Quando Nadiya le spezzò il dito, Monica urlò per il dolore e per la sorpresa.
Era stato un gesto totalmente inaspettato. Un istante prima, stavano pianificando la vita della russa in America. Nadiya poneva domande e Squire rispondeva. Entrambe erano rilassate e sorridenti. Nadiya aveva lavorato in Germania e in Austria. Non amava i tedeschi. Si dimostravano sprezzanti nei confronti dei popoli dell’est, malgrado avessero perso la guerra contro l’Unione Sovietica e il muro di Berlino fosse crollato da pochi mesi. “Da noi la gente è più aperta e cordiale.”, l’aveva rassicurata Monica. “E il cibo è migliore. Abbiamo le più grandi bistecche del mondo!” Le aveva accarezzato una mano.
Poi era squillato il telefono. Nadiya aveva ascoltato in silenzio, con aria cupa, quindi aveva riagganciato.
Si era girata verso Monica. “Grida!”
“Perché?”, chiese stupita l’americana.
“Non c’è tempo per le spiegazioni. Grida!”
Monica tervigersò un momento di troppo. Nadiya, spazientita, le afferrò un braccio, lo immobilizzò e le ruppe il dito.
Monica finalmente gridò.
La russa la sospinse verso la porta. Spalancò l’uscio e si rivolse all’uomo di guardia. “La prigioniera mentiva. Mentiva spudoratamente. Continuava a mentire. Ho pensato che meritasse una lezione, ma forse ho esagerato. Avrei potuto prenderla a schiaffi o a pugni, e sarebbe stato meglio. Anche un ferro rovente sulla lingua andava bene, perché non lascia tracce. Invece ho sbagliato, le ho spezzato un dito e adesso temo che il compagno presidente non me la farà passare liscia. La porto subito in infermeria.”
L’agente del KGB annuì e Nadiya si trascinò dietro Monica.
Percorsero un lungo corridoio. Alla fine del corridoio c’era una scala. Salirono due rampe. Monica gemeva. Era sconcertata e impaurita; non riusciva a comprendere il motivo di quel gesto violento. Che Nadiya avesse sempre finto? Si sentiva di escluderlo. Ma allora perché una simile violenza? Camminava piano e Nadiya la spinse rudemente. Monica avrebbe voluto reagire, scagliarsi addosso alla russa, ma sapeva che ne sarebbe uscita distrutta. Non era più la Monica Squire di un tempo – l’addestramento cui l’aveva sottoposta Susan Cooper ne era una chiara dimostrazione – e anche se lo fosse stata, non aveva alcuna chance con quella donna forte e atletica. Attraversarono un nuovo corridoio. Squire distinse la parola “infermeria” su una porta, ma Nadiya non si fermò. La condusse giù per un’altra scala. Aveva un’espressione fredda e impenetrabile, molto diversa dal solito. Squire continuava a non capire. Si lasciò cadere a terra, ansante. “Sto male!”, esclamò.
Nadiya le rivolse uno sguardo duro. “Stringi i denti. Più tardi, ti medicherò. Mi dispiace, però non mi hai dato alternative.”
“In che senso?”
“Il maggiore Pomarev del Gruppo Alpha è qui. Ed è qui per sequestrarti e ucciderti!”
In seguito, Monica Squire si sarebbe domandata se Nadiya non fosse di origini tartare. Non aveva i lineamenti classici di una russa. Le piaceva infliggere sofferenza e adorava subirla. Era stato proprio necessario spaccarle un dito, quando sarebbe stata sufficiente una breve spiegazione? I tartari erano noti per essere crudeli, però questa poteva essere una leggenda. D’altro canto, la crudeltà di Nadiya forse le avrebbe salvato la vita. Secondo Squire, era un’ipotesi alquanto remota. Se ciò, comunque, si fosse verificato, l’avrebbe ospitata per almeno sei mesi nella sua casa, vicino a Langley; non era affatto un’eventualità sgradevole, anzi: i mesi sarebbero potuti diventare otto.
Miloslav Pomarev squadrò con disgusto l’agente di guardia. “Un trucco! Un volgare trucco!”
L’altro scosse il capo. “No, compagno maggiore. L’americana era sconvolta. Piangeva. Conosco bene il carattere del tenente Nadiya Nicolajevna Drosdova. L’ha strapazzata a dovere.”
“Idiota.”, mormorò Pomarev.
Alla Lubjanka, non aveva la facoltà di impartire ordini, altrimenti avrebbe fatto bloccare tutte le uscite. Sebbene fosse certo che era inutile, mandò uno dei suoi uomini in infermeria; all’altro disse di scendere all’ingresso principale.
Con calma si recò a sua volta nel corridoio dell’infermeria, lanciò uno sguardo al sottoposto, alzò le spalle e gli fece cenno di seguirlo. Prese le stesse scale che avevano visto i passi delle due donne. In fondo, si trovò davanti a una porta, presidiata da quattro agenti della seconda direzione centrale. “Sono il maggiore Pomarev.”, dichiarò. Poi li interrogò con arroganza. Sì, Drosdova era appena uscita con una prigioniera inglese – o forse era americana, oppure francese; in effetti, l’aspetto ricordava una francese – dietro autorizzazione del compagno presidente Kryuchkov.
“Vi ha mostrato un documento scritto, debitamente firmato?”
“No, compagno maggiore.”
“Bravi.” Il sarcasmo era sottinteso. Pomarev uscì all’aperto e si guardò attorno.
Seguì l’istinto.
A circa due chilometri dal palazzo della Lubjanka c’è una chiesa ortodossa, la cattedrale di San Basilio.
Fu Vladimir I di Kiev a scegliere per la Russia il credo ortodosso, dopo aver scartato la religione musulmana in quanto proibiva l’assunzione di alcolici e di carne di maiale, quella ebraica poiché gli ebrei erano stati abbandonati da Dio e la confessione cristiana a causa delle cupe chiese tedesche che infondevano un senso di tristezza e di disagio. Al contrario, Costantinopoli era un sogno. E’ probabile che più realisticamente Vladimir intendesse rafforzare i suoi rapporti con l’impero bizantino. Ciò che conta è che, nonostante il comunismo, il popolo russo è profondamente religioso. E se Nadiya credeva in Dio avrebbe pensato di ripararsi in una chiesa.
Pomarev era convinto che fosse un rifugio ideale. Benché fosse ateo e avesse fede soltanto in se stesso e nell’Unione Sovietica, era il posto che anche lui avrebbe scelto, qualora fosse stato un fuggiasco e non un uomo potente. Lasciò l’auto e si avviò a piedi in quella direzione.
Non era necessario mettersi a correre. I casi erano due: o aveva torto o aveva ragione; comunque fosse, in entrambe le circostanze, la fretta era inutile.
Vista dall’esterno, la cattedrale, che fu fatta erigere da Ivan il Terribile dopo la conquista di Kazan, ha un aspetto sensazionale con le sue alte cupole dai colori sgargianti. Il maggiore del Gruppo Alpha si rifiutò di pagare l’ingresso ed entrò nel luogo di culto. Avrebbe potuto interrogare il monaco che riscuoteva gli oboli, però non si fidava di lui: avrebbe protetto le donne. I preti parteggiavano sempre per i più deboli.
Pomarev ignorò i disegni floreali seicenteschi che ricoprono le pareti e le volte e scrutò con attenzione ogni angolo, ma senza vedere anima viva. Perlustrò le otto cappelle – otto come gli attacchi alla fortezza di Kazan, ricordava. Le quattro più grandi sono di forma ottagonale, le altre quattro sono quadrate. Apparentemente priva di simmetria, in realtà la disposizione di tali cappelle risponde a una logica precisa.
Il maggiore continuò a ispezionare con cura quel vasto ambiente.
La chiesa sembrava deserta. Pomarev era sul punto di andarsene, quando udì un gemito. Il gemito di un credente che confessa i propri peccati? Un gemito di paura? Un gemito di dolore? Il ricordo di una persona amata? Oppure l’angoscia di una cekista?
Avanzò di qualche passo e scorse due figure femminili. Erano nascoste in una nona cappella, di cui non era a conoscenza; era stata aggiunta in epoca successiva alla costruzione dell’edificio per raccogliere le spoglie del santo.
Fu Nadiya ad accorgersi per prima della presenza di Pomarev.
Erano avvolte nella semioscurità e forse potevano contare sulla sacralità della cattedrale. Su questo, tuttavia, era scettica. In ogni caso, sperava che lui non le notasse. Lo guardò camminare, esplorare; poi le sembrò che stesse per uscire.
Sospirò di sollievo.
Monica si lasciò sfuggire un gemito.
Nadiya trattenne il respiro.
Pomarev tornò sui suoi passi… e le vide.
Assunse un’aria trionfante.
La russa lanciò uno sguardo di fuoco a Squire. Alla faccia del mito che circondava gli agenti della CIA!
Monica scosse il capo desolata. Era umiliata per la propria inettitudine. Alle loro spalle non avevano vie di fuga, constatò Nadiya; ed erano due donne, una delle quali menomata, contro due uomini. Lei era disarmata, in parte perché con Squire non servivano armi, in parte perché – a voler pensar male – nei momenti in cui l’americana la dominava sessualmente avrebbe potuto farsi venire in mente strane idee. Meglio evitare inutili tentazioni.
Se i due non fossero stati del Gruppo Alpha, si sarebbe battuta a mani nude, li avrebbe affrontati da sola; in palestra, aveva steso più di un maschio. Ma il livello di efficienza che da sempre contraddistingue chi appartiene a quel formidabile reparto speciale è semplicemente leggendario.
Si alzò. “D’accordo.”, disse. “Ci arrendiamo.”
Miloslav Pomarev la osservò, soddisfatto; quindi, spostò i freddi occhi chiari su Squire. “La cekista verrà con me. Tenente Drosdova, lei è in arresto per alto tradimento.” Si rivolse al suo aiutante che aveva estratto una pistola. “Non occorre. Deponi quell’arma.” Sorrise ironicamente. “In fondo, ci troviamo in una chiesa.”
Si diressero verso l’uscita.
Nessuno dei quattro si aspettava quello che sarebbe accaduto un minuto più tardi.
Meandri, neppure tanto segreti delle immonde cose fatte dai regimi autoritari e non solo, compreso il disprezzo verso il genere femminile…etc. Sempre descrittivamente, brava con inerenze storiche. Saluti da Salvatore.
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Tu lo sai che adoro questo capitolo vero?
Splendido il “cuscinetto” sulla chiesa ortodossa. Stai come lavorando sul tuo talento. Cresci sempre. Brava,
Chissà se Nadija prova più piacere nell’infliggere dolore o quando è lei stessa la vittima. E chissà come diavolo fa Monica a trasformare ogni volta in forza le sue debolezze.
Questa volta niente bacio. Una carezza sulle mani e…tranquilla non ti spezzo nessun dito!
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Magnifico racconto, splendidi accenni intrecciati fra cultura e
arte, cornice di una storia sempre più interessante, ricca di
risvolti…
Con l’intento di fuggire da Pomarev ecco che si ritrovano
nelle sue mani…
Bravissima cara, credimi riesci sempre a sorprendermi, non manchi
mai di dare colori e sequenze inaspettate, portando la voglia di
leggere con attenzione ogni cosa che scrivi!
Un abraccio e buona domenica
Michelle
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Una bellissima puntata piena si emozioni e ricca di particolari, scritta col tuo solito stile stimolante e fluido.
Monica è proprio il fantasma di se stessa, incapace di resistere al dolore e dotata di orgoglio sempre più umiliato.
Ci lasci col fiato in sospeso perché non sappiamo cosa succederà appena fuori dalla chiesa.
Anticipi come un maestro del thriller che ci sarà una mossa a sorpresa, così anche se uno volesse seguirti è costretto dalla curiosità ad aspettare la prossima puntata.
Quindi cosa ci riserverai?
Un grande abbraccio
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@ SALVATORE RIZZI per correttezza includo nel novero anche americani, inglesi, francesi e italiani. Infatti, tu hai scritto giustamente “non solo”.
Grazie, caro Salvatore.
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@ KRIS adesso lo so ^^
Sto lavorando, questo è certo, ignoro se su un ipotetico talento o su cos’altro; comunque, se per scrivere un racconto impiego mediamente quindici-venti minuti, per preparare un capitolo della “Lubjanka” ci metto secoli!
Ricambio la carezza e ti ringrazio per non avermi spezzato un dito 😛
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@ VENTIDIPRIMAVERA cara Michelle, tento sempre di offrire un quadro vasto, sia esso politico, storico o, come in questo caso, legato all’arte e alla religione. A mio parere, è questo – fra le altre cose – che distingue una buona storia da un libro di Licia Troisi 😀
Naturalmente, non sta a me dire se la mia storia abbia un reale valore.
Grazie, chèrie. Bisous*
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@ NEWWHITEBEAR povera Monica!
Ricorda, però, cio che accadde in “Matrioska”…
Lì, Squire si riscattò alla grande.
E’ una donna particolare, talvolta debole, ma talvolta anche molto forte.
Fuori dalla chiesa succederà che… 🙂
Ti ringrazio! Un caro abbraccio.
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Vorrei già “essere in minuto più tardi”!
…che dolore però!
Fantastica, sei fantastica! e non dimenticare che sto leggendo anche Alex Alliston, che uomo!….e mi perdo nelle tue letture…..
Baci…..baci….baci!
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@ MARI é un perdersi che mi rende felice, Marina 🙂
Bacissimi * __________*
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Capitolo tra i più belli, scritto con ottima cura dei particolari. Ricco di intervalli culturali inseriti come se fossimo realmente lì accompagnati da una guida molto preparata.
La storia scorre velocemente, il capitolo precedente così carico di patos, ci aveva lasciato una curiosità pressante che qui viene parzialmente soddisfatta caricandoci di nuove incertezze ed aspettative.
Perciò non ci resta che attendere 😉
Un abbraccio e auguri per il tuo pc 😀
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ma che noia, mai uno sbaffo, un errore, una dimenticanza, una ripetizione. AHHHH, che nervi! Però brava sei brava, non c’è che dire. Ma un difetto devo pur trovarlo…..ci sono, hai un pedicello sul naso. No? Eh ma allora…….
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Vero! Saluti sempre convinti, da Salvatore.
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Oltre agli excursus storici, anche quelli di storia dell’arte. Allora ditelooo!!!
Eppure sempre con quella asciutta sobrietà, senza leziosaggini, che tanto apprezzo nei tuoi scritti. Detto ciò é sorprendente il capovolgimento di fronti. La Nadya così sottomessa, di fronte al pericolo imminente ritorna ad essere ciò che era. Una perfetta macchina da guerra. Ah l’amore. Come riesce a trasformare l’agnello in leone. Monica, invece sente improvviso il peso degli anni e delle battaglie sostenute, ma si affida d’istinto a quella che forse potrà prolungarle la permanenza moscovita.
La iena si comporta da tele. Annusa la traccia e si lancia sulla preda; sembra guidato da un radar.
Eppure … qualcosa mi dice che come sempre tra il dire e il fare …
Un capitolo che sembra un’infilata di scale degna di una toccata e fuga di Bach
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Senti cara io ho riletto. Tu sei strepitosa altroché. Qui dobbiamo fare qualcosa. Davvero! Ma può un talento come il tuo restare in una nicchia per eletti? Può??? Dico può?????
Un bacio pieno di trasporto ma anche un po’ incazzato, con qualche attimo leggermente violento. Solo leggermente eh… I beg your pardon darling.
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@ CLE REVERIES il pc è assai lento e tende a “imballarsi” troppo spesso, comunque va meglio. Grazie.
E grazie soprattutto per le belle parole che mi hai dedicato.
Due bacioni ^^
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@ SUZIEQ le tette piccole, grrr 😀
Si può dire “tette”? 😦
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@ SALVATORE RIZZI good evening, Sar.
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@ CAPEHORN ed ecco uno dei tuoi mitici commenti! Te l’ho già detto: non succederà – come lo scudetto alla Roma – ma se dovesse succedere… 🙂
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Se dovesse succedere????
🙂
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@ CAPEHORN suvvia! Introduzione 😀
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Ah bhè … allora
🙂
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@ CAPEHORN si, però è come la Roma 😦
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Una botta di vita … 🙂
Dai che se non é per quest’anno, sarà per il prossimo 🙂
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@ CAPEHORN no. Presto chiuderò anche il blog. Non ho più fiducia.
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Pur rispettando le tue idee, se permetti, dissento.
Dissento per una serie di ragioni:
Se la perdita di fiducia, riguarda le tue capacità, cosa che ciascuno di noi prova in particolari momenti della propria vita personale é bene ricercarne i motivi e rimediare. Sei tu che vivi ogni momento con te stessa e di te di devi fidare e affidare. Poi per voler bene, bisogna volersi bene e avere fiducia nelle prorpie capacità.
Se il problema di fiducia sta negli altri, credo che già in questo piccolo mondo hai provato chi mantiene intatta o quasi quel sentimento: tuo negli altrui confronti e viceversa.
Quindi la risposta é implicita. Spinge a non mollare.
Se ritieni che invece tu di debba fermare e fare il punto della situazione, sgombrare il campo per continuare meglio ciò che si è iniziato, azzerare ciò che si é intrapreso o voltare completamente pagina, non é solo un tuo diritto, ma anche un dovere che hai nei tuoi confronti.
Questi sono periodi che bisogna ascoltare molto la ragione, più che il sentimento, se vogliamo fare un paragone marittimo per molti sei una vela all’orizzonte prossimo. Un punto di riferimento, una visione amica, insomma dai fiducia.
Se per motivi, oltre a quelli che ho individuato, ve ne fossero altri per cui hai deciso di ammainare quella vela, personalmente ne sarei non solo dispiaciuto, ma anche rammaricato e rimpiangerò le parole che non ho letto.
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@ KRIS stellina, in Italia la Mondadori pubblica Licia Troisi!
Detto questo, è detto tutto…
Detesto vantarmi, credimi, ma sono convinta che questa storia oppure “Matrioska” meriterebbe un pochino di attenzione.
Forse, non è scritto nelle stelle.
Uhm… mi piacciono i baci leggermente violenti * ______ *
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Rileggendo…..è bellissimo tutto! anche passare a leggere i commenti….divertente!
ma le “tette” piccole sono un difetto? Ahahah! No dai, non creiamoci problemi! Ahahah
Ancora un bacio!
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@ MARI i commenti che ricevo sono sempre molto belli, spesso profondi, in altri casi divertenti, e anche a me piace rileggerli.
Mi consolo con le gambe… che dicono siano belle 😛
Ahahah!
Kiss*
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Tette piccole e belle gambe? Allora proprio non hai difetti.
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Ti distingui sempre cara Alessandra
e ogni Tua storia ha valore, vorrei ben
vedere chi dice il contrario…
Gros bisous!
Michelle
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@ KRIS sono lusingata 🙂
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@ VENTIDIPRIMAVERA grazie mille, chèrie!
Un gros câlin*
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Puntata emozionante, fluida, ricca di eventi, sicuramente mantiene alto l’interesse, guidata col pilota automatico dei maestri, la storia è indubbiamente sorretta da ottimi personaggi, alcuni sui generis nei tratti negativi come Pomarev, l’ormai arcinoto Pomarev. Buona giornata.
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ciao Alessandra,
hai talento, un talento naturale però…
mi permetti un appunto?
risposta presunta. “sì” (faccio tutto da solo)
hai ancora mezzo piede sinistro in area “sceneggiatura”,
questo è un limite, se riesci ad eliminarlo… esplodi come scrittrice.
TADS
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Ti si legge col batticuore, Alessandra.
La tua capacità d’ “inquietare”, creando letteraria tensione è veramente invidiabile.
Brava.
grazia
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@ UNIVERS grazie di cuore!
Pomarev, per certi versi, è il mio preferito (a livello narrativo, si intende).
Buona serata.
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@ TADS qui le critiche sono sempre bene accette.
Tuttavia, secondo me, i miei difetti sono altri: un vocabolario limitato e l’uso eccessivo degli avverbi. (L’avverbio, questo nemico!, stando a “On Writing” di Stephen King).
Ho controllato sul web:
“Ad un primo sguardo, una sceneggiatura non differisce molto da un testo teatrale. Anche nella sceneggiatura vengono riportati i dialoghi dei personaggi, con alcune indicazioni sulle loro intenzioni, e vengono descritte le azioni e gli ambienti in cui si svolgono. Talvolta è possibile trovare nelle sceneggiature anche alcune indicazioni sui movimenti che la macchina da presa dovrebbe fare, ad esempio riprendere l’attore in primo piano (ovvero da vicino, inquadrandone solo il volto) o in campo lungo (ovvero da lontano). Ma è più facile che queste scelte vengano lasciate al regista.”
Beh, io con i dialoghi non ci vado proprio a nozze 😀
Grazie, caro!
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non credo tu abbia colto, capito, interpretato…
no problem
vai così, in fondo cosa cambia???
TADS
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@ GRAZIAGARDENIA le tue parole mi fanno davvero piacere!
“Inquietare” è uno dei miei obiettivi principali.
Ti ringrazio e ti abbraccio.
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@ TADS spiegami, per favore!
Cambia, cambia…
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Acc… anche qua si deve attendere una sorpresa inaspettata (anche perché sennò che sorpresa sarebbe? :-D)! Bene, anche perché ovviamentre parteggio per le due donne! 😉
Molto interessanti le note sui motivi della scelta russa della religione di stato e sull’archittettura della cattedrale 🙂
E adesso aspettiamo la sorpresa… 😉
http://www.wolfghost.com
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Una puntata veramente magnifica, ma questo non mi meraviglia, perché magnifica sei tu che le scrivi queste puntate!! Viaggio anche nella storia e nell’arte, wowww!!!
Bravissima Alessandra!
Un caro saluto, Pat
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@ WOLFGHOST la “sorpresa”, come di consueto, arriverà domenica… uhm, cioè fra meno di un’ora 😛
Chiaramente, anch’io parteggio per le due donne, però – si sa – sono anche cattiva 😀
Mi fa molto piacere che tu abbia apprezzato i risvolti storico-religiosi e artistici.
Grazie*
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@ PATRIZIA M. come sei cara, Pat!
Sono felice di rivederti ^^
Bacioni.
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Sempre in ritardo, ma in qualche maniera ci sono, anche se il periodo non è dei migliori e il tempo è molto tiranno con me!!
Bacioni a te, Pat
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@ CAPEHORN rispondo qui perché non sempre è possibile “replicare”, specie se i commenti sono più di due o tre. Io soffro tremendamente il freddo, il buio, la neve e la pioggia. Vivo in primavera, in estate e al principio dell’autunno, poi cado in depressione.
Il tuo commento, per me, è un raggio di sole 🙂
Grazie!
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@ PATRIZIA M. allora, un abbraccio doppio: uno qui e uno più tardi uno da te*
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stavolta posso leggere la continua direttamente… ahahah
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@ BRUM bene ^^
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