Mentre Monica Yarbes sbrigava le formalità alla dogana e pochi minuti dopo saliva su un taxi, molto lontano da lì, in un grande ufficio due uomini si stavano fissando negli occhi. Lo sguardo di entrambi era imperscrutabile. Se il generale Vatutin, direttore delle Operazioni del SVR, temeva per la propria sorte, non lo dava a vedere.
Davanti a lui, seduto a un’ampia scrivania, con le spalle rivolte alla finestra, Vladimir Putin alzò un indice e glielo puntò contro. Però, parlò con calma.
“Così, Boris Nikolaevic, lei ha deciso di sabotare una missione da me personalmente ideata e messa in atto.” Non era una domanda, bensì un’affermazione.
Vatutin si limitò ad annuire con il capo. Nel frattempo, si domandava quasi oziosamente quale sarebbe stato il suo destino. A parte le inevitabili dimissioni, per usare un eufemismo, le possibilità erano due: Siberia oppure condanna a morte. Non vedeva altre strade. Si augurò che non ci fossero ripercussioni per la sua famiglia. Poi si chiese chi lo aveva tradito, ma era una domanda inutile. Di chiunque si trattasse, non faceva differenza.
Putin si alzò per andare alla finestra. La neve aveva cessato di cadere e un sole timido era apparso nel cielo di Mosca. La primavera era ancora lontana, ma l’inverno si stava lentamente allontanando.
Putin rimase in quella posizione per diversi minuti, quindi si voltò e tornò a sedersi. Fra numerosi fascicoli, impilati con cura, sulla scrivania c’era un bicchiere colmo d’acqua. Il capo della Russia tirò fuori da una tasca una moneta, la scrutò pensieroso, dopodiché la immerse nell’acqua. Un istante dopo la recuperò con i denti, tenendo le braccia dietro alla schiena.
Non era la prima volta che Vatutin assisteva a quella scena. Da tempo pensava che fosse come una specie di mantra o un modo, alquanto singolare, per fare luce sui propri pensieri. Comunque fosse, non batté ciglio.
Putin depose la moneta e fissò nuovamente lo sguardo sul direttore delle Operazioni. “E’ possibile, pressoché certo direi, che la sua iniziativa la priverà di uno dei suoi migliori agenti. Potrebbe perdere Stavrogin – ed è l’ipotesi più probabile, dato che egli si trova all’oscuro di tutto -, oppure Maruska Filippovna Baraskova. Ambedue le prospettive sono deprimenti.”
“Ritengo sia più deprimente lavorare per quel branco di assassini della CIA.”, ribatté Vatutin. Perso per perso, non vedeva perché non esporre con chiarezza la sua opinione. Non per giustificarsi, ma per spiegare la ragione del suo comportamento. Due cose diverse, considerò fra sé.
Poiché era abituato ad analizzare e a soppesare ogni particolare, anche il meno rilevante, colse nelle ultime parole di Putin una nota strana. Non aveva detto: “uno dei migliori agenti del SVR.” Aveva detto: “uno dei suoi migliori agenti”. E aveva usato il futuro. Ne fu decisamente meravigliato. Lo stupore aumentò in seguito a ciò che Putin aggiunse.
Guardando un punto imprecisato della parete, disse: “Silvio Berlini è un mio amico.” Poi ci fu un lungo silenzio. Forse, il presidente della Russia ripensava alle serate in cui l’imprenditore italiano aveva cantato per lui le canzoni napoletane o forse ricordava le barzellette, i moti di spirito, l’allegria che caratterizzava l’uomo. O forse, nella sua mente emergeva dalle nebbie del passato il ricordo di quando i carri armati tedeschi avevano invaso l’allora Unione Sovietica, portando morte e distruzione. O, infine, forse focalizzava il pensiero sui danni che la CIA aveva causato alla sua patria. Magari, tutte e quattro le cose.
Gli occhi celesti si fissarono nuovamente sul direttore delle Operazioni del SVR. “Non sono in grado di richiamare Stavrogin. A questo punto, nessuno lo è. Gli americani pagheranno comunque il prezzo pattuito, anche se la sua missione dovesse fallire: non sanno di Baraskova. Qualora il capitano Aleksandr Aleksandrovic Stavrogin dovesse perire, non sarebbe morto invano, perché il prezzo pattuito è alto.” Qualche secondo più tardi, soggiunse: “Ho cercato di agire per il meglio. Certe scelte sono dolorose, ma talvolta inevitabili. A noi serve l’amicizia degli Stati Uniti. Non possiamo farne a meno, e non sarò certo io a mettere a repentaglio le nostre relazioni con loro.”
Trasse un profondo respiro e, con grande sorpresa di Vatutin, lo congedò con una stretta di mano.
“Ben fatto, generale.”, disse.
Dopo i due giorni trascorsi a Milano, Aleksandr si concesse un sonno più lungo del solito. Si svegliò alle nove del mattino, si rase, fece la doccia e indossò indumenti puliti. A quell’ora non servivano più la prima colazione.
Uscì dall’albergo, si fermò in un bar vicino, dove ordinò cappuccino e una fetta di torta, poi raggiunse a piedi il box.
Spirava un vento freddo che proveniva dalle montagne che sovrastano Lecco, però il cielo era sereno e sgombro da nubi. Il capitano lanciò un’occhiata alle acque increspate del lago. Immaginava che fossero gelide, comunque era una visione affascinante.
Una volta che fu all’interno del box, prese il fucile, lo smontò e lo rimontò con attenzione, controllando che tutti i meccanismi funzionassero perfettamente.
L’arma pesava circa quattro chili, aveva una portata di ottocento metri ed era dotata di un caricatore da dieci colpi. La canna, piuttosto sottile, terminava con un soppressore di fiamma ed era internamente cromata in modo da aumentare la resistenza alla corrosione.
Oltre a quella era munito della pistola con cui aveva ucciso il sicario spagnolo; inoltre disponeva di altri due strumenti che avrebbero potuto dimostrarsi molto utili.
Quando ebbe terminato, il capitano andò a cercare un buon ristorante.
Durante il pranzo – uno squisito bollito misto con contorno di patate lessate, e senape e mostarda in abbondanza – meditò sul fatto che, come gli aveva detto Putin, era davvero fortunato ad agire in Italia: negli Stati Uniti, in Gran Bretagna o in Francia il suo compito sarebbe stato alquanto più complicato.
Suo padre, Matrioska, era andato in America, passando dal Messico, si era sobbarcato un viaggio interminabile ed era giunto in Virginia. Lì aveva eliminato il cekista numero uno della CIA, John Lodge, per fare poi ritorno in Europa. Era stata la sua impresa più grande. Il giovane ufficiale rivolse lo sguardo al lago, rimpiangendo di non averlo mai conosciuto.
Quello stesso giorno, alcune ore più tardi, due persone osservavano interessate l’ingresso, che mediante un lungo viale porta alla villa di Berlini, a Erba.
A parte le macchine dei carabinieri, non c’era niente di rilevante da guardare. Ma entrambe le persone, benché per motivi diversi, sapevano che prima di sabato non sarebbe accaduto nulla.
La donna bionda, alta e attraente, cercava di stabilire dove Stavrogin avrebbe posteggiato la Bmw e che posizione avrebbe scelto per sparare.
Il ragazzino, smilzo e infreddolito, aveva preso la corriera da Pusiano, un paese distante pochi chilometri, spinto dalla curiosità. Il messaggio che aveva decifrato parlava chiaro. Sembrava tratto da uno di quei romanzi di spionaggio che suo fratello, maggiore di due anni, leggeva avidamente, mentre fingeva di svolgere i suoi compiti.
Il messaggio indicava chiaramente che in quel luogo sarebbe stato consumato l’omicidio del bersaglio, che il killer assoldato dal suddetto bersaglio era morto e che tutto procedeva a dovere. Tuttavia, nel caso che sabato il bersaglio non si fosse mostrato, l’azione sarebbe stata trasferita in un non ben precisato stadio di calcio. Luca Scalabrini aveva fatto due più due, pervenendo alla logica conclusione che in quel caso – per lui deludente – il teatro dell’assassinio sarebbe stato il Giuseppe Meazza di Milano.
La donna e il ragazzino si allontanarono più o meno nello stesso momento.
ma che azioni qui….atti..sospensa…ansia..uff…sei tremenda alessandra..
lieta serata amica cara
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@ MAIRITOMBAKO lo prendo come un complimento, cara amica.
Un abbraccio grande!
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Veramente ottimo è questa puntata. D’altra parte sai sempre creare degli intrecci perfetti nelle tue storie. Due russi, un’americana e un ragazzino italiano si incrociano tra loro, a loro insaputa, creando aspettativa nel lettore.
Questa curiosità è una dote che hai e che sai sfruttare con molta abilità.
Un caro abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR sono lusingata!
Vorrei aggiungere una cosa, ma sarei stupida a farlo…
Grazie e un grande abbraccio.
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Ci fai stare con il fiato sospeso, bellisima puntata, mi ha dato
l’impressione di una maglia da sgarbugliare, dove sembra
che gli imprevisti e i colpi di scena non mancheranno…
Stupenda come sempre…. Ti lascio un affettuoso abbraccio Alessandra e buona domenica!
Michelle
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@ VENTIDIPRIMAVERA in effetti la situazione è complicata e forse c’è anche un retroscena.
Ti ringrazio di cuore, cara Michelle!
Un bacione e buona domenica a te ^^
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Il bollito con la mostarda piace tanto anche a me! 😀
Bravissima la MIA strega, ma Luca di piu…. 😀 😀 😀
Buonanotte, un bacione
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@ MARI allora andremo a mangiarlo a Lecco, da Orestino 😛
Grazie, MIA guerriera!
Due bacioni**
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Situazione sempre più intricata e piena di suspance. Tutto è possibile, adesso. Non si può che attendere gli eventi….
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Bé, alla logica conclusione mica tanto logica! 😀 Sveglio il ragazzino! 😉
Mi ha divertito leggere le considerazioni sulla… sicurezza italiana! 😀 Ricordo a tal proposito quello che dichiararono gli estremisti islamici dopo gli attentati in Spagna, ovvero che scelsero quel paese perché era quello a sicurezza più bassa… non vorrei dire una stupidaggine, ma credo che parlassero anche di quello di Londra… il mio dubbio deriva proprio dal fatto che capisco la Spagna, ma che in Inghilterra facciano peggio di noi mi pare proprio difficile…
Ad ogni modo, in questo capitolo ho tirato le fila della trama ed ho capito i vari intrecci 😀 Un po’ tardi, lo so, ma meglio tardi che mai! 😀
http://www.wolfghost.com
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Anche questo è un bel capitolo,, siamo prossimi ad avvenimenti di grandissima importanza ad una svolta che ha tutta l’aria di essere molto, molto intrigante e avventuroso!
Anche se apprezzo il coraggio del ragazzino e tifo per lui, temo un po’ per la sua sorte. Comunque, pensoche sia una pedina di una importante rilevanza strategica per tutto il romanzo! 😉
*__________*
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@ BRUMBRU sintesi egregia: altro non aggiungo.
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@ WOLFGHOST la Gran Bretagna dispone di uno dei servizi di controspionaggio più efficienti del mondo. Forse gli estremisti islamici si riferivano al concetto – tipicamente britannico – della privacy, che in qualche modo va a cozzare con la sicurezza.
Sono lieta che tu “sia entrato” nella storia, caro lupo. D’altro canto, ho simulato e dissimulato, al fine di depistare 😀
Buona serata!
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Sì, come detto, forse ci sono entrato un po’ tardi… o forse sei stata davvero brava te nel depistaggio! 😉
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@ WOLFGHOST tu capisci sempre tutto al volo, perciò per questa volta mi prendo i meriti 😛
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@ CLE REVERIES grazie, my Lady!
Il ragazzino è sveglio, certamente: mi auguro anch’io che non gli succeda nulla di male.
Per il resto, seguiranno ore – mi auguro – importanti.
Lots of love ^^
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Buonanotte MIA cara strega….che la notte ti porti pensieri felici…
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@ MARI e questo vale anche per te, MIA cara guerriera!
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Intrigante il sottile gioco politico tra il nuovo zar e il vecchio generale. Trta un silenzio e un sottinteso, tutto viene rimandato ad un prossima volta. Comunque finisca i vincitori sono già stati proclamati..
Per il resto …come evitare “effetti collaterali” ?
Ci si prepara, ciascuno come può e come sa. Sembra la quiete prima di una tempesta epocale. e come in ogni quiete che si rispetti ecco un venticello, che pare fuori contesto ma che invece potrebbe rivelarsi quel battito d’ali di farfalla, così caro ai teorici del caos.
Sapeste come si sta comodi sulla riva di questo fiume 🙂
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il tuo è un crescendo Rossiniano,
very nice 😉
TADS
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Ottimo capitolo, intenso, con puntualizzazioni precise e indice di avvenimenti importanti per il proseguimento di alcune vicende. Quel Luca ispira. Un caro saluto. Univers
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@ CAPEHORN rammenti il comportamento ambiguo di Putin nel “Crepuscolo della Lubjanka”?
Direi che ci risiamo…
L’uomo è un’autentica volpe.
Grazie, Cape!
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@ TADS lusingatissima fui 😛
Felice serata.
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@ UNIVERS81 nei limiti del possibile cerco sempre di essere precisa e di non “ingannare” mai il lettore.
Luca ispira anche me.
Un abbraccio, “vecchio” amico”!
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Torno a leggerti
Buona serata, Alessandra
Baci
Mistral
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@ OMBREFLESSUOSE un bacione grande, amica mia.
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Puntata ricca di intrecci tipici del tuo stile. Certo che questi agenti segreti hanno una vita intensa sempre sul filo del rasoio.
Il ragazzino la sa lunga.
Bravissima: riesci sempre a catturare l’attenzione per classe e bravura.
Buonanotte, cara, alla prossima.
un abbraccio
annamaria
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@ ANNAMARIA49 effettivamente, la vita di un agente segreto è dura, sebbene emozionante – per chi ha il coraggio di affrontare tali emozioni.
Ti ringrazio, cara amica!
E ti auguro una notte dolce e serena.
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Lo ripeto, non è il mio genere le spy story, ma con te si legge e si apprezza anche quando non ci “piace”
Comunque, soprattutto, mi intriga sapere che fine farà Silvio Berlini
Un grande abbraccio
Mistral
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@ OMBREFLESSUOSE lo so che non è il tuo genere, cara Mistral. Mi piacerebbe dire che, dopo questa storia, per un po’ non scriverò più di spionaggio… ma non oso prometterlo.
Un grande abbraccio a te e grazie!
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