 Mari

      Mi intrometto e ringrazio anch’io Lord Ninni….fantastico!

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      • su 6 novembre 2013 a 21:43 Alessandra Bianchi

        @ MARI davvero!

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  19. su 6 novembre 2013 a 23:37 ili6

    Aspettavo questa puntata (e ora aspetto la 22^) e non sono rimasta delusa. La tensione narrativa è sempre elevata e gli scenari nuovi che si aprono intrigano alquanto. Bellissimo intreccio:brava, brava, brava!

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  20. su 7 novembre 2013 a 00:37 univers81

    Puntata molto fervida e ricca di spunti, è chiaro che usi la lente di ingrandimento unica nel tuo stile su alcuni personaggi… come è altrettanto chiaro che ci saranno sviluppi prossimi interessanti su quel Lesh. Chissà, leggeremo avidamente. Un caro saluto. Univers.

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  21. su 7 novembre 2013 a 08:25 ombreflessuose

    La forza mentale e fisica di Phil è immane, accompagnata in modo particolare dalla signora fortuna. E senza il suo aiuto non si va da nessuna parte
    Come prevedevo Paula è solo un’ eccellente detective, ma le manca esperienza e allenamento per fronteggiare un corpo a corpo e altre necessità attinenti. Aspetto impaziente il seguito
    Grande Alessandra.
    Abbraccio
    Mistral

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  22. su 7 novembre 2013 a 11:10 TADS

    …”ci offre la morale, sempre chiara, che il “crimine“, di fatto, non paga, perchè alla lunga chi rappresenta il male è un perdente, ma l’intelligenza, la ponderatezza e l’ideale, “apparentemente” maligni, si.”…

    questo concetto espresso da Lord Ninni è un po’ fumoso, se ho ben capito paga il bene travestito da male e non il male travestito da bene. Fermo restando che la realtà storica ci insegna l’esatto contrario, è interessante l’analisi onirica che evidenzia il bisogno di arrivare al bene attraversando le lande del male. Sillogismo religioso opinabile, al bar sport direbbero: “un colpo al cerchio e uno alla botta”, forse rende ancor meglio l’idea il famigerato “il fine giustifica i mezzi”. Il bisogno di perpetrare il “male” è nel DNA degli essere umani, finalizzarlo al “bene” è, tecnicamente, un alibi che ha risvolti puerili, certo, anche la puerilità è espressione dell’essere. Forse alla fine ciò che conta è il colpo di spugna che amplifica il bene e minimizza il male.

    TADS

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  23. su 7 novembre 2013 a 13:02 salvatore rizzi

    Ricambio….Sar.

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  24. su 7 novembre 2013 a 15:06 suzieq11

    Ti confesso una cosa, non so se complimentarmi con te o con Lord Ninni.
    A te che cosa mi manca da dire che non abbia già detto? Brava è riduttivo, a Lord Ninni direi che fa sparire tutti i nostri commentucci.
    Un ‘osservazione su Weir, certo che se la fortuna è cieca, la sfortuna ci vede benissimo! Era appena uscito da là……
    Abbraccione.

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  25. su 7 novembre 2013 a 17:08 Alessandra Bianchi

    @ ILI6 grazie, grazie, grazie!
    Il mio augurio, cara Marirò, è che le puntate finali non deludano le aspettative dei miei amici lettori.
    Un sorriso per una felice serata*

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  26. su 7 novembre 2013 a 17:12 Alessandra Bianchi

    @ UNIVERS tu sei speciale: mi segui da più di sette anni!
    Questo mi commuove.
    Un caro saluto a te.

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  27. su 7 novembre 2013 a 17:15 Alessandra Bianchi

    @ OMBREFLESSUOSE direi che la tua “recensione” è perfetta. Nulla da aggiungere, se non un sentito grazie!
    Abbraccione, Mistral.

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  28. su 7 novembre 2013 a 17:24 Alessandra Bianchi

    @ TADS quello che scrivi è molto interessante, anche se non sta a me rispondere, dato che replichi al Lord. In ogni caso, mi piacciono molto gli scambi di opinione, segno di attenzione e di interesse. Vorrei citare “Il Maestro e Margherita” e la figura – e il senso della sua “missione” – di Woland, però il discorso si farebbe molto lungo, forse troppo. Aggiungo solo che per Tolkien il male “era male”, e basta. Ciò significa che nel corso degli anni – o dei secoli – il dibattito rimane ampio e aperto.
    Felice serata.

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  29. su 7 novembre 2013 a 17:26 Alessandra Bianchi

    @ SALVATORE RIZZI ciao, Sar!

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  30. su 7 novembre 2013 a 17:30 Alessandra Bianchi

    @ SUZIEQ11 sono frastornata (e spaventata) dagli elogi ricevuti!
    Beh, Lord Ninni ha scritto un commento che mi rimarrà sempre impresso.
    Perciò, complimentati con lui.
    Anche se ogni commento ha la stessa dignità.
    Due abbraccioni**

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  31. su 8 novembre 2013 a 17:18 wolfghost

    Uhm… altro che gatto dalle sette vite (o erano nove? :-|)! Eppure, visto la conclusione del capitolo, con nuovi personaggi all’orizzonte, è difficile credere che anche stavolta si sia alla fine del romanzo…
    Ma… Silvia Monti, è un omaggio ai due personaggi principali della scorsa legislatura? 😛

    http://www.wolfghost.com

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  32. su 8 novembre 2013 a 18:02 Alessandra Bianchi

    @ WOLFGHOST sette o nove? Non lo ricordo neanch’io. Non siamo ancora alla fine, ma manca poco.
    Silvia Monti ah ah ah 🙂

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    • su 10 novembre 2013 a 20:10 wolfghost

      Davvero? Manca poco? 😮 Di solito non la preannunci mai la fine di un tuo racconto! 😛

      http://www.wolfghost.com

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      • su 10 novembre 2013 a 21:13 Alessandra Bianchi

        @ WOLFGHOST si vede che sto invecchiando 😀

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I commenti sono chiusi.

  • CHI SONO

    Mi chiamo Alessandra Bianchi.
    Amo ballare, nuotare, il sole, il mare e il vento.

    Ho scritto un romanzo,"Lesbo è un'isola del Mar Egeo" (Borelli Editore, collana Pizzo Nero), che era reperibile nelle migliori librerie (Mondadori, Feltrinelli, etc.) e su vari portali (IBS, ad esempio); ma che adesso è esaurito.
    Il libro costava 12 euro.

    Il mio secondo libro si intitola "Sognate con me" ed è una raccolta di racconti, tratti dal mio blog. Costa 10 euro.

    "Alex Alliston" è il mio nuovo romanzo, pubblicato nel mese di febbraio del 2012.

    Il mio precedente blog su Splinder ha superato le 420.000 visite. Desidero ringraziare i molti amici che mi hanno seguita.

    SUL CORRIERE DELLA SERA DEL 25 MARZO 2012, NEL SUPPLEMENTO CULTURALE “LETTURA”, IL MIGLIOR INCIPIT DI UN ROMANZO INEDITO (PAGINA 20):
    La barca – un vecchio dragone praticamente inaffondabile – virò di prua e fendendo i marosi imboccò lo stretto passaggio che conduceva alla piccola baia. Aleksandr ormeggiò lo scafo, lo disarmò e scese a terra. Lì il vento era meno intenso: l’insenatura era protetta dai numerosi scogli che affioravano dal mare, simili a denti aguzzi. Le onde si infrangevano su quella barriera e andavano a sfogare la loro collera altrove.
    ALESSANDRA BIANCHI “MATRIOSKA”

  • Dieci anni di blog: da Splinder a WordPress

    Più di duecento racconti Dodici "serie" (o romanzi) Oltre cinquecento post
  • Alex Alliston
  • Odio e Amo

    Odio
    la falsità, la cattiveria, il razzismo
    Amo
    scrivere al pc, scalza e con una bottiglia di acqua minerale Evian a portata di mano. Guardare le stelle di notte. Esplorare i boschi. Camminare a piedi nudi sulla sabbia
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    Jethro Tull, Led Zeppelin, Jefferson Airplane, Pink Floyd, Grateful Dead, Rolling Stones, Alanis Morissette, Kate Bush, Cranberries, Metallica, Crosby Stills Nash & Young, Doors
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    Mondo senza fine, Delitto e Castigo, Il Signore degli Anelli, Il Maestro e Margherita, Una Giornata di Ivan Denisovic, Il Vecchio e il Mare, L'Ombra del Vento, Il Pendolo di Foucault, La Collina dei Conigli, Il Potere della Spada, I Pilastri della Terra, L'Idiota, Tutti gli uomini di Smiley, La Variante di Luneburg

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