Vladimir Kryuchkov era visibilmente alterato.
A causa delle discutibili iniziative di Pomarev aveva dovuto lasciare la sua dacia per fare ritorno a Mosca. Pomarev andava fermato immediatamente, prima che producesse danni ancora peggiori.
Kryuchkov aveva lavorato alle dipendenze di Andropov, quando questi era il presidente del KGB: Vladimir era il numero due, responsabile della prima direzione centrale. Da Andropov aveva appreso molto, ma non era riuscito a ereditare il suo carisma. Le sfuriate di Andropov erano leggendarie, Kryuchkov aveva un carattere diverso, più prudente e calcolatore. Ciò nonostante, investì rabbiosamente il maggiore del Gruppo Alpha.
“Lei ha deliberatamente ignorato i miei ordini! Avevo disposto espressamente che la cekista americana Monica Squire doveva rimanere qui alla Lubjanka per una forma di custodia cautelare, ma che andava trattata con ogni riguardo. In quanto all’altra spia, Susan Cooper, bisognava controllarla e seguirla, senza che le fosse torto un capello. Lei ha cercato di rapirla e, non essendoci riuscito, ha sequestrato Squire, approfittando dell’ingenuità del tenente Drosdova. Grazie al cielo, è intervenuto in tempo Vorobyov.”
In piedi, davanti alla grande scrivania del presidente del KGB, Pomarev lo fissava impassibile con i suoi freddi occhi chiari.
“Dovrei incolparla di avventurismo, degradarla e sottoporla a un processo.”
Pomarev non ribatté.
“Cos’ha da dire in sua discolpa?”, lo incalzò Kryuchkov. L’atteggiamento dell’uomo del Gruppo Alpha lo irritava: sebbene non mostrasse segni di insubordinazione, aveva un’espressione da cui trapelavano arroganza e mancanza di rispetto.
Finalmente, Pomarev parlò.
“Compagno presidente”, disse con calma, “fra pochi giorni io le consegnerò la Duma su un piatto d’argento. Per arrivare a questo, è necessaria la massima attenzione. Se Gorbaciov venisse informato, tutto il piano andrebbe in fumo con conseguenze gravissime per lei e per altri compagni. Ho inteso prevenire guai.”
“Prima avrebbe dovuto consultarsi con me!”
Pomarev scrollò le spalle. “Forse.”, ammise. “Ma lei, compagno presidente, era scomparso e io dovevo agire in fretta. Quando all’inizio della guerra Stalin si eclissò, i nazisti sbaragliarono le nostre truppe. Stalin aveva i suoi motivi, doveva riflettere; probabilmente lei ha voluto seguire un esempio illustre, con tutti i titoli per farlo. Tuttavia, io non ho aspettato che le cose precipitassero. Per inciso, mi sarei comportato allo stesso modo anche nell’estate del 1941.”
Kryuchkov aveva lo sgradevole sospetto che Pomarev si stesse prendendo gioco di lui. Inoltre era convinto che mentisse: aveva aspettato che lui lasciasse Mosca per mettere in atto i suoi propositi, e non l’incontrario. Gli rivolse un’occhiata gelida. “Stalin l’avrebbe eliminata.”
“E’ possibile. Ma lei, compagno presidente, non è Stalin. Io ho agito per il meglio. Esistono casi in cui occorre prendere decisioni subitanee, magari contravvenendo a qualche ordine se questo è necessario alla patria.”
Kryuchkov era esasperato. “Non voglio, nella maniera più assoluta, provocare il governo degli Stati Uniti. E’ chiaro, compagno maggiore? Ecco, qual era il senso dei miei ordini.”
“Certamente.”, replicò Pomarev. Poi fece un sorriso beffardo. “I cekisti americani hanno informato Putin, Eltsin…”
“Vladimir Putin è dalla nostra parte. Boris Eltsin non conta nulla.”
“Già. Ma quanto conta Michail Gorbaciov?”
“Cosa c’entra Gorbaciov?”, gli domandò spazientito Kryuchkov.
“I suoi amici americani” – e adesso l’ironia era palese – “stanno interferendo pesantemente. Dato che non sono soddisfatti dei risultati fin qui ottenuti, hanno pensato bene di mandare a Londra Patrick Keynes, il nostro nemico numero uno.”
“E allora?”
“E allora Keynes non si è recato in Gran Bretagna per una gita di piacere. Ha conferito con il nostro rezident, il colonnello Piotr Ivanovic Lebedev, mettendolo al corrente dei nostri progetti. Suppongo che Lebedev fosse stato tenuto all’oscuro per un suo ordine, compagno presidente. E giustamente, visto che è un fedelissimo di Gorbaciov.”
Pomarev fece una pausa.
“Ora, lui si trova qui a Mosca. Ed è in procinto di andare in Crimea.”
Kryuchkov lo guardò allarmato.
“Questo spiega le mie azioni.”, tagliò corto Pomarev.
Martin Yarbes indossava i classici indumenti di un operaio russo. Era stato Sasha a procurarli, dopodiché, con grande sollievo di Sonja che detestava l’americano, i due erano tornati nella capitale.
“Buona fortuna, Amerikanskiy.” Sasha strinse la mano a Yarbes. Dopotutto non lo trovava così antipatico. Martin scese dalla macchina, attraversò la strada e suonò a un citofono. Gli rispose una voce maschile.
“Mi manda Patrick Keynes.”, disse Yarbes. Con la coda dell’occhio scorse una Chaika ferma a una trentina di metri di distanza; malgrado il sole fosse tramontato, fu in grado di vedere che c’erano quattro uomini a bordo.
“Quarto piano.” Il portone si aprì e l’agente della CIA entrò nello stabile. Per gli standard sovietici, era molto lussuoso. Yarbes prese l’ascensore, riflettendo sull’ipocrisia di quella società.
Il colonnello della prima direzione centrale Piotr Ivanovic Lebedev era un uomo alto e massiccio dal portamento eretto. Aveva i capelli grigi, che portava corti, e uno sguardo vivo e penetrante. Condusse Yarbes nel suo studio, colmo di libri, soprattutto testi storici e trattati di strategia militare. A una parete era appesa una foto di Gorbaciov; sulla parete di fronte, spiccava l’immagine di una ragazza in tenuta sportiva: sorrideva trionfante, alzando una coppa. La figlia, immaginò Yarbes, anche se non assomigliava molto al padre; probabilmente aveva preso dalla mamma. Era graziosa e aveva un sorriso seducente. In un angolo del locale, racchiuso in una gabbia, un coniglietto rosicchiava una carota. Yarbes notò una vasta collezione di dischi di musica classica. Nella stanza si diffondevano a basso volume le note di “Quadri di un’esposizione” di Modesto Mussorgsky; Martin riconobbe il brano: era “Baba Yaga”.
“Mi chiamo Yarbes.”, disse. “Patrick Keynes mi ha incaricato di accompagnarla in Crimea.”
Il colonnello scosse la testa. “Niente Crimea.”, rispose. “Sono stato convocato da Kryuchkov. Domani mattina. La mia casa è sorvegliata e ciò significa una sola cosa: carriera finita, deportazione… forse qualcosa di peggio.”
Se aveva paura, pensò Yarbes, non lo dava a vedere.
Annuì. “Abbiamo davanti tutta la notte. E ci sono vari modi per eludere la sorveglianza di quei quattro là fuori.”
Lebedev lo scrutò, perplesso. “Appartengono alla seconda direzione centrale, sono esperti: non credo che sia possibile ingannarli.”
“Io dico di sì.”, ribatté Yarbes. “Lei è più esperto di loro, io faccio parte della CIA da molti anni. Ho affrontato Stavrogin… Matrioska, e sono ancora vivo. Si fidi di me, colonnello.”
Lebedev rise. “Voi americani! Sempre irriducibili, eh?” Poi assunse un’aria pensierosa. “Forse è per questo che alla fine vincete sempre. Bourbon o vodka?”
“Bourbon, grazie.”, disse Yarbes.
Più tardi, mentre finivano di mangiare le squisite bistecche che aveva portato da Londra, Lebedev scoprì con stupore che la sua perspicacia, notevole nell’ambito dello spionaggio, lasciava alquanto a desiderare se trasferita nella sfera dei rapporti personali.
L’ingenua Lisa, una bella donna bionda dai tratti nordici che lui aveva sempre reputato una sciocca, gli lanciò un’occhiata velenosa. “Siamo rovinati!”, affermò, rivolta a Martin. Puntò un dito contro il marito. “E tutto a causa di quella baldracca della tua segretaria. Sono pronta a scommettere che ti sei confidato con lei e che Olga ha spifferato ogni cosa.”
Lebedev continuò a mangiare in silenzio.
Yarbes la guardò. “Non intendo entrare nel merito. Comunque, posso dirle questo, signora: prima della fine del mese, lei sarà la moglie di un generale.”
Colse lo sguardo stupito di entrambi e si versò un altro bourbon.
“Una cena davvero eccellente!”, dichiarò con un sorriso.
A parte le patatine fritte carbonizzate, pensò mestamente.
Benché possa sembrare paradossale, fu tale considerazione a infondergli una grande forza: aveva sbandierato un ottimismo eccessivo, però voleva tornare in America per gustare un vero piatto di patatine.
Per morire, c’era tempo.
Grazie alle sue parole, l’atmosfera si fece più rilassata. Lisa si alzò per portare in tavola un dolce e cinse una spalla di Lebedev. L’uomo le sorrise con affetto. Anni di convivenza, di complicità, una figlia che ambedue amavano: Yarbes si disse che non sarebbe stata certo una segretaria con la lingua troppo lunga a rovinare il loro matrimonio. A mezzanotte i coniugi andarono a coricarsi. Martin si tolse le scarpe e si stese su un divano a guardare il soffitto. Lasciò la mente libera di vagare, poi la svuotò da ogni pensiero – un vecchio trucco che aveva appreso a Langley – e raggiunse uno stato di assoluta tranquillità. Fu così che maturò il piano. Arrivò da solo, come un ospite inaspettato ma non per questo poco gradito.
Alle tre svegliò Lebedev.
Il colonnello si rivestì, baciò la fronte della moglie e uscì silenziosamente dalla stanza.
L’agente della CIA e il dirigente del KGB lasciarono l’appartamento e scesero le scale in punta di piedi.
Quando Yarbes aprì il portone della casa, il buio regnava assoluto.
Yarbes si diresse verso la Chaika.
…piani segreti…. case buie….brrrrrr…e curiosità a mille!
e ogni vota mi stupisci! Bacionissimi
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Ovvero : come proporsi salvatori della Patria.
Da una parte liquidare e senza troppi scrupoli, anzi con una punta di vera e malsana gioia i nemici storici. Per poi far intendere che si sarebbe disposti anche ad azzannare la mano che li sta nutrendo, se questa mano é attaccata ad una mente che non vuol capire.
Dall’altra, con quei giochi acrobatici, che riempiono il mondo spionistico, dimostrare la propria buona fede, tanto da essere disposti a rischiare in prima persona, affinché notizie di vitale importanza giungano alle orecchie di chi deve ascoltarle e possibilmente capirle.
Gioco delle parti, molto raffinato e condotto con la maestria usuale. Si aprono nuovi scenari, soprattutto per ciò che riguarda la conduzione degli stessi.
La Storia sappiamo come andò a finire, ma la fantasia ?
Saremo come al solito piacevolmente stupiti.
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Dimenticavo: 23 a 18, coi francesi che s’ incazzano, e le balle ancor gli girano, giusto per citare … alto.
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@ MARI una buona storia deve contemplare questo e altro. Naturalmente mi auguro che la mia sia una buona storia.
Bacionissimi dalla tua strega ^^
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E’ assolutamente una buona storia!….
Ciao Strega (mia!)
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@ MARI thank you!
Sì: sono la tua strega personale 😛
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@ CAPEHORN la tua analisi di Pomarev è perfetta!
La fantasia… spero che non mi tradisca, caro Carlo.
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@ CAPEHORN mi sembra di ricordare Paolo Conte 😛
Aggiornamento: vai!!!
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Le sai … TUTTE !!!
😛
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@ CAPEHORN 😀
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🙂
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Sei roiuscoita a creare il giusto clima da guera fredda nella prima parte e da thriller nella seconda.
Pomarev è un osso duro e lo dimostra.
Yarbes sta prendendo quota.
Susan che fine ha fatto?
Aspettando il seguito il racconto è davvero avvincente fino a questa punytata.
Un grande abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR Susan è morta. Mi duole dirlo ma questo ormai è un fatto assodato. Pomarev è veramente un osso duro! Non sarà mai all’altezza di Matrioska, però lo supera in perfidia.
Ti ringrazio per le tue parole, per la corretta distinzione fra prima e seconda parte, e per il fatto che mi segui con attenzione.
Un caro abbraccio!
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Capitolo tutto al maschile, se si esclude Lisa, la bionda “ingenua” moglie del colonnello Lebedev consapevole della compromettente infedeltà del marito e della avidità delle sua amante e sicura del tradimento della donna. E’ un capitolo di attesa, fai intuire senza anticipare i successivi svolgimenti. Certo ne vedremo di belle!
Io aspetto 🙂
Un caro abbraccio e ti auguro un favoloso inizio di settimana ❤
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Grande suspance… si. Aspettiamo di conoscere il piano elaborato da Yarbes…
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Sempre pronta e scorrevole, nelle tue cose da dirci, anche se spesso sono realtà nude e crude! Saluti da Salvatore.
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@ CLE REVERIES come scrivevo rispondendo a Cesare nel post precedente, sono molto felice perché i miei amici lettori “leggono” veramente questo blog! Poi c’è chi segue “I love Janine”, chi “Il crepuscolo della Lubjanka”, chi entrambi, chi solo i racconti. Ciò che per me è importante sono i commenti sempre attinenti e mai banali.
Non è poco!
Un bacione grande grande, cara * ____________ *
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I nostri commenti non sono banali perchè tu non scrivi banalità. Non è facile, però, seguire un romanzo a puntate, personalmente non ho mai seguito una fiction in tv, troppa attesa che alla fine molto spesso si dimentica l’inizio. Con te non mi capita. Quindi…. 🙂 ;)*
Ricambio il bacione, e ti abbraccio *____________*.
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@ CLE REVERIES thank you, darling!
Le tue parole mi fanno un grandissimo piacere.
Kiss 🙂
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@ BRUM sono lietissima di aver suscitato suspance.
Domenica sapremo…
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Neanche ci provo, ad avere un’anticipazione. Aspetterò… 🙂
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@ BRUM ca va sans dire 😛
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@ SALVATORE RIZZI è vero: molto nude e molto crude!
Grazie, Sar ^^
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Scorrevole, come sempre, puntata molto tosta
narrata alla perfezione dal punto di vista storico,
senza scrupoli e odioso Pomarev, intrigante il gioco di ogni
personaggio, si rimane in attesa di sviluppi più chiari…
E vediamo cosa succederà in seguito…
Un abbraccio cara e dolcissima serata!
Michelle
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@ VENTIDIPRIMAVERA credo che al momento Pomarev sia piuttosto odiato…
Ti ringrazio moltissimo, chèrie*
Bisous.
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Rileggendo….sei stupendamente brava! 😉
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Scusa l’assenza Alessandra, ma questo periodo non mi da tregua e alla sera non ho voglia di rimettermi al pc. Però recupererò sicuramente, contaci.
Un caro saluto, Pat
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Scritto bene, senza rallentamenti, brava.
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@ MADRYT thank you!
And good evening.
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Pomarev ogni volta si supera. Complimenti! Non sarei mai capace di creare un personaggio così professionale e pervicace nel rendersi sempre più odioso. Chissà se, come disse un mio amico di un giornalista particolarmente polemico, la mattina quando si fa la barba insulta se stesso allo specchio per allenarsi…
Yarbes prende quota (ha scritto qualcuno). Beh, mi pare ne avesse già presa parecchia.
Lisa ingenua (ha scritto qualcun altro). Non mi pare proprio. Ma c’erano le virgolette, forse chi ha scritto è d’accordo con me.
Sì, vorrei leggere una puntata al giorno. Ma come ho già detto (vabbè ma non ho fantasia…) l’attesa ha il suo bel perché.
Un bacio dove vuoi tu!
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Pare che tu sia nata per questo genere di storie: è tutto perfetto sia nella parte spionistica, sia nei cenni storici. Davvero un lavoro che richiede competenza, brava, molto brava!
Puntata avvincente e intrigante che porta ad attendere il seguito.
Buona giornata, carissima Ale.
un abbraccio
annamaria
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@ MARI due baci, Marina**
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@ PATRIZIA M. non preoccuparti, Pat!
Un abbraccio ^^
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@ DOMENICA LUISE grazie mille, cara.
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@ KRIS alla faccia della tua pigrizia (?) ^^
Commento da incorniciare!
Il bacio… mmm… lasciami riflettere 😛
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Allumeuse che non sei altro!
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@ KRIS eccome se l’hai letto, “Lesbo è un’isola del Mar Egeo” 🙂
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@ ANNAMARIA49 sono veramente lusingata, cara Isabel.
Buona giornata a te e un sorriso * ___________ *
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è da un bel po’ che ti trascuro…
cavolo siamo arrivate pure allo spionaggio…
ma tu sei troppo avanti!!!
abbracciatona…
m.
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Sei un’ottima scrittice storica-spionistica!
Baci a profusione
Giò
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Puntata dai toni narrativi di quelli che piacciono a me: disperata quanto cattiva e tagliente. E che lascia presupporre ampi scenari futuri nella storia, che si mantiene appetibile su più fronti. Pomarev? L’ho già scritto che è uno che mai mollerà? Sorrido. Un saluto.
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@ MONI ehm… da circa un anno 😛
(Prima, infatti, c’è stato “Matrioska”).
Bacissimi.
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@ ROSAOSCURA baci a profusione a te, cara Giò, e grazie!
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@ UNIVERS e su Pomarev hai pienamente ragione.
Una puntata “cattiva e tagliente”: mi piace!
Baci.
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Pomarev è un furbone, ma… è troppo arrogante, e di solito l’arroganza alla fine non paga. Vedremo 😉
“Yarbes prese l’ascensore, riflettendo sull’ipocrisia di quella società”… eheheh perché, quella americana? 😉
“Voi americani! Sempre irriducibili, eh? Forse è per questo che alla fine vincete sempre.”… oddio, in Vietnam le avevano prese di brutto… 😐
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST caro lupo, le due frasi a cui ti riferisci riflettono rispettivamente i pensieri di un americano e di un russo. E credo che il sovietico avesse in mente soprattutto la guerra fredda…
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Una puntata che tiene con il fiato sospeso, ben strutturata proprio per lasciare con una curiosità immensa per sapere come proseguirà la storia. Praticamente è stato come entrare nell’atmosfera della guerra fredda… vedremo se diventerà calda nel seguito (scusami la battutaccia)
Sono ancora in arretrato per vari motivi, ma recupero tutto eh si si 🙂
Un abbraccio e buon fine settimana.
Ciao, Pat
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@ PATRIZIA M. la battuta è bella, invece 😛
Sono contenta che tu abbia apprezzato questa puntata e mi auguro di non deluderti con la prossima (che come sempre sarà editata domenica).
Un bacione, Patrizia!
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Sono sicura che non mi deluderai 🙂
Kiss, Pat
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Signorina,
dopo esserci consultati con il nostro Superiore, le lasciamo questo filmato.
Rappresenta la parata della Vittoria, nel suo 67° anniversario sulla contro la follia criminale nazista (9 Maggio 2012) per ricordare e non dimenticare “tutti” in caduti del popolo.
Vedrà il Colonnello Generale Valerij Gerasimov, comandante delle Forze Armate della Federazione Russa, dirigere la parata (H 0.01.03/1.03.22 è un po’ lungo, ma i tratti indicati li osservi a schermo intero e con un “buon volume”, vedrà. Le basterà spostare il cursore, in basso a sinistra di volta in volta e seguendo la temporizzazione indicata a fianco)
Vedrà entrare, scortata da ufficiali del 1°Reggimento Guardie, la bandiera della Patria (che è custodita al Cremlino), inchiodata all’asta (o cade, o vince, ma non viene mai ammainata) attraversare tutta la Piazza rossa e suscitare la commozione di tutti (H 0.01.32)
Ma, soprattutto assisterà durante la parata, subito dopo i Cadetti delle Accademie della Marina Militare e prima di sfilare il 37° Reggimento della Marina da Guerra, 3 Divisione Flotta del Nord – o più semplicemente “Flotta Kuznetsov -, tra le bandiere d’Accademia, lo stendardo del Kursk, la nostra nave. Se presterà attenzione, oltre ai “motti” di guerra, ascolterà distintamente la frase “Kurskaya zhivet” (Il Kursk vive!).
Un piccolo ricordo dai tanti, verso i molti.
Lei ritiene che il Compagno Pomarev non sia “all’altezza”?
Le porgiamo i saluti da parte del Compagno Tenente Generale Aleksandr Sergeivic Stavrogin.
Firmato:
Capitano di 2º rango (капитан 1-го ранга) Sergieij Sadilenki, Comandante plancia 7, Sez. Comunicazioni, del K-141 “Kursk”.
Capitano di 3° rango (капитан 3-го ранга) Dmitri Kolesnikov, Comandante Sezione 9 Turbine, del K-141 “Kursk”.
Tenente Capitano (капитан-лейтенант) Rashid Ariapov, Comandante plancia 1, Puntamento, del k-141 “Kursk”.
Tenente giovane (младший лейтенант) Aleksandr Brashkin, Comandante sistemi d’arma A-B-C, plancia 1, Puntamento, del K-141 “Kursk”.
Sottufficiale anziano (старший мичман), Andrei Borisov, Vice Comandante macchine, Sez.4, del K-141 “Kursk”.
Marinaio (матрос) Sergei Vitchenko, cuoco, del K-141 “Kursk”.
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@ 69°40’N, 37°35’E
Signore, signori, ricordandoVi con affetto, non nego il mio desiderio di scrivere di Voi, narrando su queste pagine la Vostra storia.
Il compagno Pomarev è sicuramente all’altezza del “suo” compito. Resta da intendere se “quel” compito fosse giusto.
Un abbraccio a Aleksandr Sergeivic Stavrogin, il più amato fra i miei personaggi!
(Da me medesima).
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