Nessuna persona dotata di buon senso avrebbe aiutato una cittadina americana. Cosa ci faceva in Unione Sovietica? Perché volevano ucciderla? La risposta era semplice: quella Monica apparteneva alla CIA, era una cekista. Con Gorbaciov le cose erano in parte cambiate, però tutti sapevano che a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, e forse anche da prima, gli Stati Uniti avevano congiurato per distruggere la Russia.
Questo avrebbe pensato un russo provvisto di un minimo di cultura.
E, malgrado le apparenze, a Magdalina la cultura non faceva difetto.
Se lavorava nei campi fino a spaccarsi la schiena, ciò era dovuto alle circostanze della vita, che – un tempo che ora le appariva assai lontano – era stata molto diversa, e ben più felice.
Suo padre aveva letto tutti i grandi – Dostoevskij, Tolstoj, Gogol, Puskin – spesso procurandosi quei libri in maniera illecita, poiché alcuni di essi erano proibiti, e le aveva insegnato ad amarli.
Magdalina ricordava il volto e il nome di chi era venuto a prenderlo: Nikolaij Kuznetsov. Kuznetsov era un ufficiale di grado non elevato della seconda direzione centrale del KGB. In seguito avrebbe fatto carriera, ma questo lei non lo sapeva. Quello che sapeva era che il papà non era mai più tornato e che la casa dove allora abitavano gli era stata tolta, che a sua madre era stato negato un lavoro e che lei aveva dovuto arrangiarsi.
Era forte e ci era riuscita.
Ma odiava il KGB.
Suo padre non aveva fatto nulla di male. Come uomo politico di basso rango, aveva semplicemente esposto con franchezza le ragioni per cui il regime lo aveva deluso. Forse era un sognatore, di certo non si era dimostrato molto realista.
Magdalina fissò l’americana. “Puoi fermarti a casa mia.”, disse. “Domani un mio amico andrà a Mosca per una consegna. Ti nasconderai nel suo camion.”
“Spasibo.”, disse Monica.
L’altra fece un gesto vago e la precedette lungo un sentiero tortuoso. Quella sera consumarono una cena a base di salsicce e pane nero.
Il mattino dopo, Monica abbracciò Magdalina e salì sul camion.
La dacia di Michail Gorbaciov si affacciava sul Mar Nero.
Era circondata da un bosco recintato, oltre al quale c’era la strada che conduceva a Sebastopoli e, in senso opposto, a Jalta.
Quel giorno, il 18 di agosto, a metà di un caldo pomeriggio, Anatolij Cernjaev, alto funzionario del Comitato Centrale del PCUS e assistente del segretario generale, notò stupito le macchine nere che, indisturbate, raggiungevano l’abitazione. Si chiese se le guardie erano impazzite. Più tardi avrebbe scoperto che la prima guardia del corpo di Gorbaciov, Medvedev, aveva fatto le valigie e aveva lasciato la dacia. In seguito Medveded si sarebbe giustificato, dichiarando di aver ricevuto un ordine scritto dal capo della sicurezza, Plekhanov.
Poi Anatolij vide scendere da una delle auto il presidente del KGB, Vladimir Alexandrovich Kryuchkov, seguito da altri influenti personaggi.
Cernjaev li scrutò, perplesso. Pensò che fosse scoppiata un’altra centrale nucleare oppure che il KGB avesse arrestato una spia britannica o americana in possesso di informazioni esplosive. Prese il telefono per avvisare il segretario generale, ma la linea era muta. Fu colto da un forte sospetto e, in preda all’ansia, si precipitò da Gorbaciov. Venne bloccato da due uomini della seconda direzione centrale.
Il capo dell’Unione Sovietica, il secondo personaggio più potente del mondo, ascoltò in silenzio ciò che Kryuchkov aveva da dirgli. Fu assalito da una fredda collera. Lanciò un’occhiata colma di disgusto al documento che aveva davanti a sé e scosse la testa. “Niet!”, disse respingendo la penna che gli veniva offerta.
Il documento stabiliva l’introduzione dello stato d’emergenza e le dimissioni di Gorbaciov, al quale sarebbe subentrato Janaev. Gennadij Ivanovic Janaev era il vicepresidente dell’Unione Sovietica.
Gorbaciov liquidò freddamente gli sgraditi ospiti. Prima di andarsene, Kryuchkov si rammaricò per la mancata firma e lo informò con gentilezza che la dacia era isolata e che lui avrebbe dovuto fermarsi lì in attesa dell’evolversi della situazione. Lo disse in modo quasi timido, poiché Michail Gorbaciov gli incuteva soggezione.
Quello che Kryuchkov non sapeva era che un uomo di nome Anatolij Verganskij era un tecnico capace ed esperto e che avrebbe lavorato tutta notte per rimettere in funzione radio e televisione.
La risposta di Gorbaciov non fu gentile.
Pochi minuti più tardi, il generale del KGB, rimasto a guardia della dacia, bussò alla porta del medico personale di Gorbaciov, Boris Golentsov, e gli chiese di firmare un certificato che attestasse la gravità delle condizioni di salute del segretario del PCUS. Accennò vagamente a un complotto degli Stati Uniti per screditare Gorbaciov. Il medico pensò che quella storia non si reggeva in piedi.
Pomarev fu informato della fuga di Monica Squire il mattino del giorno successivo. Per tutta la giornata precedente si era reso irreperibile. Quando apprese la notizia, per un attimo perse il suo abituale, glaciale, autocontrollo: divenne rosso in viso e scaraventò per terra tutto quello che si trovava sulla sua scrivania.
Poi riacquistò la calma e guardò freddamente l’uomo che era di fronte a lui. “I responsabili finiranno a Lefortovo. In ogni caso, quella donna non deve lasciare viva l’Unione Sovietica; è a conoscenza di troppe cose. Questo vale anche per altre tre persone. Si metta immediatamente in contatto con il capitano Nikolaij Kuznetsov, alla Lubjanka. Che venga qui: al più presto.”
“Va bene, compagno maggiore.” Il sottoposto, dopo aver raccolto gli incartamenti, il telefono e il resto di quello che Pomarev aveva gettato sul pavimento, uscì dall’ufficio. Pomarev rifletté. Quel pomeriggio Kryuchkov avrebbe conferito con Michail Gorbaciov per convincerlo a firmare un documento che, in pratica, sanciva la sua caduta. Tempo perso, pensò l’ufficiale del Gruppo Alpha. Gorbaciov non avrebbe mai firmato. Un viaggio inutile. Al pari dei suoi colleghi, l’ex direttore della prima direzione centrale e attuale presidente del KGB, si stava dimostrando alquanto ingenuo. Eppure, a differenza di Janaev, avrebbe dovuto conoscere gli uomini. Aveva lavorato sotto Andropov: sebbene non fosse mai stato un agente segreto operativo bensì un apparatchick, possibile che avesse imparato così poco? Per fortuna, lui, Miloslav Pomarev, li conosceva a fondo. Quello che immancabilmente funzionava, con uomini e donne, era la paura. Subito dopo, il dolore. E l’indomani paura, dolore e sangue avrebbero cambiato per sempre l’Unione Sovietica. Sarebbe stato lui con le sue forze speciali a prendere la Duma, lui a garantire il ritorno all’antica grandezza della nazione russa.
Molte teste sarebbero cadute. E dopo… gli armeni, i ceceni, tutti i popoli inferiori dell’Urss, sarebbero stati rimessi in riga dai loro padroni. Altro che pretese di indipendenza! Infine, un giorno non troppo lontano l’Armata Rossa si sarebbe riversata di nuovo nell’Europa Orientale e, perché no, anche oltre.
Esaminò la piantina di Mosca che aveva estratto dalla borsa, quindi andò ad attaccarla a una parete dell’ufficio. Era disseminata da circoletti e da quadrati tracciati in rosso e in blu che rappresentavano i vari obiettivi da colpire. Benché il piano fosse pronto già da settimane, il giorno prima lo aveva riesaminato meticolosamente, ispezionando i luoghi principali. Annuì, soddisfatto.
Quando arrivò il capitano Nikolaij Kuznetsov, Pomarev era tornato di buon umore.
Mentre il maggiore del Gruppo Alpha spiegava a Kuznetsov il metodo migliore per catturare Squire, in Germania, a Dresda, Vladimir Putin tirava le somme.
Dato che l’americano non era riuscito ad avvicinare Gorbaciov, il golpe molto probabilmente avrebbe avuto successo.
Di conseguenza, nello spazio di qualche anno, egli avrebbe eliminato politicamente, a uno a uno, tutti i congiurati. Si sarebbe mosso con astuzia e con calma, senza commettere passi falsi. Lo aveva programmato da tempo: sarebbe diventato il nuovo zar di tutte le Russie.
In anticipo di un giorno, causa impegni, auguro buona lettura a tutti 😛
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Ancora un ottimo capitolo tra storia e finzione nel miglior stile delle no-fiction americane. La varie storie si incrociano, si allonatano, si tornano a toccare in un balletto di di colpi di scena sullo sfondo di una realtà storica ormai acclarata.
La lettura è sempre gradevole, fluida e interessante e la curiosità di cosa succederà dopo rimane intatta.
Aspetto la prossima domenica per leggere il proseguimento.
Un caro abbraccio
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Un continuo incessante di passati sovietici, oggi, arsi al sole. Entri nel merito, come non mai, fantasia compresa.Un saluto da Sar.
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Pochi tratti efficacemente espressi, ed ecco ben delineata e in modo esauriente, la storia dell’ ultimo angelo custode di Monica, Magdalina, Non una figura minore ma il tassello essenziale utile per completare il quadro socio politico del periodo. Il simbolo delle donne apparentemente vinte dai soprusi della dittatura ma che, al momento giusto ,sommessamente sanno reagire.
Monica ha trovato lei e con lei la salvezza.
Per il resto aspetto, la matassa si sta dipanando! 😉
Un sorriso e un abbraccio ^—–^
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Pennellate in puro realismo sovietico, si alternano con quelle poeticamente ingenue di Kandinsky.
La Storia che insegue o é inseguita dalla fantasia. Oltre alla grande cucina, in queste stanze si respira anche un po’ d’arte.
“Il violinista sul tetto” sarà anche un po’ datato,ma alleggerisce “I giovani pionieri alla mietitura nei campi di Kurks”.
Il quadro si fa interessante, anzi più interessante viste le molte anime della Santa Madre Russia..
Il novello Zar, può ben dire di essere partito da lontano.
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@ NEWWHITEBEAR l’ora X ormai è scattata.
Mi auguro che anche i prossimi capitoli risultino di tuo gradimento.
Grazie, amico mio!
Un caro abbraccio.
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@ SALVATORE RIZZI sono lusingata, amico Sar.
Ti auguro una splendida serata.
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@ CLE REVERIES il destino di Monica è curioso: è sempre in mezzo ai guai, però – giustamente – trova molto spesso un angelo custode.
Da applausi la tua frase sulle figure femminili!
Un bacione 😀
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@ CAPEHORN lo zar forse sbagliò le sue previsioni immediate, ma non certo quelle future. I “Ragazzi” mi suggeriscono di riservargli l’ultima riga. Vedremo.
Grazie, Carlo ^^
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O.T. mi sono collegato a CL ed è apparso l’ultimo post, quello di Grazia.
Non capisco da dove nasca il tuo problema. Prova a spiegarmi come fai.
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@ NEWWHITEBEAR boh, a me succede già da due giorni e infatti avevo lasciato un commento. Se clicco su CL mi appare già un post da commentare, e non è mai l’ultimo. Forse è un fenomeno passeggero.
P.S. suggerirei di inserire la “voce” ultimi commenti. Credo che prima ci fosse, ma adesso è scomparsa.
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@ NEWWHITEBEAR ad esempio, ora c’è “Il tizio in smoking”.
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Brava! E che bella Magdalina, bella come un angelo!
Ciao MIA strega, fai sogni belli….
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@ MARI Magdalina bella come un angelo: mi piace!
Grazie, Marina, e sogni d’oro.
La TUA strega ^^
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Non ce lo vedo, Pomarev che dice: “lo preghi” ed “al più presto, se possibile”. Mi aspetterei un “subito”, semmai.
Ciò detto… bel capitolo.
Particolarmente bella l’immagine del sottoposto che raccoglie gli oggetti a terra.
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Da sempre il desiderio del potere passa sopra ad ogni cosa, calpesta gli uomini con ferocia e mania di grandezza.
Monica è ricercata, ma è un agente in gamba e ce la metterà tutta per salvarsi. Le ambizioni di chi ha in mente l’assoggettamento dei popoli, un percorso narrativo sugli anni in cui la Russia credeva di essere la Prima Potenza Mondiale, tutto condito con fluidità e coinvolgente narrazione.
Sei sempre più brava, carissima Ale, rimandiamo il tutto alla prossima puntata.
ti lascio un abbraccio e ti auguro un inizio settimanale.
annamaria
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@ BRUM fatto.
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Troppo buona. Grazie di avermi accontentato… 🙂
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@ BRUM in effetti, era doveroso.
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@ ANNAMARIA49 ti ringrazio, cara amica.
(Alla fine, comunque, Putin ha ottenuto ciò che voleva).
Bacioni ^^
E speriamo per Monica…
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Un capitolo fra i migliori in assoluto. Ma nessuno farà fuori l’odioso Pomarev?
Ciao da Vale.
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Un racconto interessante e con una ambientazione che sembrerebbe aderente alla realtà. Leggere, però, dei cattivi comunisti e dei bravi patrioti credo sia una cosa trita e ritrita. Putin è descritto abbastanza bene. Ma fare un raffronto sulle sue scelte di allora e quello che, tal scelte, lo fecero diventare è un po’ azzardato. Sarà anche diventato lo zar, come lo definisce di default l’occidente trito e ritrito, ma si sta comportando come il segretario generale del Pcus.
Per questo lo ammiro: perché non ha MAI permesso che la gloriosa bandiera del Comunismo potesse essere mai ammainata.
Ha creato, molto intelligentemente, l’URSS 2.0!
E ha fatto bene.
Avrò ispirato il capitano, ma quel capitano e il maggiore mi sembrano poco sovietici.
Immagino ci sia voluto molto tempo a scrivere, ma non è quel genere che mi interessa. Riconosco che c’é stato molto impegno a descrivere all’occidentale.
Un discorso che parte da lontano.
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@ VALENTINA se ricordi il capitolo in cui compariva lo starets Zosima, qualcosa lui accennava… tipo, prima della fine dell’estate…
Grazie, Vale, e buona serata!
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@ NICOLAIJ KUZNETSOV in primo luogo, grazie per la visita, invero assai gradita. Se tu, compagno, avessi letto “Matrioska” e il mio punto di vista sulla guerra in Afghanistan, forse adesso avresti un’opinione migliore della sottoscritta. Io cerco di essere obiettiva, e come in quel caso parteggiai – quasi apertamente – per l’Unione Sovietica, qui vedo invece le cose un po’ diverse. Sempre nel già citato “Matrioska”, raccontai di agenti della CIA che eliminavano federali… in tal senso, ritengo che Pomarev possa comunque apparire credibile.
Spasibo!
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OT: ” GUINNEVERE” mi ha emozionato tantissimo….è l’amore vero, quello che ti porta “fuori”! E…..adoro la musica country…….
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@ MARI il tuo OT è graditissimo! E anch’io adoro la musica country…
(Chissà come hai fatto a scovarmi lì? :-P)
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Ahahah! Un caso? Noooo il caso non esiste! 😀
Ti seguo……
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@ MARI ahahahah!
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Inutile che ti ripeta quanto sei brava nello scrivere e nelle descrizioni.
Certo che mi affascina il modo con cui, abilmente, “gestisci” la storia, penso che non sia facile … incredibile!
Un forte abbraccio augurandoti una splendida settimana!
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@ RAGGIOLUMINOSO certamente – almeno per me – è molto più facile scrivere un racconto, il più delle volte almeno. Questa è una storia complessa che necessita di continue verifiche, fra l’altro non semplici da reperire, se non nei siti russi. (Ormai penso di essere schedata :-P).
Ti ringrazio infinitamente e ti mando un grande bacio ^^
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Il lavoro di reperimento che c’è dietro si nota… se questo ti può consolare.
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@ BRUMBRU mi consola molto!
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Leggendoti con piacere, per la prima volta, ed è strano che sia così, mi viene fatto di pensare che questa tua creatività letteraria, sempre brillante, potrebbe trasferirsi in ottime sceneggiature cinematografiche.
Ci hai mai pensato, Ale?
🙂
Un abbraccio
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ciao Alessandra,
ti trovo in gran forma, sia nel post che nei commenti.
TADS
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Intrigante! Inizialmente ho pensato ad una storia vera, ed ho aperto gli occhi solo grazie al colpo di scena finale di questo primo capitolo. Brava!
baci
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ahahah il più “simpatico” di tutti è Putin: se ne sta fuori, “al calduccio”, ad aspettare di vedere come evolvono le cose e… pensare a come approfittarne 😀
A parte il racconto di spie, il resto potrebbe essere benissimo andato così, è tutto molto verosimile 😉 Dunque non vedo l’ora di vedere cos’è che è andato male… pardon, bene! 😀
http://www.wolfghost.com
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Saluti sinceri dal vecchio ’68ino…Sar.
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mi piace moltissimo, qui
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@ IOVIRACCONTO a dire il vero no, amico mio.
Ti ringrazio per la stima!
Un abbraccio a te ^^
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@ TADS grazie!
Ciao.
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Capitolo interessante con dei picchi narrativi esplosivi e che mantiene sempre alta l’attenzione e la curiosità grazie ai tuoi proverbiali intrecci. Alla prossima lettura.
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@ INFRANOTTURNA si basa su una storia vera, e i fatti seguiranno ciò che realmente accadde. Poi, naturalmente, ci sono le – ampie – parti di fantasia.
Bacioni e grazie*
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@ WOLFGHOST tutta la parte relativa alla Crimea è andata così come l’ho descritta.
Putin era – ed è – una volpe 😛
A breve, si fa per dire, scopriremo cosa è andato ma… ops, bene 😀
Saluti a lady Wolf.
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@ SALVATORE RIZZI ricambio dalla Russia, “vecchio” Sar ^^
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@ ELISABETTAPENDOLA grazie e benvenuta * __________ *
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@ UNIVERS sono lusingata!
Un abbraccio.
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In ritardo cara con la lettura, ma eccomi, ci sono sempre….
Bellissimo è sempre più interessante il continuo di questo racconto
che incide le varie tape di storia vera, coinvolgendo la parte
fantasiosa, che imprime il tocco della Tua innata bravura, quanto la
mia curiosità di leggere il seguito….
Un abbraccio carissima e dolce proseguo di serata!
Michelle
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@ VENTIDIPRIMAVERA il ritardo non conta! Quello che per me conta è che ci sei sempre, carissima Michelle.
Grazie di cuore, chèrie, e un bacione grande ^^
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Un brano (capitolo?) del Vostro bellissimo “Il crepuscolo della LUBJANKA“, che coinvolge e trascina dentro un periodo che avremmo voluto vivere personalmente, all’interno.
Il personaggio del compagno maggiore Pomarev è, a nostro parere, il trascinatore degli eventi e supporter di un’opera così grandiosa. Ovviamente senza nulla togliere ai personaggi principali di questa storia gradevole, bella e completa nel dettaglio e nella narrazione.
La paura e la sospensione temporale dell’immediato, sono palpabili. ottima ricetta per un romanzo di sicuro interesse e proprietà dopo, il pur mirabilissimo, Alex Alliston.
Vi ringraziammo per regalarci, oltre ai racconti belli e perfetti, professionalità, impegno e “ingegno”.
Cordialità
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@ NINNI RAIMONDI un grande grazie, Milord!
Concordo in pieno su Pomarev.
Radiosità ^^
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