Lungo la strada che da Como porta a Cantù, poco prima del sobborgo di Albate, sulla destra c’è un’armeria. Una scritta su un cartello informa la potenziale clientela che si effettuano riparazioni e che è disponibile una vasta gamma di armi nuove e usate. Non ci sono altri negozi nelle vicinanze. Più avanti, dopo un semaforo, c’è un bar, Il Circolo dei Lavoratori, sempre affollato, perlopiù da anziani, visti i prezzi modici.
La strada è trafficata, ma i pedoni sono rari e comunque il marciapiede si trova sul lato opposto.
Maruska posteggiò l’auto in un parcheggio situato in una via interna a circa duecento metri dall’armeria, scese e percorse a piedi quella breve distanza. Era una mattina serena e limpida, e il sole brillava nel cielo di un blu intenso; in lontananza si scorgevano i profili delle montagne.
La donna varcò la soglia del negozio e si guardò attorno. Vide un notevole assortimento di tute mimetiche, uno scaffale che conteneva vari modelli di fucili e su un pianerottolo posto di fronte all’ingresso un banco dove erano ordinatamente riposte le pistole, protette da un vetro. Salì i quattro gradini e in quel momento da un locale adiacente comparve il proprietario, un uomo alto e massiccio con radi capelli grigi e dall’aria scorbutica.
La fissò, senza salutarla. In un italiano incerto, Maruska disse che voleva acquistare una Wilson calibro 45. Lui le chiese il porto d’armi e la carta d’identità. Maruska tirò fuori da una tasca i due documenti, perfettamente contraffatti, dai quali risultava che aveva la cittadinanza italiana e che era in possesso di un regolare porto d’armi. L’uomo li esaminò attentamente, quindi annuì e aprì il ripiano con una chiave che portava appesa al collo. Depose sul vetro l’arma richiesta e alcune munizioni. Era il modello C.Q.B. a otto colpi, una pistola di grande precisione in dotazione a diversi reparti speciali americani. Non disponeva di un silenziatore, poiché la legge italiana lo vieta, ma questo Maruska lo sapeva già.
“Vorrei provarla.”, disse.
L’altro assentì e la guidò in un cortile, passando per l’ufficio dove teneva le sue carte. Maruska osservò le tre sagome poste contro un alto muro, poi mirò a quella centrale, sparando in rapida successione tre colpi. L’uomo alzò un sopracciglio: aveva centrato tre volte il bersaglio con precisione millimetrica. All’inizio aveva avuto il sospetto che quella giovane straniera volesse solo fargli perdere del tempo; adesso si domandò che genere di lavoro svolgeva. Sulla carta d’identità era riportato un vago “professionista” che poteva significare qualsiasi cosa. Tese la mano per farsi restituire la pistola e accennò al prezzo, comprensivo di otto pallottole. Le tre che aveva già usato erano un omaggio della ditta.
All’improvviso scosse la testa. “No! Questo non si fa.”, disse in tono brusco.
Maruska aveva puntato la pistola su di lui.
“Oh, sì, invece.”, ribatté soavemente la donna. Poi gli sparò alla testa.
Tornò nel negozio, raccolse una manciata di pallottole, si infilò la Wilson in una tasca del giubbotto e uscì tranquillamente dall’armeria. Camminando con calma, tornò alla macchina. Cinque minuti più tardi, raggiunse Olmeda, svoltò a sinistra e si diresse verso Montorfano, dove si fermò a pranzare.
Mentre Maruska mangiava, nella sua camera di Lecco Aleksandr studiava una nuova serie di fotografie, questa volta tratte da Internet. Raffiguravano lo stadio Meazza di Milano, ripreso da varie angolature. In particolare, egli era interessato alla tribuna d’onore. Silvio Berlini sedeva accanto a un uomo calvo e alla graziosa figlia minore. Quella partita, svoltasi l’anno precedente, vedeva opposte le formazioni del Milan e della Juventus. Stavrogin passò a un’altra foto, relativa al derby, e notò che la disposizione dei posti era identica. Una terza immagine, che si riferiva a un confronto con la Roma, gli confermò che Berlini e il pelato occupavano sempre le stesse posizioni. Lì la figlia non c’era.
Il problema era entrare nello stadio armato, trovare un settore che gli permettesse il miglior angolo di tiro e sparare in mezzo alla folla. Di questi tre punti, il secondo e il terzo non lo preoccupavano eccessivamente: vedendolo armato, la gente si sarebbe spaventata e nessuno sarebbe intervenuto. Lui avrebbe potuto guadagnare l’uscita con relativa tranquillità e quindi svanire nella notte. Anche individuare una buona postazione di tiro non era un ostacolo insormontabile, specie se si fosse recato allo stadio con un paio d’ore d’anticipo.
Molto più complicato era passare indenne attraverso i controlli, che sapeva piuttosto minuziosi. Non così minuziosi, però, da impedire a un gruppo di teppisti di portare una motocicletta in curva. Lo aveva letto su Google e aveva pensato che con ogni probabilità si era trattata di una qualche forma di connivenza. Perciò, esistevano due possibili soluzioni: corrompere uno o due addetti alla sicurezza oppure rintracciare degli ultras e, in cambio di denaro, convincerli ad aiutarlo. Agire fuori dal Giuseppe Meazza era impensabile. La macchina di Berlini aveva sicuramente i vetri blindati e davanti e dietro ci sarebbero state le automobili delle guardie del corpo, oltre alle motociclette della polizia.
Sistemò le fotografie in un cassetto, che chiuse a chiave, e scese nella hall. Poi andò in cerca di un buon ristorante. A Erba tutto sarebbe stato più semplice, pensò, ma non aveva la sicurezza assoluta che quel sabato Berlini arrivasse.
Dopo aver consumato un pasto a base di pesce di lago, che non gli sembrò particolarmente saporito, tornò in albergo e disse al portiere che non si fidava di lasciare la sua Bmw incustodita per un’altra notte. L’hotel non disponeva di posti auto, come la maggior parte degli alberghi della zona. L’uomo gli suggerì il nome di due garage, ma Stavrogin dichiarò che preferiva un box privato. Una rapida consultazione del giornale locale permise di appurare che nei dintorni in effetti affittavano un box. Il portiere telefonò e si accordò per un mese di affitto, pagamento anticipato. Il capitano del SVR lo ringraziò, si recò all’indirizzo convenuto, saldò il conto e si fece consegnare le chiavi. Aspettò che aprissero i negozi e acquistò una tuta da meccanico, guanti da lavoro e una serie di attrezzi. Dieci minuti più tardi, dopo aver azionato il cric, era sdraiato sotto la macchina, intento a recuperare l’arma con la quale avrebbe ucciso Berlini.
A quella stessa ora, l’imprenditore oggetto di tali intenzioni con grande sorpresa ricevette una telefonata dagli Stati Uniti nel suo lussuoso ufficio di Roma. Langley? Per qualche istante meditò di negarsi all’apparecchio, però la curiosità prevalse. Inoltre, conoscendo gli americani, non dubitava che lo avrebbero richiamato in maniera ossessiva.
Dietro insistenza del direttore della CIA la conversazione ebbe luogo senza una segretaria che traducesse.
L’inglese di Silvio Berlini era approssimativo, tuttavia sufficiente per farsi capire e per comprendere ciò che gli veniva detto, a patto che l’interlocutore si esprimesse lentamente.
E Yarbes parlò con calma, scandendo bene le parole. Si mantenne sul vago, limitandosi ad accennare a una situazione molto grave, che comportava un serio pericolo. Un incontro privato avrebbe permesso di esaminare la questione e di trovare il modo migliore per risolverla. Era inutile rilevare la necessità della massima segretezza.
Sebbene fosse perplesso, Berlini acconsentì a ricevere la signora Monica Yarbes nella sua villa di Erba, alle quattro del pomeriggio – ora italiana – di sabato.
Quando depose il telefono si chiese a cosa era dovuto quello strano interessamento da parte della CIA. Che fossero venuti a conoscenza della sua intenzione di far eliminare Angela Merkel? Troppo tardi! Lopez gli aveva garantito che avrebbe portato a termine la sua missione nel giro di pochi giorni. Aveva studiato un piano perfetto ed era sicuro di non fallire.
Quello che Berlini non poteva sapere era che l’assassino giaceva privo di vita in una vecchia carrozzeria abbandonata.
Dunque si svela in parte il piano di B., le mosse di Stavrogin, quelle di Maruska in un crescendo di incertezze nel lettore che cerca di decifrare le prossime mosse dei vari protagonisti.
Compare sulla scena Monica, la tua eroina, e il quadro si complica.
Un quadro di nebbia copre ancora molti dettagli ma sicuramente a uno a uno li svelerai coi tuoi micidiali colpi a sorpresa.
Un caro abbraccio.
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Un intreccio complesso, il quale ci porterà, molto probabilmente a sorprese interessanti. Saluti da Salvatore.
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@ NEWWHITEBEAR in questo capitolo, i riflettori sono puntati su due personaggi, forse destinati a incontrarsi. E poi, giustamente, compare Monica.
Mi auguro fortemente che “i micidiali colpi a sorpresa” si verifichino davvero!
Grazie per le tue parole e un grande abbraccio.
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@ SALVATORE RIZZI questo è il mio augurio, Sar.
Ti ringrazio e ti auguro una bella serata.
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Bello bello tutto!…bella l’idea della prova della pistola per far fuori il tipo….le studi proprio bene! Come sempre….
La MIA strega é super!
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@ MARI e la MIA guerriera è un tesoro!
Un bacione*
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Goodnight my witch…
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Provare una pistola? Mai sentito!
Oddio, non è che ne abbia comprate poi tante, in vita mia. E’ usanza?
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Per quanto riguarda la possibilità di portare una pistola in uno stadio, invece, concordo. Non dev’essere così impossibile, visto quello che passa….
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Ricambio il giorno dopo. Salvatore.
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ahahah eliminare Angela Merkel, nientemeno! 😀
Davvero interessante lo svolgersi della trama, la preparazione dell’assassinio in pieno svolgimento di partita è in pieno stile film d’azione americano! Chissà che qualche produttore non ne te lo compri per una sceneggiatura 😛
Vendere armi è una professione pericolosa… 😉
http://www.wolfghost.com
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@ MARI good afternoon, my warrior!
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@ BRUMBRU beh, è una richiesta più che lecita, sempre che esista un luogo dove farlo, e questo in Italia è meno frequente.
In quanto alla moto, l’episodio è reale.
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@ SALVATORE RIZZI sei sempre molto gentile!
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@ WOLFGHOST credo che in Europa pochi piangerebbero la sua scomparsa 😀
Ti ringrazio per l’apprezzamento e per l’augurio, entrambi notevoli 😛
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Le gocce della pioggia ti siano dolce compagnia
come nina nanna prima di dormire…
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@ MARI che bello, cara!
Mi infondi tanta serenità.
Spasibo 🙂
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Cara Alessandra, noto che non solo sei una eccellente scrittrice, ma valorizzi le tue storie anche con episodi di vita reale. Ricordo e mi fai ricordare molto bene l’ episodio dello scooter lanciato sulle gradinate di S. Siro.
Bravissima, sai come incuriosire sempre più il lettore
Ti seguo, voglio vedere Berlini ,da te, che fine farà
Abbraccio
Mistral
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Una puntata di transizione, scritta con buona abilità, non c’è dubbio. Monica riserverà (credo) quel quid aggiuntivo per la tensione narrativa necessaria al proseguimento. Un abbraccio, a presto.
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Abile mossa quella di Maruska. Potrebbe ingenerare un senso di assoluta riprovazione, anzi di orrore, ma eliminare ogni possibile traccia fa parte del personaggio e dell’azione che deve intraprendere. Non si dica che una bella donna non passa inosservata, perché I testimoni oculari hanno una percentuale di inattendibilità molto elevata.Qualcuno potrebbe averla vista entrare dall’armiere e anche uscire, ma poi spunteranno così tante contraddizioni che sarà una figura eterea in un giorno assolato.
Colpo da maestra cara Anima Bella.
Il capitano intanto inizia a montare un meccanismo difficile, ma non impossibile. Non credo che sia così difficile fare entrare un’arma all’interno di uno stadio. I modi e i mezzi ci sono. Bisogna vedere quale arma.
C’é da dire che la manovra é veramente rischiosa e appare come una sorta di attacco suicida. La fuga é ben da meditare.
Così Monica ha un’altra occasione per incrociare la vita passata con quella presente. Questa me la voglio proprio gustare fino in fondo.
Una transizione ben carica.
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… bello intrigante!!!
Quell’italiano lì è veramente da conoscere meglio. Una volta un certo Mr B usava fare solo “cucù” alla signora, ma arrivare ad eliminarla poi….!
:-*)
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@ OMBREFLESSUOSE secondo me, un conto sono le storie fantasy, altro i racconti di spionaggio: in questi ultimi, la vicenda, seppure chiaramente di fantasia, deve avere contorni reali, altrimenti perde di credibilità. Ciò mi ha spinta a svolgere mille ricerche per “Matrioska” e “Il Crepuscolo della Lubjanka”. E’ stato faticoso, ma sono contenta di averle fatte.
Grazie, cara Mistral!
In quanto a Berlini, presto sapremo.
Un grande abbraccio.
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@ UNIVERS81 Monica torna ancora una volta, invecchiata ma ancora intelligente e decisa. E’ fra le mie eroine preferite, e credo che questo valga anche per diversi amici lettori.
L’abbraccio è più che ricambiato, caro Univers!
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@ CAPEHORN a parte la frase finale, cui non spetta a me giudicare, condivido pienamente tutto il primo paragrafo del tuo commento.
Il capitano si prepara a ogni evenienza, ma dato che sabato Berlini riceverà Monica nella sua villa di Ar… ehm, di Erba, non sarà costretto ad agire all’interno dello stadio.
Ci sarà un nuovo incontro Squire-Stavrogin?
Questo incuriosisce anche la sottoscritta.
Ti ringrazio, Cape!
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@ CLE REVERIES lieta del'”bello intrigante”!
Il proposito di Mr. B è di liberare l’Europa da quella che a lui – ma non solo a lui – sembra una tirannide.
Considerato il losco passato della signora in questione – lavorava come delatrice per il servizio segreto della Germania dell’Est – non solo i greci festeggerebbero…
Lots of love * _______________ *
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Berlini, lo stadio Meazza, e poi Erba, un personaggio e delle collocazioni che ben si addicono alla storia e poi c’è Monica, grande personaggio.
Intrigante, piena di suspense e scritta con la tua solita classe. Ogni romanzo che proponi dovrebbe essere una sceneggiatura per un film, perché non le proponi?
Alla prossima, ti auguro una buona serata.
con affetto
annamaria
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@ ANNAMARIA49 mia carissima Isabel, devo dire che ho perso fiducia. Chiedono sempre e solo soldi. Evidentemente, bisognerebbe contare su solidi agganci, anche per il semplice fatto di riuscire a farsi leggere.
Ti ringrazio di cuore e ti abbraccio!
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Спокойной ночи к моей ведьмой и много поцелуев
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@ MARI Обнимаю тебя, МВД воин!
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Bellissimo e sempre più intrigante..
Come mi pare che quella Maruska sia il demonio
in persona..
e mi sembra che ci saranno diversi colpi di scena …
Ti lascio un abbraccio Alessandra. e buon proseguo di serata
Michelle
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@ VENTIDIPRIMAVERA effettivamente, Maruska fa un po’ paura…
Grazie, cara Michelle!
Bisous ^^
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Monica da Berlini? Non è certo una da bunga bunga…
Splendida l’idea di fare fuori la cul… volevo dire la Merkel.
Ma Maruska fisicamente com’è? L’hai descritta nei dettgli? Non mi pare. Sarà certamente stragnocca…
Bes!
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@ KRIS mi sembra di averla descritta, quando la presentai, e di sicuro è stragnocca 😛
Monica non è da bunga bunga, questo è assodato.
La culona inchiavabile… beh non nutre le mie simpatie.
Ti mordo un orecchio*
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