Nel primo commento – per chi vuole – ho inserito la prima parte, che fu postata il due ottobre 2012.
E infine ci incontrammo.
Dopo tutti quei mesi non me lo sarei mai aspettata.
Prima, c’era stato il lungo tempo delle domande: non riuscivo a capire se eri sincero, se quella sera mi avevi mentito, oppure, ed era quello che ritenevo più probabile, se alla fine ti eri convinto che io non avrei mai potuto sostituire Paolo. Non perché tu mi stimassi di meno, e nemmeno perché non mi volessi veramente bene. Ritenevo, e con il passare dei giorni la mia convinzione si rafforzava sempre più, che tu avessi preso una decisione dettata dalla logica, da una tua logica personale, che escludeva i sentimenti per mettere invece sulla bilancia della tua vita quella che era l’idea che ti eri fatto di te stesso. Tu ritenevi di essere omosessuale, e se c’era stato un incidente di percorso, non era riconducibile alla tua relazione con Paolo, bensì alla notte che avevi trascorso con me.
Ti era piaciuto, una donna non ha bisogno di conferme per capirlo; mi avevi amato quasi con disperazione, come se già avessi intuito che “la tua ragazza con la valigia colorata” non sarebbe tornata mai più. E infatti al telefono ti dimostravi brusco e scostante; la tua gentilezza e il tuo garbo erano scomparsi. Quando ti avevo chiesto se sarei potuta venirti a trovare a fine mese, ti eri trincerato dietro a scuse vaghe e scarsamente credibili. Io avevo continuato a telefonarti e a scriverti, ma arrivasti al punto di spegnere il cellulare. Né mi mandasti mai una riga, una sola, unica, riga, che mi spiegasse, anche nel più brutale dei modi, la ragione del tuo comportamento.
Infine, il silenzio.
Ripresi la mia vita, e con rabbia autodistruttiva tornai a percorrere sentieri che speravo di aver abbandonato per sempre. Avevo trovato un buon lavoro e guadagnavo bene: ma spendevo un terzo dello stipendio in cocaina. Andai a letto con una donna, quasi per rivalsa, e la cosa mi piacque. Frequentai altri uomini. Forse, troppi. Per qualche strano motivo mi tinsi i capelli di biondo. Non so se a causa di Paolo.
Tu eri sempre nel mio pensiero, e in certe sere dense di malinconia, scandite dal monotono suono della pioggia che scende, mi rintanavo nella mia camera, e ricostruivo mentalmente i momenti che avevo trascorso con te. Mi avevi parlato di Dostoevskij; ti eri adirato perché ti avevo chiesto di interrompere la visione di un film che mi angosciava; mi avevi fatto ascoltare la tua musica, risentendoti se non la gradivo.
Ma mi avevi regalato anche attimi meravigliosi, di quelli che non si scordano mai, perché l’intensità di un momento non si misura in termini di quantità. Può superare perfino il baratro di lunghi anni scevri di emozioni vere, di palpiti vissuti dal cuore, di sensazioni che possano dare un reale significato all’esistenza. E forse dovrei cambiare verbo, dato che “possano” suona aleatorio, fugace, quasi un lontano lampo nel cielo, quando invece dovrebbe rappresentare la notte stellata, il profumo del vento, la grande distesa del mare che riluce al sole in mille sfumature diverse. Il tempo è un concetto relativo: con te avevo visitato i fondali degli oceani, scalato montagne innevate, passeggiato per giardini rigogliosi. Eri riuscito a farmi apprezzare l’estate, stagione che contrariamente a te non amo; e mi avevi fatto sognare l’autunno.
Infine, il silenzio.
E in quel silenzio la mia anima si lacerava, nella consapevolezza che ci sono cose che non tornano, e che non potrai mai rivivere, perché non esistono surrogati, sebbene tu sostenessi che le occasioni sono infinite, e il coglierle o meno dipende unicamente dal caso.
Poi arrivò l’e-mail.
Strana, singolare, addirittura paradossale.
“Vieni da me. Sabato. Ti aspetto.”
D’impulso decisi che non l’avrei mai fatto, e non ti risposi.
Confesso che ti detestai, fantasma emerso dagli abissi del tempo; fantasma arrogante, che non si degnava neppure di chiedermi come stavo, se ero fidanzata, se avevo trovato la felicità. Fantasma che non spiegava, forse ritenendo che tutto quello che era successo fosse normale. Come se fossero passati solo pochi giorni dall’ultima telefonata.
Ma erano trascorsi interi secoli.
Una volta stabilito di lasciarti nel tuo mondo inconcludente e attraversato da sensazioni indecifrabili, mi sentii subito meglio. Ecco: era finita. Adesso, finalmente, era finita! Per sempre. E forse proprio quel tuo messaggio sconclusionato mi avrebbe permesso di riguadagnarmi una vita normale, dalla quale tu saresti rimasto irrimediabilmente escluso.
Decisi di fare un gioco. Ignoro i motivi che mi indussero a trasformarmi in ragazzina. E’ possibile che nascessero dal sollievo, dal forte senso di liberazione che provavo, dall’idea che mi sarei creata nuove prospettive, e che soprattutto avrei ricominciato a vivere. Probabilmente avevi ragione tu: le occasioni sono infinite, e il coglierle o meno dipende unicamente dal caso. E io avrei saputo coglierle.
Era un venerdì mattina limpido, pieno del sapore di maggio. Mi recai alla stazione e consultai l’orario. Incredula, constatai che non era cambiato; il treno del sabato mattina partiva sempre alla stessa ora. Ancora per gioco, mi avvicinai alla biglietteria. Mi misi in coda, sapendo che era come un rituale: quando mi fossi trovata davanti allo sportello, avrei finto di aver dimenticato i soldi a casa; sarei ritornata all’aperto, avrei assaporato il calore del sole, e mi sarei incamminata con l’animo leggero. Avrei preso la metropolitana, sarei andata in ufficio, inventandomi un pretesto credibile per il ritardo, e quella sera sarei uscita a cena con i miei amici.
Non so come successe, credo che non lo saprò mai. Il bigliettaio mi stava osservando con un’espressione a un tempo curiosa e irritata; ero ferma davanti a lui, come se mi trovassi in uno stato di trance. Dietro di me, la fila si ingrossava, e quelli che mi erano più vicini mostravano già vistosi segni di insofferenza.
Ma era soltanto un gioco.
Tirai fuori dalla borsetta il portafoglio, e chiesi un biglietto di sola andata.
Sono una persona razionale: non ho mai prestato fede a fenomeni strani, non riconducibili alla realtà; ma all’improvviso provai un senso di comunanza, un’empatia di tale sconvolgente entità, da farmi sentire, sentire veramente, tutto quello che avevi provato.
Quando uscii dalla stazione, compresi che il tempo del dolore era finito. Mi immaginai i tuoi tormenti, l’angoscia che avevi vissuto, l’indecisione, l’apatia, la paura.
Capii anche un’altra cosa.
La tua e-mail non era arrogante, e non era nemmeno il frutto di una mente malata.
A modo tuo, significava ti amo.
Tranquillo, tesoro mio, domani la ragazza con la valigia colorata sarà da te.
E, questa volta, non partirà mai più.
Poi arrivò la ragazza con la valigia colorata.
Avevo visto solo una sua foto: era bella, capelli bruni, gambe atletiche; camminava scalza sulla spiaggia e indossava dei pantaloncini corti di jeans.
Però conoscevo piuttosto bene la sua anima. Prima di incontrarci ci eravamo scambiati una quantità di e-mail, e avevamo parlato più volte al telefono. Da quel punto di vista sapevo cosa aspettarmi. In quanto al resto, esisteva un’incognita.
Da quanto avevo appreso di lei, Simona possedeva un mondo interiore ricchissimo. Lo avrei paragonato alle stagioni: poteva essere calda come l’estate, dolcemente nostalgica come l’autunno, gelida come l’inverno, spensierata e gioiosa come la primavera. Nella sua vita, aveva sperimentato l’appagamento dell ‘amore, la trasgressione dei sensi e la solitudine dell’abbandono. Era stata investita dalla tramontana, bagnata dalla pioggia, e riscaldata dal sole; non necessariamente in quest’ordine.
Con me si era dimostrata franca e aperta. Se devo essere sincero io un po’ meno, molto meno.
Ma quel giorno ciò che contava era incontrarla. Mi sentivo ansioso, tuttavia anche impaziente di vederla, di percepire una presenza reale, di parlarle guardandola negli occhi. Era da molto tempo che non mi succedeva.
Le andai incontro.
Simona mi abbracciò.
C’era stato un momento, proprio mentre veniva annunciato l’arrivo del treno, in cui avevo pensato di andarmene. Avrei lasciato la stazione, sarei salito in macchina e sarei tornato a casa. Simona non sapeva dove abitavo, il mio numero di telefono è riservato e avrei spento il cellulare. Per lei sarebbe stata una grande delusione: aveva speso un sacco di soldi per prenotare l’albergo e comprare il biglietto. Si era sobbarcata un viaggio di molte ore. Mi avrebbe aspettato invano, poi avrebbe compreso.
Ma fu solo l’idea di un istante. In realtà, desideravo conoscerla. Più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Quella mattina, mentre bevevo il caffè, avevo ascoltato i Led Zeppelin. Era un triplo cd dal vivo che avevo appena acquistato. Quando volevo sognare mettevo nel lettore un disco dei Jethro Tull; se, invece, avevo bisogno di una scarica di adrenalina optavo per il gruppo di Jimmy Page. E ciò che mi aveva spinto a incontrare Simona era proprio il bisogno di adrenalina.
Un gioco perverso?
No. Nel modo più assoluto. Era qualcosa di diverso, di molto più profondo; lei mi aveva colpito veramente: in caso contrario, non mi sarei esposto in quel modo. Perché immaginavo quello che sarebbe potuto accadere, e sebbene mi augurassi di non arrivare a quel punto, non ignoravo che forse era proprio ciò che lei desiderava.
Io so come mettere a proprio agio la gente: è un mio dono innato. So affascinare le donne, dato che riesco a essere galante senza risultare mai invadente; riesco a intromettermi in una discussione fra perfetti sconosciuti, e un istante dopo tutti penseranno di conoscermi da una vita; faccio ridere i bambini; e in un momento posso conquistare la fiducia di un cane, oppure persuadere il vigile più intransigente a levarmi una multa. In realtà, non sono molto interessato alle persone, ma mi diverto a dimostrarmi superiore a loro. A scuola studiavo poco, tuttavia prendevo voti altissimi perché ci so fare.
Con Simona funzionò subito, e non solo perché io volevo che funzionasse, ma per il semplice motivo che ero realmente attratto da lei.
Avevo capito che era una persona speciale. Lo avevo capito immediatamente. Fin dalla prima telefonata.
Trascorremmo quattro giorni stupendi. Le mostrai la mia città, visitammo musei e chiese, cenammo sempre nello stesso ristorantino, un locale delizioso dove servono il miglior caciucco di Livorno, e soprattutto parlammo.
Era inevitabile che prima di partire lei volesse vedere la mia casa.
Quando la feci accomodare sul divano, si strinse a me. Sapevo che sarebbe successo. E stranamente non restai indifferente al profumo del suo corpo, al suo abbraccio morbido. Intuii che stava per baciarmi.
Fu allora che le raccontai tutto.
Le parlai di Paolo.
Al telefono non avevo taciuto per viltà. Se fossi stato sposato e non glielo avessi detto, il mio comportamento sarebbe stato peggiore, in quanto avrebbe dimostrato che nutrivo intenti lascivi o che comunque ero pronto a tradire due donne contemporaneamente. Ma Paolo era morto da tre anni, e dopo di lui non c’era stato nessun altro. E nemmeno prima, dato che mi ero innamorato di lui in seconda liceo. Inizialmente non mi aveva corrisposto; mi considerava il suo migliore amico, e frequentava la più bella ragazza della classe. Ma troppe furono le ore che passammo assieme a studiare, troppi i libri che ci scambiammo, troppo forte l’intesa che, giorno dopo giorno, venne a crearsi fra noi. Paolo era intelligente, bello e sensibile. Biondo con gli occhi chiari lui, bruno con gli occhi grigi io; piccolo e mingherlino l’uno, alto e muscoloso l’altro. Quante volte lo difesi e quante volte feci a botte per lui! Sebbene all’epoca non fosse (ancora) omosessuale, o più precisamente ignorasse la sua vera natura, aveva un aspetto fine e delicato che dava fastidio ai bulli della scuola. Stava con Stefania, ma questo non gli evitava il sarcasmo feroce di cui siamo capaci noi toscani.
Quando finimmo a letto, lui si innamorò di me. Io lo amavo già da sempre.
Simona mi ascoltava in silenzio. Notai che non si era scostata. Non scorsi alcun segno di delusione o di fastidio. Era possibile che fosse sconcertata, ma non lo diede a vedere.
Quando finii di parlare, si accese una sigaretta. “Non sei mai stato con una donna?”
Scossi la testa.
“Perché hai voluto conoscermi?” La sua voce era dolce. Non c’era traccia di risentimento. La guardai. Era bella; mi rendevo conto di desiderarla, ma avevo paura. Temevo che il contatto con il suo corpo mi disgustasse. “Perché”, risposi lentamente, “tu gli assomigli. Non fisicamente, intendo…” Lasciai in sospeso quelle parole, rendendomi conto che erano stupide. Mi sforzai di farle capire quello che provavo, di aprirmi veramente. Infine, dissi la cosa che al momento mi sembrava più giusta. “Io amavo Paolo perché era “lui”, e ora credo, penso, di amare te. Siete così simili, quasi foste fratello e sorella: la stessa sensibilità, i medesimi tormenti dell’anima, il bisogno di essere capiti, protetti, difesi da tutto quello che c’è di orribile là fuori.” Indicai la finestra spalancata sul mare. Le stelle rilucevano nella notte e la luna splendeva, un lieve vento disegnava forme fantastiche sull’acqua scura. “Quello è bello.”, dissi. “Il mondo è bello. Però, esistono anche l’invidia e la cattiveria, l’ignoranza e la violenza più ottusa.”
Trassi un profondo respiro. “Io… ti aspettavo da quando è morto Paolo.”
Non mi chiese come era successo.
Mi baciò sulla bocca.
Fui sul punto di ritrarmi, ma dopo un istante ricambiai il bacio. All’inizio con dolcezza, poi in modo quasi selvaggio, disperato. La sua lingua era morbida, calda. Si staccò da me e cominciò a spogliarsi.
Io rimasi incantato a guardarla.
Quando la riaccompagnai alla stazione, sapevo che sarebbe tornata.
E sapevo anche un’altra cosa.
Che questa volta non sarebbe più ripartita.
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Sono commossa. Commossa e molto di più.
L’amore, qualunque esso sia, verso chiunque sia è vertigine di emozioni.
Amare lei, amare lui vuol dire sognare vivendo insieme perché è lui/lei e nessun altro…
Il tuo scrivere è straordinario, in tutte le sue sfumature! C’è il tuo cuore.
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@ MARI che belle le tue parole!
Ti ringrazio di cuore*
Bacionissimi ^^
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lo leggerò dopo che adesso incombe la cena, ma intanto vedo che tutto è “GIUSTIFICATO” 🙂
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@ ILI6 a fatica, ma grazie a te e a Lord Ninni 😛
E buon appetito!
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Ancora un post magnifico dal punto di vista introspettivo. Un’analisi lucida di un amore impossibile dove entrambi si facevano del male. Cadenzato da un ritmo lento le parole si snodano una dopo l’altra fino alla promessa finale.
Arrivo e non riparto più.
In questi racconti brevi riesci a estrarre in poche battute il succo della storia.
Un grande abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR grazie, amico mio!
Un caro abbraccio.
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quando leggo queste cose preziose mi dico:
“Da non credere, è la stessa ragazza che nove volte su dieci fa finire i suoi racconti con tragedie varie, morti atroci, incidenti e catastrofi varie…..”
Ma è proprio lei?
Cerrrrrrrrrrto che è lei, perché la ragassa, in fondo in fondo, ha un cuore grande grande grande!
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Intrecci difficili che tu sai squaternare, interessandoci. Saluti da Sar.
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…quando due che si incontrano riconoscono subito di avere massima intesa e scoprono anchedi essere simili e complementari, è…… amore!
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ooooops ho dimenticato:
abbraccioni e salutoni!
*………………..*
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Un gran racconto. Sono estasiato. Stop.
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E il finale non c’entra. Mi piaceva da matti anche la prima parte.
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Questo è il cuore di una gran donna
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@ SUZIEQ forse ho due personalità distinte…
Grazie, amica cara!
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@ SALVATORE RIZZI cerco di fare del mio meglio, poco o tanto che sia.
Ciao, Sar.
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@ CLE REVERIES è vero ciò che hai scritto.
Abbraccioni grandi ^^
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@ BRUM e io sono felice! Stop.
La tua sincerità è proverbiale.
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Non ho tante doti. Almeno quella… lasciamela. ahahaha
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@ BRUM 🙂
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@ CAPEHORN concordo, Cape!
Lei sapeva veramente amare.
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Ricambio……!
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bel racconto, bello e tremendamente realistico
TADS
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Passare, rileggere, emozionarsi ancora una volta….che bello!
Mi piace stare in tua compagnia…
Alla MIA strega buonanotte di notte stellata, di quelle da stare a guardare tutta la notte…per sognare!
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bellissimo, nella prima e nella seconda parte.
Amori difficili, percepiti, cercati, da vivere in piena consapevolezza.
E il tuo scrivere ancora una volta emoziona.
Ciao,
Marirò
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@ SALVATORE RIZZI buon fine settimana, Sar.
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@ TADS grazie ^^
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@ MARI la TUA strega ti ringrazia.
Purtroppo ieri sera non stava troppo bene: una specie di insolazione.
Bacione!
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Spero adesso tutto ok!
Baci
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@ MARI grazie! Sì, adesso sto bene.
Abbracci.
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@ ILI6 e il tuo commento emoziona me!
Ciao, cara Marirò * __________ *
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Ricambio in verità!!!!!!!!!!!
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Felicissimo weekend!
🙂 :-* 😀
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@ CLE REVERIES anche a te, my friend 😛
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Amori complicati…
Buon sabato!
Giò
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Un atra bella storia…
Riesci sempre ad impegnare la mente del lettore
sino farlo entrare nei personaggi..
la inserisco sulla mia pagina in stellesoleluna di facebook..
Un abbraccio carta e dolce fine settimana!
Michelle.
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@ ROSAOSCURA in questo caso, molto complicati!
Baci, Giò ^^
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@ VENTIDIPRIMAVERA un grazie di cuore, Michelle*
Bisous, chèrie * ______________ *
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Mah… ottimista la ragazza! Spero ci abbia preso. In ogni caso credo che se non ci avesse provato, prima o poi l’effetto euforia sarebbe passato e si sarebbe pentita per sempre di non averlo fatto.
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST la saggezza dei lupi!
Condivido in pieno.
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… o l’esperienza degli stolti? 😀
In realtà, almeno dopo una certa età, mi sono sempre giocato le “partite” che valevano il prezzo, ma sicuramente in precedenza avrei potuto vivere… diversamente, diciamo 😉
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST credo che questo valga per tutti, mio caro.
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Bravissima e coinvolgente come e più di sempre
Ho notato che i personaggi femminili sono sempre belli, fascinosi
La difficoltà in amore è sempre un punto centrale, ma se il cuore vuole, tutto si supera
Una piccola nota: sono molto lontana dai tuoi gusti musicali, anche se riconosco ottimi
Besos
Mistral
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@ OMBREFLESSUOSE quello che hai notato dipende forse da una convenzione cinematografica e letteraria che probabilmente è sbagliata sotto vari aspetti.
Ma così va il mondo.
Concordo sul potere del cuore.
Per quanto riguarda i gusti musicali, ognuno ha i suoi, come è giusto che sia.
Grazie, carissima Mistral!
Besitos ^^
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Un pezzo davvero emozionante, delicato, che narra di sentimenti ‘inusuali’ ma molto forti e li rendi verosimili. Complimenti, cara.
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@ UNIVERS il tuo giudizio per me è sempre prezioso.
Grazie, amico mio!
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bellissimi entrambi i racconti…l’amore non ha confini, credo…e questi due brani, con i punti di vista dei protagonisti, lo dimostrano molto efficacemente:)
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@ CARMILLA50 ti ringrazio di cuore!
E benvenuta qui ^^
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