Mentre Weber, Yarbes e Lebedev facevano colazione, le due donne si trovavano in posti diversi e, soprattutto, affrontavano situazioni assai differenti. Nadiya dormiva in una linda stanzetta situata al secondo piano della Lubjanka. Un terzo del piano era adibito a reparto ospedaliero, suddiviso in pronto soccorso, medicina interna, ortopedia e psichiatria; quest’ultimo era il settore più all’avanguardia in virtù degli esperimenti di condizionamento che venivano svolti con estrema solerzia.
Un medico capace e competente le aveva estratto le pallottole dalle gambe e l’aveva curata. Gli ordini erano precisi: il tenente Nadiya Nicolajevna Drosdova doveva tornare in perfetta forma fisica nel più breve tempo possibile. Quando fosse stata riposata, ben nutrita e avesse riacquistato tutto il suo vigore, sarebbe stata accompagnata in un locale molto meno accogliente. E lì avrebbe subito il castigo.
Nel frattempo, in una costruzione distante una decina di chilometri da Mosca, sul lato occidentale rivolto verso l’Europa, Monica Squire non riusciva più a urlare.
Anni prima, era già stata torturata: quattro afghani l’avevano bastonata dopo averla sorpresa svestita mentre nuotava in un piccolo lago. L’arrivo dei mostruosi Hind sovietici paradossalmente le aveva salvato la vita. In seguito, un’agente del KGB, Aglaja Ivanovna Myskina – nome in codice “Baba Yaga” – si era occupata di lei per scoprire dove abitava un suo collega, John Lodge. Suo malgrado, Monica aveva parlato. Infine, aveva trascorso una notte assai sgradevole in compagnia della stessa Aglaja, pagando a caro prezzo il tentativo di inviare un’e-mail a Lodge.
Ma questi, ormai, erano ricordi lontani.
L’uomo che la stava seviziando era un esperto. Sapeva infliggere il dolore più insostenibile senza ledere alcun organo vitale. Comunque, erano presenti anche un dottore e un’infermiera, pronti a intervenire se fosse stato necessario. Pomarev non c’era. Aveva incombenze ben più importanti, ma una telecamera riprendeva la scena. Il maggiore del Gruppo Alpha nutriva un interesse scientifico: lo incuriosiva conoscere la capacità di resistenza di una cekista americana.
Monica era già svenuta due volte. Le avevano fatto riprendere i sensi e la tortura era proseguita. Nuda, con l’inguine rasato, strettamente legata sopra a un grande tavolo, Squire si augurava di morire al più presto. La sofferenza, inaudita e continua, superava ogni immaginazione, e avrebbe portato alla follia anche persone dotate di una soglia del dolore più alta della sua. Purtroppo per lei, il delirio tardava ad arrivare: era ancora lucida e cosciente.
I minuti passavano scandendo le tappe di quell’infernale tormento. Monica si contorceva per quanto le consentiva la sua posizione, il viso alterato e gli occhi pieni di lacrime; però non chiedeva pietà.
Il medico la osservava. Capì che era giunta al limite della sopportazione umana e fece un cenno con la mano. “E’ necessaria una pausa.”, affermò con calma. “Altrimenti questa donna morirà e se ciò dovesse accadere il maggiore Pomarev si infurierebbe. E’ stato esplicito al riguardo: prima vuole interrogarla, poi succeda quello che deve succedere.”
“Una pausa?”
“Già. Almeno di venti minuti.”
Il dottore le somministrò un farmaco per via endovenosa, quindi lui, l’infermiera e l’aguzzino uscirono dalla stanza per andare a bere un tè.
Rimasta sola, Monica cercò di astrarsi, di raggiungere uno stato di concentrazione talmente elevato da permetterle di ignorare, nei limiti del possibile, la sofferenza. A tale scopo andò con il pensiero all’infanzia, ricostruendo nella mente uno dei giorni più belli che ricordava di aver vissuto. Era insieme alla mamma e al papà. Il sole splendeva alto nel cielo, spirava una piacevole brezza e, nel parco circondato dagli alberi, la ballerina danzava sulla punta dei piedi. Monica rammentava di aver pensato che da grande anche lei avrebbe praticato danza classica.
Incominciò a ballare con l’immaginazione, e quello diventò il suo scudo. Aveva appreso quel procedimento da un brooker di Los Angeles, che si chiamava Phil Weir.
Martin Yarbes non raggiunse mai la Crimea e il gruppo di uomini assoldato da Putin per fermarlo lo aspettò invano.
Questo a causa di una telefonata.
Il colonnello della prima direzione centrale del KGB Piotr Ivanovic Lebedev insisté per fermarsi in un locale pubblico, da cui effettuò una chiamata. Quando risalì sul fuoristrada dell’agente del SIS, appariva teso e turbato. “Dobbiamo tornare a Mosca.”, disse in tono deciso.
Weber alzò le spalle. Yarbes lo guardò, stupito. “Perché?”
“Per due buoni motivi.”, rispose Lebedev. “Il primo, che la mia presenza è richiesta urgentemente da chi è ancora fedele al segretario del PCUS. Sembra che sia questione di ore. Il Gruppo Alpha è in movimento. La seconda ragione è che siamo attesi da un comitato di benvenuto, il cui scopo preciso è quello di impedirci di parlare con Gorbaciov.”
“Ne è certo?”, domandò Yarbes.
Lebedev annuì. “Al cento per cento. Ho i miei informatori. E so anche chi c’è dietro a tutto questo. Però, preferisco tenermelo per me.”
“Avranno intercettato la telefonata.”, osservò Weber.
“Quasi sicuramente. Ma conosco molte strade alternative che ci faranno arrivare a destinazione senza problemi. In ogni caso, siamo in guerra e quindi dobbiamo rischiare.”
Per entrare nella stanza c’erano due porte.
Dalla prima erano usciti i suoi seviziatori. La seconda, quasi nascosta dietro a un armadio, dava su un corridoio che conduceva ad alcuni alloggi, oltre ai quali una scala portava al magazzino riservato ad armi e munizioni. Da lì entrò un uomo. Dimostrava circa cinquant’anni, era basso di statura ma molto robusto. Aveva le spalle ampie e braccia muscolose. Indossava la divisa del Gruppo Alpha con lo stemma blu e giallo e la grande “A” in lettere rosse. Si avvicinò al tavolo e con gesti rapidi ed efficienti sciolse i nodi che legavano Monica.
Lei lo fissò, sconcertata.
“Sono il capitano Anatolii Vasilyev”, dichiarò l’uomo in un inglese incerto. “Domani l’altro mi rifiuterò di eseguire gli ordini del compagno maggiore generale Viktor Karpuchin e di quel verme di Miloslav Pomarev. Perciò raggiungerò mia moglie, la mia adorata Cheslava. Voglio andarmene con la coscienza pulita. Riesce a camminare?”
“Non lo so.”, rispose Monica in russo.
“Provi.”
Squire obbedì prontamente. Scese dal tavolo e mosse due passi, poi barcollò. Vasilyev la sostenne. “Coraggio! Lei è un’agente della CIA: deve farcela!” Monica si impose di riuscirci. Sebbene a fatica, lo seguì fino al magazzino. Il capitano le diede una manciata di pillole antidolorifiche e una tavoletta energetica, poi le porse alcuni indumenti. Lei si rivestì e Vasilyev la guidò verso l’uscita. “Adesso deve cavarsela da sola.”, disse. “Torni a Mosca e cerchi l’ambasciata americana. Sono dieci chilometri. Due ore in condizioni normali, forse cinque nel suo caso.” Le consegnò una pistola. “Se fosse costretta a usarla, conservi l’ultima pallottola… capisce cosa intendo. Ora vada.”
“Spasibo.”, mormorò Monica.
Una recinzione di rete metallica sormontata da filo spinato correva attorno al caseggiato. C’era un varco che la donna oltrepassò. Non la fermò nessuno.
Il caldo torrido le tolse per un momento il respiro.
Era sconvolta ma si sentiva ferocemente viva.
Ci siamo!
Si intravede uno spiraglio di luce, ma è insufficiente, serve solo per tirare un attimo il fiato. Tutti i piani sono cambiati, bene, c’è ancora tanto da scoprire!
Monica è scampata del tutto alla morte?
Nadiya è del tutto spacciata?
Aspettiamo!!! 😉
Un abbraccio e tanti sorrisi
Buona serata 😀
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Sembra proprio che la pallina di questa roulette, non abbia ancora voglia di fermarsi. Ancora una volta le parti si invertono o tendono a farlo.
Sono giorni convulsi e le situazioni cambiano da un momento con l’altro. Sembra di vivere in un’eruzione dove tutti cercano una via si scampo legandosi ora a questo ora a quello. fidandosi del proprio istinto o mettendo la vita in mani che potrebbero rivelarsi assassine.
Anche tra i fedelissimi ci sono incrinature e si é disposti a giocare una mano al buio, ipotecando così un futuro incerto ed insicuro.
Un finale di partita che aumenta ed espande la suspance, e arrivare alla prossima puntata diventa quasi insopportabile.
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Veramente superbo questo capitolo. Colpi di scena a ripetizione, intrighi, tradimenti il turro condito con la consueta maestria narrativa.
Credo, ma posso sbagliarmi, che stiamo andadno verso la conclusione, che sarà pirotecnica come al solito.
Aspetto di sapere che fine farà Monica dopo il salvataggio in extremis di un nuovo venuto. Yarbes ce la farà a raggiungere Mosca senza danni?
Aspettiamo con calma la prossima.
Un grande abbraccio
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Mi sa che devo passare qui da te più spesso e spero di incominciare un racconto dal primo capitolo – anche se comunque è sempre piacevolissimo leggerti! Complimenti e un abbraccio per augurarti una splendida settimana
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@ CLE REVERIES a light in the dark, darling.
Lots of love and good evening 😛
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@ CAPEHORN in effetti, quello era un momento di grande confusione, come d’altronde i fatti storici narrano.
A breve si saprà chi tradisce chi e chi, invece, merita onore e applausi.
Buona serata e grazie!
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@ NEWWHITEBEAR sono lusingata ^^
Non so se ci stiamo avviando alla conclusione di questa storia o se la fine è ancora lontana. Restano molti nodi sciogliere e vicende da racontare.
“Qui si parrà la tua nobilitate, Ale”.
Un caro abbraccio!
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@ RAGGIOLUMINOSO “I love Janine” è finita, perciò in settimana posterò sicuramente qualcosa di nuovo.
Grazie per la visita e per le tue parole.
Un sorriso per te ^^
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Lo scempio disumano dei servizi segreti degli stati, retti dal prepotere, non hanno termine e me ne rammarico. Ancora molta strada, dovrà fare l’umanità, per divenire tale. Saluti da Salvatore.
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@ SALVATORE RIZZI un applauso, Sar!
Ciao.
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….ferocemente viva….bellissimo!
…e io ho tirato ferocemente un sospiro! ….e che il cielo l’accompagni…..
Carissima la MIA strega, sei un bel fenomeno! Brava, brava come sempre!
OT: in questi giorni non ho testa per scrivere, devo concentrarmi su alcune problematiche che devo assolutamente risolvere in pochi giorni, ho messo in pausa il mio blog….ma ci sarò….un abbraccione
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@ MARI la TUA strega ti augura con tutto il cuore di affrontare e superare tali problematiche nel miglior modo possibile!
Ferocemente viva… mi piaceva 😛
Un bacione, Marina * _________ *
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Ecco sì, ferocemente viva ha colpito anche me. Una ferocia che scopri di avere dentro in determinati momenti e che ti serve assolutamente, a patto di saperla incanalare dalla parte giusta.
Io non ho ancora avuto la sensazione che la conclusione sia vicina e la tua risposta, Ale, sembra darmi ragione. Mi pare ci siano parecchie storie da far , per così dire, combaciare.
Ecco! ComBaciare!!!
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Intricatissimo intreccio. Un momento pare che tutto sia finito, in altri appare una luce. I nostri protagonisti sono nel bel mezzo di uno scambio di colpi proibiti. Non ho idea di come finirà, tutto potrebbe succedere… dunque taccio e non faccio pronostici.
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Sei sempre gentile, un saluto vero. Salvatore………………..
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Concordo con raggioluminoso: urge passare più spesso per seguire l’evoluzione dell’intrigante racconto…
Ros
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L’intensità di quanto leggo è, indiscutibilmente, di alta levatura. i luoghi e i personaggi che seguimmo fin dagli “albori” si sono sviluppati con armonia e soprattutto con “credibilità” straordinaria.
L’evoluzione di queste vite binarie che, inesorabilmente, convergeranno ci danno la misura (considerando che scrivete all’impronta) dell’addentrarsi e vivere, nelle loro specificità, i drammi passionali dei singoli personaggi.
Fin qui il romanzo come traccia.
Conoscendo il periodo e quindi discettando (storiograficamente parlando) sull’evento “storico” (a braccio sono mancanti due o al massimo tre giorni), ci chiedemmo e chiediamo l’ultimo destino del “compagno Pomarev”.
Avendone seguita l’indole, non lo vedemmo “accettare” per il bene del popolo il silenzio e l’immobilismo (fatta salva l’immunità promessa a tutto il gruppo; immunità dalla quale “ben pochi si salvarono” già nel breve periodo. Le vendette … ),
Tre strade si aprirono ai nostri occhi:
1) L’intervento, solitario, comunque (abbastanza improbabile, non esistono tornaconti);
2) la fuga verso luoghi già pronti alla bisogna (Mitrokin stesso, ne aveva due o tre, che non gli servirono comunque e comunque non era un “Pomarev”) sembra molto arduo;
3) la sua uccisione (E’ morto Einstein, Mao tse Tung, Matrijoska … per cui non vediamo questa prefata immortalità).
Tenemmo, comunque, presente che (un po’ come avvenne con Mr Carrick e Sir Alliston) i co-protagonisti, diventano, quanto mai, protagonisti comprimari.
Il compagno Pomarev ebbe grande parte, tra queste righe. Già, l’odiato e odioso Pomarev che, però, caratterizzò gran parte dei Vostri personaggi.
Ad esempio come l’odioso Lucifero che, però, grazie alla propria presenza, diede vita addirittura ad una fede religiosa.
Vi seguimmo, mia Signora.
Sempre con attenzione e se, sembrammo assenti in scrittura, fummo presenti in lettura.
Grazie per averci donato tanto.
Vi lasciammo le nostre cordialità.
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@ KRIS credo proprio che occorreranno diversi altri capitoli per arrivare alla parola “fine”. Quanti, però, non so.
Mi è piaciuta moltissimo la tua riflessione sul significato di “ferocemente viva”!
ComBacio ^^
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@ BRUM è proprio come dici tu, e questo succede sempre nei momenti in cui la Storia – non la mia – si trova davanti a una svolta, per molti inattesa.
Anch’io non faccio pronostici.
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ahahah. Che non li faccia io… è lecito. Ma se non sai fare pronostici nemmeno tu… siam messi male. 🙂
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@ BRUM molto male! 😛
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@ SALVATORE RIZZI sono sincera, caro Sar.
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@ ROSEMARY3 sono lusingata, Ros!
Un bacio*
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@ NINNI RAIMONDI il vostro intervento mi ripaga ampiamente degli sforzi da me fatti: non pochi e non lievi. Mi fa scordare le risposte degli editori: “dacci tremila euro e faremo di te la nuova Lic… ops il nuovo Wilbur Smith”, della serie “Il gatto e la volpe”.
Questa sera mi fa dimenticare anche neve, freddo e buio, elementi che non amo.
Pomarev…
Secondo me, è in assoluto il personaggio numero uno di questo racconto, e considero assai appropriata la citazione di Lucifero.
Riguardo alle varie ipotesi, vedremo come reagiranno i suoi uomini, quando lui ordinerà l’attacco.
Grazie infinite e radiosità, direttore!
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Racconto che mi ha tenuto sospesa dalla prima all’ultima parola
pieno di colpi di scena..
Sia aver portato a galla seppur in breve il passaggio di Monica
e John Lodge, ricordando il periodo della lettura di Matrioska,
sia di leggere che forse per Monica ci sarà salvezza, malgrado
il male inflitto e quel sentirsi “ferocemente viva” la porti a
combattere…
Altri intrighi in aguato…Chissà…
In attesa Ti lascio un grandissimo abbraccio e buon inizio di settimana!
Michelle
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@ VENTIDIPRIMAVERA ne sono lietissima, chèrie!
Matrioska è sempre nel mio cuore (fra le righe, comunque, appare anche il nome di un altro personaggio da me amato, Phil Weir, ma probabilmente su WordPress egli è non è conosciuto).
Monica combatterà, ma gli intrighi saranno ancora molti.
Un bacione grande, Michelle, e un sorriso per giorni felici * ____________*
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Ricambio la simpatia, Ale.
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@ SALVATORE RIZZI spasibo.
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Oddio, Ale, che puntata, ho ancora l’angoscia! Poi… Monica viene liberata, poverina che sevizie, non le hai descritte ma lì nuda su quel tavolo chissà cosa le hanno praticato? Ce la farà, si metterà in salvo? Lo sapremo, lo saprò.
Un bacio e buona giornata.
annamaria
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@ ANNAMARIA49 non ho descritto le sevizie per non calcare troppo la mano. In ogni caso, l’hanno fatta soffrire non poco.
Un bacio a te, Isabel, e grazie.
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Puntata-bomba, piena zeppa di capovolgimenti di scene, di action e soprattutto di personaggi che reagiscono e non subiscono tutti, come piace a me. Un saluto e alla prossima lettura.
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@ UNIVERS sono felicissima: io a questa storia do tutta me stessa!
Un abbraccio.
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Oh, bene! Sono contento per Monica! Ormai mi è simpatica! 🙂 Speriamo che riesca a mettersi in salvo definitivamente… alla faccia di Pomarev! 😉
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST il tuo augurio è il mio… ma non si può mai sapere… 😛
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