Il presidente del KGB scosse la testa. “Lei non è un semplice funzionario dell’ambasciata britannica: lei appartiene al SIS e ha un grado elevato.”
Weber chinò il capo sorridendo. “Non poi così elevato.”
Kryuchkov non rispose al sorriso. “Una spia inglese”, lanciò un’occhiata di fuoco a Lebedev, “e un traditore! Nel mio ufficio! Comunque, la ascolto. Ma sia breve.”
Weber annuì. “Sarò estremamente breve. In tutta onestà, io credo che le sue intenzioni siano sincere e che ciò che ha fatto risponda al desiderio di migliorare la situazione economica e politica dell’Unione Sovietica; tuttavia ha tralasciato un fattore molto importante. Il popolo sta dalla parte di Gorbaciov, e di Eltsin. E questo vale anche per il Gruppo Alpha, nonché per vasti settori dell’Armata Rossa. Quello che è successo davanti alla Duma ne è la prova. Si sarà chiesto perché le sue guardie del corpo non mi hanno fermato. La risposta è semplice. Hanno ricevuto una telefonata che li informava dell’unica conseguenza cui stavano andando incontro: la pena capitale. E hanno deciso di andarsene, in modo da dissociarsi dal colpo di Stato.”
Weber fece una pausa. Lebedev lo osservava con uno strano sguardo. Il viso di Kryuchkov era una maschera impenetrabile.
“La persona che ha parlato con i suoi agenti”, riprese Weber, “è in grado di salvarle la vita. Ma a un patto. Che salga subito su un aereo e vada da Gorbaciov. Il golpe è fallito, compagno presidente.”
“E chi sarebbe questa persona?”, domandò freddamente Kryuchkov.
“L’uomo che un giorno avrà in mano la Russia.”
“Eltsin?”
“Oh, no.”, disse Weber.
Con un cenno della mano Kryuchkov li invitò a uscire dallo studio.
Rimasto solo, fissò a lungo un punto imprecisato della parete.
Tali affermazioni erano però quantomeno premature.
Di lì a breve Janaev dichiarò lo stato d’emergenza. Per motivi che sfuggono alla comprensione il telegiornale di quella sera trasmise le immagini di Boris Eltsin che balzava sul carro armato e arringava la folla: forse l’intento era quello di screditarlo; ma certamente raggiunse l’effetto opposto. Alcuni membri minori del GKChP (Comitato di Stato per l’emergenza) accolsero con allarme la notizia che il maggiore Evdokimov della Tamanskaya si dissociava dall’operato dei golpisti. Non così Yazov e Pugo, i ministri della Difesa e degli Interni. Ci fu una riunione che si protrasse fino a notte inoltrata, nel corso della quale un Kryuchkov visibilmente turbato dalle parole di William Weber fu convinto a procedere.
Il venti agosto, a mezzogiorno, il generale Kalinin annunciò il coprifuoco nell’arco di tempo compreso fra le dieci di sera e le cinque del mattino dopo.
Era il segnale.
Nel pomeriggio di quel giorno si decise l’attacco finale alla Duma.
Malgrado le defezioni, il GKChP poteva contare sul Gruppo Vympel, sugli elementi del Gruppo Alpha rimasti fedeli a Pomarev, su tre compagnie di carri armati con il supporto degli elicotteri.
L’assalto era previsto per le due di notte, quando la gente che difendeva con barricate e armi di fortuna l’edificio che ospitava il parlamento sarebbe stata stanca e demoralizzata. Scarseggiavano cibo e acqua, anche se circolava qualche bottiglia di vodka. Soprattutto mancavano mezzi adeguati. A prima vista non sarebbe stato un problema occupare la Casa Bianca e conquistare definitivamente il potere, senonché si avverò ciò che aveva previsto Weber. Gruppo Alpha e Vympel si rifiutarono di muoversi dopo che tre civili erano stati uccisi.
Poi i primi veicoli corazzati comparvero, avanzando lentamente.
Ne seguirono molti altri.
Le sagome minacciose dei carri armati circondarono da ogni lato la Duma. La vista di un carro armato ha sempre un effetto terrorizzante e il panico si diffuse rapidamente. Qualcuno pensò bene di eclissarsi, ma la maggioranza non si mosse.
I mezzi corazzati presero posizione.
Sarebbe stato un massacro, ben più terribile di quando le truppe zariste avevano sparato sulla folla che chiedeva pane e giustizia.
Tuttavia, quando venne impartito l’ordine di fare fuoco, i carristi non obbedirono. Non erano afghani o ceceni gli uomini e le donne che avrebbero dovuto sterminare. Era il grande popolo russo.
La notizia giunse ai capi del GKChP.
Yazov era intenzionato a insistere.
Kryuchkov vacillava e fu il primo a cedere.
Davanti alla Duma, confuse nella folla, si trovavano quattro persone.
Due erano americane. Martin Yarbes aveva lasciato il rifugio di Sasha, dopo aver trascorso ore intere al telefono e al laptop. Aveva pianificato l’intervento di Weber e sollecitato Putin a chiamare la Lubjanka per minacciare le guardie del presidente del KGB. Vladimir si era limitato ad annunciare l’arrivo imminente di Gorbaciov, e questo era stato sufficiente per mettere in fuga gli agenti della seconda direzione centrale.
Yarbes aveva contattato più volte Patrick Keynes, il quale si affrettava a far giungere le notizie a Bush.
Sasha aveva mandato dieci energumeni armati fino ai denti per scortare Weber e Lebedev fuori dall’edificio, mentre Martin informava l’inglese in tempo reale che la strada era libera. Se anche Kryuchkov avesse voluto fermarli, al momento non era in grado di farlo.
Sebbene fossero passati molti anni da quando Yarbes era un hacker, e benché la tecnologia nel frattempo si fosse rapidamente evoluta, egli si era sempre tenuto aggiornato ed era ancora un mago del computer. Prima di uscire dalla casa sicura di Sasha, riuscì a collegarsi con la Crimea e trasmise le notizie che voleva che Gorbaciov apprendesse.
Fu lui a scorgere l’uomo armato, seguito da una decina di irriducibili, che scrutava rabbioso la folla. La sua figura spiccava inconfondibile nella luce dei fuochi che illuminavano la piazza.
Era il maggiore Miloslav Pomarev del Gruppo Alpha.
A poche decine di metri dall’agente della CIA, una donna scarmigliata e dall’aspetto esausto osservava ciò che stava accadendo. Malgrado le sofferenze patite, la paura, l’ansia e i dubbi che l’avevano attraversata, un osservatore attento avrebbe notato che era comunque una donna attraente, né gli sarebbe sfuggita l’espressione decisa che trapelava dal suo sguardo – l’espressione di chi ha rinunciato ai timori per affrontare la realtà. C’era tempo per soffermarsi a meditare sul senso del suo lavoro, su concetti relativi all’etica e alla giustizia: ma non era quello il momento. Se era stata Magdalina a convincerla a recarsi a Mosca oppure il suo orgoglio non è dato saperlo. Forse entrambe le cose.
Mentre si faceva largo per avvicinarsi alla Duma, Pomarev la vide e la riconobbe immediatamente.
Per qualche ragione, la riteneva responsabile di quanto stava succedendo.
Si diresse verso di lei.
Le altre due persone erano un cittadino inglese, fuori di sé per l’entusiasmo, e una giovane russa leggermente claudicante.
Il Bastardo sapeva che l’indomani sarebbe diventato il giornalista numero uno della Gran Bretagna, e non solo: la sua fama avrebbe varcato l’oceano.
Nadiya aveva lo strano presentimento che Monica Squire fosse lì, da qualche parte, mentre nella notte i carri armati vigilavano, e il mondo tratteneva il respiro.
Hai saputo descrivere con dovizia e particolarità, l’incipit dei fatti realmente, poi…accaduti. Saluti da Salvatore.
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La descrizione della Piazza é paragonabile a quella che può fare un consumato reporter di guerra. Puntuale, ricca di pathòs, non abbandonata però ad una melensa drammatizzazione dei fatti.
Soni i fatti stessi che parlano e raccontano quella che sarà la Storia e come quei fatti incideranno sul futuro, é innegabile, di tutti.
Però rimane sintomatico come in quelle ore i destini di molti si incrocino, parrebbe per l’ultima volta, su quella piazza.
Buoni e cattivi e nessuno di loro ha un suo ruolo scolpito definitivamente. In ognuno di loro i due sentimenti si mescolano, prevalendo in maniera.asincrona.
Ormai la catarsi finale é arrivata all’epilogo e ciascuno si troverà a rispondere delle proprie responsabilità.
Splendido prologo di un finale degno di tanto racconto.
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Ottimo capitolo. Concordo con Cape sullo stile con il quale hai descritto la piazza, la folla e tanti altri dettagli.
Ancora una volta ti sei dimostrata abile nel miscelare la realtà, storicamente provata, con la fantasia in un connubio perfetto tanto da saldarsi in maniera tale da non riuscire a distinguere i passaggi dall’uno all’altra.
Veramente abile e capace.
Un caro abbraccio
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@ SALVATORE RIZZI detto da te, che sei molto addentro in questi fatti, mi fa un grande piacere!
Un salutone, amico Sar.
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@ CAPEHORN chiaramente, da un lato ci sono le cose realmente accadute – e documentate -; dall’altro, i nostri personaggi ormai pronti allo scontro finale. Mi auguro che le prossime puntate risultino appassionanti, come il tema richiede.
Di certo, questa è la mia storia più complessa e difficile da scrivere.
Grazie di cuore, Cape ^^
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@ NEWWHITEBEAR il tuo è un grandissimo complimento che mi ripaga in pieno per l’impegno con cui ho scritto questo capitolo, nonostante non stessi per nulla bene. Ma per me un impegno è un impegno: e la domenica è il giorno della “Lubjanka”.
So che alcuni cari amici aspettano un nuovo capitolo e – nei miei limiti – farò sempre di tutto per non deluderli.
Un grande abbraccio!
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E ci stai riuscendo alla grande.
Ascolta il cretino
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@ CAPEHORN tutto tranne che cretino!
Grazie 😛
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Un poco sì però. Cretino voglio dire … ma lasciamo perdere.
Chi si loda s’imbroda e addosso ho già un profumino di soffritto
😛 😀
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@ CAPEHORN buon appetito, allora!
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Vado ora a cena.
Ciaociao
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Buona digestione, quindi 😛
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Ciao e ricambio.
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@ SALVATORE RIZZI buona serata.
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Capehorn ha fatto un commento perfetto … e mi pare che anche il Nuovo Orso Bianco abbia centrato … quindi io condivido quello che hanno scritto loro – a te i miei complimenti Ale e un forte abbraccio!
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@ RAGGIOLUMINOSO sono fra i più assidui lettori di questa storia e perciò la conoscono bene.
Grazie, cara, e un forte abbraccio a te!
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Sei sempre formidabile, sai “tener testa” alla storia, a quanto accaduto veramente e questo lo trovo incredibile….e io non trovo altre parole se non quelle per esprimere semplici e umili complimenti. Bravissima MIA strega, kiss
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Molto coinvolgente! Elettrizzante direi! Quando la realtà, seppure romanzata, supera ogni finzione! Mi chiedo se davvero una spia americana fosse arrivata a colloquio con il capo del KGB… il fatto di non distinguere la parte romanzata dalla realtà, dimostra quanto brava tu sia stata a mixare le due componenti 😉
Decisamente, anche questo romanzo merita pubblicazione! 😉
http://www.wolfghost.com
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Sono tornata ora a leggere questo capitolo con calma,
troppo bello e troppo ricco di elementi legati alla storia,
per essere letto in fretta;
e il cerchio si stringe sempre di più in una coinvolgente attesa
per i Nostri eroi di fantasia…
E come sempre ammirata attendo con passione i prossimi
colpi di scena…
Un abbraccio cara amica e radioso pomeriggio!
Michelle
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@ MARI sono io che umilmente ti ringrazio, MIA guerriera!
Bisous*
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…ma le labbra mie per te non tacciono…tu sei strega!
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@ MARI e tu bionda guerriera ^^
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@ WOLFGHOST lupissimo, un sentito grazie ^^
La tua osservazione, beh, mi inorgoglisce davvero 😛
E pensare che, quando ho scritto questo capitolo, non stavo bene.
Farò di tutto per realizzare un finale che non deluda!
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Oh… spero nulla di serio! 😐 Cos’è, trai ispirazione nella sofferenza? 😮 😉
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST a volte succede 😛
Grazie per l’interessamento.
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@ MICHELLE sebbene in modo ancora un po’ vago, nella mia mente “vedo” i colpi di scena che saranno presenti nei prossimi episodi.
L’importante è riuscire a descriverli bene; spero di riuscirci.
Un bacione e un sorriso, amica mia * ____________ *
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Oh, here I am at last!!! 😀
Bel capitolo, in linea con gli altri, d’altra parte,
Realtà, finzione, personaggi che hanno fatto la storia del mondo ed eroi nati dalla tua fervida immaginazione, tutto è così ben concatenato che ormai se penso alla piazza e alla folla mi chiedo dove siano i personaggi del romanzo e cosa stiano per fare.
… e aspetto i colpi di scena! 🙂
Buona notte *__________*
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Concordo con molti commenti… Horn ha detto tutto, come solo lui sa fare.
Anch’io, come lui, ero inoltre convinto che fossimo alla fine… invece parli di ulteriori colpi di scena. Li attendo senz’altro.
Bel capitolo.
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ciao Alessandra,
tutto ok?
è sempre un piacere leggerti
TADS
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Questo tipo di storie, di intrecci, ormai sono il tuo pane e il tuo terreno fertile. Non ho dubbi e continuo a leggere con interesse questa storia molto intricata. Sempre ottimi e puntuali i riferimenti storici reali. La miscela è davvero sapiente. E ora attendiamo l’esito dei destini, come quelli di Yarbes o soprattutto di Weber. Un saluto, a presto.
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@ CLE REVERIES last but not least!
Il tuo commento mi lusinga molto.
Speriamo che i colpi di scena risultino validi.
Kiss * ______________ *
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@ BRUMBRU nelle mie intenzioni, figurano ancora diversi capitoli; però vorrei finire prima delle vacanze. Quelle di agosto, intendo.
Sono molto contenta che questo capitolo ti sia piaciuto.
(Sì: Cape è davvero speciale).
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Bene. Li leggeremo con piacere. Allontaniamo il magone da “ultima puntata”, e procediamo. Tutto sommato, può ritenersi un colpo di scena anche questo. 😉
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@ BRUMBRU giusto.
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@ TADS ed è un piacere vederti qui!
Tutto ok? Bah, sì e no…
Buona serata ^^
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@ UNIVERS ricordo molto bene che Weber è il tuo prediletto, e credo di avergli dato uno spazio importante, come a Yarbes del resto.
Le tue parole mi fanno molto piacere!
Baci!
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Già ma adesso come stai? Bene vero?
Ogni volta che leggo un commento della serie “siamo verso la fine” in automatico mi viene da pensare “no, mancano ancora diverse cosucce”. E ogni volta vedo che mi dai ragione. Pensa un po’…c’azzecco anch’io!
Se posso permettermi: non darti troppi limiti, il rigore va bene, ma lascia andare la tua mente, la tua fantasia all’interno di uno scenario reale. Senza dire: devo finire prima di agosto, devo scrivere ogni domenica. Tanto noi siamo qua. E chi ci sposta???
C’è un bel sole, ho una gran voglia di baci e tenerezze.
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La tua perfetta descrizione mi ha catapultato lì, in Russia, un salto a ritroso nel tempo: mi sembrava d’esserci in quella piazza. La caduta del comunismo, del regime, molte cose sono cambiate da allora, eppure ho sentito dire, dai diretti interessati, che al tempo c’era lavoro per tutti e un tenor di vita che consentiva nel piccolo più cose di ora.
Puntata stimolante e perfetta nello stile, nella narrazione, nei cenni storici, complimenti, cara Ale.
un abbraccio affettuoso
annamaria
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Storia & Immaginario si maritano in nozze senza possibilità di divorzio in questa tua narrazione gremita di personaggi che- per alcuni versi – mi fa pensare a certi pittori “vedutisti” che, pur nella moltitudine, sanno dare carattere a tutte le loro figure. Che tu sia brava è fatto certo.
Affettuoso abbraccio.
grazia
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@ KRIS mancano molte cosucce…
Forse hai ragione e dovrei seguire il tuo consiglio, anche perché – dopo più di sette anni di blog, tra Splinder e qui – avverto una sensazione di stanchezza… magari sparirà. Lo spero.
Baci e tenerezze da me * ______________ *
Spero bastino 😛
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@ ANNAMARIA49 a me ben due amici russi -Sasha e Lidia – hanno detto la stessa cosa. Prima tutti avevano una casa, un lavoro, del cibo. Certo: esisteva il famigerato KGB, esistevano i privilegi dei membri del Politburo. Ma adesso?
Che avessero ragione gli autori del colpo di Stato?
Un abbraccio a te, e grazie!
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In verità, per quello che ne so e per quel che penso, prima c’era una sola cosa che non mancava mai: la Vodka. Quella faceva passare anche la fame. Io non credo che la situazione attuale sia da ascriversi alla mancanza di un “regime”. O al “capitalismo” ed alla libera concorrenza che non funziona, come sistema. Il problema è che non avendo il capitalismo russo una sua propria “storia”… e non essendosi generato naturalmente nel corso dei tempi da una base popolare solida, ma essendo stato gestito dall’alto, è stato comandato e gestito prevalentemente dagli stessi titolari del “regime” precedente. Ma è rimasto un regime, non un democratico sviluppo del mercato in base alle classiche leggi economiche che noi ben conosciamo.
E comunque… la Russia, economicamente, era ormai alla frutta. Regime o non regime.
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@ BRUMBRU in linea di massima, concordo su tutto. Il motivo era principalmente dovuto alla folle corsa agli armamenti per competere con gli Stati Uniti. Da ciò la crisi economica, malgrado le grandi risorse naturali (in Italia ce le sognamo!)
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@ GRAZIAGARDENIA sono lusingata, cara.
Le tue parole mi hanno colpita molto e, devo dire, rallegrata non poco. Mi auguro di produrre un buon finale che non deluda i miei amici lettori.
Un sorriso e un bacio.
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