Pomarev aveva cambiato idea riguardo alla donna.
Non l’avrebbe uccisa e gli mancava il tempo per occuparsene personalmente; però aveva trovato una soluzione molto più intrigante: l’avrebbe mandata a Kolyma. Comunque finisse il golpe, se fosse partita quella notte stessa, senza alcun documento che riguardasse il suo arresto e la sua destinazione, nessuno avrebbe mai più sentito parlare di lei.
Avrebbe imparato alcune cose spiacevoli. Lì, vicino al fiume da dove prende il nome il campo di lavoro forzato, nel corso dei decenni erano morte circa tre milioni di persone, soprattutto ai tempi di Stalin. Il gulag si trova nella Siberia orientale e i prigionieri avevano il compito di estrarre l’oro nelle gelide miniere. La sveglia suonava alle quattro del mattino, poi, dopo una misera colazione, i deportati venivano sospinti fuori nel freddo irreale della steppa. Lavoravano fino al tramonto, quando consumavano uno squallido rancio. Per un po’ di cibo a volte si accendevano risse, davanti agli occhi indifferenti delle guardie. Un uomo particolarmente forte poteva reggere anche per diversi anni, una donna difficilmente sopravviveva per più di qualche mese. Ma quei pochi mesi rappresentavano l’inferno in terra. Solgenitsin ha descritto tutto ciò con uno stile asciutto e sobrio nell’imperdibile libro “Una giornata di Ivan Denisovic”. Per quanto possa apparire assurdo e paradossale, Ivan era stato condannato… per essere stato prigioniero dei tedeschi nella seconda guerra mondiale; anziché un merito, questa era una colpa, poiché aveva conosciuto il mondo occidentale. Inoltre, chi poteva dire che avesse combattuto con coraggio?
Sebbene molti scettici, in Europa, prima dell’avvento di Gorbaciov avessero attribuito queste notizie alla propaganda antisovietica, ritenendole delle esagerazioni – nello stesso modo in cui si era finto di ignorare i campi di concentramento nazisti – esse erano tremendamente reali.
Pomarev reputava che l’americana avrebbe retto almeno per un anno. Quell’anno si sarebbe dimostrato il più terribile della sua vita.
Accelerò il passo, la raggiunse e le posò una mano sulla spalla.
Monica si fermò e si voltò. Lo fissò, impietrita.
“Ci rivediamo, signora.”, disse il maggiore del Gruppo Alpha. Le rivolse un sorriso che non si estendeva agli occhi. “Desidero informarla che lei è in procinto di partire per una splendida vacanza. Andrà in un luogo incantevole che non dimenticherà fino al termine dei suoi giorni.” La perquisì con gesti calmi ed efficienti, trovò la pistola e se la mise in tasca. Quindi impartì un secco ordine e due dei suoi uomini trascinarono Monica verso l’altro lato della piazza.
Miloslav Pomarev tornò a concentrarsi sul compito di occupare la Duma. Si rendeva conto che a causa dei numerosi e continui tradimenti era alquanto difficile. Sarebbe potuto rientrare in caserma per cercare qualche elemento ancora fidato: in fondo non ne occorrevano molti, gli sarebbero bastati cinquanta uomini decisi. Tuttavia l’azione doveva essere immediata. Si era già perso troppo tempo. Il Cremlino era più vicino, e lì c’erano sessanta o settanta fidatissimi agenti della seconda direzione centrale del KGB. Decise di andare nell’antica reggia degli zar. “Aspettatemi qui e vigilate”, disse agli altri otto membri della sua squadra.
Si incamminò, senza accorgersi che Martin Yarbes lo stava seguendo.
L’agente della CIA pensava che Squire venisse condotta alla Lubjanka; l’avrebbe liberata più tardi. Non immaginava il lungo viaggio nella notte dell’anima che Monica stava per intraprendere.
Mentre l’americano e il russo si allontanavano, lo starets Zosima tuonava su un palco improvvisato, a una cinquantina di metri dalla Duma. Deprecava l’assassinio di tre innocenti e invitava il grande popolo russo a resistere a quell’infame tentativo di portare indietro l’orologio della Storia, che invece – affermò con voce stentorea – avrebbe continuato a scandire le ore di un futuro migliore, nella libertà e nella parola di Dio. Agitò l’indice, figura imponente e maestosa. “I traditori cercavano il potere! Bramavano il potere! Ma otterranno il giusto castigo, prima in terra e poi al cospetto del tribunale divino.”
Pomarev gli lanciò uno sguardo colmo d’odio. Non ricordava quello che un giorno Zosima gli aveva predetto; forse, se lo avesse rammentato, sarebbe salito su una macchina per scomparire al di fuori dei confini dell’Unione Sovietica. Più probabilmente, avrebbe continuato la sua battaglia personale.
Quello che Pomarev non poteva sapere era che poche ore più tardi, dopo essersi consultato con Pugo, Janaev e Kryuchkov, Dmitriy Yazov sospese le operazioni e allontanò le truppe da Mosca.
I congiurati erano indecisi sul da farsi. In ogni caso, avevano capito che il colpo di Stato ormai poteva ritenersi fallito. Alla fine, quasi seguendo il consiglio di Weber, si stabilì che il presidente del KGB doveva recarsi subito in Crimea allo scopo di conferire con Gorbaciov.
Le idee, però, non erano chiare. “Bisogna convincerlo a firmare!”, dichiarò Boris Pugo. Kryuchkov scosse la testa. “Non lo ha voluto fare, quando per lui la situazione sembrava perduta. Adesso sicuramente è stato informato. Sa di Eltsin, sa degli ammutinamenti. Non firmerà di certo”.
“Esistono dei metodi per convincere le persone, compagno, e tu li dovresti conoscere bene.”, osservò Dmitriy Yazov, in tono mellifluo. Kryuchkov lo guardò, meditabondo. Andropov non avrebbe esitato, pensò. Ma lui non era Andropov. Fu Gennady Janaev a intervenire, rosso in viso e allarmato. “Per favore, compagni! Siamo già nei guai fino al collo!”
Seguì un silenzio carico di tensione. Se qualcuno di loro stava prendendo in considerazione l’idea di fuggire all’estero, si guardò bene dal dirlo. Presumibilmente, aspettavano prima la reazione di Gorbaciov. In fondo, pensavano, era stato trattato con tutti i riguardi. Lo avevano solamente isolato, senza torcergli un capello.
Di norma, un naufrago si aggrappa anche al più sottile fuscello.
Peraltro, nessuno dei quattro ignorava che il fuscello in questione era quasi trasparente. Il riformista Gorbaciov era lo stesso uomo che aveva inviato l’Armata Rossa a Vilnius, in Lituania.
“Cosa dice il compagno Putin?”, domandò Pugo.
“Non lo sento da giorni.”, rispose Kryuchkov. Mentiva. Si erano parlati al telefono e Putin gli aveva promesso che lo avrebbe aiutato, a patto che si mostrasse ragionevole e accettasse la sconfitta. In seguito, Putin mantenne la parola; ma nel corso della telefonata non aveva esteso la sua benevolenza agli altri congiurati.
L’ultima parola spettò al “successore” – molto momentaneo – di Gorbaciov, Janaev. La sua proposta, quella di patteggiare con il segretario generale, venne accolta, benché fosse alquanto vaga.
Accompagnato da alcuni funzionari, Kryuchkov salì sull’aereo, ma quando giunse a Foros, Gorbaciov si rifiutò di incontrarlo.
Le trasmissioni erano state perfettamente ristabilite. Il segretario generale del PCUS si mise in contatto con Mosca, ordinando l’arresto del ministro della Difesa, del ministro degli Interni e del vicepresidente: Yazov, Pugo e Janaev.
Il Cremlino, che significa fortezza, è uno spettacolare insieme di costruzioni, delimitato da un muro alto quindici metri e lungo due chilometri, su cui si ergono venti torri. Una vasta parte è aperta alle comitive dei turisti, i quali possono visitare cattedrali, sontuosi saloni, tutto quello che ricorda il tempo degli zar.
All’interno di questa zona “libera”, sorvegliati notte e giorno, si trovano gli uffici dove viene gestito il potere: la sede del Politburo, il massimo organo dell’Urss, e quella del Consiglio dei Ministri, istituzione assai meno importante. Poi, al di là di interminabili scalinate e di altri immensi saloni, che racchiudono un’infinità di tesori, dagli specchi scintillanti ai quadri di valore inestimabile, alle statue a grandezza d’uomo, ad armi antiche e ad autentiche carrozze di ogni epoca, sono situati i locali personali del segretario generale del PCUS, posti di fronte all’ambasciata britannica.
Pomarev raggiunse una delle tre porte, la porta Borovitski, sul lato occidentale. A un tratto si fermò, si girò e scrutò in direzione dei giardini Aleksandrovski.
Sembrava una belva che, nella notte, abbia fiutato l’odore della preda.
Dunque Monica la farai morire a Kolyma tra stenti e patimenti?
Adesso il fulcro della storia è Pomarev e i suoi movimenti e diventa sempre più intrigante.
L’americano cosa farà?
Il romanzo sembra volgere al termine ma ci sono ancora molti colpi di coda da assaporare.
Aspettiamo la prossima puntata.
Un abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR ovviamente, non posso rispondere alle tue domande.
Mi auguro che i “colpi di coda” risultino avvincenti, e farò ciò che è possibile per riuscirci.
Un caro abbraccio!
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Spero proprio che Monica riesca a salvarsi per il rotto della cuffia anche stavolta, essere condannata ad un passo da una salvezza sudatissima sarebbe davvero un peccato 😐
Accidenti, ‘sto Pomarev è davvero irriducibile… ma… lui è esistito davvero o fa parte della parte romanzata? 😐 Comunque meglio non averlo contro! 😛
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST Monica ha un destino un po’ avverso 😛
Pomarev è un “mio figlio” 🙂
In ogni caso, è vero caro lupo: meglio non averlo contro!
Baci lupeschi.
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oppssss… quindi la perdiamo per davvero stavolta? 😦
E fare un nuovo filone del romanzo, magari uno nuovo, che racconta la sua rocambolesca fuga dal gulag dopo qualche mese di stenti??? 😀
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@ WOLFGHOST la tua idea è assolutamente straordinaria!
Però… non è detto che Monica vada veramente nel gulag 😛
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oppsss… ci resta secca prima?? 😦 😛
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@ WOLFGHOST non sono sempre cattiva…
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Una bella lezione di storia!
Arrivismo ed egocentrismo tutto insieme ad una miseria e alla desolazione di un popolo tradito e sopraffatto fanno da sfondo a questa storia che alla fine di ogni capitolo ci porta a fare domande sulla sorte dei personaggi. A Monica spetta il primato :-).
Un saluto e un abbraccio con tanti sorrisi e una felicissima domenica.
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Meglio morire che finire in quei posti orribili…ma il “gioco” di Pomarev è tutto lî…comunque spero che per Monica il destino sia clemente…
Un bacissimo alla MIA strega, sempre piü strega-scrittrice!
Notte stellata..
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Per ora ho letto solo la prima parte. Ho avuto bisogno di fermarmi, poi passerò al resto. Raramente mi è capitato di provare un’emozione così intensa leggendo qualcosa, di essere così dentro a una storia. Non ho le parole giuste per spiegare. Ma è bello iniziare così una giornata. E non capisco perché qualcuno continua a parlare della fine di questo romanzo. Sembra quasi che la voglia, la cerchi. Io vorrei che non avesse mai termine.
Grazie Alessandra!
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Forse, mi ripeto, una grande capacità, la tua di descrivere, luoghi e contesti storici, anche se…migliorati e resi più intriganti. Un saluto da Sar.
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@ CLE REVERIES la tua analisi del periodo e del contesto è semplicemente perfetta!
Riguardo a Monica Squire, lei è la mia vittima preferita 😀
Ci fu un caso analogo nel mio primo anno su Splinder: la poverina in questione si chiamava Corinne. XD.
Un grande abbraccio a te, darling ^^
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@ MARI mi piace strega-scrittrice 🙂
Monica… Monica… vedremo, amica mia. In ogni caso, questa storia non può certo finire a tarallucci e vino 😛
Naturalmente questo vale anche per i personaggi realmente esistiti.
Ti abbraccio, MIA guerriera * ____________ *
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Hai ragione mia cara! No può finire a tarallucci e vino…
Sarà quel che deve essere…quel che i personaggi ti suggeriranno…
Baci buona serata MIA strega!
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@ MARI però, non sono malvagia in assoluto 🙂
Forse, qualche speranza per Monica c’è ancora.
Bacioni, MIA guerriera!
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@ KRIS in oltre sette anni di blog raramente un commento mi ha commossa quanto il tuo!
Ho gli occhi lucidi, cara Kris.
Grazie di cuore, davvero.
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@ SALVATORE RIZZI ti ringrazio, Sar. Poi questa è materia tua.
Buon pomeriggio.
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In ogni cosa c’é la parola fine. Ogni cosa ha un suo termine, naturale o violento, ma é lo stato delle cose che lo determina. Da un parte c’é il desiderio di sapere come andrà a finire,un urgenza insopprimibile. Dall’altro il sottile piacere di vedere questa fine centellinata, assaporarne ogni momento, sapendolo unico ed irripetibile.
Però la dirittura finale é ben visibile e la stiamo percorrendo.
Monica avrebbe un destino segnato, un tormento lungo dai dolori indicibili. Avrebbe … parrebbe, ma … nell’ombra di una piazza in tumulto ci potrebbe essere l’angelo vendicatore in agguato.
Pomarev sente il richiamo e il perverso fascino di un lusso negato ai più forse inconsapevole che saranno gli ultimi attimi di una vita, che possiamo considerare scellerata, ma vissuta in nome e per conto della “Rodnina”, quindi con l’assurdo concetto di fare in ogni caso la cosa giusta.
Yarbes,fedele al motto che le cose si portano sino in fondo, che non si fanno prigionieri e che si devono riportare tutti gli uomini a casa. Non importa quale possa essere il prezzo.
E tutti gli altri, inchiodati a delle responsabilità assunte con troppa leggerezza, forti di un potere ormai esaurito, ciechi e sordi al vento nuovo che spira dalla steppa e ignari di essere stati pedine di un gioco di cui non vedranno la fine, perché eliminate quando questo finirà, con un vincitore che sta scrivendo il trionfo nell’ombra.
Sarà dura convincersi che la parola fine sarà scritta anche in questo caso.
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@ CAPEHORN al pari di Matrioska, se Pomarev fosse stato un ufficiale tedesco durante la seconda guerra mondiale, avrebbe continuato a combattere fino alla morte di Hitler, e forse anche nei giorni immediatamente successivi. Questo romanzo, senza di lui, semplicemente non potrebbe esistere. Individuo odioso, crudele, fanatico, e, come giustamente osservi nel tuo magnifico commento, convinto di essere dalla parte della ragione.
Chi ha letto “Matrioska” ricorderà certamente l’ingresso di Yarbes nella storia: onestamente non lo si può definire, in nessun caso, un angelo. Anche lui ligio al dovere, in pratica abbandona Monica per regolare i conti con il maggiore del Gruppo Alpha.
I congiurati… uomini di poco conto, come si appurerà in seguito. Tuttavia, chi seguì quella vicenda davanti al televisore oppure leggendo i giornali non credo che possa aver dimenticato l’angoscia e la paura provocate da tali avvenimenti.
Ogni cosa, per sua stessa natura, deve finire, vero.
Farò quanto possibile per non deludere le attese dei miei amici lettori, a partire dalla prossima puntata.
Grazie, Carlo!
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Nel modo oscuro dei segreti, intesi come servizi, le ombre fatte uomini e donne popolano e spopolano. Ciascuno preso dal proprio ideale. Giusto o sbagliato: la risposta sta negli occhi di chi guarda. Avversario o alleato, ha una importanza per lo più contingente. Non credo neppure che siano fatti personali, ma solo questioni di lavoro e quelle vanno svolte comunque.
Per loro si lasciano amici e nemici, vivi o morti non ha importanza. L’importante é la missione.
Alla propria coscienza si parlerà in un altro momento.
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@ CAPEHORN dieci e lode!
E anche undici, se si può.
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Troppa grazia
🙂
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Monica avrà forse un triste destino? Pomarev è al centro della storia: senza di lui ne risulterebbe priva di vita. Il popolo russo ha subito gli eventi e in quest’affresco storico descritto da te, cara Ale, in maniera magistrale ne ricordiamo i momenti più salienti.
Alla prossima, un bacione e
buon inizio settimanale.
annamaria
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Un capitolo “storico” e “culturale”. Interessante… scorre piacevolmente nonostante la scarsità di “azione” nel senso classico del termine.
Monica si salva. Forse. Credo. 😉
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@ ANNAMARIA49 su Monica non mi sbottono 😛
Verissimo quello che affermi: Pomarev è al centro della storia. E più viene odiato, più io sono felice 😀
Grazie, Isabel!
Un caro abbraccio ^^
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@ BRUM vuoi azione? A domenica prossima, allora.
Monica si salva? E’ amata la Squire, eh?
Ecco la mia risposta: forse sì, forse no…
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Naaa, stavolta non parteggio per nessuno in particolare…. mi lascio trasportare.
L’azione, come la descrivi tu… mi piace. Lo ammetto.
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@ BRUMBRU questo mi rende contenta e orgogliosa!
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Sapersi accontentare di poco è una grande virtù. 🙂
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@ BRUM concordo… però, per me, il tuo giudizio non è “poco”.
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MIA strega, MIA scrittrice….. buonanotte di sogni ispirati, di sogni dorati…
Bacissimi
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@ MARI MIA guerriera, ti auguro la notte più dolce e più bella*
E la strega ricambia i baci!
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Molto interessante questo racconto..storia e fantasia…brava^^
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@ CICABUBU non so proprio perché, ma WP aveva messo questo commento negli spam. Grazie, invece!
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Ricambio con simpatia, Sar.
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Puntata di inesorabile qualità, di particolari descrizioni e di vicende sempre in tensione speciale verso un finale che deve secondo me ancora riservare le ultime cartucce. Un saluto, alla prossima.
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Una puntata splendida, come la mia tensione
nel leggerti cara amica… Tutto viene al pettine e
si sente vicina la fine, ora non vorrei essere al posto
di Monica, come spero vivamente che succeda qualcosa
che la salvi….
Quanto odio quel Pomarev in con confronto a Lui Matrioska
era un virtuoso..
Un grande abbraccio e buon proseguo di derata!
Michelle…
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ops, pardon, oddio errate corrige
Quanto odio quel Pomarev *in confronto, Matrioska*
era un virtuoso..
Un grande abbraccio e buon proseguo di *Serata!*
Michelle…
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@ SALVATORE RIZZI happy evening!
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@ UNIVERS un grande grazie!
Spero che le prossime puntate non deludano le attese.
Kiss.
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@ VENTIDIPRIMAVERA concordo, cara Michelle. Matrioska era duro, inflessibile, però nei limiti del suo dovere. Pomarev, invece, va oltre.
Ti ringrazio, ti bacio e ti sorrido * _________________ *
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Molto bello il blog… pero’ aspetto nuovi post, e’ da troppo tempo che non ci sono aggiornamenti. Vabbe’, intanto mi iscrivo ai feed RSS, continuo a seguirvi!
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Non mi capita mai di fare commenti sui blog che leggo, ma in questo caso faccio un’eccezione, perche’ il blog merita davvero e voglio scriverlo a chiare lettere.
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@ PAOLA grazie. Non so perché ma WP aveva messo il tuo commento fra gli spam.
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@ GAIA anche tu eri fra gli spam.
Ti ringrazio.
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