Il piano di Dieter Haller era semplice.
Per la verità, non era nemmeno un piano. Avrebbe suonato il campanello e, se Hans Schweinsteiger si fosse trovato in casa, gli avrebbe aperto; in caso contrario, lo avrebbe aspettato davanti alla porta.
Aveva rintracciato il suo indirizzo già da alcuni giorni, ma aveva preferito attendere prima di agire. Erano trascorsi due anni da quando aveva appreso che Hans, o Marcus come adesso si faceva chiamare, si trovava a Londra, perciò una settimana in più non cambiava le cose.
Non c’era un motivo preciso alla base di quella decisione: piuttosto, molti motivi, alcuni dei quali erano probabilmente inconsci, dato che gli sfuggivano. Il sottile piacere che prova il cacciatore durante l’attesa. Il desiderio di conoscerlo, osservandolo da lontano, in modo da inquadrare la sua personalità. Scoprire come viveva, che gusti aveva. Gli piacevano le donne, i cibi sofisticati, lo champagne. Indossava capi eleganti e calzava scarpe italiane. Era di bell’aspetto, in perfetta forma fisica, sicuro di sé, e affascinante come può esserlo un serpente velenoso.
Disponeva di svariate maschere, che utilizzava a seconda delle circostanze. Nel pub che frequentava si poneva come uno sciocco, con le donne era crudele e nelle trattative con i clienti inflessibile. Era intelligente e privo di scrupoli; ma questo Dieter lo sapeva già dalla sera dell’incidente, quando un camionista ubriaco lo aveva investito. Lo aveva preso dal lato del passeggero, però nell’urto un tubo della benzina si era rotto e staccandosi aveva inondato il collettore di scarico surriscaldato. La Bmw aveva preso fuoco. Dieter era sceso dall’auto in tempo, frastornato tuttavia incolume.
Quella sera Elke Wolff era morta a causa di un’overdose. Dieter sarebbe stato pronto a scommettere la sua vita sul fatto che Elke aveva smesso di drogarsi. Purtroppo, quando aveva individuato in Marcus il colpevole, questi aveva già lasciato la Germania. Ma Dieter era molto paziente.
A Londra aveva scoperto che in qualche maniera strana frequentava una famosa cantante e la ragazza con cui la cantante era legata. Le aveva seguite, ma alla fine si era detto che non contavano nulla per Marcus. Egli amava soltanto se stesso.
Si tolse il cappotto e suonò il campanello per la seconda volta.
Marcus non si trovava in casa.
Comunque, prima o poi, sarebbe arrivato.
A un tratto, la sua mente fu attraversata dal pensiero di Elke Wolff. Rivide il suo viso grazioso, rammentò il suo sorriso, la sua dolcezza ma anche la fermezza di cui era provvista. Riassaporò i baci che si erano scambiati nel piccolo monolocale.
Provò una grande pena.
Poi, come una macchina, cancellò Elke dal cervello.
Per scrupolo, suonò ancora una volta, anche se era improbabile che lui fosse in casa.
La porta si aprì.
Marcus lo scrutò, perplesso. Non lo aveva mai visto prima di allora.
Dieter si rivolse a lui in tedesco. Era meglio non fingere di essere un inglese, perché il suo accento lo avrebbe tradito. “Buona sera.”, disse. “Mi chiamo Dieter Haller e un “amico” comune mi ha indirizzato da lei.”
Marcus socchiuse le palpebre. Quell’uomo alto, dalle spalle ampie e dal volto inespressivo, non poteva essere un tossico. “Quale amico comune?”, gli domandò in tono brusco.
“Il signor Peter Lodge.” Lodge era un avvocato, da anni dedito al vizio, e Dieter lo aveva rintracciato grazie al suo contatto di Scotland Yard.
“Bene.”, disse Marcus, senza invitarlo a entrare. “Cosa posso fare per lei?”
“Lodge mi ha garantito che lei è il migliore, forse caro ma assolutamente affidabile. Ho bisogno di una grossa partita di eroina.”
Marcus lo fissò. Quello sconosciuto non era un drogato, si ripeté… piuttosto, un poliziotto? Ma un poliziotto tedesco non poteva fare niente contro di lui. E allora a cosa era dovuta la sua presenza?
“Una grossa partita. Si può fare.”, dichiarò. “Ma perché le serve? Non mi dica per uso personale, perché non le crederei.”
“La venderò a Berlino.”, rispose Dieter. “Naturalmente a prezzo maggiorato. Ultimamente è diventato quasi impossibile mettere le mani su roba buona, di qualità.”
Questo poteva essere vero, pensò Marcus. Ma non era diventato ricco credendo al primo sconosciuto che incontrava. Inoltre il suo intuito raramente lo aveva ingannato, e più passavano i minuti più cresceva in lui la convinzione che Haller fosse un poliziotto.
Rifletté per qualche secondo, quindi prese una decisione. “Vediamoci qui.”, disse. “Fra una settimana a partire da oggi.” Avrebbe interrogato Lodge e svolto altre ricerche: se si fosse sbagliato sul conto di Haller, gli avrebbe venduto la droga; altrimenti… ci avrebbe pensato al momento.
Fece per chiudere la porta, ma Dieter allungò un piede impedendoglielo.
Marcus fu colto di sorpresa, però si riebbe subito. Dunque, aveva ragione: quello era un maledetto poliziotto! Lo guardò, fingendosi stupito.
“Devo parlarle.”, disse Dieter con calma.
“Mi ha già detto tutto, mi sembra, e io le ho risposto. Non si sta comportando in maniera educata.”
“No.”, disse Dieter e gli sferrò un pugno in pieno viso.
Marcus barcollò, e Dieter lo sospinse nell’appartamento.
Quando furono dentro, si chiuse la porta alle spalle e lo colpì allo stomaco. Marcus si chinò per il dolore, ma un attimo dopo tirò fuori la pistola. Dieter notò che ansimava, però aveva la mano del tutto salda; non tremava minimamente. Anche Dieter era armato, e avrebbe potuto sparargli prima che lo facesse lui, ma non era questo che voleva.
Con un balzo gli fu addosso, lo afferrò per il polso esercitando una forte pressione.
Marcus lasciò cadere l’arma.
Dieter la allontanò con un calcio.
Marcus si scagliò su di lui. Sebbene fosse più basso di statura, era altrettando vigoroso, più giovane e abituato a battersi. A Cannes aveva eliminato quattro persone senza problemi. Prese Dieter per le spalle e lo spinse contro il muro, poi cozzò la sua testa contro quella di Haller. Dieter provò un male atroce. Per un momento gli si offuscò la vista. Marcus gli rifilò una ginocchiata all’inguine. Dieter si piegò in due. Non vide partire il colpo successivo: capì soltanto che gli aveva rotto il naso.
Marcus lo lasciò per andare a recuperare la pistola.
La prese e si girò verso di lui.
Premette il grilletto.
Dieter si scansò con un guizzo disperato. La pallottola lo sfiorò.
Marcus sparò ancora, ma questa volta mancò in pieno il bersaglio.
Dieter si rese conto che non avrebbe sbagliato una terza volta. Si tuffò come un giocatore di rugby e lo trascinò con sé per terra.
La pistola rotolò lontano.
Dieter era tutto indolenzito, respirava a fatica, solamente con la bocca, e aveva la testa in fiamme. Gli passò per la mente il pensiero fugace che era fuori allenamento; da tempo non partecipava più a risse e ormai lavorava praticamente soltanto in ufficio.
Marcus aveva una forza impressionante.
Ebbe rapidamente la meglio nel corpo a corpo e si sistemò a cavalcioni sopra a Dieter, bloccandogli le braccia con le ginocchia. Poi incominciò a strangolarlo.
Intanto, lo fissava con i suoi freddi occhi gialli.
Dieter scorse in quello sguardo il piacere di uccidere.
Marcus si era divertito anche quando aveva costretto Elke a subire l’iniezione; forse si era addirittura eccitato, sebbene non fossero state rinvenute tracce di sperma. Dieter non escludeva che, una volta al sicuro, dopo si fosse masturbato.
Aveva la vista annebbiata e non era più in grado di reagire. Il pensiero di Elke gli diede rabbia, tuttavia non riuscì a trasferire quella rabbia al corpo. Stava per morire. Ciò gli era indifferente.
Però, doveva punire Marcus per quello che aveva fatto a Elke. Diede uno scossone e con uno sforzo inaudito liberò le braccia. Marcus continuava a stringere. Dieter non commise l’errore di cercare di impedirglielo: gli infilò due dita negli occhi. Marcus urlò e allentò la presa.
Dieter lo rovesciò, gli prese la testa e la sbatté contro il pavimento.
Una, due, tre, quattro volte.
Si alzò barcollando.
Provava l’impulso di vomitare, ma prima aveva un compito da svolgere.
Cercò il bagno, lo trovò e si lavò la faccia. Ispezionò i vari armadietti. C’erano spazzolino da denti, tubetto del dentifricio, rasoio, crema da barba, lozioni e profumi assortiti. Forbici, un pettine, lamette di riserva. Dieter si guardò intorno. Era un bagno lussuoso, dotato di ogni comodità. Vasca, box doccia, idromassaggio. In un angolo c’era un ampio armadio. Dieter lo aprì: era vuoto. Corrugò la fronte. Perché un armadio vuoto? Lo esaminò attentamente. Notò che un ripiano era leggermente diverso dagli altri, non perfettamente parallelo ma lievemente obliquo. Tastò con le mani il punto della parete su cui poggiava la parte terminale del ripiano, quindi spinse. C’era un ripostiglio. Conteneva, ordinatamente riposte, siringhe e buste di vario genere e forma. Prese una siringa, controllò il contenuto di alcune buste, che scartò, e infine trovò ciò che cercava. Eroina.
Preparò una dose da cavallo e tornò in soggiorno.
Marcus si stava riprendendo.
“Bene.”, disse Dieter sedendosi vicino a lui. “Adesso ti farò sognare.”
Gli srotolò una manica della camicia e gli iniettò la dose mortale.
Lo fissò e in quegli occhi gialli colse un terrore senza nome.
Bastardo, pensò. Ora sai cos’è la paura. Non si pose il problema di avere infranto la legge: individui come Marcus non meritavano alcuna pietà, e se la giustizia non riusciva a raggiungerli, ebbene esisteva un altro genere di giustizia. Lui, semplicemente, l’aveva applicata.
Poi sentì uno strano rumore, come un mugolio. Proveniva da un’altra stanza. Dieter andò a vedere. Per terra c’era una frusta. Una donna era stesa sul letto con la schiena martoriata; un’altra giaceva al suolo, legata e imbavagliata. Dieter le riconobbe. Non faticò a immaginare quanto era successo.
Liberò Sarah Taverner, quindi indicò Janine Leblanc. “Deve andare subito in ospedale! Anzi, forse sarebbe meglio una clinica privata, opportunamente discreta. Ne conosce qualcuna?”
Sarah lo fissò, perplessa. “Sì, ma perché? E lei chi è? E Marcus?”
“Per l’appunto.”, rispose Dieter. “Sarebbe meglio che nessuno venga a sapere quello che è accaduto qui. Io appartengo alla polizia tedesca. Coraggio: mi aiuti a trasportare quella poveretta. Necessita di cure urgenti.”
Il teatro è stracolmo, il pubblico entusiasta.
Il nuovo cd di Sarah Taverner ha raggiunto il primo posto in tutte le classifiche; è un disco stupendo, e lo merita. Vincerà sicuramente un Grammy Award, e forse più d’uno. Sarah è in forma smagliante: durante il concerto ha dato tutta se stessa, è riuscita a commuovere, a incantare, a sedurre.
Seduta in platea, Janine Leblanc la osserva rapita. Sarah è diventata ancora più brava, ha raggiunto vertici assoluti.
Dopo aver eseguito I love Janine, annuncia un ultimo brano. E’ la canzone che apre il nuovo disco. Sarah non ha mai composto nulla di così straordinario, si dice Janine, pensando a quanto sia bello amarla ed essere da lei riamata. Ormai ha dimenticato le frustate: davvero poca cosa rispetto a ciò che era successo a Berlino. Il suo rapporto con Sarah è tornato quello di un tempo, come quella giornata magica di Bellagio. Sarah si sta rivolgendo al pubblico. Janine la ascolta con attenzione.
“Questa è la storia di una ragazza buona e coraggiosa.” La voce di Sarah si incrina per un attimo. Poi il momento passa. “Si chiamava Elke. A lei è dedicato questo album.”
I LOVE JANINE
GRAZIE PER AVER LETTO QUESTA STORIA
storia magicamente malinconica, grazie per aver tenuto fede alla promessa.
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@ DANIELARANUCCI nei limiti del possibile, cerco sempre di essere fedele alla parola data.
Un sorriso per una serata serena*
E grazie per quel “magicamente” ^^
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Sempre cose che rientrano nel dire e fare del mondo così curioso. Oggi che tutto ottunde, ti diverti a farci partecipi. Saluti da Salvatore.
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@ SALVATORE RIZZI mondo curioso… e cattivo.
Saluti a te, Sar.
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Bellissimo finale. Emozionante e dolce allo stesso tempo. Questo racconto I love Janine mi ha emozionato come la prima volta che l’ho letto su splinder.
Complimenti.
Un grande abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR il tuo è un elogio che mi fa un grandissimo piacere, proprio considerando che avevi già letto “I love Janine” su Splinder.
Un caro abbraccio!
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Mi ero persa un sacco di letture!!! Ho cercato di recuperare. Complimenti – io da Splinder non ricordavo… Un forte abbraccio per te!
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@ RAGGIOLUMINOSO e un grande bacione a te!
Meglio se non ricordavi: così è stata una lettura nuova, e sono lieta che ti sia piaciuta.
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La storia si è conclusa col finale che tutti noi tutti attendevamo. I cattivi devono avere la loro giusta ed inesorabile sorte, come Marcus, che non poteva assolutamente farla franca.
Complimenti davvero per la tua capacità di raccontare in un modo immediato ed efficace, dando i giusti impulsi al racconto dove andavano messi, e le altrettanto giuste pause dove erano più opportune. Hai in te, Alessandra, un indubbio dono nello scrivere in maniera ottimale, che poi hai arricchito con l’esperienza e la tua indubbia sensibilità, pure unite da una grande dose di suspense e di “eros” là dove questo deve esistere!
Ad altre occasioni, ma cherie!
Cesare
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@ CESARE sono davvero lusingata!
La tua considerazione sui cattivi è più che giusta, anche se ciò non vale per Matrioska… va beh, quello è il mio amore 😛
E’ vero: in questa storia erano presenti eros e – spero (ma tu mi conforti in tal senso) – suspense.
Ti aspetto, amico mio.
Bisous ^^
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And now a great standing ovation!
What else? What can I say?
Only a word: extraordinaryyyyy!
Clap, clap, clap………….!!!!!!
^————^
I wish you all the success you deserve, you are a real artist!
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Ciao, ora è troppo tardi, me lo tengo in serbo per quando me lo potrò gustare!
Buonanotte
(e grazie per le dritte sul film; Cate Blanchette per me è una regina.)
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Il sacrificio di Elke ha salvato altre due donne. Così è la vita. Capita.
Un buon finale, tutto sommato, velato da una vena di tristezza.
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Ricambio, Ale!
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Ho iniziato tardi la lettura del racconto ma alla fine ho scoperto che ogni capitolo poteva avere una lettura a se stante perchè completo nelle varie sequenze. Comunque ho scoperto il cattivo e mi piace la fine che ha fatto 🙂
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@ CLE REVERIES thank you a lot, darling!
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LILLO concordo in pieno su Cate.
A presto, cara ^^
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@ BRUMBRU sintesi perfetta… a parte l’elogio, naturalmente.
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Ahahah. Ennò, si prende il pacco. Se la sintesi è seria, lo è anche l’elogio.
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@ BRUM va bene, prendo il pacco 😛
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🙂
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@ SALVATORE RIZZI ciao, Sar!
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@ ILI6 in effetti, ogni capitolo ha uno sviluppo proprio, anche se poi è legato agli altri.
Io adoro la fine che ha fatto 😀
Un caro saluto*
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Mi vergogno ad ammetterlo, ma anch’io ” adoro la fine che ha fatto “,per la serie “chi di spada ferisce di spada perisce” di biblica memoria! 😀
Un salutone e… Buona Serata :-*
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@ CLE REVERIES Gesù non sarebbe d’accordo… ma Marcus era una tale carogna!
Baci.
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Non soltanto Gesù 😦
Per chi nega la guerra non è facile accettare l’idea della morte, ma se si considera Marcus una “bestia immonda” si può,si può! 🙂
… e sì e come ammazzare un serpente velenoso, no?
Hushsh! non facciamolo sentire agli animalisti! 😀
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@ CLE REVERIES già… perché anche i serpenti velenosi hanno la loro funzione 😛
E pure Lucifero 😦
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Senza addentrarci in disquisizioni filosofiche, Marcus se lo meritava. Dieter ha agito secondo la coerenza di chi doveva essere punito. E’ proprio qui sta la tua coerenza, Marcus non poteva essere affidato alla giustizia umana, Il drago poteva essere ucciso soltanto daSan Michele con l’armagiusta per quell’essere mostruoso. Tu ci hai reso l’epilogo di una storia che si è sempre mantenuta sui sentimenti umani genuini i cui personaggi si sono mossi sempre nella loro coerenza. Con estremo garbo ce li hai anche resi genuinamente così, come sono nella tua finzione della realtà. I vizi e le virtù umane le hai descritte andando in profondità. Abbiamo conosciuto personaggi che sono lo specchio della nostra società in cui le immagini che riflette non sempre vengono colte nella loro giusta dimensione. Abbiamo riflettuto sul bene e sul male. Abbiamo guardato negli occhi Lucifero, ce lo hai presentato alla maniera biblica, affascinante e lascivo allo stesso tempo, dalla gentilezza falsa ed affettata, intrisa di pura cattiveria omicida e di vizio altamente perverso e deviato e dallo sguardo che può avere solo il Male. Ed è giusto non nutrire alcuna pietà, lui non sapeva cosa fosse. Era la “malanima” di cui parlavo,in uno dei miei ultimi post, è un’ipocrisia vera e propria chiamarla “buonanima ” ora che non c’è più. Il male procurato non si annulla da solo, Elke non sarà mai dimenticata, è adesso la visione di un angelo che però ha lasciato un vuoto nel cuore del suo uomo. Le ragazze hanno sostenuto un durissimo esame, prova che riconferma i loro veri sentimenti.
Bella storia!
Aspetto la prossima, la desidererei con un inizio meno lungo, però 😀 !
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@ CLE REVERIES che analisi spettacolosa!
Grazie di cuore!
La prossima storia?
Beh, domani c’è la “Lubjanka” 😛
Bacioni*
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Meraviglioso! Bellissimo finale…..
Scusami se non mi dilungo, è stata una giornata difficile, stasera non sono in perfetta forma nemmeno per esserci sul mio bog. Ti abbraccio forte
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@ MARI mi auguro fortemente che non sia successo nulla di grave e che domani tu sia in perfetta forma!
Un bacio grande e grazie*
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Letto e riletto il finale di quest’ultimo capitolo
Marcus ha avuto quello che si meritava per tutte
le sue malefatte..
Splendido romanzo con un lietissimo finale..
Bravissima Tu!!
Un abbraccio cara e buon fine settimana!
Michelle
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Io rimango colpita dal tuo modo di narrare, sei minuta eppure non pedante, riesci a creare attesa, ansia, partecipazione. Non mi piacciono le descrizioni crude e tuttavia riconosco la tua bravura.
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E GRAZIE a te per averla scritta. Grazie a te per essere in rete, continua così, cara, sicuramente avrai un futuro radioso: la tua bravura non può passare inosservata.
Un abbraccio e buon fine settimana.
annamaria
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Magistrale l’ “excipit” di questo tuo racconto scritto, più che in punta di penna, con mano gentile, capace di coinvolgerci con quella dolcezza che sa sgorgare dalla tua femminilità. A conferma del tuo talento, vedo il gran numero di bloggers tuoi lettori e me ne compiaccio con e per te.
Bacio.
grazia
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@ VENTIDIPRIMAVERA a parte la morte della povera Elke, questa volta non sono stata cattiva.
Un bacione e un sorriso, Michelle!
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@ DOMENICA LUISE le descrizioni crude in genere non piacciono nemmeno a me, però in questo caso erano funzionali alla storia.
Ti ringrazio, cara ^^
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@ ANNAMARIA49 sei una vera e preziosa amica, Isabel!
Felice fine settimana a te e un forte abbraccio*
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@ GRAZIAGARDENIA su Splinder i commenti erano molti di più, ma quello che conta è che chi commenta qui ha veramente letto, e ciò per me è bello.
Sono lusingata: tu sei una scrittrice veramente dotata e mi fa molto piacere vederti qui.
Due baci, Grazia ^^
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Un plauso a te e alla tua bravura
Un finale che non ha tradito le aspettative di vedere quel verme di Marcus
ripagato finalmente con la stessa morte che dava agli altri
Grazie ancora
Bacioni
Mistral
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@ OMBREFLESSUOSE il verme ha fatto la fine che meritava.
E Dieter ha avuto la sua giusta vendetta.
Bacioni a te, cara Mistral*
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Un degno finale, in linea con alcune aspettative che covavo negli ultimi tempi e che si erano maturate grazie alla tua innegabile dote di intrattenimento. Però non c’è niente da fare: l’80% della tua produzione letteraria lascia sempre un senso di malinconia. E non è un difetto, intendiamoci. Un saluto.
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Splendido finale! E la… conclusione del finale lo è ancora di più! 😉 Elke in fondo le ha davvero salvate, ed ha perso la vita per questo.
Molto brava! 🙂
http://www.wolfghost.com
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@ UNIVERS per me, il tuo è un grandissimo complimento!
Un caro saluto a te.
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@ WOLFGHOST lo sai, lupo, che non ci avevo fatto caso? Ma è vero! Elke le ha salvate.
Grazie mille, dear wolf 😛
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Ecco perché, stamattina, mi pareva che il mondo fosse migliore! Non per la primavera, ma perché ci siamo liberati di Marcus!
Però la fine di Elke mi è rimasta qui 😦
Buona primavera
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@ LILLOPERCASO che meraviglia il tuo commento! 😛
Baci e buona primavera a te!
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Cara Ale, gli ultimi due capitoli si leggono d’un fiato! la narrazione ha un ritmo cinematografico, oltre al piacere della lettura sembra anche di vedere il film! Sei riuscita a dosare egregiamente tutti gli ingredienti e quasi mi dispiace che sia finito, ma per fortuna la fantasia non ti manca e ci stupirai con altre storie avvincenti…
un forte abbraccio
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@ MARIA D’AMBRA mi hai fortemente emozionata, cara!
Un grande abbraccio.
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