Benché in Italia alla domenica i negozi siano chiusi, con l’eccezione di qualche grande città, è anche vero che è un giorno adatto agli sposalizi, e questo significa lavoro per i fotografi.
Se possibile, Stavrogin non intendeva perdere tempo.
Si alzò presto, fece una doccia e lasciò la carrozzeria.
Un bar era già aperto. Ordinò un cappuccino e una briosche, poi a bordo della Bmw esplorò i dintorni. Pensava che, prima di recarsi a un matrimonio, un fotografo passasse a prendere le sue cose e a organizzarsi. Infatti, nella via centrale di Erba, vide un negozio aperto. Ma non andava bene. Era una bella mattina di sole, l’aria era già tiepida e in molti ne avevano approfittato per andare a comprare il giornale, per concedersi una colazione più ricca del solito o per assistere alla prima messa. Inoltre, il negozio era troppo grande e questo presumeva che ci fossero diversi dipendenti.
Stavrogin lo osservò per qualche secondo, quindi imboccò la vecchia strada in salita che da Erba conduce a Como, una parallela alla provinciale. Il primo paese che incontrò fu Albavilla, ma proseguì fino a quello successivo, Albese con Cassano, che è più piccolo e si estende ai lati della carrozzabile.
E qui trovò quello che faceva al caso suo. Un negozio modesto, che probabilmente contava al massimo un dipendente. Nei paraggi c’erano solo serrande chiuse, la piazza era situata circa un centinaio di metri più avanti. Dalla vetrina scorse due persone: un giovane che stava preparando il materiale e un uomo più anziano che gli impartiva alcune istruzioni. Ciò significava che poi il padrone se ne sarebbe tornato a casa, lasciando all’altro l’incombenza del matrimonio.
Stavrogin aspettò che il giovane uscisse e caricasse un furgoncino, dopodiché entrò. Sorridendo ed esprimendosi in un italiano accettabile, sebbene dal forte accento francese, spiegò che aveva dei rullini di foto da sviluppare e da ingrandire e che sarebbe tornato prima di sera per ritirare il tutto. Il proprietario scosse la testa, ma Aleksandr gli porse un numero esagerato di euro. Una luce avida comparve negli occhi dell’uomo che si affrettò ad acconsentire. L’appuntamento venne fissato per le sei del pomeriggio. Scambiarono quattro chiacchiere – ora l’uomo si dimostrava estremamente cordiale – e il capitano del SVR pilotò la conversazione: apprese così che lo sposalizio sarebbe finito intorno alle cinque e che quel giorno il fotografo poi non sarebbe tornato al negozio. Perciò, il padrone sarebbe stato solo.
Stavrogin risalì in macchina e arrivò a Como. Notò un internet-point quasi subito; era vicino al lago, nei pressi della stazione nord. Posteggiò ed entrò nel locale che, a dispetto della legge che vietava il fumo, aveva un’aria già irrespirabile. Si sedette alla prima postazione libera e si collegò a un blog che consentiva commenti anonimi. Scelse l’ultimo post che trattava di argomenti pseudo-scientifici e digitò poche parole, che al servizio segreto italiano – posto che si occupasse di queste cose – sarebbero sfuggite.
Non sarebbero, però, sfuggite agli addetti della Fapsi, a Mosca, i quali non le avrebbero comprese, ma le avrebbero trasmesse immediatamente a chi di dovere.
Tre ore dopo quel breve scritto in apparenza sconclusionato arrivò anche sulla scrivania del generale Vatutin, nel suo studio che si affacciava sul lato nord della dacia che possedeva a Peredelkino, dove trascorreva tutte le domeniche. Non sarebbe dovuto accadere, ma il direttore delle Operazioni del SVR contava su solidi agganci ai piani alti della Fapsi.
Vatutin lesse e rilesse, sforzandosi di trovare un codice che gli permettesse di decifrare il messaggio che sapeva essere indirizzato a Putin. Cambiò l’ordine delle parole, le sostituì con quella precedente o quella successiva; riprovò andando avanti di due, di tre e di quattro vocaboli e poi ripetendo l’operazione in senso inverso. Riscrisse il testo completamente al contrario. Eliminò le consonanti. Quindi, le vocali. Ma senza venire a capo di nulla. Era chiaro che il linguaggio era stato concordato in precedenza e che soltanto Vladimir Putin sarebbe stato in grado di comprendere ciò che il capitano Stavrogin gli aveva comunicato tramite un anonimo blog.
D’altro canto, se il capitano avesse utilizzato un computer personale, usando un one-time-pad, il risultato non sarebbe cambiato.
Comunque, l’istinto gli suggeriva che si trattava di un annuncio positivo. Non quello definitivo, altrimenti lo avrebbe già appreso dalla radio: probabilmente la conferma di un primo passo effettuato con successo.
A parte la decifrazione di quel messaggio, Vatutin aveva anche altri due problemi.
Osservò il fuoco che ardeva nel caminetto, poi spostò gli occhi sulla finestra e guardò la bianca distesa innevata che si estendeva tutto attorno.
Il secondo problema era legato al fatto che non capiva la mentalità americana. Era stato rezident a Londra e comprendeva il modo di ragionare degli inglesi. I britannici seguivano la logica, gli americani gli impulsi del momento. La CIA operava spesso in maniera strana; talvolta a Langley davano la sensazione di muovere le proprie pedine quasi a casaccio. Esattamente come nell’attuale situazione, che Vatutin considerava insensata.
Come si sarebbe comportato lui, Boris Nikolaevic, se fosse stato nei panni di Yarbes? Per prima cosa, avrebbe avvisato il governo tedesco, affinché fossero prese tutte le misure di sicurezza necessarie. E forse questo lo avevano fatto, anche se non ne era del tutto sicuro. In secondo luogo, il segretario di Stato avrebbe preso un aereo, sarebbe atterrato a Milano e avrebbe chiesto un colloquio con Berlini. Procedendo per allusioni, lo avrebbe indotto a riconsiderare il suo folle proposito. Se questo non fosse bastato, sarebbe andato a Roma a conferire con il capo del governo.
Yarbes, invece, aveva offerto mari e monti a Putin, perché inviasse in Italia uno dei migliori agenti del SVR con lo scopo di eliminare l’ex premier. La ragione per cui gli americani non se ne erano occupati di persona era l’unico elemento chiaro: anche ai tempi del KGB le operazioni più losche, come l’attentato al pontefice, venivano affidate ai bulgari. Furono loro a dare il via libera a Ali Agca.
Prima che tramontasse il sole, Vatutin uscì per fare una passeggiata. Mentre camminava sul sentiero cosparso di neve, riandò con il pensiero al più clamoroso esempio di inefficienza, supponenza e arrogante fiducia nelle proprie strutture di cui la CIA, nella sua lunga storia, aveva dato prova. Si trattava del “caso” Aldrich Ames.
Per quasi dieci anni quell’uomo alcolizzato e avido di denaro aveva trasmesso informazioni preziosissime all’Unione Sovietica, aveva svelato i nomi di più di dodici traditori (che ovviamente furono quasi tutti giustiziati; fra di essi vi era anche il predecessore di Vatutin a Londra, che però fu salvato dal SIS), aveva mandato a monte operazioni su operazioni. Ma ai vertici di Langley non avevano accettato l’idea che al loro interno esistesse una “talpa” e le indagini erano state sommarie. In nome di una concezione errata dei cosiddetti diritti civili, non si erano nemmeno premurati di controllare il suo conto in banca.
Alla fine, Ames era stato acciuffato dall’FBI. Nell’Urss di un tempo o anche nella Russia di oggi, la seconda direzione centrale del KGB o l’attuale FSB lo avrebbero smascherato nel giro di tre mesi. Anche la Gran Bretagna, come del resto ogni Paese, aveva avuto i suoi traditori, però le famose “Cinque Stelle” avevano agito perché credevano nel comunismo, Ames invece per soldi. Appunto, un americano.
Il generale scosse la testa e tornò verso la dacia.
Pensò nuovamente al capitano. Stavrogin, come tutti i predestinati, era fortunato.
Tenuto conto dell’inettitudine della polizia e dei servizi segreti italiani, con ogni probabilità non sarebbe mai stato catturato, che portasse a termine la sua missione o meno. Ma se fosse successo? Per la Russia sarebbe stata una catastrofe. Il suo compito era quello di evitarla.
Rientrò in casa e si versò una vodka.
Il terzo problema di Vatutin – il principale – era che doveva agire all’insaputa di Putin.
Quindi, a suo rischio e pericolo.
Ma era necessario farlo.
Aleksandr lasciò l’internet-point e si diresse con calma verso la Bmw.
Una donna bionda che dimostrava ventotto o trent’anni stava sorseggiando una cioccolata con panna in un piccolo bar all’aperto. Appoggiò la tazza sul tavolino e lo fissò, sorpresa. Non avrebbe mai immaginato di avere un simile colpo di fortuna. Conosceva quel viso a memoria, dopo aver visionato un’intera collezione di sue foto. Lo avrebbe riconosciuto fra mille. Non solo: sapeva come camminava, come si muoveva, quali corsi aveva frequentato e che risultati aveva conseguito. Dal suo punto di vista, non ne emergeva un quadro rassicurante; ma questo lo sapeva già prima di partire da Mosca.
Non aveva ancora preso un’auto a noleggio e nei dintorni non c’erano taxi, ma vide la macchina su cui saliva e memorizzò il numero di targa. Con un sorriso compiaciuto, Maruska Filippovna Baraskova finì la sua ciocccolata.
Stavrogin pranzò a Como e attese le sei percorrendo le vie di Erba.
All’ora convenuta si presentò al negozio. Il proprietario gli porse soddisfatto una voluminosa busta. Il capitano del SVR esaminò attentamente le fotografie, annuì, si voltò per guardare la strada, notò che non stava passando nessuno e si girò ancora, di scatto.
Allungò una mano al fotografo, come per ringraziarlo. Mentre l’altro faceva altrettanto, gli sparò a bruciapelo. Aprì la cassa, prese tutti i soldi che conteneva – in pratica, erano i suoi -, gettò per terra qualche oggetto, poi tornò tranquillamente alla Bmw, posteggiata davanti al negozio.
Un intreccio, veritiero, del sistema internazionale, attuale e del passato. Con tutti gli agganci mafiosi e di peggio. Personaggi, compresi. Sempre brava e tessitrice di storie reali. Saluti domenicali dal vecchio Sar.
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Non capisco perché lasciare tracce dietro di se, ma sicuramente il capitano ha un piano ben preciso e quelle tracce servono allo scopo. Vedremo
Interessante é il fatto che ciascun Servizio si spii vicendevolmente. Non solo FSB contro CIA, ma FSB e SVR. Come se la cosa non fosse incredibile e purtroppo … non é. Vediamo solo le piccole grandi rivalità tra i Corpi del nostro Stato. Tant’é.
Spia per spia anche l’angelica biondona ha avuto il suo colpo fortunato.
Intrigo nell’intrigo .. e poi dicono che le spy-stories non sono divertenti.
Avercene di questo calibro.
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Mescolare realtà con finzione richiede abilità e tu ne hai da vendere (me ne vendi un’oncia?).
L’intreccio che pareva lineare nei precedenti capitolib qui si complica tra sospetti reciproci e tentativi di sgambetti. Il gioco delle parti funziona così.
Anch’io come lettore, mi pongo le domande di Vattutin ma non avrei seguito la sua strada. Ergo il russo ha in mente una strategia per il momento coperta dalla volontà di evitare un disastro per la Russia. Ma sarà vero?
Ottimo capitolo che mette impazienza per il seguito.
Un caro abbraccio
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Grande Maruska! Grande tu che sai scrivere e interessare in modo incredibile!
Adoro leggerti!
Baci alla MIA strega
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@ SALVATORE RIZZI come sempre, sei un lettore attento, competente e benevolo nei miei confronti.
Buona serata, “vecchio” Sar!
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@ CAPEHORN in America, da sempre, FBI e CIA si vedono come cani e gatti, e lo stesso avveniva in Unione Sovietica fra prima e seconda direzione centrale del KGB. Soltanto la Gran Bretagna è sempre stata esente da questo fenomeno. E’ inevitabile che si riproduca in Russia al giorno d’oggi.
Grazie, Cape ^^
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@ NEWWHITEBEAR chi sono io per “venderti” qualcosa?
Vatutin non comprende la strategia di Putin e agisce di conseguenza; inoltre, ha sempre odiato gli americani, e ciò accresce la sua volontà di ostacolare la missione di Stavrogin.
Un sentito grazie e un grande abbraccio.
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@ MARI MIA guerriera, Maruska avrà una parte importante in questa storia. E’ una donna molto diversa da Aglaja e da Nadiya.
Ti ringrazio e ti mando un enorme bacione*
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eh, che errori che fa fare l’avidità! 😐
Altro bel capitolo, bella pagina di romanzo ma anche di richiami storici molto interessanti 😉
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST l’avidità è uno dei peggiori difetti degli uomini (intesi come maschi e femmine).
Grazie per gli elogi, lupissimo 😛
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Un colpo di fortuna non da poco, quello di Maruska. Incontrare per caso Stravogin nella piazza di Albese con Cassano. Uhm….
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Realtà, finzione… ma soprattutto grande abilità nello scrutare i pensieri e gli animi umani per lavorarli, affinarli e farne un bel racconto…
Ti abbraccio e ti auguro una felice settimana
*—————–*
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E’ un nuovo romanzo? Bellissimo, scritto con sapiente coinvolgimento, una storia di spionaggio e c’è di mezzo la Russia. Io non so se questo si riallaccia al precedente: sono stata lontana dai blog per il periodo di ferie. Anche in questo Putin fa parte della storia.
Ciao, cara, ti auguro un buon inizio settimanale.
baci
annamaria
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@ BRUMBRU erano a Como, vicino alla stazione ferroviaria… 😛
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Ah, ecco. Avevo capito male. Così è più credibile…
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@ BRUMBRU invece di leggere, stavi guardando una bella ragazza!
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rido. Magari….
Invece no, son tonto di mio.
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@ BRUMBRU ahahahah!
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@ CLE REVERIES non per darmi arie, ma sarei pronta a stendere l’elenco di chi preferisce questo racconto e di chi, invece, predilige la “delirante” storia di Weir.
Tu appartieni sicuramente alla prima categoria 🙂
Grazie di cuore e un bacione, Lady!
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… ah, si nota? 😀
Nice day!
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@ CLE REVERIES yes, my Lady!
Nice evening ^^
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@ ANNAMARIA49 no, qui siamo ai giorni nostri.
Sei stata “fortunata”, perché nei pensieri del generale Vatutin in pratica sono riassunti i primi capitoli.
Putin? Quello c’è sempre 😀
Grazie, cara Isabel!
Un caro abbraccio ^^
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Solo constatazione, saluti da Salvatore.
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@ SALVATORE RIZZI che sono sempre molto gradite!
Ciao, Sar 😛
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Fermarmi a quest’ora qui da te é impagabile….anche perché in questi giorni sono “incasinata” ( se mi passi il termine…)
Bacio della buonanotte
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@ MARI scriverei un post al giorno per te, MIA guerriera!
Splendidi sogni e una notte serena*
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Scrivere, vivere, ancora e’ una chimera. Una lobotomia che impedisce di pensare e intanto la vita fugge via.
Dolce notte
Tony
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Mia signora,
ormai leggervi non ci stupisce più. la Vostra qualità è ben nota.
Ci riferimmo, però, al fascinoso brano, a Voi mirabilmente pubblicato. avvince.
Si, avvince proprio.
Potemmo, soltanto, annotare la bellezza e la nostra “trepidante” attesa per la prossima.
Ormai vi si riconosce sia dal tratto, sia dall’estetica.
Inconfondibile e di sicuro affidamento!
Un po’ come lasciarsi abbandonare alle letture di Forsyth, Greene, o Troisi!
Ci ponemmo in attesa delle risposte, ai tanti quesiti qui sorti, e che saranno presenti nella prossima puntata.
Abbiate le nostre cordialità.
Da Pyongyang
il Milord
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PS: considerato i modi in cui Vi donammo il nostro commento precedente, Vi suggerimmo di “turarVi il naso”.
Due i principali fattori: il sonno e il disagio.
ma Voi, ne fummo certi, saprete decrittografare quanto, malamente, rappresentatoVi.
Cordialità
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Dio quanto sei brava a inserire tratti storici,
mischiare con bravura i Tuoi personaggi,
come distrare, affascinare chi Ti legge…
romanzo che si fa sempre più interessante!!
Un abbraccio cara, e buon proseguo di giornata!
Michelle
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lo ripeterò fino alla noia, hai talento
TADS
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@ TONYM e probabilmente hai ragione.
Un caro saluto!
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@ LORD NINNI vi significo subito che al momento ho disattivato la posta, in quanto mi creava grossi problemi. Scusatemi, perciò, per la mia mancata risposta che non è dovuta assolutamente a maleducazione o disinteresse.
Le vostre parole, bellissime, che giungono da un’altra parte del mondo…
Grazie e radiosità, Milord!
Anzi, spasibo ^^
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@ VENTIDIPRIMAVERA sono lusingatissima, Michelle!
Spero che il romanzo prosegua bene.
Un bacione super, chèrie*
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@ TADS a dire il vero, non mi annoi affatto 😛
Scherzi a parte, ti ringrazio molto!
P.S. io e Brumbru stiamo cercando di realizzare quella tua idea.
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Oh, ci vuole il suo tempo. Mica va dene un disegno qualsiasi! Anna (Ale, per voi) sta cercando un disegno che sia proprio di m…acchiaioli.
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@ BRUMBRU zierto!
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Puntata composta in maniera molto sicura, nella sottile linea di confine tra realtà e fantasia costruita. Quasi me ne dimenticavo di questa storia… un abbraccio. Univers.
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Ti leggo, anche se non è il mio genere
Sei tanto brava da Impressionarmi, davvero
Abbraccione
Mistral
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Spasibo, moya milaya ledi!
Etot otryvok , odnako, ya ostavlyayu etokompan’on Stavrogin .
To, chto vy pomnite, vsegda , Rodiny.
(Eto tekushchaya versiya . Vsegda krasivo!)
Slava Rossij!
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@ UNIVERS81 hai ragione: infatti, per un motivo o per l’altro, in questi ultimi tempi ho rallentato molto il ritmo.
Un abbraccio a te, con i miei ringraziamenti ^^
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@ OMBREFLESSUOSE sei davvero molto carina, Mistral*
Anche perché so che questo non è il tuo genere.
Doppio bacio!
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@ LORD NINNI purtroppo, questa sera tutto congiura contro di me!
Spasibo*
E scusatemi!
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