I due uomini comparvero quando cominciò a piovere.
Erano ubriachi.
Come tutte le prostitute dotate di buon senso, Elke avrebbe dovuto avere nella borsetta una bomboletta antiaggressione, un coltello o almeno un paio di forbici affilate, ma non aveva mai ritenuto di averne bisogno.
Non aveva paura degli ubriachi. Benché fosse piccola e minuta, sapeva come trattarli: se proprio era indispensabile, non esitava a prenderli a calci nei testicoli oppure a mirare agli occhi con le unghie; ma in genere non era necessario. Per metterli in riga spesso bastava una battuta scherzosa o un rimprovero. Male che andasse, era costretta a concedersi gratuitamente, però le era successo di rado, anche perché l’alcool di norma inibisce la risposta sessuale. Le incutevano maggior timore donne come Erna e Monica, dato che erano insensibili al suo fascino e comunque più crudeli della maggioranza dei maschi.
L’uomo più grosso la spintonò rudemente.
Elke disse: “Fate i bravi, ragazzi! Andate a nanna: è tardi e avete bevuto troppo.”
Il secondo ubriaco era basso e smilzo, ma aveva la faccia cattiva.
Tirò fuori un coltello.
Elke indietreggiò fino a trovarsi con le spalle rivolte al muro che delimitava un deposito di legname. Capì che entrambi avevano superato lo stadio della sbornia allegra. Non erano lì per scherzare, magari in maniera volgare, né per per una sveltina, posto che fossero in grado di avere un’erezione.
“Schlampe!”, biascicò l’uomo grosso.
“Dacci i soldi!”, le intimò lo smilzo.
Elke lo fissò in silenzio.
“I soldi!”, ripeté lui. “Altrimenti ti sfregio quel bel visino, così nessuno ti vorrà più.”
Elke iniziò a preoccuparsi seriamente. Si rendeva conto che non aveva a che fare con degli ubriaconi litigiosi: quelli erano due malviventi. Si guardò attorno nella speranza che ci fosse qualcuno nei paraggi: Dolf, il suo protettore, che tuttavia si faceva vedere soltanto una volta alla settimana, o preferibilmente un poliziotto, oppure un passante. Ma non scorse anima viva.
Lo smilzo appoggiò la lama del coltello sul suo volto, a pochi centimetri di distanza dagli occhi.
Elke trasalì.
Non c’era la luna, e ampi tratti della strada erano avvolti nell’oscurità. Tese le orecchie ma non sentì rumore di passi, voci di uomini, il rombo del motore di una macchina: si udiva solo il suono monotono della pioggia che cadeva. Rimpianse che Louise non fosse lì con lei. Si era ammalata un mese prima e da allora non l’aveva più rivista. Avrebbe voluto andare a trovarla, ma non sapeva dove abitava; Louise era una donna taciturna e riservata, però di buon cuore. Soprattutto era alta un metro e ottanta e non aveva paura nemmeno del diavolo.
Prese in considerazione l’idea di cedere. Quella sera non aveva incassato molto, ma non si fidava a lasciare a casa ingenti somme di denaro, perciò aveva con sé parecchi soldi: i guadagni delle ultime cinque notti. Dolf probabilmente non le avrebbe creduto e l’avrebbe picchiata. Sempre meglio, comunque, di essere sfregiata.
Tuttavia non era convinta. Una parte di lei si ribellava alla prospettiva di venire derubata. Avrebbe potuto scappare, era agile e veloce. A causa dell’alcool ingurgitato, i due sicuramente non avevano i riflessi pronti e ciò le avrebbe permesso di sfuggirgli. E se l’uomo con il coltello l’avesse sfregiata prima che potesse allontanarsi? Si sarebbe chinata di scatto, pensò, mettendosi fuori dalla portata dell’arma. Poi sarebbe corsa via. Un ricordo la frenò. Era esattamente quello che aveva tentato di fare un giorno in prigione, durante l’ora d’aria. Ma Erna aveva infilato un piede fra i suoi, e lei era ruzzolata al suolo. Malgrado i riflessi appannati, anche lo smilzo avrebbe potuto farle lo sgambetto. Inoltre, in carcere non aveva avuto alternative: o fuggire o prenderle. Adesso, invece, se avesse obbedito, non le avrebbero fatto del male.
La lama si avvicinò agli occhi.
Elke rabbrividì. Perdere la vista era quanto di peggio potesse immaginare. Se l’avessero sfigurata si sarebbe disperata, ma se fosse rimasta cieca forse si sarebbe uccisa.
“Forza, sbrigati!”, sbraitò lo smilzo.
“D’accordo.”, si arrese lei a malincuore. I soldi naturalmente non erano nella borsetta, e questo lo smilzo doveva averlo intuito, altrimenti gliela avrebbe già strappata di mano. Elke li nascondeva nella fodera del cappotto e negli stivali. Si accinse a toglierli, augurandosi che Dolf si limitasse a picchiarla con le mani e che non usasse il frustino che portava sempre con sé. Sebbene non fosse un uomo completamente malvagio, quando pensava che volessero imbrogliarlo Dolf perdeva il lume della ragione. La povera Ingrid era finita in ospedale perché aveva cercato di ingannarlo, dichiarando di aver guadagnato la metà di quanto invece aveva incassato. Le cinghiate erano terribilmente dolorose – anche Elke le aveva sperimentate in un’occasione -, ma al momento era il coltello dello smilzo che la terrorizzava.
Trasse un profondo respiro e si sfilò gli stivali. Forse si sarebbero accontentati di una parte del denaro. In questo modo, Dolf si sarebbe infuriato di meno. Però c’era la possibilità che la perquisissero. Che reazione avrebbero avuto, se avessero trovato anche gli altri soldi? Decise che era meglio non rischiare. Avrebbe consegnato l’intera somma.
Lo smilzo si abbassò per frugare negli stivali.
Poi tutto si svolse così rapidamente che Elke non comprese cosa stava accadendo.
Un’ombra emerse dall’oscurità. Un istante dopo, lo smilzo finì a terra con un grido di dolore; fu quindi la volta dell’uomo grosso.
Il nuovo venuto torreggiò su di loro.
I due si alzarono e fuggirono.
Lui li lasciò andare e si rivolse a Elke.
“Come stai?”, le domandò.
Era Dieter.
Dieter le cinse le spalle con un braccio e l’accompagnò a casa.
Mentre Elke si riprendeva dallo spavento, fu lui a stappare due lattine di birra e a tagliare ciò che rimaneva della torta.
“Mi dispiace per ieri sera.”, dichiarò. “Non avrei dovuto andarmene senza salutare, e infatti è stato un comportamento strano: generalmente sono calmo e razionale. Solo che… solo che con quelle parole mi hai colto alla sprovvista.”
Era una spiegazione poco convincente, si disse Elke: Dieter non era il tipo d’uomo che si faceva cogliere alla sprovvista; le ragioni erano diverse. Lui era pur sempre un poliziotto e aveva reagito così perché aveva reputato sfacciata la sua proposta.
“Probabilmente non ti piaccio.”, replicò lei, pur sapendo che non era vero. Non era difficile interpretare gli sguardi degli uomini e, a parte questo, per quale altro motivo sarebbe tornato? Cionondimeno si rendeva conto che erano separati da un muro assai più alto di quello che un tempo aveva diviso Berlino. Senza contare che Dieter poteva nutrire dubbi più che giustificati sul suo stato di salute, e che non esisteva una maniera elegante per rassicurarlo, anche se era certa di essere perfettamente sana, grazie ai controlli periodici cui si sottoponeva.
Si alzò dal divano e si sedette a tavola, al suo fianco. Dieter taceva, assorto. “In ogni caso, adesso siamo uno a uno.” Elke sorrise. Rivederlo le dava un grande sollievo. “Anche se a dire il vero io mi sono limitata a medicarti, tu invece mi hai salvata da quei due farabutti. Se mi avessero derubata, avrei visto le stelle!”
Dieter le lanciò un’occhiata perplessa.
“Dolf.”, spiegò lei. “Mi avrebbe picchiata o forse frustata.”
Gli occhi di Dieter assunsero una luce fredda. “Ora basta!”, disse in tono pacato ma fermo. “Non voglio più sentir parlare di queste cose: Erna e Monica che ti seviziano, Dolf che ti picchia… ma che vita è? C’è un unico modo per evitare che tali fatti si ripetano. Domani lascerai questo monolocale; ne ho trovato un altro, quasi in centro, provvisto del bagno. E dopodomani incomincerai a lavorare come commessa: ho garantito io per te.”
Elke lo fissò. Provava la stessa sensazione di calore della notte precedente, però molto più forte. Dieter stava per cambiare la sua esistenza. Un’abitazione più confortevole, un impiego onesto; ma naturalmente c’era dell’altro.
Lo desiderava.
Cercò di rintracciare nelle pieghe della memoria quando era stata l’ultima volta che aveva desiderato un uomo, e non si sorprese, scoprendo che non lo ricordava. In carcere aveva avuto dei rapporti sessuali con altre detenute, ma quasi tutti imposti, e di essi le rimaneva solo una sensazione di disgusto. Con i clienti si trattava soltanto di lavoro, e certo non piacevole. Rammentò fugacemente un ragazzo italiano. Aveva profondi occhi neri e un’innata allegria, sebbene avesse dovuto abbandonare il sole della sua terra, la famiglia e gli amici. Però, era un ricordo molto lontano.
“Inoltre”, proseguì Dieter dopo un momento, “non è assolutamente vero che non mi piaci. Intravedo in te un grande potenziale, e poi sei veramente graziosa. Il problema è un altro ed è dovuto alla mia professione. Io non ho orari, ho pochissimo tempo da dedicare alla vita privata. Per questo non mi sono mai legato a una donna. Potrei invitarla a cena e cinque minuti prima disdire l’invito, prometterle una vacanza e non mantenere l’impegno. E da un giorno con l’altro potrei anche semplicemente scomparire per sempre. Ho molti nemici.”
Esitò per un istante, quindi aggiunse: “In realtà, una donna c’è stata. E’ da tanto che non ne parlo. Comunque, Sonngard è mancata.”
Si interruppe e Elke rispettò quel silenzio; ogni domanda sarebbe stata inopportuna. Tuttavia quelle parole confermarono ciò che aveva intuito forse fin dal primo momento: Dieter era sì freddo, duro e intransigente, ma anche capace d’amare. Si chiese com’era Sonngard. Bionda o mora? Alta o piccola? Dolce e tenera oppure determinata e caparbia? E perché era morta? Ma erano pensieri inutili.
Disse: “Io non so esprimermi bene. In caso contrario, avresti capito con esattezza cosa intendevo dire ieri notte. Peraltro, non vado in cerca di certezze. Quelle le avevo da bambina, quando c’era ancora mio padre. Vivevamo in una bella casetta, alla domenica la mamma preparava polpette e currywurst con una montagna di patate, e poi un delizioso apfelstrudel. Io ero molto felice. Tutto è andato storto da quando lui si è ammalato. Eppure era un uomo così vigoroso!”
Scosse la testa come per allontanare quel triste ricordo, e inaspettatamente sorrise.
Dieter la trovò incredibilmente attraente. Quando sorrideva non era soltanto graziosa: diventatava bella, di una bellezza speciale.
Elke si alzò per prendere altre due birre. Le versò nei boccali, quindi lo guardò negli occhi. “Non mi bucherò mai più e non ti farò pentire di aver convinto il tuo amico ad assumermi. Mi credi?”
Dieter annuì.
Lei si protese verso di lui.
Dopo un attimo di esitazione, Dieter la baciò.
Inizialmente fu un bacio solo di labbra.
Poi lei dischiuse la bocca e le lingue si incontrarono. Elke provò un fremito di passione talmente intenso che i suoi occhi si colmarono di lacrime. Dieter se ne avvide. “Perché piangi?”, le domandò con un’espressione allarmata che la riempì di gioia.
“Perché sono felice!”
Lui cercò nuovamente la sua bocca.
Ma Elke non poteva aspettare; anche un minuto di più sarebbe stato troppo. Lo trascinò sul divano. Con gesti febbrili si spogliarono. Quando lo sentì dentro di sé, Elke ebbe quasi paura: nonostante la sua vastissima – e purtoppo sgradevole – esperienza in materia, non avrebbe mai immaginato che potesse essere così grosso e così duro. Dieter si comportava con estrema dolcezza; ma quella sarebbe andata bene dopo, pensò lei: si avvinghiò a lui e fece in modo che che l’intensità diventasse quasi insostenibile.
Vennero insieme.
Elke si girò per nascondere il viso, tuttavia Dieter si accorse che piangeva ancora. Non riusciva a comprenderne la ragione. Era piaciuto moltissimo a entrambi e allora…
“Perché?”, le chiese di nuovo.
Elke si asciugò le lacrime con una mano e gli accarezzò il volto.
“Perché non hai messo… non hai messo niente!”
Ancora una puntata veramente più che eccellente. Hai saputo descrivere nei minimi particolari gli stati d’animo di Elke. Prima nell’incontro con i due rapinatori, poi con Dieter.
Quando ti leggo rimango incantato dalla fluidità dei tuoi discorsi, dei tuoi pensieri.
Aspetto con impazienza il proseguo.
Un caro abbraccio
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Non so bene ancora chi sia Dieter, ma so che è un angelo…. le lacrime di Elke mi hanno emozionato, ho sentito sulla pelle e nel cuore la sua felicità.
La mia strega è sempre più brava! Bacioni
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P.s. ho letto solo una sessantina di pagine….ma Alex già mi piace molto!
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@ NEWWHITEBEAR mi sento lusingata ma anche imbarazzata.
Grazie di cuore e un caro abbraccio a te!
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Nessun imbarazzo di fronte alla realtà. Ci conosciamo da anni ma tutte lòe volte che ti leggo rimango incantato da come scrivi.
Non lo dico per adulare ma perché sono le mie sincere sensazioni
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@ NEWWHITEBEAR ancora grazie!
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@ MARI conoscerai meglio Dieter…
(Frase volutamente ambigua).
Comunque, ti confesso che le lacrime di Elke hanno emozionato anche me. Talvolta mi succede: forse in quei momenti torno a essere una bambina.
La tua strega ti ringrazia!
Baci tanti*
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Ok! La frase volutamente ambigua mi incuriosisce! Non riuscirò a dormre…. 😀
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@ MARI eh eh eh… forse mi diverto a depistare 😛
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@ MARI p.s.: come sono contenta!
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Sempre eccellente il modo di delineare l’animo dei protagonisti. Sono umani singolarmente potrebbero sembrare addirittura squallidi, ma con le tue parole assumono una sublimità unica. Mai commiserazione, ma solo emozioni che fanno ammirare le loro condizioni di disagio umano, tanto forti da far emozionare chi legge.La carica emotiva che scaturisce dalle descrizioni dei luoghi e dei personaggi, dalla rabbia brutale dei due figuri e dal terrore della povera Elke ed infine la presenza rassicurante di Dieter, portano alla commozione inevitabile della conclusione del capitolo.
🙂 mi sembra molto evidente che sono i tuoi personaggi preferiti 😉 , cosa ci racconterai ancora di loro? 🙂
Aspettiamo 😉 :)*
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@ CLE REVERIES molti pensano che scrivere sia facile. Forse per alcuni ciò è vero, ma per altri invece comporta impegno e sacrificio.
Però, quando poi si leggono commenti come il tuo, impegno e sacrificio scompaiono. Rimane una grande soddisfazione: quella di avere amici intelligenti, colti, certamente anche indulgenti, ma non per questo meno sinceri.
Sì: Dieter e Elke sono i miei personaggi preferiti.
Di loro racconterò altro…
Nel frattempo, ti abbraccio e ti ringrazio infinitamente!
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🙂 :D)
… sei solo grande e basta *_____________*
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@ CLE REVERIES thank you! 🙂 😛
Good night, darling*
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Ricordo abbastanza distintamente questo racconto (a proposito… a tratti mi sembra di non ricordare qualcosa… hai mica fatto delle aggiunte?), ma rileggendolo mi ha colpito la puntuale descrizione dei pensieri di Elke quando pensa a cosa fare… ossia se cedere o meno. Credo che debba essere più o meno quello che pensano quei poveracci che vengono sequestrati in casa a scopo di rapina. La cosa peggiore, credo… è non sapere con certezza che anche consegnando tutto quello che hai, ti lasceranno in vita.
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conto sul riscatto definitivo di Elke , buon lavoro
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Un intreccio di vissuti, dove emerge, il gallo del gruppo e la donna disposta. Con epigoni, interessanti e veritieri, come sempre. Saluti da Salvatore.
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@ BRUM sì: ogni capitolo viene rivisto.
Concordo in pieno con la tua considerazione finale.
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@ DANIELARANUCCI forse ci riuscirà, però…
Grazie!
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@ SALVATORE RIZZI ti ringrazio per la tua presenza, caro Sar.
Un salutone ^^
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Ricambio con simpatia telematica!!!!!!!!!!!!!!!! Salvatore………..
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@ SALVATORE RIZZI che poi, secondo me, è realtà.
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Rileggendo…. quando un angelo ti protegge c’è un filo magico che si chiama amore. Senza sforzi, senza sacrifici. E allora siamo tutti un po’ Angelo….fino a quando non si (ti) spezzano le ali, ma questa è un’altra storia….
Baci
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mi ha fatto piacere leggere di primo mattino questo bel racconto, mi ha emozionata…..serena giornata Alessandra
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Eh, capitolo molto toccante… e ancora mi tocca tenere la bocca chiusa a riguardo dei ricordi che ho del romanzo per non svelarli agli altri lettori… 😐 😉
http://www.wolfghost.com
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Toccante, intenso, eccellente episodio narrato con
quella attenzione che fa nascere infinite emozioni…
Ma mi rattrista un pò……
Leggerlo due volte in alcuni momenti lo si vive ancora più
intensamente…
Un gros bisou ma chère amie!
Michelle
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@ MARI che bella riflessione, cara Marina.
Un abbraccio.
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@ MELODIESTONATE ti ringrazio! E ne sono proprio contenta.
Buon pomeriggio ^^
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@ WOLFGHOST è cio che succede a me, quando risposto ai commenti 😛
A volte ho paura di dire troppo…
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Va bé, però per te è una condizione… normale, diciamo. Anche se so che spesso idei le “puntate” sul momento, comunque immagino che un’idea di dove la trama andrà a parare tu l’abbia 😉 Io invece di solito non so come prosegue un tuo romanzo… 😀
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST però questo lo conosci già, caro lupo 😛
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@ VENTIDIPRIMAVERA grazie di cuore, chèrie*
Rattrista un po’ anche me.
Bisous ^^
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Conoscendo il finale ancora di più!!
Bisous***
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@ VENTIDIPRIMAVERA io, però, devo stare zitta 😛
Un grande abbraccio, chou!
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Mi sembra di stare davanti alla tv, e godermi questo “romanzo” a puntate
Ogni capitolo coinvolge sempre di più e i personaggi creati dalla tua mente
sembrano reali e vicini
L’ amore non è mai sporco
Grazie Infinite
Mistral
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@ OMBREFLESSUOSE che bel complimento, cara Mistral!
Grazie a te*
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E Dieter è tornato, come supponevo, ed al momento opportuno. Poi a casa di Elke si sciolse finalmente, e fra i due fu un tenero, anche se vigoroso rapporto.
Puntata da brivido nella prima parte, ma che poi si rasserena, con la tenerezza di Dieter e la commozione partecipe diElke.
Ottimo racconto!
Cesare
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@ CESARE caro amico, purtroppo i brividi torneranno…
Ti ringrazio moltissimo: è sempre bello leggere i tuoi commenti!
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Una puntata molto molto emozionante. Prima la paura di Elke che fa restare con il fiato sospeso e poi le emozioni con Dieter, le lacrime, il passato di entrambi che riaffiora. Quello di Dieter meno esplicito, quello di Elke, dolcissimo, legato ai ricordi di quando era bambina. Veramente splendida e sicuramente il seguito ci riserverà altre sorprese ed altre emozioni!!!
Ciao, Pat
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@ PATRIZIA M. i due hanno caratteri e personalità diverse, e indubbiamente Dieter è più freddo di Elke. Ma, forse, si innamorerà di lei… forse…
Baci, Pat!
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Puntata fluida, decisamente di eccellente azione ed emozione (e non solo per la descrizione dell’amplesso). Coinvolge e ci prepara al prossimo evento. Un saluto.
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@ UNIVERS ti ringrazio molto, caro amico!
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