A quell’ora Josè Lopez aveva già smesso di soffrire da tempo e dormiva il sonno eterno disteso sotto alla carcassa di una vecchia automobile arrugginita.
Al piano più alto di quella che fino a pochi mesi prima era stata una carrozzeria probabilmente abusiva Aleksandr Stavrogin riposava tranquillamente in una piccola stanza adiacente al locale che aveva funto da ufficio. La sporcizia regnava ovunque, ma per qualche strano motivo le lenzuola del letto erano ancora pulite (forse un vagabondo, cui non dispiaceva dedicarsi al bucato, vi aveva soggiornato per qualche tempo) e, sebbene mancasse la corrente elettrica e ogni altra forma di energia, più tardi avrebbe potuto fare una doccia gelida in un bagno ricavato accanto alla camera. L’acqua infatti non mancava. Non c’era niente da mangiare, né la possibilità di cucinare. Il capitano aveva consumato una cena a base di carne in scatola.
Stavrogin aveva individuto quel luogo sperduto durante la ricognizione in elicottero del giorno prima.
Esistono due strade che congiungono Erba a Canzo, e quindi a Asso. La più pittoresca risale una collina per poi costeggiare il lago del Segrino, richiamo abituale per gli appassionati di jogging che alla domenica percorrono il sentiero che costeggia entrambi i lati di quel tranquillo specchio d’acqua. La più rapida passa accanto a Ponte Lambro, dove si erge una serie di edifici fatiscenti con tutte le finestre rotte, abbandonati da anni – una vecchia fabbrica ormai in disuso che agli amanti di Tolkien potrebbe ricordare la terra di Mordor, ma che agli occhi di un russo non appare minimamente strana.
Percorrendo una strada sterrata a fondo cieco si giunge a un polveroso piazzale sul quale si affaccia la vecchia carrozzeria abusiva. Il proprietario se n’era andato per intraprendere un’attività più redditizia: girava l’Europa per riparare i danni causati dalla grandine. Essendo un esperto, aveva molti clienti.
Stavrogin non era un sadico, ma avendo effettuato un addestramento spetnaz sapeva come procurare dolore. E Josè Lopez non era uno stupido: dopo due ore aveva parlato, spiegando nei dettagli in cosa consisteva la sua missione. Era esattamente ciò che il capitano del SVR aveva appreso da Putin. Quello che Lopez non immaginava era che dopo la sua confessione il russo gli avrebbe sparato con una pistola automatica munita di proiettili intrisi di cianuro.
Era convinto che la questione si fosse chiusa lì. Ambedue erano professionisti e di norma agivano soltanto in seguito a motivi pratici.
Stavrogin era uscito per primo dal bar Crème. L’automobile di Lopez era parcheggiata vicino a uno dei pochi bagni pubblici della Brianza. Lo spagnolo si era fermato nel locale una decina di minuti in più. Quando uscì a sua volta, non si diresse verso la Lancia, bensì attraversò la piazza della chiesa, in direzione opposta al posteggio, per entrare in un bar, che al contrario del Crème, vendeva anche tabacchi. Acquistò un pacchetto di sigarette e riattraversò la pittoresca piazzetta. Intanto, rifletteva. Il suo piano, almeno nelle linee iniziali, era semplice. Avrebbe preso l’autostrada al casello di Grandate, sarebbe andato in Svizzera e da qui in Germania. Con calma avrebbe esplorato i luoghi più adatti all’attentato, e soprattutto le vie di fuga. Nessun complice. Amava lavorare da solo e non intendeva spartire il proprio denaro.
L’arma l’avrebbe comprata a Berlino. Sapeva a chi rivolgersi: il più grande trafficante d’Europa. Da lui si poteva trovare di tutto, era un tipo che teneva la bocca chiusa e badava ai suoi affari. In seguito, avrebbe letto i giornali e visto la televisione; ma la cosa lo avrebbe lasciato indifferente.
Lopez indugiò davanti a una farmacia, quindi rientrò nel bar Crème e ordinò un altro caffè. Per l’ennesima volta si domandò qual era la ragione per cui un probabile agente segreto dell’ex KGB si interessasse a lui e al compito che il miliardario italiano gli aveva affidato. A quanto gli risultava, Putin e Berlini erano amici di vecchia data. Con grande stupore degli altri statisti europei, Berlini avevava addirittura approvato l’invasione della Cecenia. Ciò nonostante, Lopez escludeva che l’uomo del SVR si trovasse lì per aiutarlo o per guardargli le spalle, altrimenti l’italiano glielo avrebbe detto.
Pagò la consumazione e uscì nuovamente dal locale.
Si guardò attorno e notò il bagno pubblico.
Il russo era lì, pensò. Si avviò lentamente, impugnando lo stiletto, pronto a estrarlo e a colpire in maniera fulminea. Percepiva delle sensazioni negative, ma quella non era la prima volta, né sarebbe stata l’ultima; ciò che contava era che lui era il migliore: chiunque si fosse trovato di fronte, come sempre non avrebbe avuto scampo.
L’uomo era nascosto nel bagno e, anche se com’era probabile, fosse stato armato, sarebbe morto in quella fetida latrina, poiché lo avrebbe colto di sorpresa. Non sarebbe entrato dalla porta, che era aperta, bensì dalla finestra sul retro. Gli sarebbe stato sufficiente un attimo.
Camminando, teneva lo sguardo fisso davanti a sé.
Fu un grave errore.
Fece pochi passi, poi, quando passò davanti alla Bmw, avvertì un lieve dolore alla schiena.
Un istante dopo perse i sensi.
Stavrogin scese dall’auto, dove era rimasto accovacciato, lo caricò nel bagagliaio e partì, diretto a Ponte Lambro.
Nessuno si era accorto di nulla.
Maruska Filippovna Baraskova era figlia di un ingegnere che aveva lavorato per la prima direzione centrale del KGB. Ciò le aveva permesso di frequentare una buona scuola, nella quale era sempre risultata la prima della classe, primeggiando anche in tutti gli sport. In modo particolare, conosceva alla perfezione il tedesco.
Un giorno, fu avvicinata da un uomo dal volto lugubre che le propose di entrare a far parte del SVR. L’alternativa non era la miseria, ma certo non tutti i privilegi di cui avrebbe goduto se avesse accettato.
Dopo sei mesi di addestramento, diciotto candidate su venti vennero escluse dai corsi. L’SVR le trattò bene. Diventarono impiegate, interpreti, responsabili delle pulizie, e la paga era molto buona, se rapportata ad altri impieghi.
Rimasero in due: Maruska e Tatiana.
Tatiana era veramente in gamba, e parlava correntemente l’afrikaans, però fu mandata troppo frettolosamente in Sud Africa. La individuarono e la eliminarono. Ebbe la sfortuna di imbattersi in un gruppo di mercenari bianchi.
Maruska operò in Germania, rendendosi assai utile e crescendo nella stima dell’uomo lugubre, il quale alla fine la presentò al generale Boris Nikolaevic Vatutin, direttore delle Operazioni del SVR.
Come suo padre, Maruska era una fervente comunista e detestava il capitalismo e la nuova mafia russa. Ai tempi del comunismo, ciascuno disponeva di una casa, benché modesta, di un’occupazione, di uno stipendio, di abiti caldi e di cibo. Ora non più.
Vatutin capì subito che si trovava di fronte a un elemento speciale. Se qualcuno aveva una possibilità di fermare Stavrogin, impedendogli di portare a termine il suo piano criminoso, quella era lei.
Mentre il capitano del SVR abbandonava il suo rifugio, e con esso il cadavere di Josè Lopez, Maruska scese dal treno alla stazione nord di Como.
Un escursus ormai passato, ma…sempre attuale, nel sapere e conoscere, pieno di luoghi presenti e altrove, mi riferisco ai miei ambiti vissuti. Purtroppo, sono anche ambiti terribili e quelli che vi sono capitati, spesso, lasciano la vita, oppure strascichi di salute e di peggio. Speriamo, oggi, col tempo, vi sia una inversione che riporti a galla una giustizia sociale ormai assente. Servizi segreti…e stati, permettendo. Saluti da Sar.
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Mi piace moltissimo il tuo ritmo narrativo!!!
Ciao!
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Davvero avvincente! Anche il rovesciamento del racconto, con il finale posto per primo e la spiegazione di quanto successo solo per seconda. Pensa che avevo creduto di essermi perso un capitolo! 😀
Contento di vedere che sembri esserti completamente ripresa dallo spavento dell’aggressione! 😉
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@ SALVATORE RIZZI il tuo augurio è anche il mio, amico Sar.
Per il momento, però, non sono molto ottimista.
Ciao!
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@ STEPHYMAFY grazie mille, cara!
Buona domenica ^^
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@ WOLFGHOST l’idea mi è venuta così, senza ragionarci troppo. Sono lieta che ti sia piaciuta.
Ti ringrazio, lupissimo 😛
A parte una spalla che mi fa ancora male (e magari un po’ d’orgoglio ferito), per il resto sono ok.
Grazie anche per il tuo interessamento.
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Orgoglio, ma non dignità. Quella non la persa e ne devi essere fiera: alla fine, una piazzata, una rissa o peggio non sarebbero state meglio. E poi, si sa: ne ferisce più l’orgoglio che la spada.
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@ WOLFGHOST prenderle è sempre un po’ umiliante, però a conti fatti hai ragione tu.
Buona serata!
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Vero, ma rispondere e prenderne ancora di più è molto sciocco 😀
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@ WOLFGHOST questo deve essere un proverbio cinese 🙂
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No, però potrebbe 😉 In un certo senso gli ho fatto il verso 😛
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@ WOLFGHOST lo sospettavo, però è perfetto 😛
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Ovvero: non tutte le ciambelle riescono con il buco.
Così il “torero” é stato eliminato e come sempre é il nemico che non vedi é quello che ti abbatte, come sostengono tutti i piloti di questo mondo.
Adesso c’é l’incognita della spia che viene dal freddo … e che spia.
Prenoto un settembre con un bel carico di sorprese ed emozioni?
Sì … lo prenoto!
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Mi è piaciuta quell’inversione temporale tra il dopo e il prima dell’incontro ravvicinato tra lo spagnolo e il russo. Mette curiosità nel lettore che pensa di essersi perso qualcosa nelle pagine precedenti e qui avanza nella lettura per capire se deve tornare indietro.
Maruska, la new entry, sembra tosta e attenta al minimo dettagio. Poi i valori, gli ideali la spingono ad agire secondo le sue convinzioni. Vediamo come si sviluppa la storia.
Il fattore B. chissà cosa aveva architettato con Lopez e quale attentato aveva in mente.
Anche qui la curiosità regna sovrana.
Un grande abbraccio
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@ CAPEHORN un torero è un torero, ma chi si è sorbito un addestramento spetnaz vale almeno tre tori.
Una poltrona in prima fila per lei, Maestro!
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Eh bèh … ha trovato un … Miura … all’altezza della situazione.
🙂
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@ CAPEHORN direi proprio di sì 😀
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Già
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@ CAPEHORN mai sottovalutare un ex KGB!
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Brutta gente. Da evitare direi o comunque farseli amici …. Buoni amici
😛
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@ CAPEHORN ottimi amici 😀
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Cribbio … che amicizia
😛
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@ CAPEHORN e ci sarebbero anche novità su questo: a quanto pare spiano i miei lettori più assidui.
Da parte mia, non ho modo di controllare chi passa da me.
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@ NEWWHITEBEAR come ho detto al lupo, è stata una decisione non ragionata… così è venuta, e sono contenta che tu abbia apprezzato.
Maruska è veramente tosta! Molto più della serpe di “Matrioka” (Aglaja).
Sul “fattore B” presto ne sapremo di più.
Un caro abbraccio.
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Mi hai messo in difficoltà (ci vuol poco in verità!)… sono andata avanti e indietro leggendo e rileggendo…
Il tuo talento é strepitoso!..
Maruska è una “tosta tosta” e come tutti i tosti tosti avrà certamente un ruolo fondamentale…
Bacioni
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@ MARI mi dispiace di averti messo in difficoltà – e non è vero che questo sia semplice! Diciamo piuttosto che questo nuovo capitolo è stato sviluppato in modo complesso.
Ti ringrazio dal profondo del cuore!
Un mondo di bacioni!
(Su Maruska concordo).
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Come molti dei amici un elogio alla tua capacità di organizzare un testo in modo da renderlo sempre più avvincente!
un “bravo” ci va benissimo!
Felice di vederti di nuovo in gamba!
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Non posso che concordare, ciao! Sar…………
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@ CLE REVERIES grazie davvero, mia cara amica!
Un bacione tutto per te * _____________ *
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@ SALVATORE RIZZI affidiamoci alla speranza, “l’ultima dea”.
Ciao!
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Se posso….se wp me lo permette…
Goodnight my witch
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Pandora….docet! Saluti.
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@ MARI good afternoon, my warrior!
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@ SALVATORE RIZZI salutissimi, Sar!
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Puntata che credo sia fondamentale per capire certi sviluppi futuri che lasci intravedere. Maruska va giù che è un botto per la storia. Un caro saluto. Univers
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@ UNIVERS81 penso anch’io che sia una puntata importante – modestia, a parte – proprio per gli sviluppi futuri.
Besitos ^^
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In questo periodo cara, molto di fretta..
ma che devo dire… come sempre sei geniale
in ogni interpretazione…
Un abbraccio cara e buon proseguo di serata
Michelle
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@ VENTIDIPRIMAVERA non preoccuparti, chou!
Grazie, chèrie, e l’augurio di una notte dolce.
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