Arrivarono dopo l’ora di pranzo.
Phil posteggiò il pick-up e indicò la baracca di legno. “Quella è la nostra casa.”, disse. “C’è un solo letto e un’unica stanza. Non saprei proprio dove sistemarvi.”
“L’hai costruita tu?” Jack Straw si accese una sigaretta.
“Sì.”
“Allora vorrà dire che ne costruirai un’altra.”
Smontarono nello stesso istante in cui Liz e Patsy uscivano dal capanno. Elizabeth era in pantaloncini corti e maglietta. Patsy indossava la gonna lunga e una camicia arrotolata sulle braccia.
Jack Straw esibì un sorriso cordiale. “Mi chiamo Sugar.”, annunciò. “E lui è Tom.” Tom aveva con sé due grosse borse. Era un uomo alto e robusto con un’espressione un po’ ottusa.
Liz gli rivolse uno sguardo interrogativo. “Mi hanno sequestrato.”, disse Phil con voce piatta. “E sono armati.”
Patsy sbiancò in viso. Liz le cinse una spalla con fare protettivo. “Cosa significa? Perché lo avete sequestrato?”
“Oh, ma io non la metterei in questi termini.” Il sorriso di Jack si allargò. “Stavo semplicente cercando un posto tranquillo e ho pensato che qui mi sarei trovato a meraviglia. Comunque, non mordo. E non mi fermerò a lungo.” Mentre parlava, i suoi occhi correvano da una donna all’altra. Erano molti attraenti. La bruna alta non aveva paura di niente, e andava controllata; la bionda non rappresentava un pericolo. Molto fumo e poco arrosto; si vedeva lontano un miglio che era terrorizzata. Comunque, entro sera, si sarebbe fatto un’idea più precisa. Per il momento non andavano toccate. L’hippy avrebbe reagito e sarebbero stati costretti a ucciderlo. E fino a quando non avesse avuto tutta la situazione sotto controllo, non avrebbe potuto fare a meno di lui. In seguito, non sarebbe stato male approfondire la conoscenza di una delle due o forse di entrambe.
Tirò fuori da una tasca il telefonino. Come immaginava, non c’era campo. Tuttavia era meglio essere prudenti: benché l’hippy gli avesse detto che avevano rinnegato la società civile e che erano privi di luce, gas e computer, avrebbe perquisito il capanno e anche le donne.
Liz aveva preparato uno stufato di verdure. Jack Straw mangiò avidamente la porzione riservata a Phil, ignorando Tom. Nel frattempo, rifletteva. Per qualche notte si sarebbero adattati a dormire sul pick-up. Avrebbero stabilito dei turni di guardia, anche se dubitava che qualcuno di loro potesse fuggire: a piedi non sarebbe andato da nessuna parte. Ma aveva passato la vita a prevenire ogni pericolo e non si sarebbe mai comportato superficialmente. Una volta che il nuovo capanno fosse stato edificato, avrebbe mandato lì a dormire l’hippy e Tom. Lui sarebbe stato con le ragazze.
Studiò la bionda, correggendo l’impressione iniziale. Apparentemente sembrava fragile, e per vari versi lo era; però possedeva un fondo di malizia ed era sicuramente intelligente. Malgrado le apparenze, capì che detestava l’altra e che probabilmente era ricambiata. D’altra parte, era ovvio: un rapporto a tre era destinato al fallimento.
Il mattino dopo Phil si svegliò presto. Si vestì senza fare rumore e uscì dal capanno. L’aria era frizzante, sapeva del profumo della natura. Phil aveva un terribile mal di testa, ma gli parve che si attenuasse. Il merito era della sua valle. Da quando viveva lì non si era mai ammalato : questo grazie alle montagne, alla foresta, alla mancanza di rumori e di inquinamento, e soprattutto al grande senso di pace che quel meraviglioso luogo gli infondeva. Si incamminò, senza degnare di uno sguardo il pick-up. In genere lo parcheggiava lontano, ma Sugar l’aveva piazzato proprio davanti alla porta della baracca. Raggiunse il ruscello e si lavò la faccia. Era indignato: quei due loschi figuri con la loro presenza offendevano tutto quello che lui amava. Pensò a Liz e a Patsy, ai suoi ideali di libertà e di purezza. Guardò il cielo terso, i monti accarezzati dai primi raggi del sole, i campi e i prati ancora umidi di rugiada. Sugar stava profanando un posto che lui reputava sacro. Era come se ammorbasse il paradiso.
Patsy avrebbe voluto avere un bagno tutto per sé, Liz rimpiangeva il suo vecchio lettore cd; ma alla fine avevano capito che si trattava di una rinuncia minima rispetto a quanto avevano ottenuto. C’erano stati dei momenti difficili. Avevano dovuto faticare, sopportare disagi, però ne era valsa la pena. Phil non avrebbe scambiato la sua capanna con una reggia. Quella era casa sua.
Poi decise di essere pragmatico. Quando c’era un problema, andava risolto. Piangersi addosso non serviva a nulla. Se il problema era molto complesso, bisognava procedere gradualmente, affrontando un ostacolo alla volta. Analizzò freddamente la situazione. Loro erano in tre, gli altri in due. Forse Patsy non sarebbe stata di grande aiuto, ma Liz era forte quasi come un uomo. Aveva praticato arti marziali per quattro anni e sapeva difendersi.
Qual era il primo ostacolo da superare?
La risposta era semplice.
Sugar aveva una pistola.
Bene, avrebbe trovato il modo per farla sparire.
Tornò sui suoi passi, accese un fuoco sotto al porticato e preparò il caffè. Quel giorno avrebbe incominciato a costruire il nuovo capanno. Si era ripromesso di procedere lentamente: aveva capito che Sugar e Tom erano totalmente a digiuno in materia, perciò non aveva senso affrettare i tempi. Intuiva che dopo li avrebbero separati e quella prospettiva non gli piaceva per niente.
Elizabeth e Patsy avevano preparato il materiale. Phil aveva già accatastato del legname, perché da tempo pensava di ingrandire la loro casa, dotandola di un secondo locale da adibire alla riflessione. Anche se poi, per un motivo o per l’altro, aveva sempre rimandato.
Ora si trattava di scavare le buche per i pali. Una volta che li avesse piantati, avrebbe fissato due barre ai lati, e infine inserito dall’alto delle canne e legato insieme la parte superiore. Dato che si trattava di una sistemazione provvisoria, non era necessario fare un lavoro a regola d’arte. La sua baracca era solida e perfettamente stabile. Quando l’aveva edificata, le aveva riservato la massima cura. Ricordava ancora la gioia che aveva provato quando l’aveva vista finita. Ma non si sarebbe dannato l’anima per quei due banditi.
Bevve il caffè, pensando alla pistola e a come rubarla. La buona notizia era che Tom aveva perso la sua durante una sparatoria. Era stato così sciocco da dirlo davanti a lui.
Ne avrebbe parlato con le ragazze: in tre si ragionava meglio.
Si avvicinò al pick-up. Tom stava dormendo, ma Sugar lo scrutava; probabilmente aveva seguito tutti i suoi passi. Phil gli indicò il caffè.
Il bandito lo ringraziò con un cenno della mano.
Phil si avviò nuovamente verso il ruscello. Doveva finire di costruire il suo arco.
Questo post richiama alla mente, tra le altre cose, l’annosa questione sul fatto che sia opportuno o meno possedere armi. Parrebbe di si, in questo momento farebbe comodo.
Comunque, io sono di opinione opposta. E’ meglio non averle.
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La lettura di questo racconto è veramente piacevole come la valle dove si sono stabiliti.
Prime introspezionio psicologiche dei due personaggi maschili, Phil e Sugar che analizzano la situazione da due punti di vista differenti. Phil su come sbarazzarsi dei due scomodi inquilini, Sugar come ottenere il massimo da quella permanenza.
Lo trovo sempre emozionate e intrigante rileggendolo.
Un grande abbraccio
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Attendevo questa puntata. Però Phil…che testone che è!Vuol prendere tempo in una situazione di pericolo e confida nelle sue donne invece di pensare a farle fuggire la stessa notte!
Si vede che ha molta fiducia nelle ragazze o…ne ha poca in se stesso 😉
Grande scrittura, come sempre.
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@ BRUM sono pienamente d’accordo.
In America è più facile procurarsi una pistola che un pacchetto di sigarette… e i risultati si vedono.
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@ NEWWHITEBEAR rileggere una storia – non sta a me dire se buona o no – permette di cogliere particolari che a una prima lettura erano sfuggiti, oppure di riconsiderare alcuni personaggi.
Credo che posterò anche la seconda parte, “Un sogno americano”, anche se su Splinder l’inizio di essa provocò qualche polemica. Gentilmente ironica da parte di Ariendil, sarcastica e malvagia fino all’ossessione da una squilibrata mentale che qui non voglio citare.
Grazie e un caro abbraccio.
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@ ILI6 Phil è fatto a modo suo, mia cara, e lo scopriremo man mano. Non voglio fare anticipazioni, però una cosa posso dirla: non tutto ciò che scopriremo di lui sarà piacevole.
Ti ringrazio!
Un bacione ^^
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Questa volta, quoto, BRUM! Saluti da Salvatore.
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@ SALVATORE RIZZI lo quoto anch’io, “vecchio” Sar.
Ciao!
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Ho apprezzato i ragionamenti freddi e lucidi di Phil, quelli che probabilmente non riuscirei a fare io in quelle situazioni….sei bravissima e ogni volta non mi stanco di dirtelo…. adoro leggere i tuoi scritti e godermi questo relax….baci alla MIA strega
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@ MARI molto probabilmente non riuscirei a farli nemmeno io, ma Phil Weir è un personaggio speciale, in tutti i sensi.
Sono davvero felice di regalarti qualche momento piacevole, cara Marina!
Grazie e baci dalla TUA strega*
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Dopo una giornata piena e una “partita” di basket…. ci voleva proprio! Grazie!
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@ MARI giochi a basket?
Grazie a te!
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…all’occorrenza…quando mio figlio me lo chiede…nulla di impegnativo…
Bacissimi e che questa giornata si super!
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@ MARI ma brava, cara Marina!
Bacione ^^
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Uhm… la situazione comincia a farsi spessa, non prevedo nulla di buono 🙂
Alessandra, colgo l’occasione per farti una domanda. Questo testo, mi sembra di capire, ce l’hai già nel cassetto; ma quando pubblichi a puntate qualcosa di nuovo, in che misura è già tutto pianificato fin dal principio e in che misura invece lasci libertà alla storia di evolvere?
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@ VPINDARICO dunque, questo testo è stato già pubblicato su Splinder, la mia precedente piattaforma: perciò mi limito a rileggere e ad apportare qualche modifica. Per quanto riguarda, invece, le storie “nuove” – “Il Crepuscolo della Lubjanka”, ad esempio – scrivo un capitolo alla volta, in genere al sabato per poi postarlo alla domenica. Nulla è mai pianificato dal principio. Ciò, a suo tempo, valse anche per “Matrioska” e “Alex Alliston”. Nonché per la prima stesura de “La valle di Phil”.
Grazie per l’interessamento!
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Grazie a te di avere svelato questi segreti del mestiere 😉
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@ VPINDARICO anche a me piace scoprire in che modo gli altri scrivono 😛
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@ VPINDARICO anche a me piace scoprire in che modo gli altri scrivono
Quando mi viene un’idea che mi sembra potrebbe essere adatta per un racconto la ripongo in uno sgabuzzino del cervello. Ogni tanto mi capita di ripensarci e si precisa; nel frattempo possono essere passati mesi. Quando mi sembra pronta, il testo ce l’ho chiaro in mente fin quasi nei minimi dettagli, ma non è detto che cominci a scriverlo, perché ho poco tempo e sono pigro. Se il testo è destinato al mio blog ne scrivo circa cinque-sei righe al giorno, e neanche tutti i giorni. Se c’è una scadenza, come nel caso del Caffé Letterario, posso anche riuscire a scriverlo tutto in un colpo.
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@ VPINDARICO mi ricordi Joyce. Lui scriveva cinque o sei parole al giorno.
Per quanto riguarda lo sgabuzzino del cervello, a me è successo con “Matrioska”. Il personaggio – non la storia, però – l’avevo in mente almeno da dieci anni.
Ti ringrazio per avermi risposto.
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Abbiamo ormai le informazioni sufficienti per calarci in questa avventura che come si vede da questa parte iniziale sarà sicuramente molto interessante ed avventurosa. Conoscendo la tua abilità e il tuo stile so già che sarà ricca di colpi di scena e suspense.
Per ora è sufficiente vederli in un mare di guai. 😉
Salutone e bacione ^—^
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Ciao……!
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@ CLE REVERIES guai tanti, sicuramente 😛
E su tutti i fronti 😀
Grazie e un abbraccione!
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Grazie, anonimo, mi hai fatto quasi piangere, molto spesso non ci pensiamo.
Un fortissimo abbraccio materno è proprio quello che ci vuole, spero che ti giunga anche se sicuramente stai dormendo.
Buon risveglio, mia cara
😀 ^—–^ ****
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Buona giornata con tantissimi sorrisi…. e anche risate (fanno tanto bene anche alla salute) 😀
abbracci e baci di quelli che riempiono di allegria!
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@ CLE REVERIES l'”anonimo” ti abbraccia forte!
Ho dormito molto bene – cosa non proprio frequente – e ciò significa che ho avvertito la tua presenza.
Succede, sai, darling ^^
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… vorrà dire che mi tocca un’altra buonanotte con materno abbraccio 😉
prima però, buona serata
… poi buona notte 🙂 ^—^ ****
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@ CLE REVERIES e allora farò sogni d’oro, ne sono certa!
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@ SALVATORE RIZZI good evening ^^
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Ormai….buona notte!
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@ SALVATORE RIZZI ok: good night 🙂
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Fai bei sogni MIA strega….
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@ MARI la TUA strega ti manderà pensieri dolci, fatati…
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❤ 😉
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@ MARI * _________ *
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Questo episodio è per me di preparazione alle prossime mosse dei personaggi
Phil nellle sue sterili riflessioni e Jack invece nei suoi fondati progetti da mettere in atto al momento giusto
Ti leggo con molto piacere e le tue storie prendono talmente che sembrano uscite dalla realtà
Un abbraccio
Mistral
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Un testo bellissimo molto scorrevole, come Tutto quello che scrivi
che inizia a tenermi sulla corda, con l’arrivo di Jack e il suo cosi
detto amico… Uomo scaltro e pericoloso, di cui apparentemente dopo aver analizzato la situazione e le due donne, sembra già
aver in mano il “quadro completo”…
Leggerti Alessandra è sempre bellissimo e anche ogni tanto arrivo in ritardo, ci sono sempre…
Un abbraccio cara e buon proseguo di giornata!
Michelle
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errate corrige
*anche se,*
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L’evolversi della storia lascia anticipare avventure, passioni e colpi di scena. Bel racconto!
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@ OMBREFLESSUOSE sapendo che non ami le storie lunghe, il tuo commento mi fa doppiamente piacere.
Besos ^^
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@ VENTIDIPRIMAVERA tu sei fra le mie più care amiche, Michelle, e so che che mi leggi… e questo mi rende molto contenta!
Bisous, chèrie*
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@ URIEL grazie per l’attenzione e per le belle parole.
Un sorriso per te * __________ *
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Furbo e astuto Phil, si muoverà quando saprà come farlo, ma fino ad allora… meglio “offrire il caffé” 😉
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST esatto, lupus 😛
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Puntata interessante, nel solco narrativo che più ti piace e piace a chi legge, generalmente: intrigo, azione, intrecci. Un caro saluto.
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@ UNIVERS grazie per l’apprezzamento.
Sì, hai ragione, quello è un genere che mi piace.
Un caro saluto a te!
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