Stavrogin trascorse a Milano i due giorni successivi, mercoledì e giovedì. Si alzava all’alba e tornava a Lecco a notte inoltrata. Gli piaceva guidare con il buio su strade poco trafficate; mentre procedeva a velocità moderata, ripassava mentalmente i suoi piani. A quell’ora l’aria era gelida, ma il riscaldamento della Bmw funzionava alla perfezione, e le luci arancioni del cruscotto davano un’ulteriore sensazione di calore; inoltre, così, poteva posteggiare l’auto nel suo box privato, al riparo da occhi indiscreti.
Per un russo che non parlava bene l’italiano era difficile mettersi in contatto con gli esponenti del tifo organizzato o con gli addetti alla sorveglianza dello stadio, ma il capitano del SVR disponeva di molti soldi e aveva svolto accurate ricerche. Aveva appreso che alcuni dei cosiddetti ultras erano fondamentalmente dei delinquenti. Il gioco del calcio per loro non era una passione, bensì un modo per sfogare la collera nei confronti della società, il risentimento causato dal fatto che non erano ricchi e la violenza innata.
In Russia sarebbero finiti al muro.
Trovò chi cercava la sera del secondo giorno.
Si recò in un locale malfamato, situato nei pressi della stazione centrale, che gli era stato indicato da una prostituta, una donna non particolarmente attraente che attirava la clientela grazie agli alti stivali neri e alla minigonna di proporzioni assai ridotte. Non era la prima persona con cui aveva parlato. In precedenza, aveva girato per bar dall’aspetto equivoco e interrogato diverse “colleghe” della meretrice.
L’uomo che cercava aveva circa trent’anni, il collo taurino, le spalle massicce e numerosi tatuaggi. L’aria non era quella di una persona intelligente, ma questo non stupì Aleksandr. Si sarebbe sorpreso del contrario.
Gli offrì da bere e Alberto, quello era il nome dell’energumeno, accettò volentieri, ordinando un grande boccale di birra. Mentre trangugiava la birra, Stavrogin venne subito al dunque. Era inutile perdere tempo. “Ho un problema.”, disse con calma. “E’ probabile che domenica sera io debba entrare nello stadio armato. Ho certi conti da regolare, che peraltro non ti riguardano. Sapresti indicarmi come fare?”
L’osteria era piena di gente, ma nessuno badava a loro.
Alberto lo scrutò, perplesso. “E io cosa ci guadagno? E’ rischioso quello che chiedi. E poi di che arma si tratta? Perché se fosse un coltello…”
“Non è un coltello.”, lo interruppe Stavrogin. “Qualcosa di più ingombrante. In quanto a te, ti darò mille euro. Cinquecento adesso”, e gli porse un rotolo di banconote, “e cinquecento a lavoro finito.”
Lo sguardo di Alberto era avido. Tese una mano e afferrò le banconote, che poi sparirono in una tasca del giubbotto. “Si può fare.”, disse.
“Sì… ma…”, interloquì freddamente il russo, “se qualcosa dovesse andare storto, qualsiasi cosa, come ad esempio che tu non ti facessi vedere all’ora prestabilita oppure che io venissi perquisito all’ingresso, ebbene in questo caso, tu moriresti.”
Alberto lo fissò, sgomento. Non aveva paura dei poliziotti, delle bande rivali, degli ultras delle altre squadre; ma la calma glaciale con cui lo straniero aveva pronunciato le ultime parole lo aveva raggelato.
Abbassò gli occhi sul boccale di birra, riflettendo. Per lui cinquecento euro erano una somma enorme. Ma mille! Beh, un centinaio avrebbe dovuto devolverli, però ne restavano sempre novecento. Dopo un istante, annuì. “Non andrà storto niente. Ora ti spiego.”
Sulla soglia dei sessant’anni Monica Yarbes, Squire da nubile, era ancora una bella donna e dimostrava quasi dieci anni di meno. La sua carriera nella CIA era stata decisamente particolare. Quando ne parlava con il marito, sosteneva ridendo (ma non troppo) che poteva essere paragonata alle montagne russe e probabilmente non aveva torto.
Era stata in missione in Afghanistan, assieme a un collega, John Lodge, durante la guerra contro l’Unione Sovietica, rischiando più volte la vita ma comportandosi in maniera egregia: fra l’altro, aveva abbattuto un Hind russo. Le cose erano cambiate al suo ritorno in America: un’agente del KGB l’aveva sequestrata e torturata. Monica non era riuscita a resistere e aveva parlato, svelando alla russa dove abitava Lodge. Il padre di Stavrogin, nome in codice Matrioska, lo aveva ucciso, e Lodge era il miglior elemento della CIA, assieme a Martin Yarbes.
Monica era caduta in disgrazia: rischiava la condanna a morte o l’ergastolo, ma per motivi “politici” l’allora capo di Langley l’aveva fatta assolvere. Tuttavia era diventata una reietta.
Aveva saputo riscattarsi seguendo di sua iniziativa il futuro marito a Cannes, in Francia, dove aveva ammazzato il famigerato Matrioska. Il trionfo definitivo l’aveva ottenuto in Russia, nei giorni del fallito colpo di Stato. Dopo aver rischiato ancora una volta di morire, era riuscita a eliminare lo spietato Pomarev, un ufficiale del Gruppo Alpha, l’unità d’élite delle forze speciali sovietiche. In seguito, si era occupata di questioni amministrative, e più tardi era andata in pensione.
A questo stava pensando, vestita con un elegante tailleur di taglio classico, mentre sorseggiava una coppa di champagne e l’aereo sorvolava l’Oceano Atlantico.
Sebbene all’epoca si fosse difesa e avesse accolto con rabbia le accuse di vigliaccheria, in realtà non si era mai perdonata del tutto. Lodge era un buon collega, un amico e un mancato amante; se era morto, era stato a causa sua. Le torture cui l’aveva sottoposta la spia russa erano state atroci; ciò nonostante non avrebbe dovuto cedere e, a distanza di anni, capiva il risentimento che l’aveva accompagnata, gli sguardi ostili o sarcastici che le rivolgevano gli altri nei corridoi di Langley.
La vita era strana, meditò, scorrendo quelle immagini del passato. Forse, benché ciò apparisse paradossale, Matrioska era stato il suo unico, vero, amore. Un amore impossibile, purtroppo. Ricordava bene quello che gli aveva detto prima di sparargli: “In un altro tempo e in un altro mondo, forse avrei potuto amarti: ma tu sei un nemico!”
Abbandonò quei pensieri per concentrarsi sull’incontro con Silvio Berlini. Si sentiva ottimista. Aveva letto con estrema attenzione il dossier che lo riguardava: anche se non condivideva la sua posizione politica, sapeva che non era un imbecille, e contava di farlo ragionare. Il suo odio nei confronti di Angela Merkel poteva essere comprensibile, dato che egli la considerava responsabile della difficile situazione economica dell’Italia; però da qui ad assoldare un killer per farla uccidere correva il mare.
Gli avevano regalato il primo computer a sei anni, e ora che ne aveva quattordici Luca Scalabrini era un hacker – o forse addirittura un cracker – fatto e finito.
Da tempo aveva abbandonato Facebook e Twitter per dedicarsi a ogni sorta di gioco, gratuito o a pagamento (nel secondo caso, trovava il modo per intrufolarsi senza spendere un euro). Quando rincasava da scuola, pranzava, svolgeva i compiti in un paio d’ore, dopodiché si immergeva nel suo mondo personale, lo sguardo fisso al pc. Non frequentava i compagni di classe, non aveva una ragazza, né gli interessava averla: fino a mezzanotte, quando la madre interveniva urlando, non aveva occhi che per il computer.
Di tanto in tanto, dava un’occhiata ad alcuni blog, accuratamente selezionati. Non gli piaceva leggere racconti, poesie o romanzi, però era attratto dai siti che trattavano argomenti scientifici. Di quelli, scorreva anche i commenti. E da qualche giorno era perplesso.
C’era un intervento che gli sembrava privo di senso.
Non che fosse una novità. In molti lasciavano contributi sconclusionati, farneticanti o semplicemente stupidi, però non in quel dato blog. Per una strana forma di curiosità – o forse perché al momento non aveva di meglio da fare – tornò a rileggerlo. Era anonimo. E non aveva nulla a che vedere con il post. Meditabondo, rifletté su quelle parole, cercando invano di scovare un nesso che collegasse il commento all’argomento trattato.
Poi, per gioco, immaginò che fosse un messaggio segreto.
L’idea lo divertì e provò a decrittarlo.
Ci riuscì in meno di tre ore.
Dove si dimostra che con il denaro, anche la stupidità può avere un sussulto e diventare astuzia, ma non furbizia. E la differenza c’é, oh se c’é.
Comunque il Capitano inizia a mettere insieme i pezzi del suo piano e personalmente … c? troppo lasciato al caso. Aliosha attento!
C’é anche un’altra persona che sta rimettendo insieme i suoi pezzi, o meglio, forse é venuto il momento di incollarli veramente bene.
Staremo a vedere.
Molte volte si scoprono grandi cose mettendo insieme fatti e situazioni che all’apparenza non sono assolutamente congruenti , eppure se poste una in fila all’altra ecco che la “verità” appare nella sua più sconcertante semplicità.
Credo che i piccoli haker, siano già cresciuti
Questo meccanismo oltre che a piacermi sempre di più, gira come un dodici cilindri in piena potenza.
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Dimenticavo … Sono il primo. A volte succede. In fondo oggi é il tredici … porta buono.
🙂
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@ TUTTI da Wiki:
Il termine cracker viene spesso confuso con quello di hacker, il cui significato è tuttavia notevolmente diverso. Alcune tecniche sono simili, ma hacker è colui che sfrutta le proprie capacità per esplorare, divertirsi, apprendere, senza creare reali danni. Al contrario, cracker è colui che sfrutta le proprie capacità (o in certi casi quelle degli altri) al fine di distruggere (i cracker fanno spesso utilizzo del DoS), ingannare e arricchirsi.
Il termine cracker, fu coniato da Richard Stallman, per tentare di evitare l’abuso, tuttora esistente, della parola hacker. L’uso del vocabolo cracker è alquanto limitato (così come l’espressione black hat), al contrario di hacker, che è considerato da molte persone un termine controverso. Un individuo identificato come hacker, non è altro che un esperto informatico con ottime capacità d’uso del pc, che si diverte nell’ampliamento delle sue conoscenze. Questo termine viene erroneamente utilizzato per indicare persone che entrano all’interno dei sistemi informatici senza alcun tipo di autorizzazione, con l’unico scopo di causare danno. Molti hacker tentano di convincere l’opinione pubblica che gli intrusi dovrebbero essere chiamati cracker piuttosto che hacker, ma l’uso errato permane nel vocabolario comune della gente.
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Aggiungerei che l’hacker è un idealista. Convinto della necessità che il web rimanga gratuito ed aperto a tutti, non esita a mettersi a disposizione (gratuitamente) di sconosciuti solo per far loro un piacere. Io ne conosco qualcuno, e sono davvero così.
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@ BRUMBRU posso confermarlo anch’io.
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Peccato che quel tipo di craker non lo si possa spalmare d’ogni bontà spalmabile. 🙂
Però, se li acciuffano gli spalmano addosso una ventina d’anni di galera. Almeno negli States. 😦
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@ CAPEHORN negli States, certamente sì 😛
Qui da noi non saprei…
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Non essendoci una legislazione adeguata anch’io sono un po’ perplesso
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@ CAPEHORN sono lieta per il lusinghiero paragone e per l’attenzione con cui hai letto questo capitolo, suddiviso in tre parti.
Monica torna alla ribalta, questa volta non più armata se non della propria intelligenza. Vedremo se riuscirà a convincere Silvio Berlini e cosa nel frattempo faranno Stavrogin, Maruska e… il ragazzino.
Buona serata e grazie!
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Praticamente Monica si porta addosso un arsenale e dei più letali in circolazione.
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@ CAPEHORN preciso, Cape!
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🙂
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Il tempo passa ma Monica non invecchia, anche se sessant’anni sono una bella cifra. Sembrerà strano ma il tempo vola e non so il perché Monica la facevo ancora una giovane donna nel pieno della maturità. Errore.
Dunque il progetto di Berlini è far fuori la teutonica ma ci riuscirà? Monica riuscirà a farlo ragionare? Certo se Squire avesse qualche anno in meno, forse ce la farebbe.
Curioso di conoscere come Alberto riuscirà a far passare l’arma e se ci riuscirà.
Luca è un piccolo genio. Chissà cosa contiene il messaggio segreto.
Ogni dubbio troverà una soluzione nei prossimi capitoli.
Bene, bene. La storia prende forma e sostanza.
E’ sempre piacevole leggerti.
Un caro abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR ho dovuto fare qualche calcolo, partendo dalla guerra russo-afghana, e il risultato ha sorpreso anche me: Monica dovrebbe avere all’incirca cinquantotto anni. Perciò, sotto questo profilo, no chance con Berlini 😀
Però, le resta l’intelligenza.
Sì, Luca è davvero un piccolo genio, e la sua vita assomiglia a quella di molti ragazzini del giorno d’oggi. Non il massimo, direi, ma così è. Naturalmente, scopriremo quanto è scritto nel messaggio segreto.
Grazie mille e un grande abbraccio!
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Bravo Luca! Ma da madre non gli permetterei di stare tutte quelle ore al computer né di avere un account facebook…
Mi immagino Monica una splendida sessantenne, elegante e fine…
Alla MIA strega lascio qui un bacione per una splendida notte di sogni…
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@ MARI per descrivere Luca ho tratto spunto dalla realtà ma condivido in pieno il tuo parere di madre. Per quello che riguarda Monica, abbiamo la stessa visione, MIA guerriera.
Un grande bacione a te e che la fate veglino sul tuo sonno*
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Ooooh… interessante questo nuovo ingresso, Luca sembra un tipo molto sveglio, credo saprà dire la sua nella storia 😉
Come spesso accade, noi italiani, in generale, non usciamo molto bene dalle “storie internazionali” 😐 In questo caso mi riferisco ai rapporti tra i “tifosi” e la legge. Purtroppo temo che la situazione reale non sia molto distante da quella da te romanzata… 😦
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST temo che sia proprio così, caro lupo. Un tempo, l’Inghilterra era peggio dell’Italia, e di molto anche; ma intervenne la Lady di ferro, la quale sistemò le cose. Da noi, invece, manca la volontà politica, dominano menefreghismo e una sorta di connivenza fra club e ultras. Rincresce dirlo, ma sotto questo profilo siamo messi davvero male.
Mancano i fondamentali concetti dello sport, vale a dire lealtà, rispetto dell’avversario, volontà di apprendere dalle sconfitte.
In quanto al resto, Luca è certamente un tipo sveglio 😛
Grazie!
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Infatti anche i risultati internazionali iniziano a dimostrarlo 😛
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST direi proprio di sì 😦
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Bel capitolo. Riuscitissimo il “riassunto”.
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Concordo, ancora una volta con New…un caro saluto!
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@ BRUMBRU tu lo hai sempre detto: mai dare per scontato che chi legge conosca anche le storie precedenti.
Sono lietissima del riscontro.
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@ SALVATORE RIZZI in effetti, il suo è un commento molto bello.
Un caro saluto a te!
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Una puntata variegata e molto interessante: tre parti ben condotte e tutte coinvolgenti.
Se qualcosa andrà storto ricorda Stavrogin, si mette male per Alberto, e Monica secondo me non si è ancora liberata del suo passato: il figlio di Matrioska potrebbe vendicare suo padre.
L’entrata in scena di Luca, forse ha un nesso con la storia iniziale: con le sue capacità il ragazzino è in grado di carpire segreti informatici.
Bravissima, come sempre carissima Ale.
un bacio e buona serata
annamaria
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@ ANNAMARIA49 dato che Berlini sabato incontrerà Monica, l’apporto di Alberto si rivelerà inutile, poiché Stavrogin agirà quel giorno. Certo è che, se l’ultras avesse tradito la fiducia del russo, avrebbe certamente fatto una brutta fine.
Luca avrà un suo spazio.
Grazie, cara amica Isabel!
Un abbraccio.
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Bellissimo aver (ri)letto il passaggio dei ricordi di Monica
che in passato l’hanno legata a John Lodge, e a Matrioska
legami ancora oggi vivi nella sua mente…
Intensificati dalla Tua bravura che ci coinvolge sempre di più
in questa nuova storia dai risvolti molto intriganti…
Un abbraccio e un sorriso cara e buon inizio di settimana!!
Michelle
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@ VENTIDIPRIMAVERA per te, che hai sempre letto tutto, i ricordi di Monica non sono certo una novità. Ma ho pensato anche ai nuovi amici lettori.
Ti ringrazio di cuore, mia preziosa amica!
Bisous, chou * _______________ *
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brava
TADS
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@ TADS ti ringrazio!
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Mi è piaciuta questa puntata, di buon grado, soprattutto mi ha sorpreso piacevolmente l’accenno all’hacker (o cracker) notturno, Luca. Un tipo di personaggio che può affascinare e lasciare il segno nelle prossime vicende. Un caro saluto, a rileggerci. Univers
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@ UNIVERS81 Luca è una new-entry che qualche segno sicuramente lascerà.
Grazie e un abbraccio.
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Anche io sono rimasta un po’ colpita sull’ età di Monica
Mi è sempre piaciuta e, come dicevo nell’ ultimo tuo post, grazie soprattutto alla tua indiscutibile bravura nel descrivere così bene i personaggi.
Abbracci
Mistral
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@ OMBREFLESSUOSE gli anni passano, mia cara…
Ti ringrazio per le tue parole, Mistral!
Bacini.
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pian pian leggo tutto qui..il tuo mondo..la tua scrittura ,come esprimi pensieri ,come rispondi…gia ti dico questo ,con la mano nel cuore…sei grande..e mi sento afascinante……grazie ,sto viaggiando con piacere e rimango in sogno incantevole fino il fondo dei tuoi post…
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@ MAIRITOMBAKO sei un’amica squisita, mia cara!
Un abbraccio grande grande.
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