Il mattino dopo, Janine fu svegliata dal suono insistente del citofono. Andò a rispondere e con grande stupore sentì la voce di Sarah. “Posso salire?” Janine pensò cinicamente che volesse un nuovo appuntamento con Marcus. Era preoccupante: ciò significava che consumava enormi quantità di droga. Poi fu raggiunta da un altro pensiero. Forse si era recata da lei per farle una scenata di gelosia. Ma con quale diritto, visto che era stata lei a lasciarla? Però la conosceva bene e sapeva che era una donna possessiva. Pure egoista, si disse; e, se fosse stato proprio quello il motivo della visita, si sarebbe dimostrata anche prepotente e prevaricatrice. In ogni caso, le aprì e si vestì in fretta; per qualche ragione non intendeva mostrarsi in pigiama.
Sarah entrò nell’appartamento con un sorriso suadente, che Janine considerò del tutto immotivato. Indossava un giaccone rosso, che le donava molto, una sciarpa nera e stivali dello stesso colore. Janine le lanciò un’occhiata ostile. Sarah non aveva alcun diritto di piombare in casa sua senza il preavviso di una telefonata.
“Sei già pronta.”, disse Sarah. “Bene, ti offro una colazione.”
Janine era combattuta. Avrebbe voluto declinare quella proposta. D’altra parte, se Sarah era invadente, lei era educata: respingere un invito rivolto con garbo andava contro la sua natura. La esaminò con occhio critico, trovandola estremamente affascinante. Questo rendeva un rifiuto ancora più difficile. Lei non aveva avuto il tempo di truccarsi; lo specchio del soggiorno le rimandò l’immagine di un volto pallido e smunto, e ciò la irritò. Per fortuna era pulita, dato che si era fatta una doccia prima di andare a coricarsi. Scrollò le spalle. “D’accordo.”, disse.
Era una mattina di sole e non faceva molto freddo. Mentre camminavano dirette verso Joe’s, un piacevole locale che serviva eccellenti breakfast e che si trovava a soli due isolati di distanza, Sarah disse: “Io credo che dovremmo perdonarci a vicenda.”
Janine trasse un profondo respiro. Era sorpresa: non se lo sarebbe aspettato. La vita era curiosa, meditò: se solo si fosse presentata due giorni prima…
“Dopo il concerto con Susan Driver, tu mi hai insultata.”, proseguì Sarah in tono pacato. “Però, avrei dovuto capire che in quel momento eri in preda a un’emotività eccessiva e, sebbene tu avessi torto, eri comunque in buona fede; il tuo errore è stato di non ragionare. Dal canto mio, sono stata troppo dura e intransigente, a causa di un ricordo orribile che tu ben conosci. Entrambe abbiamo sbagliato, ma non è troppo tardi per rimediare.”
Quelle parole stupirono Janine; quante volte aveva sperato di sentirsele dire! Ma ora le cose erano cambiate. Le rivolse uno sguardo gelido. “Rammenti cosa mi dicesti quella mattina? Dovevi pensarci prima. Forse adesso questo vale per te: sai bene cosa è successo ieri.”
“Sei andata a letto con Marcus. Eri sola ed era un tuo diritto farlo, benché lui sia un essere ignobile… un delinquente!”
“Del quale non esiti a servirti.”, commentò acidamente Janine.
Sarah scosse la testa. “Non più.”
“Marcus sostiene che…”
“Che tutti dicono così, ma poi tornano da lui, lo so. Non io, però.”
Entrarono da Joe’s, scelsero un tavolo appartato e ordinarono: un’abbondante colazione Sarah, un the Janine. Sarah la guardò interrogativamente. “Ho lo stomaco chiuso.”, disse Janine. “Non credo che sia stata una buona idea venire qui con te.”
“Perché?” Sarah le prese una mano, ma l’altra la ritrasse. Attese il the in silenzio, cercando di far luce sui suoi sentimenti, su ciò che pensava veramente, su quello che sentiva.
Alla fine diede libero sfogo al suo risentimento. “Per te”, disse con la voce che le tremava, “ho lasciato l’America, gli amici, le amiche; ho accettato di vivere nella tua ombra – ed ero felice di farlo. Non mi ponevo alcun tipo di problema. Sarah Taverner, la famosa cantante, degna di ogni attenzione. Janine Leblanc una ex giocatrice di pallacanestro, una ex controfigura di grandi attrici. Mi andava bene, desideravo unicamente il tuo amore, sognavo un futuro che ci avrebbe viste sempre insieme; e invece tu mi hai liquidata brutalmente, dopo che avevi baciato sulla bocca un’altra donna, davanti agli sguardi di tutti. Non ti sei curata della mia infelicità, dell’angoscia che pativo; non hai pensato alle notti in bianco passate a rigirarmi nel letto, allo strazio, alla disperazione. E di punto in bianco ti presenti da me, e io lo so il perché: mi hai sorpresa con un uomo, hai compreso che non ero più tua, e il tuo ego smisurato non riesce ad accettarlo. Perdonarci a vicenda? Non c’è problema, ma questo non significa che io sia disposta a tornare con te.”
Sarah imburrò una fetta di pane tostato. “In linea di principio, non posso darti torto. Però voglio farti una domanda. Non ti sei chiesta come mai la porta dell’appartamento di Marcus era aperta?”
“Certo.”, replicò Janine. “Ne ho parlato con lui. Si era dimenticato di chiuderla.”
Sarah fece una breve risata, priva di allegria. “Quanto sei ingenua, Janine! Un pusher che si scorda di chiudere la porta! E, guarda caso, mentre tu sei nuda e io sto per arrivare; non a sorpresa, bada bene, ma all’esatto orario che lui mi aveva indicato. E’ chiaro come il sole che Marcus voleva che io ti vedessi nuda. Non sono ancora riuscita a capire il suo scopo, ma sicuramente non è stata una coincidenza, bensì un piano accuratamente preparato.”
Janine storse la bocca. Non sembrava convinta, eppure, pensò Sarah, era talmente ovvio che anche uno sprovveduto sarebbe pervenuto a quella conclusione. Janine non era una sprovveduta, ma un’ingenua sì. Sarah sorseggiò la spremuta d’arancia, quindi aggiunse: “Marcus non è un uomo che crede nei sentimenti; se pensi che sia innamorato di te, sei destinata a subire una grandissima delusione. Lui ti ha usata, e di certo non gli interessa la tua felicità.”
“E a te interessa?”, scattò Janine.
“Io ti amo.”, rispose Sarah. “Voglio tornare con te.”
Alzò una mano per impedirle di ribattere. “Quando ti ho vista… quando ti ho vista lì, mi sono sentita morire. Poi sono tornata a casa e ho buttato via la droga; sono uscita a correre, anche se non mi sentivo bene. Oggi sto molto meglio. Forse avrò ancora qualche ricaduta, però ne dubito: a Marcus è mancato il tempo necessario per rendermi una vera tossica. Mentre correvo, ho ripensato a una gara che vinsi da ragazza. Ciò mi ha dato una grande forza. Ho riflettuto sulla mia carriera, che si trova a un bivio; avrei dovuto incidere un disco con Meaghan O’Reilly, ma temo che questo non accadrà. Non importa. Riprenderò da dove avevo lasciato, dai temi del mio ultimo album: non sono destinata a diventare una rockstar, e comunque ho un pubblico che mi apprezza. Avevi ragione a criticare le mie nuove idee, erano alquanto discutibili.”
Si interruppe per un attimo. “Poi inevitabilmente ho pensato a te, a quanto mi manchi, a quanto ti manco.”
Janine distolse lo sguardo.
Sarah le sfiorò delicatamente il viso.
“Io ti amo.”, ripeté.
Scrutò gli occhi di Janine, in attesa della sua risposta.
A Londra gli improvvisi cambiamenti di tempo sono frequenti come gli sbalzi d’umore di una ragazza viziata. Le nuvole si presentarono all’improvviso, cominciò a piovere e l’aria divenne fredda. I passanti si affrettavano per raggiungere il tepore delle loro abitazioni o degli uffici nei quali lavoravano. A causa del vento era difficile tenere gli ombrelli aperti.
L’uomo alto non si mosse.
Non aveva con sé un ombrello, perché quando era uscito dall’albergo splendeva un sole radioso ed egli aveva pensato che il bel tempo sarebbe perdurato. Da quello che sapeva del clima inglese era possibile che entro un’ora avrebbe cessato di piovere e sarebbe riapparso il sole; in caso contrario, sarebbe rimasto sotto l’acqua: ciò gli era indifferente.
Osservava il locale dove Sarah e Janine stavano facendo colazione. Erano sedute vicino alla vetrata che dava sulla strada, perciò malgrado la pioggia riusciva a vederle abbastanza bene anche se non riusciva a distinguere con precisione le loro espressioni. Ma c’era molto altro da guardare. I gesti, la postura delle spalle, i tentativi di approccio dell’una e la ritrosia dell’altra. Nel portafoglio aveva una fotografia che le ritraeva assieme. Come fosse riuscito a procurarsela era uno di quei misteri di cui la sua vita era piena.
Notò che la donna bruna prendeva una mano della bionda, e che costei la respingeva. Era in corso un litigio o forse un tentativo di riappacificazione. Sarah Taverner desiderava riconciliarsi con la sua fiamma ma Janine Leblanc era invece ostile.
Comunque avrebbe scommesso che prima di sera sarebbero finite a letto insieme. Adesso Sarah parlava animatamente e Janine scuoteva il capo con espressione scontrosa. Forse la scommessa andava riconsiderata, pensò, poiché le donne erano più imprevedibili degli uomini; non che questo gli importasse. Indugiò ancora per qualche minuto, poi decise di andarsene. Non era interessato a Sarah e a Janine né ai loro bisticci amorosi, però facevano parte del quadro complessivo, e lui era abituato da sempre a tenere conto di ogni singolo dettaglio; ma ora aveva visto a sufficienza.
L’uomo alto si voltò e con calma si allontanò a piedi, incurante degli scrosci d’acqua che lo infradiciavano.
“Tu pensi di amarmi.” Il tono di Janine era brusco e freddo. “In realtà ti comporti come una bambina cui hanno sottratto un giocattolo. Fino a un momento prima quel giocattolo giaceva abbandonato in un angolo e lei si era scordata della sua esistenza, ma ecco che all’improvviso diventa importante.”
“Non sei un giocattolo, Janine! Non certo per me.”
Janine la fissò. Provava emozioni contrastanti e, benché apparisse risoluta a respingere Sarah, i suoi pensieri correvano in mille direzioni, e lei faticava a comprendere quale fosse quella giusta. Una parte del suo cuore avrebbe desiderato abbracciare Sarah, baciarla, ricominciare. Fino al giorno prima non avrebbe chiesto altro. Non aveva dimenticato i giorni meravigliosi che avevano trascorso assieme. Un’altra parte, tuttavia, la spingeva a ricordare quello che aveva provato facendo l’amore con Marcus. E c’era una vocina, sottile ma insistente, che le sussurrava che, sebbene si fosse infatuata di Sarah, lei non era una lesbica, bensì una donna normale. Non aveva mai avuto pregiudizi in tal senso, però ricordava bene com’erano considerate le lesbiche della sua squadra di basket: fuori degli allenamenti, le altre le rifuggivano. Ricordava anche il pensiero di suo padre riguardo agli omosessuali. Erano viziosi, peccatori, destinati all’inferno. Suo padre era un uomo troppo inflessibile e intransigente, e spesso esagerava; ma quelle parole dure avevano comunque sedimentato in lei, causandole sensi di colpa che considerava infondati ma che a volte la tormentavano.
Infine, non si fidava ciecamente di Sarah e riteneva che il paragone con la bambina a cui avevano tolto il giocattolo potesse corrispondere alla realtà dei fatti, anche se una seconda vocina le suggeriva che questo non era vero: Sarah era sincera e il suo unico torto era stato quello di aver aspettato troppo.
“Eravamo molto felici assieme.”, disse Sarah. Per un attimo sembrò volerla accarezzare ancora, poi si trattenne, probabilmente per il timore di essere respinta nuovamente. “E potremmo tornare a esserlo. Io ti ho perdonata. Cosa ti impedisce di fare altrettanto?”
Bella domanda, si disse Janine.
Invece di rispondere, le chiese: “Sei andata a letto con Susan Driver?” Era sicura che Sarah le avrebbe mentito, e lei lo avrebbe capito. Questo avrebbe significato la fine definitiva del loro rapporto.
Sarah le rivolse uno sguardo sorprendentemente franco. Non abbassò gli occhi né assunse un’aria sfuggente. “Sì.”, ammise. “Dopo averti lasciata, e non credo che sia stata una buona idea. Per lei non provavo nulla.”
Janine restò colpita dalla sua sincerità e dal fatto che non avesse indugiato nemmeno per un istante. Inoltre, non si era trincerata dietro a scuse banali, non aveva cercato di giustificarsi e non aveva fatto ricorso a frasi fatte che molti uomini avrebbero usato. Provò un moto di riluttante ammirazione. Sarah era una donna sincera. Dura, ma sincera.
Ed era stata lei a muovere il primo passo…
L’uomo alto tornò in albergo, fece una doccia bollente e indossò indumenti asciutti: una camicia azzurra, pantaloni grigi di flanella, una giacca di panno blu. Non portava mai la cravatta.
Andò alla finestra. Pioveva a dirotto e con ogni probabilità il tempo non sarebbe migliorato fino all’indomani.
Era a Londra da tre giorni; quindi gliene rimanevano sette.
Tornò in bagno per lavarsi i denti. Li lavava molto spesso: una piccola mania che comunque non produceva danni. Si guardò allo specchio senza particolare interesse; vide riflessa l’immagine di un quarantenne in perfetta forma fisica, largo di spalle, ampio di torace, biondo con i capelli tagliati a spazzola. Gli occhi azzurri evocavano lo stesso calore del ghiaccio.
L’uomo alto si chiamava Dieter Haller ed era antipatico a tutti.
Era sempre risultato antipatico alla gente, e questo per un motivo molto semplice: perché era il numero uno. Primo della classe quando andava a scuola, cintura nera di judo, vincitore del torneo di lotta all’università, tiratore infallibile, pugile perfettamente impostato. Si era laureato con il massimo dei voti grazie a una brillante tesi sugli psicopatici che diventano serial killer. I suoi occhi non erano gelidi in quanto azzurri, ma perché lui era gelido. Non perdeva mai la calma, era capace di uccidere un uomo a sangue freddo ed era soprattutto un investigatore straordinario. Aveva sgominato da solo la peggior banda di tagliagole di Berlino e, benché fosse relativamente giovane, era già riuscito a raggiungere un grado assai elevato, e i suoi avversari all’interno della polizia tedesca incrociavano le dita augurandosi che di lì a breve non diventasse il loro capo.
Dieter sovente rimpiangeva di non essere nato novant’anni prima, non a causa di nostalgie naziste, ma per il suo amore per l’ordine, la disciplina e l’assoluta mancanza di indulgenza. Aveva una mentalità calvinista. Non c’era possibilità di salvezza per chi infrangeva la legge, per i delinquenti, le prostitute e i drogati. Per loro non esisteva redenzione. Dovevano finire in prigione, non per riabilitarsi ma per subire il giusto castigo. Non si era mai curato delle loro motivazioni, né aveva preso in considerazione alibi risibili come un’infanzia difficile e sofferta, un padre brutale e violento o una madre distratta e assente. Non aveva mai pensato che potessero tornare sulla retta via, trasformandosi in cittadini onesti, pronti a ricominciare una nuova vita.
Mai.
Tranne una volta.
Un’unica volta.
Puntata davvero straordinaria per come l’hai scritta. Sentimenti, pensieri, sensazioni, emozioni sono trattate con grande cura. l’alternanza tra il nuovo ingresso e la discussione tra Sarah e Janine è veramente avvincente. Il filo della trama rimane sempre ben teso, non si allenta mai.
Trovo che rileggendo questo romanzo riesca a cogliere con maggior immediatezza quello che vuoi trasmettere.
Complimenti.
Un grande abbraccio
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Ti leggo da poco e forse dovrei andare a ritroso nei capitoli per meglio entrare nella storia. Comunque racconto che avvince per la mescolanza dei sentimenti, delle descrizioni e dello stile veloce di scrittura.
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@ NEWWHITEBEAR il tuo commento mi ha emozionata. Davvero!
Un caro abbraccio a te*
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Sì, mi rendo conto che quanto hai scritto nel contro-commento nella puntata precedente è vero: ricordavo molto bene i primi capitoli, ma misteriosamente questi non li ricordo o li ricordo vagamente 🙂 Ad esempio ci ho messo un bel po’ a ricordare chi era Haller e che parte aveva nel racconto… E ancora adesso non è che ne sia sicuro! eheheh 😀
http://www.wolfghost.com
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@ ILI6 grazie mille ^^
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@ WOLFGHOST ed è un fenomeno curioso, almeno per me, caro lupo, dato che dopo averli riletti li ritengo i migliori, o i meno peggio, via 😛
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Dieter…chi era costui???….cosa vorrà esattamente? beh…in ogni caso il bello di questo romanzo è l’amore turbato, incerto, difficile e splendido….l’amore che si tocca con mano tutti i giorni…..e il bello è che si legge tutto d’un fiato!
Baci
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@ MARI “Dieter chi era costui???”
Presto lo sapremo, cara.
E sapremo anche ciò che vuole.
L’amore…
Grazie, stellina, e tanti baci*
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….sarà bello…comunque!
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@ MARI lo spero, cara!
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Puntata intensa, piacevole e soprattuto emozionante
malgrado tutto fra Sarah e Janine, letta come sempre
tutta d’un fiato con l’avvicendarsi piano piano di nuovi
personaggi che porteranno nuove sorprese…
e nuovi intrecci…
E’ sempre più bello….
Un abbraccio cara e dolcissima notte!
Michelle
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“Dieter!?!? who is the one?!?!”
“Why is he there?”
“What does he want?”
“What a peculiar man, all order and discipline! What a kind of man is he, a good or a bad one?”
Who knows?…. only you Alessandra .
Time is pressing, let’s wait, but hurry up! 😀
Just a hug and
…night night!
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Una puntata veramente stupenda, dove sentimenti, pensieri, emozioni, sono descritte con grande attenzione e fanno emergere lati nuovi delle due protagoniste. Sarah che si dimostra gelosa e sincera, Janine che non si ritiene completamente omosessuale anche perché influenzata (probabilmente) dal pensare del padre e delle persone con le quali ha avuto a che fare prima di conoscere ed amare Sarat. E poi l’entrata in scena di Dieter, che ha una loro foto, che è gelido, che chissà a cosa porterà la sua presenza!
Grandiosa Alessandra, complimenti!!!
Dolce notte, Pat
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Un intreccio, complesso, d’amore di musica e di potere!!!!!!!! Un saluto da Sar.
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@ VENTIDIPRIMAVERA nell’amore, mai dire “mai”…
I nuovi intrecci sono imminenti.
Grazie. carissima Michelle!
Bisous*
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@ CLE REVERIES Дитер специальный человек!
Ops… Dieter è un uomo speciale! E lo vedremo.
Lots of love, darling ^^
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Is that really true!?
O, mama mia!!! :-*
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@ CLE REVERIES yes, honey ^^
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@ PATRIZIA M. la tua sintesi è perfetta!
Nulla da aggiungere se non un grazie e un bacio 🙂
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@ SALVATORE RIZZI preciso, caro Sar. (A Roma significa esatto).
Un salutone.
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Sarah si ravvede e chiede scusa, ma Janine ha delle perplessità. L’animo umano è strano: sino al giorno prima Janine avrebbe voluto che ciò accadesse ed invece ora non sa più cosa ci sia nel suo cuore, ma entra in scena un altro personaggio, Dieter, tutto si fa ancora più interessante. Bellissima puntata!
Un caro abbraccio
annamaria
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@ ANNAMARIA49 concordo in pieno con te: l’animo umano è strano, e Janine ne è una dimostrazione.
Ora, se ricordo bene (e non è detto :-P), la scena dovrebbe trasferirsi in Germania.
Grazie e un bacione ^^
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Finalmente appare l’uomo alto, tante volte citato. E’ un intransigente ispettore, che finora si è limitato ad osservare. Chissà quale ruolo avrà nella vicenda.
Intanto c’è il tentativo di recupero di Janine da parte dii Sarah, che avrà anche dovuto sforzarsi per comportarsi così, ma lo avrà fatto perché veramente voleva recuperare il rapporto, o perché voleva vincere nella faccenda? Janine ha cercato di sfruttare il vantaggio di avere fatto ingelosire Sarah, quasi per vendicarsi. Ma si intuisce, sotto sotto, che entrambe vogliono riavvicinarsi.
Bella puntata, giocata sull’orlo della psicologia, come spesso avviene nei tuoi racconti, Alessandra.
Cesare
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@ CESARE io credo che per una donna orgogliosa come Sarah sia stato difficile muovere il primo passo; però posso affermare con certezza che è sincera. Forse vedere Janine nuda nella casa di Marcus le ha fatto capire quanto sia importante per lei. Non sempre tutto il male viene per nuocere.
L’uomo alto, tante volte citato, avrà un ruolo molto, molto rilevante.
Grazie, amico mio!
Bisous.
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A Milano, pure!!!!!!!!!!!!!!!! Ciao dal solito vecchio Salvatore.
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@ SALVATORE RIZZI ciao, caro Sar ^^
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Имейте хороший выходные Alessandra
привет, Pat ^__^
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Uhmm, s’, sono molto gelidp.
Freddo.
Insensibile.
E scopro i tagliagole.
Mi piacciono le arti marziale (però il Tae Kwon Do, sono un 6′ Dan).
E mi piace farmi la barba.
Occhi gelidi: la sera li conservo nel freezer, dentro i cubetti di ghiaccio. Che buffo, ho invitato un’amica, una sera, che ha urlato di spavento: il suo drink “la osservava”.
Ho una mentalità “Italocalvinista”. Se qualcuno sbaglia, per punirlo, lo faccio sbagliare di nuovo.
Sì, è vero, a scuola ero il primo di tutti (a fuggire, al termine delle lezioni) e mi sono laureato con ottimi voti: quelli a S.Antonio, Padre Pio, la Madonna, Pietro , Palo, il suo dirimpettaio e Belzebù!
Ma non sono qui per parlare di me. Anzi.
Perché sto parlando di me? Forse sonop bello? Interessante? Superlativo?
Ecco, ci risiamo cotinuo a parlare di me!
Però, a ben considerare, chi c’é, oltre me al mondo?
Credo nessuno.
Adesso termino perchè con tutto il gewlo che sprizzo mi sto prendendo un “malanno”. (e potrei diventare caldo d febbre).
Un racconto, questo, che mi è piaciuto.
Soprattutto dove si parla di me!
Con semplicità, modestia, umiltà e docilmente, ti ringrazio dell’accenno che hai fatto alla mia persona.
Grazie
“… Ich möchte nicht, um die Erfahrung zu leugnen
Rückseite der Sonne, der menschenleere Welt.
Betrachten Sie Ihre Herkunft
Sie wurden nicht geboren, um wie Bestien leben
ihm zu folgen Tugend und Wissen “
(Dante Alighieri, Die Göttliche Komödie, Inferno canto XXVI, 116-120)
Auf wiedersehen
e … statev’accuòrti: ca ie song cattivo, cattivissime e gelide!
salutamme!
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Bellissimo il personaggio che interagisce e commenta il capitolo! la finzione entra nella realtà… cara Alessandra stai facendo diventare il blog uno strumento dai molteplici livelli comunicativi e tu sei la regina incontrastata di un regno in continua espansione…
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@ PATRIZIA M. Улыбка для вас, Patrizia!
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@ DIETER HALLER eh eh eh 😛
Comunque sia, sei il mio personaggio preferito di questa storia, assieme a una donna, che non è Sarah, né Janine…
Anche lei è tedesca e la conosceremo presto. Molto presto.
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@ MARIA D’AMBRA sei troppo buona, cara!
Grazie di cuore*
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Sorprendi sempre di più, il capitolo ha tutto per affascinare e tenere sempre
vivo l’nteresse della storia
Non penso che Sarah e Janine torneranno insieme e se lo faranno, solo
per poco tempo
In quanto alla descrizione di Dieter, non lo trovo (per adesso) tanto simpatico
Alla prossima
Baci
Mistral
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@ OMBREFLESSUOSE Dieter, forse, in seguito diventerà più simpatico.
Su Sarah e Janine non posso pronunciarmi…
Grazie, cara Mistral!
Baci e bacini*
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Puntata eccezionale, dal tiro narrativo sostenuto e dalle buone disgressioni e dialoghi. Saluti, a presto.
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@ UNIVERS sono lusingata, mio “vecchio” amico!
Un caro saluto.
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Ah! eccolo qui Dieter. Non avevo letto la fine del racconto, ne ero stata bruscamente distolta!
Ora tutto quadra.
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@ LILLO molto bene, Dani 😛
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