“Tu sei pazzo!”, esclamò Sarah.
“E’ possibile.”, ammise Marcus con un sorriso divertito. “Ma questo non modifica affatto la situazione. I casi sono due: o farai strillare per bene Leblanc oppure lei morirà. E non sto scherzando, te lo assicuro. Ho già ammazzato molte persone e una in più non farà alcuna differenza.”
Sarah lo fissò attonita. Quell’uomo era veramente un malato di mente. Forse lei e Janine avrebbero potuto aggredirlo. In due contro uno avevano delle possibilità: entrambe erano giovani e in superba condizione fisica. A frenarla furono gli inquietanti occhi gialli… gli occhi di una belva feroce, pensò con un brivido. Comunque, non avrebbe mai frustato Janine: era fuori questione. Esitò per un attimo, quindi gli assestò una forte spinta. Non lo spostò di un centimetro.
“Ti spedirò in galera!”, gridò, poi si rivolse a Janine: “Andiamocene, tesoro.”
Marcus tirò fuori una pistola da una tasca della giacca e la puntò su Janine. “La ucciderò. Puoi scommetterci tutto quello che vuoi. Ma, se eseguirai i miei ordini, potrà uscire da questa casa illesa.” Rise. “Beh, non precisamente illesa, però viva. E’ questo che conta, no?”
A Sarah Marcus era parso un uomo infido, però intelligente. Possibile che non si rendesse conto che, non appena fossero uscite da lì, lo avrebbero denunciato? Evidentemente era afflitto da mania di onnipotenza o magari contava sul fatto che lei avrebbe lasciato perdere, a causa dei suoi trascorsi. Nel suo album trattava esplicitamente temi legati alla droga, ma un conto era il testo di una canzone, altro ammettere davanti a un poliziotto di averla assunta. Però, se questo era il suo ragionamento, era sbagliato.
Janine tremava. “Forse sarebbe meglio fare come dice.”
Sarah la guardò, incredula. D’altro canto, quali alternative avevano? Rimpianse di aver accettato l’invito di quel folle, ma come avrebbe potuto immaginare un simile delirio? Mitigò il tono della voce. “Sii ragionevole, ti prego.”
Marcus aggrottò la fronte. “Sto per perdere la pazienza.”
Dal soggiorno, assolutamente incongrue, provenivano le note di I love Janine. Sarah fece un sorriso amaro al pensiero che quel disco parlava d’amore.
A malincuore, disse: “E se la frustassi, dopo ci lasceresti andare?”
“Lo giuro.”
Sarah non era ancora convinta.
Poi vide che Marcus incominciava a premere il grilletto.
“D’accordo! D’accordo. Ma metti via quell’arma, per favore.”
Marcus fissò i suoi occhi gialli su di lei. “Stai molto attenta. Ora rimetto in tasca la pistola, ma mi bastano tre secondi per estrarla di nuovo e spararle.”
“Ma perché? Cosa ti ho fatto?” Janine era terrorizzata.
Lui la ignorò e guardò invece Sarah. “Sei una donna vigorosa.”, affermò esaminandola con attenzione. “Perciò da te mi aspetto delle scudisciate altrettanto vigorose. Non provare nemmeno a pensare di fare la furba, me ne accorgerei subito e le conseguenze sarebbero tragiche. Bene, signore: adesso seguitemi.”
Le guidò in una camera da letto arredata in modo moderno, in linea con il soggiorno. Marcus guardò Janine. “Spogliati.”, disse. “Puoi tenere reggiseno e slip. Tutto il resto via.”
Janine era pallida come uno straccio. Obbedì meccanicamente. Nonostante i suoi trascorsi sportivi il dolore fisico la spaventava; inoltre temeva che Marcus non mantenesse i patti. Mentre si toglieva gli indumenti, ripeté a se stessa la domanda che gli aveva posto inutilmente: cosa aveva fatto di male? Niente! E allora perché avrebbe dovuto subire quel supplizio? Non trovò una risposta.
Quando si fu svestita, Marcus le indicò il letto. Era a due piazze, posto in fondo alla stanza, di fronte a un armadio a muro. Le lenzuola dovevano essere state cambiate di recente: emanavano un profumo gradevole ed erano stirate perfettamente. “Stenditi.” Janine obbedì, mettendosi a pancia in giù. Marcus le legò i polsi alla testiera, quindi consegnò la frusta a Sarah. “Procedi.”
Sarah fissò lo scudiscio, angosciata. Sebbene sapesse di non avere scelta, tutto il suo essere si ribellava all’idea di fare del male a Janine. Era un corpo che amava, che in lei evocava piacere, passione, dolcezza: come avrebbe potuto straziarlo? E in seguito questo non avrebbe forse influito sui loro rapporti? Sarebbe stata come un’ombra cupa destinata ad aleggiare per sempre fra loro. Un ricordo disgustoso, impossibile da cancellare.
Marcus si portò vicino al letto. “Cinquanta frustate.”, specificò. “Le prime trenta sulla schiena, le altre sulle gambe.”
“Ma così morirà!”, protestò Sarah esterrefatta.
“Non credo.”, ribatté lui. “E una donna atletica. E comunque se le merita tutte! Ad ogni modo, l’alternativa è una morte certa. Forza, comincia!”
Sarah scosse la testa, stolidamente. “Non posso. Non ci riesco.” Lasciò cadere la frusta.
“Raccoglila immediatamente!”, sibilò Marcus.
“Ti prego, Sarie, fai quello che ti dice.” Janine capiva il suo conflitto interiore, ma non esistevano alternative: doveva frustarla.
Sarah si chinò e riprese lo scudiscio. Lo saggiò, flettendolo nell’aria, poi vibrò la prima frustata. Fu talmente debole che Janine non emise il minimo gemito.
Marcus parlò con voce gelida. “Ascoltami bene, Taverner: se la seconda frustata sarà simile a questa, interromperò il nostro gioco. A quel punto, sai bene cosa succederà.”
Sarah lo fissò con odio. “Sei una schifosa carogna!”.
L’uomo non si degnò di ribattere.
Sarah calò con forza la frusta.
Janine urlò.
Dieter Haller si era procurato una pistola a Soho. Era una vecchia Browning nove millimetri e l’aveva pagata il doppio di quanto valeva. In ogni caso, andava più che bene.
Raggiunse lo stabile a piedi. Imbruniva e si stavano accendendo le prime luci. Dieter si strinse nel cappotto; spirava un forte vento di tramontana.
Fece per aprire la porta, ma era chiusa.
Per entrare occorreva possedere la chiave oppure suonare al citofono.
Esaminò i nomi degli inquilini e provò con una certa signora Thompson. Nessuno rispose. Passò a Valance con lo stesso esito. Al terzo tentativo, il signor Graeves gli domandò cosa voleva. L’inglese di Dieter era buono, tuttavia l’accento era inconfondibilmente tedesco.
Graeves non aveva un buon carattere. Lo mandò al diavolo.
Dieter perse la pazienza.
Si guardò attorno e vide che in quel momento non c’era nessuno.
Forzò la serratura ed entrò.
Salì a piedi, fermandosi a ogni piano per controllare le targhette. Sapeva che non doveva cercare Hans Schweinsteiger, bensì Marcus Thomas. Sapeva molte altre cose. Quando Hans Schweinsteiger aveva lasciato la Germania, si era inizialmente recato in Austria, quindi in Italia e infine in Francia. Poi era sembrato svanire nel nulla, come un fantasma.
Se Dieter avesse potuto occuparsene a tempo pieno e in via uficiale non avrebbe avuto problemi a trovarlo. Ma era costretto a indagare durante le ore libere dal lavoro, che con il progredire della carriera erano sempre meno, e senza alcun aiuto da parte dei colleghi. Era una faccenda privata che riguardava lui solo. Per questo aveva perso le sue tracce a Cannes, dove Hans probabilmente aveva ucciso quattro balordi.
Due anni dopo, però, un vecchio amico che apparteneva a Scotland Yard lo aveva informato che Hans si era trasferito a Londra e che prosperava negli affari.
Dieter aveva atteso altri due anni, poi si era preso una vacanza.
E adesso era soltanto questione di minuti.
Alla quinta scudisciata Janine desiderò ardentemente di perdere i sensi. Si morse la lingua per non implorare pietà. Era una situazione grottesca e paradossale. Sarah la stava frustando contro la sua volontà e lei non poteva supplicarla di smettere perché, se ciò fosse avvenuto, sarebbe morta. Le due sferzate successive furono meno forti, ma Marcus se ne avvide e dichiarò che quello era il suo ultimo avvertimento.
L’ottava le sembrò di una violenza inaudita. Janine incominciò a pensare che, in un caso o nell’altro, non sarebbe sopravvissuta. Cinquanta frustate assestate con forza potevano uccidere una persona, e lei stava già impazzendo per il dolore.
Cercò invano di estraniarsi, di portare la mente altrove, lontana dal corpo. Stando a quanto affermava uno scrittore di cui non ricordava il nome, era un buon metodo per ignorare la sofferenza: peccato che funzionasse soltanto nei romanzi d’avventura. A ogni nuova frustata il dolore diventava sempre più devastante. Si sentì soffocare dal panico.
Alla dodicesima, non riuscì più a trattenersi. “Sarie, ti prego, basta! Non ce la faccio più. Preferisco morire.”
Sarah si fermò. La tentazione di gettare la frusta era fortissima, ma sarebbe stato un grave errore. Lanciò un’occhiata a Marcus e quello che vide la disgustò. Era visibilmente eccitato. Aveva una mano nei pantaloni, probabilmente si stava masturbando. Distolse lo sguardo e sfogò la sua rabbia imprimendo tutta la potenza fisica che aveva nella nuova scudisciata. Era come se in quel momento non ragionasse più.
L’urlo disperato di Janine le straziò il cuore.
Si accasciò sui talloni, incapace di proseguire.
Elke era uscita dal negozio ansiosa di incontrare Dieter. Da un lato, era ancora spaventata perché sapeva che l’uomo dagli occhi gialli era spietato, e lei aveva osato sfidarlo; da quell’altro, desiderava essere baciata, accarezzata, amata. Si sarebbero visti dopo cena. Aveva preparato una torta per lui. L’avrebbero mangiata, avrebbero chiacchierato allegramente, tenendosi per mano, e poi sarebbero andati a letto assieme. Non vedeva l’ora.
Mentre camminava, diretta a casa, decise di non parlargli dell’incontro di quella mattina. In fondo, era una sciocca a preoccuparsi. Dieter aveva già molti problemi, infiniti casi da risolvere, era inutile angustiarlo. Hans Schweinsteiger non le aveva forse detto che stava per lasciare la Germania? Sicuramente aveva già venduto quella partita di droga, perciò non avrebbe più pensato a lei.
Scacciò dalla mente Hans per riportare la sua attenzione su Dieter. Elke non aveva mai amato prima di allora e, malgrado fosse di indole fredda, anche lui la amava. Le piaceva fantasticare, immaginando stupendi scenari che contemplavano una graziosa casetta provvista di un bel giardino, lei, Dieter e due bambini, un maschietto e una femminuccia. E poco importava se sarebbero rimasti solo sogni; ciò che contava era il presente che la vedeva felice. E poi perché porre limiti ai propri desideri? Una sera Dieter aveva fatto vaghi accenni al loro futuro, pertanto era possibile che le sue aspettative si avverassero.
Non nevicava più e anche la pioggia aveva smesso di cadere, però le strade erano tutte bagnate. Elke camminava in fretta, dato che faceva molto freddo.
Arrivò davanti al portone e frugò nella borsetta per cercare la chiave.
La infilò nella serratura.
Entrò nell’atrio.
Una mano si posò sulle sue spalle.
Il viso di Elke si illuminò di gioia. Dieter le aveva fatto una sorpresa ed era arrivato in anticipo. Non c’era granché in frigorifero, si disse preoccupata. Beh, se la sarebbe cavata con un buon piatto di salsicce e patate. Senza contare la torta.
“Buona sera, fraulein.”
Ma quella voce non apparteneva a Dieter.
La storia si fa drammatica come la situazione di Janine e Sarah ma in particolare perl Elke alle prese con il Marcus versione tedesca.
Come finiranno le due storie? Tragicamente oppure no? Nel mentre Dieter sta irrompendo sulla scena. Perché cerca Marcus?
Sei riuscita abilmente a ricreare quel clima di fosca ma chiara letterariamente atmosfera che preludono a eventi tragici.
Il dilemma di Sarah, il terrore di Janine e di Elke, la cattiveria di Marcus, il freddo cinismo di Dieter. Tutto questo in questa ottima puntata in attesa della prossima.
Un grande abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR che bel commento, caro amico!
Hai inquadrato perfettamente questa puntata, attraverso i vari temi di cui essa è composta.
Grande è il mio abbraccio e grande è il mio grazie ^^
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Confido nell’intervento “dell’angelo”….che brividi! Che orrore! A Marcus una pallottola in fronte gliela avrei piazzata volentieri!
Sei grandiosa! Un bacionissimo!
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@ MARI speriamo che sia così, cara!
Ormai mancano soltanto due puntate e poi sapremo tutto.
Ti ringrazio*
Un bacionissimo ricambiato dalla TUA strega*
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Ed ecco svelato l’anello di congiunzione dei due rami del romanzo 😉 O meglio… quasi svelato, resta da chiarire come mai Dieter conoscesse già Marcus… ma credo che ormai lo abbiano indovinato tutti 😉
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST a questo punto, credo proprio di sì, caro lupo.
D’altro canto, siamo quasi alla fine di questa storia.
Baci lupeschi 😛
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Capitolo pieno di tensione, con un Marcus spietatamente crudele e sadico, ed una Sarah costretta a frustare a sangue una Janine vittima della crudeltà di un Marcus, che sento sicuramente, per un qualche intervento impensato, non concluderà la sua opera nefanda. Qui ci sarà il colpo da “maestra” che tu saprai sicuramente escogitare per risolvere la querstione.
In quanto ad Elke, sorpresa finale con l’intervento alle spalle di chi? … Alla prossima puntata!
Cesare
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Ci siamo, siamo arrivati alla fine, è iniziato il supplizio per le due ragazze e l’incontro di Dieter con l’uomo dagli occhi gialli e dalla grande abilità con la frusta sconfitto in una notte buia in Germania e causa di..?… Elke.
Conoscendoti ormai c’è da aspettare l’arrivo della “cavalleria”.
Il patos c’è, tu sei abile maestra in questo. Ritmo, parole, scene, stati d’animo, sguardi tutto ci ha reso possibile una ipotesi di finale: tragico o lieto?- io non voglio pronunciarmi! 😉
Aspetto 😀
Un abbraccio
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Le strade confluiscono in una… in cui Marcus conferma di essere quello che sapevamo fosse. Pare che alla fine ci sia giustizia, a questo mondo.
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La capacità descrittiva è innegabile, il contesto storico pure. Inoltre, riesci sempre a coinvolgere chi legge….etc…etc,,,Un saluto da Sar…
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Un affettuoso saluto, carissima… Problemi di salute e familiari mi hanno tenuta lontana da voi…
Ros
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@ CESARE a due puntate dalla fine, devo tenere la bocca ben chiusa 😛
Grazie e a presto!
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Alessandra, ti seguo sempre…
Un episodio spietato
Baci
Mistral
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@ CLE REVERIES e io, per ovvi motivi, non proferisco parola.
La cavalleria? Speriamo.
Un bacio grande unito al mio più sentito ringraziamento*
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@ BRUMBRU non sempre, caro amico. Non sempre.
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Forse. Ma prima o poi tutto si compensa. Mi piace pensarla così.
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Forse siamo noi a dare per scontato che vadano bene…e quando accade non gli diamo troppo peso. Invece se vanno male… bruciano, e ce ne ricordiamo.
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@ BRUMBRU beh, anche a me piace pensarla così…
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@ SALVATORE RIZZI ti ringrazio, Sar.
Un salutone a te ^^
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@ ROSEMARY3 spero che adesso tutto sia ok, carissima!
Un bacione*
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@ OMBREFLESSUOSE decisamente spietato, Mistral.
E non è ancora finita…
Abbraccio.
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Con i brividi ancora sulla pelle…. rileggo questo episodio con la voglia sempre più crescente di far fuori Marcus!
E allora un abbraccio mi ci vuole proprio! Baci
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Ricambio…………………Sar………
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@ MARI avrei anch’io quel desiderio…
Quattro baci****
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@ SALVATORE RIZZI buona giornata ^^
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Se penso a Marcus
si muove in me l’istinto omicida
Ma per fortuna…..
E si ricordo bene carissima
e non voglio assolutamente sbilanciarmi…
Un abbraccio e buon proseguo di settimana!
Michelle
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Sto rileggendo con infinito piacere una storia che già in passato mi aveva entusiasmato, le sequenze sono coinvolgenti: pare di assistere ad un film. Povera Janine, povera Elke… il seguito non lo ricordo: ho una memoria labile.
Buon 8 marzo, cara Ale.
un abbraccio
annamaria
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O. T. (?)
8 Marzo, una ricorrenza e il ricordo di tutte le Janine, le Sarah, le Elke e tutte le donne che vengono discriminate, usate e abusate solo perchè ‘femmine’.
Meritano una riflessione e un accurato pensiero!
Una mimosa e tanti sorrisi. 🙂
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@ VENTIDIPRIMAVERA sono certa che ricordi benissimo, chèrie.
Non mi sbilancio nemmeno io…
Un bacio grande*
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@ ANNAMARIA49 otto marzo… l’otto marzo del 2006 aprii il mio blog su Splinder. All’inizio fu solo un gioco. Mai avrei immaginato di perseverare per ben sette anni!
“La memoria labile” ti permetterà di leggere le ultime due puntate in un clima – spero – di suspance.
Un abbraccio, amica mia, e grazie ^^
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@ CLE REVERIES condivido al massimo!
Mimosa e sorrisi anche a te 🙂
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Bellissimo capitolo! si va a ruota libera verso la fine e gli ingredienti per entusiasmare il lettore ci sono tutti!
un abbraccio
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@ MARIA D’AMBRA grazie, carissima!
Un bacione.
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Speravo che ‘arrivassero i nostri’, ma devo pazientare….!!
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@ LILLOPERCASO non per molto, credo 😛
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Puntata comunque chiave, che rimescola un po’ di vicende e intreccia attenzione con alcuni personaggi ben marcati. Sarah deve comunque decidersi, il tempo a volte stringe. Un saluto.
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@ UNIVERS soprattutto in questo caso!
Ciao.
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