La prima parte del rapporto di Lebedev si soffermava in maniera piuttosto pedante sul significato di due concetti che sia Novikov sia Golubev conoscevano fin troppo bene. Le definizioni riguardavano la parola “leggenda” e il termine “la necessità di non sapere”.
Una “leggenda” è la meticolosa costruzione di una falsa identità. A tale scopo si individua un soggetto morto in circostanze non chiare, lontano dai confini della nazione di appartenenza, oppure scomparso da tempo. La scelta richiede molto impegno e moltissima pazienza, poiché alcune caratteristiche sono preferibili ad altre, e altre ancora – se presenti – portano all’esclusione dell’uomo o della donna presi in esame. Se si sta lavorando alla “leggenda” di un suddito britannico, il caso ideale è quello di una persona non sposata, assente da tempo dall’Inghilterra, con pochi amici e possibilmente nessun parente vivo.
Una volta individuato un soggetto consono, inizia la fase della ricerca. Dove ha trascorso l’infanzia, quali scuole ha frequentato, chi erano gli insegnanti, che sport praticava, che genere di ragazze preferiva, di quale squadra di calcio era tifoso, che musica ascoltava. Era un giovane equilibrato che si applicava negli studi e rispettava i professori o un ribelle scarsamente dotato d’intelletto e dedito a svaghi che gli procuravano il biasimo di genitori e docenti? E, in seguito, aveva trovato una buona occupazione? Perché era andato all’estero? E via dicendo. Completate queste due fasi, si sceglie un agente adatto a quel ruolo (talvolta, la procedura è inversa e in questo caso tutto diventa ancora più complicato). L’agente dovrà imparare a memoria ogni singolo dettaglio della vita presa in esame. Nel frattempo, verranno preparati documenti d’identità, aperti conti in banca, acquistate e vendute macchine, stipulate polizze di assicurazione.
Quando l’agente farà il suo ingresso in Gran Bretagna, avrà alle spalle un’esistenza perfettamente ricostruita. Va da sé che per preparare una buona “leggenda” occorrono anni.
La “necessità di non sapere” è legata all’eventualità che un agente segreto privo di copertura diplomatica venga catturato e interrogato. Se egli non è a conoscenza dei reali motivi della sua missione chiaramente non potrà svelarli.
E alla prima direzione centrale del KGB erano tutti ben consapevoli che un conto era finire nelle mani dell’FBI o del MI5, altro essere presi dal controspionaggio di certi Paesi dell’America del sud, dell’Africa o dell’Asia.
Mentre il generale Golubev leggeva sbuffando, Yarbes fissava il soffitto, Weber studiava con attenzione le sue unghie e Novikov si aggirava inquieto per l’ufficio. Lebedev sedeva impassibile.
Dopo l’ampio e noioso prologo ( tipico di una certa mentalità burocratica russa, pensò Golubev), Lebedev veniva finalmente al dunque.
Golubev iniziò a leggere più lentamente, spesso tornando al capoverso precedente. Scrollò il capo due o tre volte come se quel documento fosse inverosimile. Ciò nonostante, arrivato al’ultima riga, lo rilesse da capo. Poi lo consegnò a Novikov. “Riguarda il suo settore, compagno.”, disse prima di andare alla finestra per riflettere su quanto Lebedev aveva scritto. Yazenevo è situata sul raccordo anulare, a ovest di Mosca, e dalle sue vetrate si gode la visione di un magnifico bosco, oltre al quale c’è un lago; ma lo spettacolo della natura gli riuscì indifferente.
Novikov era abituato ai rapporti di Lebedev, che riceveva regolarmente ed esaminava sempre con grande attenzione, dato che la Gran Bretagna era il principale avversario della sua divisione. Lo stile prolisso lo stupì, perché non rientrava nelle caratteristiche del rezident. Ma, a differenza di Golubev, il responsabile della terza sezione della prima direzione centrale andò oltre, cercando di capire le ragioni del noioso excursus iniziale. Seguitò a leggere e, man mano che apprendeva quelle notizie fantastiche, comprese anche il significato della premessa. In pratica, Lebedev sembrava dire: prima vi spiego come funzionano le cose, poi – con la giusta dose di modestia – vi racconto cosa ho ottenuto.
C’era dell’altro, naturalmente: cautela, preparazione a ciò che suonava come uno scacco matto ai danni dell’imperialismo americano, amore per la precisione e per la cura dei particolari. Era anche possibile che Lebedev avesse voluto procedere con calma per frenare l’impazienza di chi è latore di una notizia importantissima. C’è chi corre per quaranta chilometri, fino a farsi scoppiare il fiato, e chi invece medita accanto a un fuoco, in attesa di dire a Cartagine che ha distrutto l’esercito romano.
E se si fosse trattato di un inganno? No. Ogni particolare combaciava alla perfezione, la “leggenda”, la “necessità di non sapere”…
Novikov alzò gli occhi dal fascicolo e per un lungo momento li posò sul viso di Martin Yarbes.
Incredibile, pensò.
Patrick Keynes!
Il pensiero successivo fu rivolto a Ivan Verchovenskij, il capo del primo dipartimento (Stati Uniti e Canada). Era vecchio, ormai, e pronto per la pensione. La sua mente accolse con entusiasmo l’idea che gli yankee passassero a lui, mentre Lebedev avrebbe potuto succedergli alla guida della terza sezione. Dopotutto, senza la lady di ferro, Londra sonnecchiava e molti stimoli erano venuti a mancare: combattere la CIA rappresentava una prospettiva certamente più interessante. Senza contare che da quella posizione avrebbe potuto spiccare un balzo anche più alto.
Infine, si chiese se sarebbe stato opportuno continuare ad appoggiare Kryuchkov, come da tempo aveva deciso di fare, o se forse sarebbe stato meglio seguire l’esempio di Vladimir Putin. Cioè, attendere, senza muovere un dito. Sapeva di non rientrare nel novero dei protetti del presidente del KGB e, benché una sua partecipazione fattiva al golpe (di cui era stato comunque informato) avrebbe potuto fargli guadagnare dei punti, era però possibile che risultassero insufficienti per consentirgli di prendere il posto di Verchovenskij.
Novikov rimandò la decisione e si concentrò nuovamente sul fascicolo che aveva in mano.
Nelle ore successive, quello che venne definito “Il Rapporto Lebedev” parve destinato a passare alla storia.
Il destino muove le sue pedine in modo strano.
Magdalina non avrebbe mai immaginato che Mitja, in apparenza un uomo inoffensivo, più interessato ai suoi traffici che al comunismo, nonché vagamente religioso, fosse in realtà un maiale.
Dopo pochi chilometri, Dmitrij incominciò a molestare Monica Squire. Monica tenne a bada la lingua – era troppo importante per lei tornare a Mosca -, ma quando le mani del sudicio si intrufolarono nei suoi slip, reagì esattamente come era stata addestrata a fare.
Messo fuori combattimento Mitja, scese dal camion e tornò indietro. Si aggirò per il bosco, perdendo spesso la strada e a tratti fermandosi per autocompiangersi. Alla fine, ciò la irritò. Era stata lei a proporsi a Patrick Keynes, lei a subire il durissimo addestramento di Susan Cooper, lei a sognare rivincite, e comunque lei a uccidere Matrioska.
Sul far della sera, giunse alla baracca dove abitava Magdalina. Era stanca, affamata e desiderava soltanto un letto dove poter dormire.
Quello che vide la turbò profondamente. La giovane russa era per terra, davanti alla casa, il volto terreo e cosparso di lividi; gli occhi riflettevano paura e dolore. A gambe larghe, sopra di lei, un uomo la prendeva meticolosamente a calci. In lui non vi era traccia di sadismo: era simile a una macchina programmata per ferire, distruggere, demolire. Sebbene fosse esausta, Monica colse tutto questo in un attimo. Ricordò più nitidamente di quanto volesse che anche Matrioska non cercava la sofferenza altrui, non bramava infliggere sofferenza. Si limitava a compiere il suo dovere, quale che fosse.
Quando si entra nel “grande gioco”, è necessario assimilarne ogni aspetto, capire i nemici, in qualche oscura misura entrare nei loro pensieri, non sfuggirgli bensì affrontarli, e se possibile ucciderli.
Facile a dirsi, considerò lei. A Langley aveva appreso di tutto, anche come sparare alle spalle. Che fosse giusto o meno, non aveva importanza; contava il fine. E chi non accettava questa filosofia – volendo considerarla tale – era destinato alla porta.
Magdalina si accorse della sua presenza e le rivolse uno sguardo supplice, che l’uomo non notò. Era intento a rivolgerle sempre la stessa domanda, con un tono di voce piatto e monotono che contrastava con la violenza dei suoi atti.
Se Monica prese la pistola che le aveva dato il capitano Anatolii Vasilyev e sparò alla schiena di Nikolaij Kuznetsov non fu per gli insegnamenti ricevuti, ma per un sentimento. Amicizia? Riconoscenza? Affetto?
Non era importante saperlo.
Il sole tramontò all’improvviso.
Come la sua purezza perduta, pensò lei.
Come sempre entri nei meandri nascosti delle nazioni che hanno voce in capitolo, come una talpa, entra nelle terra scavando. I meriti, sanno di ambiti concreti e veritieri. Poi, penso, che sono proprio quegli ambiti, i veri poteri degli stati di dominio nel mondo. Un saluto domenicale da Sar.
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Brava, brava e brava!
Hai l’abilità di catapultare i lettori nel pieno delle scene e delle azioni che descrivi.
Un forte abbraccio per te e ti auguro una splendida settimana!
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Due pezzi davvero notevoli. Il primo per precisione e analisi di un mondo sicuramente molto lontano dal nostro. Il secondo perché ritroviamo Monica decisa e cinica.
Lo scenario si amplia anziché restringersi e la curiosità si dilata. Cosa ha sceritto Lebedev nel suo rapporto? Qualcosa di inquietante oppure no? Per il momento ci rimangono solo congetture. E Monica come se la caverà? Mosca non è raggiunta ma avrà importanza?
Aspetto con molta impazienza la prossima puntata.
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Un sentimento che approvo, un sentimento che ha reso Monica una persona piü giusta…..
Hai scritto un’altra splendida puntata, perfetta nelle sue parti e con un finale direi
poetico….
Bacioni alla MIA strega, MIA scrittrice…..
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Complimenti, Alessandra: fluido e appassionante.
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Ben costruita la prima parte ottima analisi, interessante la disquisizione sulla leggenda.
Con l’ultimo passo ti sei superata: giuste valutazioni, analisi, sintesi e sentimento umano tutto alla grande.
Un deus ex machina molto emozionante, ben costruito: grazie a quel maiale di Mitja le due donne sono salve, per ora…. 😉
Un abbracccio e tanti sorrisi *—-*
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@ SALVATORE RIZZI è indubbio che CIA, SIS e l’ex KGB governassero in parte il mondo. Ti ringrazio molto, amico Sar.
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@ RAGGIOLUMINOSO grazie stellina, e felice settimana a te*
Un bacione ^^
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@ NEWWHITEBEAR più avanti si saprà del “Rapporto Lebedev”. Questa è una puntata che ho scritto con grande impegno per difendermi dalla depressione causata dal clima invernale.
Monica ha sette vite, e svariate personalità.
Un caro abbraccio, unito ai miei ringraziamenti.
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@ MARI poetico, bella Marina? Ma grazie!
La TUA strega veglia su di te*
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Sí, in quel tramonto improvviso….in quello sparo….c’è vita, c’è poesia!
ADORO chi veglia su di me!
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@ MARI ancora grazie!
Esistono streghe buone e streghe meno buone. Bionde e brune…
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@ DOMENICA LUISE sono lusingata, amica mia.
Ti auguro una bellissima serata!
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@ CLE REVERIES credo che sia superfluo specificare che Dmitrj e Mitja sono la stessa persona, specie per una persona colta come te.
La “leggenda” è in effetti, almeno a mio parere, un argomento molto interessante: ci aiuta a capire la profondità degli sforzi profusi dal KGB nella sua lotta contro le potenze occidentali.
Per ora, le due donne sono salve, sì.
Grazie mille, darling!
Lots of love * ___________ *
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…. ma ti è servito nella storia per far tornare indietro Monica, vero?
noi non lo conoscevamo, non mi sembra che abbia tanta importanza il suo nome e nè il suo diminutivo, lo hai usato come espediente salva Monica. O mi sono persa qualcosa?
Grazie per il doppio complimento 😀
😀 😀 😀
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@ CLE REVERIES no, non ti sei persa niente. Era solo per specificare che i nomi russi sono complessi: Aleksandr, Sasha, Sashenka e via dicendo. Nome, diminutivo, vezzeggiativo, etc.
Il doppio complimento è più che meritato! 🙂 😛 😀
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Ricambio con simpatia…..Salvatore….
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Un capitolo scritto in modo superbo. Ho imparato cose che non conoscevo.
Ciao da Vale.
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@ SALVATORE RIZZI sogni felici, “vecchio” Sar.
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@ VALENTINA anche a me piace scoprire cose nuove.
Grazie, cara Vale ^^
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Ale, sarai la “mia bionda”…..ahahah!
P.s. io ero “la bionda”……
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@ MARI ahahah ^^
P.S. lo so 😛
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Capitolo di enorme spessore, che mostra l’attaccamento alla ricerca delle fonti, alla cura del particolare, ma soprattutto la facile fruibilità di quanto scritto.
Riamane l’interrogativo del contenuto del “Rapporto”, ma il bello di una spy-storie é proprio gettare una gustosa esca e vedere i pesci accorrere a frotte.
Che dire se non: buona pesca capitan Achab (Senza Moby Dick, per una volta)
😛
Per Monica la storia é diversa.
Una missione tutta in salita e la cima non é assolutamente lì, anzi mancano sempre due passi e nel compierli il suo mondo se ne sta andando a pezzi, senza che per questo possa fare qualcosa per recuperarli.
Sente che le cose sono accompagnate da un destino ineluttabile,
Anche per lei il crepuscolo é l’inizio di un brutto tramonto sul mondo in cui ha creduto , ma da cui é stata mal masticata, ma che non sarà facile per il mondo digerirla bene. Così come lei non digerisce altrettanto bene quel mondo.
Post da top-ten
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@ CAPEHORN calcolando le circostanze in cui è stato scritto – un nuovo inverno ad aprile inoltrato – il fatto che questo post sia da te considerato da top-ten mi riempie di entusiasmo!
Trovo assai profonde le tue riflessioni su Monica, che fra l’altro combaciano con il pensiero della sottoscritta.
Un caloroso grazie.
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ooooh! Bene! Brava Monica! Quando ce vo’, ce vo’! 😛
E brava anche te che hai risparmiato la russa 😉
Nella prima parte, solita ammirevolissima ricostruzione storica, immagino. Seppure romanzata… ci stai danto una lezione di storia! 🙂 Certo che… è strano pensare che c’è mancato davvero poco perché la cortina di ferro e il muro di Berlino fossero ancora alti… D’altronde la storia è così, basta pensare alla crisi di Cuba 😉
Un salutone! 🙂
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST come è ovvio, in genere faccio di testa mia, né potrebbe essere altrimenti… però… però, in questo caso, ho accolto la tua proposta, lo dico senza problemi. Che poi il bello di un blog sta proprio nell’interazione fra chi scrive e chi legge.
Eh sì, caro lupo, c’è mancato davvero poco 😀
Tutto si decise in quei pochi, turbolenti, giorni.
Un salutone a te 😛
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Oh, ma che bello aver avuto parte nello svolgimento della storia! Grazie! 😀
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST grazie a te, carissimo lupo!
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a goodnight kisses for my blond witch…..
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@ MARI Спокойной ночи поцелуи для моего друга блондинки ^^
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Per un sentimento si può fare tutto, anche sparare alla schiena. Non è cinismo è ineluttabilità. Tutto avviene quasi da sé.
Per quanto a volte adorabile, Monica resta la spy girl che ha ucciso Matrioska, che ha saputo rovesciare il ruolo, anche sessuale, con quella che doveva essere la sua aguzzina.
E’ anche per questo, non solo per le sua fragilità, che l’adoro.
Buona giornata, che il sole ci assista e che i baci ci raggiungano ovunque noi siamo e a qualsiasi cosa noi pensiamo.
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@ KRIS sono convinta anch’io che se Monica piace a molti è proprio per i motivi da te indicati.
Che bello il tuo saluto!
Ricambio di cuore ^^
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Altro capitolo molto ricercato, di notevole spessore
e bravura, sempre più avvincente e con la voglia di
sapere come andranno le cose…
Per fortuna Monica è arrivata in tempo….
Questo periodo sempre un pò in ritardo presa
più del solito da doveri che mi lasciano cosi poco
poco tempo, ma ci sono…
Un imenso abbraccio Alessandra e buon proseguo di serata!
michelle
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@ VENTIDIPRIMAVERA Monica è arrivata in tempo, sì: confesso che, per una volta, la mia è stata una scelta travagliata. In un primo momento, infatti, avevo deciso che Magdalina… 😦
Poi ho cambiato idea.
Grazie, chèrie, per esserci sempre! E grazie per le tue parole!
Bisous, Michelle * ________________ *
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Nulla è ancora chiaro (almeno per me), ci lasci nel mistero.
Mi è piaciuta la reazione di Monica, però. Anche le agenti dell’FBI hanno un cuore, dunque.
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Puntata in due tronconi, dal tocco raffinato e ormai irrinunciabile, sempre attenta a non farci perdere le attese. Monica, ad esempio, io credo fortemente che se la caverà molto bene e a testa alta. L’austerità e severità russa quasi si respira, continuando nella lettura… a presto.
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@ BRUMBRU nella fattispecie, della CIA 😀
Il mistero, prima o poi, sarà risolto…
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@ UNIVERS sono più che lusingata!
A presto ^^
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