Sarah la guardò con disprezzo.
Janine le aveva fatto una scenata di gelosia perché lei aveva dato un senso erotico alla sua esibizione con Susan Driver: però quella era solo finzione scenica. Poi, dopo averla pesantemente offesa, l’aveva implorata di non lasciarla. Sembrava che non potesse vivere senza di lei. Ma invece si era consolata molto in fretta. Ciò significava soltanto una cosa: che non l’aveva mai amata veramente.
Non meritava comprensione, né alcuna compassione; il termine “sgualdrina” si adattava perfettamente a lei, e bene aveva fatto Sarah a trattarla con durezza.
Tuttavia vederla nuda, palesemente soddisfatta, con quel lampo di sfida negli occhi, la ferì profondamente. A livello razionale non avrebbe dovuto importarle, ma la vita non si basa solamente sulla razionalità: esistono degli aspetti emotivi, che si sovrappongono alla fredda logica, contrastandola e talvolta (o spesso) avendo la meglio, anche in casi in cui ciò si dimostra palesemente assurdo. Mogli picchiate che non riescono a lasciare il marito, uomini apparentemente decisi e risoluti che soggiacciono ai capricci di un’amante scaltra, genitori che chiudono entrambi gli occhi davanti alle malefatte di un figlio, rifiutandosi di accettare la realtà e polemizzando con gli insegnanti che denunciano i loro misfatti.
Sarah Taverner si rese conto di essere rosa dalla gelosia.
Era una reazione stupida, si disse; però, non poteva farci niente. Janine Leblanc le apparteneva; nessuno aveva il diritto di baciarla, di accarezzarla, di procurarle piacere. Sebbene fossero pensieri insensati, non riusciva a eliminarli.
Janine si alzò dal divano e si rivestì con calcolata lentezza. Anziché tenere gli occhi bassi, la sfidava apertamente fissandola. Sarah colse derisione nel suo sguardo. O forse era un’espressione vendicativa?
Marcus entrò nel soggiorno con un’aria odiosamente compiaciuta, che indusse Sarah a una nuova riflessione. Lui sapeva che lei sarebbe arrivata esattamente a quell’ora. Il citofono guasto? Era pronta a scommettere che si trattava di una messinscena e che invece funzionava perfettamente. Marcus voleva che lei vedesse Janine nuda. Ma perché? Qual era lo scopo che si prefiggeva? Le sembrava un comportamento stravagante. Però, non si trovava nelle condizioni migliori per pensare lucidamente, era scossa e turbata, e desiderava solo uscire subito da quella casa. Gli porse i soldi, prese la busta senza controllarne il contenuto e si diresse verso la porta. Era consapevole di apparire sconvolta, e non voleva che Janine la vedesse in quello stato. Si sentiva umiliata come mai prima in vita sua.
Si impose di reagire.
Raddrizzò le spalle e, prima di aprire la porta, si voltò assumendo un’espressione fredda e distaccata. “Bene.”, disse. “Ora potete proseguire tranquillamente. Buon divertimento!”
Vide che Janine arrossiva e ne fu intimamente soddisfatta.
Poi uscì.
Quando rincasò, esaminò il suo comportamento. Tutto sommato, aveva reagito bene. Inizialmente aveva ceduto all’emotività, però era riuscita a riprendere il controllo: niente scenate, nessun insulto, nessuna aggressione verbale o fisica, benché per un breve momento fosse stata tentata di prendere Janine per i capelli. Si era accomiatata in modo dignitoso e l’aveva costretta ad arrossire.
Tuttavia era un trionfo ben misero.
Quello che contava era come si era sentita dentro, e come stava attualmente. Male, pensò. Decisamente male. Si svestì e si infilò sotto la doccia. Si lavò energicamente, come se questo potesse aiutarla a scrollarsi di dosso tutte le emozioni, le perplessità e i dubbi che si affacciavano alla sua mente. Marcus era uno spacciatore di droga. Se avesse visto Janine nuda nella casa di un ingegnere, di un avvocato o di un operaio, la sua reazione sarebbe stata la stessa? Sì. Marcus non c’entrava niente. Lo escluse dai suoi pensieri. Tutto ruotava solo intorno a Janine.
Quindi era davvero gelosa?
Sì, ammise a denti stretti.
Si asciugò vigorosamente, indossò una tuta da ginnastica e andò in soggiorno. Com’era gelida quella casa senza Janine! Le mancava? Era questo il motivo per cui era tornata da Marcus, pur sapendo nel profondo di se stessa che non le stava più vendendo della semplice coca ma qualcosa di molto più pericoloso?
Sì.
Però, non poteva perdonarla. Lei era a conoscenza di quanto era accaduto fra suo padre e sua madre, lei sapeva che la mamma era morta a causa di una gelosia immotivata. Perciò non avrebbe mai dovuto accusarla ingiustamente, arrivando a insultarla. E adesso l’aveva tradita. Beh, “tradita” non era la parola esatta, visto che non stavano più insieme; cionondimeno non riusciva a dare un significato diverso a quanto era accaduto. E quello sguardo sfrontato, poi! Rappresentava una rivalsa, era chiaro. E se fosse stato dovuto all’amore che ancora provava per lei? Se si fosse concessa a Marcus per tentare di vincere la disperazione, perché si sentiva sola e infelice? E lei, Sarah, non era forse andata a letto con Susan?
Aprì la busta e dispose una grossa striscia su uno specchietto.
Fissò quella polvere bianca, sapendo che fra breve avrebbe scordato ogni cosa, tutto avrebbe assunto un’altra luce e lei sarebbe scivolata nell’oblio.
Il disco con Meaghan O’Reilly, la sua carriera… Janine. Semplicemente, sarebbero svanite dal suo cervello, come fastidiose nubi scacciate da un vento gagliardo.
Arrotolò una banconota e si chinò sul tavolo.
Da ragazza, Sarah si era qualificata per la finale dei giochi studenteschi che quell’anno si svolgeva a Manchester. Era una tiepida giornata primaverile, il cielo era limpido e luminoso. Splendeva un sole quasi estivo.
Quella mattina si era svegliata quando era ancora buio. Si era alzata dal letto e a piedi nudi era andata a guardare fuori della finestra; non aveva visto granché, tranne una pallida striscia di luce che dall’East End preannunciava l’alba. Aveva fame. Si era preparata un’abbondante porzione di porridge, aveva spalmato marmellata di arancie Wilkin & Sons su una grossa fetta di pane tostato e aveva bevuto un bicchiere di latte. Era eccitata e ansiosa: voleva vincere. Durante il tragitto in macchina, circa quattro ore per coprire la distanza che separa Londra da Manchester, non era riuscita a pensare ad altro.
In base ai tempi ottenuti nelle qualificazioni Sarah era la favorita nei quattrocento metri piani. Sarah era brava anche nei cento e nei duecento, ma eccelleva soprattutto nei quattrocento, dato che abbinava potenza a resistenza.
A causa della tensione partì male e una certa Reese Black schizzò davanti a tutte, con una falcata armoniosa che sembrava consentirle di correre quasi senza fatica. Reese era accreditata del secondo miglior tempo e si era già imposta nella gara precedente, gli ottocento metri; non possedeva l’esplosività di Sarah ma in compenso, essendo abituata alle lunghe distanze, era in grado di mantenere lo stesso ritmo fino al traguardo. Per vincere Sarah aveva calcolato di prendere un buon vantaggio iniziale e poi di stringere i denti resistendo alla rimonta di Reese. Contava anche sul fatto che l’avversaria si sarebbe demoralizzata vedendola irrimediabilmente lontana. Ma le parti si erano invertite.
Sarah si lanciò con decisione all’inseguimento, guadagnando terreno e staccando le altre, tuttavia lo sforzo per rimontare fu eccessivo e quando affiancò Reese si rese conto di non avere più energie. Reese invece, benché paonazza in viso, era ancora fresca e non aveva perso la scioltezza iniziale.
Sarah capì che era stata più intelligente di lei: non si era fatta prendere dall’ansia, non si era disunita cercando di resistere a tutti i costi e aveva continuato a correre secondo le sue possibilità come se stesse allenandosi da sola.
Sarah odiava perdere.
In tribuna c’era suo padre, che lei non detestava ancora, e non voleva deluderlo: gli aveva promesso che avrebbe vinto e una sconfitta sarebbe stata intollerabile. Si impose di non cedere. Ma non ce la faceva più. Lanciò un rapido sguardo a Reese e ciò che vide la spronò a dare tutto: malgrado lo sforzo, Reese sorrideva. Restò affiancata a lei ancora per qualche metro, poi cominciò a perdere terreno. Le passò per il cervello che arrivare seconda sarebbe stato comunque un buon risultato – per molte ottimo -, ma quello era il classico atteggiamento mentale dei perdenti.
Lei era una vincente nata. Era sempre stata abituata a primeggiare.
Le sembrava che da un momento all’altro il cuore dovesse scoppiarle, ciononostante riuscì a produrre un ultimo sforzo disperato e affiancò di nuovo Reese; però fu solo questione di un attimo, poi l’altra la staccò ancora. Era finita. Sarah meditò di buttarsi sul prato che fiancheggiava la pista di atletica. Quell’erba di un verde brillante pareva aspettare proprio lei. Si sarebbe stesa a riprendere fiato. Non era più in grado di continuare: aveva chiesto troppo a se stessa, le gambe non rispondevano più. Non le interessava il secondo posto: seconda o ultima non faceva differenza.
Poi ripensò all’odioso sorriso di Reese Black. Le gettò un altro sguardo fugace. Reese era alta, bionda, con la coda di cavallo; se non fosse stato per i denti, vagamente equini, l’avrebbe definita una bella ragazza, di quelle che fanno girare la testa a tutti i maschi della classe. Aveva gli occhi azzurri, gambe lunghe e slanciate, era snella ma con un seno già perfettamente sviluppato. Soltanto i denti stonavano.
Reese non le aveva fatto niente, però in quel momento la odiava.
Si rassegnò. Ma poi scosse la testa con rabbia e, pensando di morire, richiamò anche l’ultima stilla di energia.
La raggiunse a cinque metri dal traguardo.
Si scagliarono simultaneamente in avanti, ma fu Sarah a prevalere, di un centimetro forse.
Poi si accasciò completamente esausta.
Reese Blake non sorrideva più. Era piegata in due spossata e delusa. Tuttavia trovò il coraggio per avvicinarsi a lei e tenderle la mano, aiutandola a rialzarsi. Si abbracciarono, mentre il pubblico di studenti, genitori e insegnanti applaudiva entusiasta.
In seguito il suo allenatore, il professore di educazione fisica, le avrebbe detto che, visto come si erano messe le cose, nessun’altra avrebbe potuto farcela.
Se Sarah non avesse incontrato la musica, sicuramente sarebbe diventata un’atleta olimpionica. Non soltanto per il talento, ma per la feroce determinazione di cui quel giorno aveva dato prova.
Sarah Taverner si stupì per quel ricordo. Era da molto che non pensava più a Reese Black e alla sua fantastica vittoria e trovava strano che le fosse tornata alla mente proprio adesso, mentre si apprestava a viaggiare, a dimenticare, a cercare l’oblio che Marcus le aveva venduto. Rimase ferma a lungo, la banconota in una mano, gli occhi fissi sulla striscia bianca. La attirava nello stesso identico modo con cui l’aveva attratta il prato verde di Manchester.
La attendeva una sconfitta, comunque volesse metterla. Ed era una sconfitta molto più grave, perché non sarebbe stata Reese Black a batterla… ma lei stessa.
Ignorò quel pensiero: la tentazione era troppo forte.
Tornò a chinarsi, assaporando già ciò che avrebbe provato.
Si bloccò all’ultimo istante.
Con la medesima forza che le aveva permesso di tagliare il traguardo per prima si alzò, rimise la polverina nella busta, andò in bagno e gettò nel water quella che sarebbe stata la sua disfatta definitiva.
Non si sentiva per niente bene e nel giro di pochi secondi rimpianse ciò che aveva fatto.
Decise che sarebbe tornata da Marcus.
Poi rivide il sorriso trionfante di Reese Black.
Era già in tuta.
Si infilò le scarpe da ginnastica.
E uscì a correre per Londra.
Post incentrato su Sarah e la sua voglia di vincere sempre.
Un’analisi accurata della personalità di Sarah che non si rassegna aperdere ma che trova comunque quell’ultima stilla di energia per buttarsi oltre il traguardo.
Veramente ottime le disgressioni su queste peculiarietà del carattere du Sarah. Ma sei stata abile e bravissima nel tratteggiarle con le parole giuste.
Più lo rileggo, più lo trovo gradevole. Si avverte che è stato rivisto, ripulito e reso ancor più fluido. Una lettura veramente stimolante.
Un grande abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR il mio intento era proprio quello di mostrare tutta la forza, psicologica più che fisica, di Sarah.
Ti ringrazio moltissimo per le tue parole!
Un caro abbraccio.
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Mi piacciono le perone “forti” psicologicamete forti e fisicamente forti…adoro lo sport, ..brava come sempre….mentre la mia lettura continua!
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@ MARI anche a me piace molto lo sport, e da ragazza correvo forte 😛
Grazie, cara Marina*
(Sei nata nella città di mia mamma).
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Allora ci sei stata? Un altro punto in comune….mi piace la mia città. 🙂
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@ MARI come no!
Anche a me piace molto ^^
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Una puntata tutta incentrata su Sarah, su quello che prova ancora fortemente per Janine, ma soprattutto sulla sua capacità di prevalere proprio quando tutto sembra essere perduto. Una forza psicologica veramente grande che la porterà sicuramente a prendere decisioni molto importanti e che riserveranno altre sorprese !!!
Si legge splendidamente, in maniera fluida e con molto interesse.
Bravissima Alessandra, complimenti!!
Serena notte, Pat
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Brava Sarah!!!
E brava Ale 🙂 Il pezzo di lei davanti alla ‘riga’ mi ha messo in tensione. Facevo proprio il tifo per lei, come se fosse stato per la gara di corsa.
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Questo capitolo fa il paio con il precedente: 😉
Bellissima ed efficacissima analisi di una personalità così forte, decisa e determinata che meritava un capitolo a parte, da protagonista. Gli altri personaggi qui fanno solo da sfondo a quella minuziosa descrizione interiore di cui sei maestra. I tuoi ” real characters” sono sempre vivi, dinamici e animati da una forza interiore che li rende così attraenti.
Felice e serena giornata, mia cara
XXX
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Great weekend, my darling!!! :;
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@ CLE REVERIES un bacio, carissima * _____________ *
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Quando ti spieghi, lasci intravedere, cunicoli di conoscenza, molto impegnati, perchè traduci le cose dette in fotografie della realtà! Ciao, dal vecchio Salvatore……………
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@ PATRIZIA M. Sarah è una donna forte e in questo capitolo lo dimostra ampiamente.
Ma… nel prossimo arriverà l’uomo alto…
Grazie, Pat!
Un abbraccio*
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@ LILLOPERCASO anch’io, mentre lo scrivevo!
(Perché non sapevo se avrebbe vinto o perso, in entrambe le circostanze).
Ti ringrazio, cara Daniela ^^
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@ CLE REVERIES grazie per il tuo splendido commento, cara!
Lots of love*
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@ SALVATORE RIZZI sono lusingata, Sar.
Ti ringrazio, “vecchio” Salvatore ^^
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Dovere, salutissimi!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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@ SALVATORE RIZZI good night!
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Immagini molto belle da seguire, percorrendo i dettagli
con molta più attenzione… ogni riassunto scritto mette in luce
quell’acuta ricerca su Tutto, che si parli di guerra, di politica,
in questo caso di sport che rende ciò che narri completo sotto ogni profilo…
Bellissimo anche questo episodio che evidenzia Susan, una donna
ricca di determinazione…
Un abbracco cara e buon proseguo di serata!
Michelle
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@ VENTIDIPRIMAVERA un grazie di cuore per le tue parole, Michelle!
Susan appartiene al “Crepuscolo della Lubjanka”; ciò forse significa che è quella la storia che preferisci 😛
Bisous, chèrie*
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E’ proprio tipico della vostra scrittura.
Confondete gli animi e i cuori in un tourbillon che esalta, ma deprime.
Anch’io cercavo di identificare “Mary Pearcey” fra i suoi agenti. Poi, un vice direttore di Langley un certo Mr.Carrick, mi ha dirottato verso il capo sezione “д“, Tovarich “Philinski Weirov” che informava il capo del Cremlino del suo fidanzamento con Janine (lo aveva sentito, registrando tutto, mentre parlava al telefono:”I Love Janin”, sembrava dicesse.
Nel frattempo, Il direttore della sezione “G” del KGB Richard Wagnerov, aveva archiviato il fascicolo “Il crepuscolo della Lubijanka”, sotto la voce: Siete degli Déi!
Credo di aver fatto confusione, ma il senso è ben chiaro su quello che volevo rappresentare.
Buona serata, good evening e прощайте!
AA
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@ SIR ALEX ALLISTON la vostra ironia è straordinaria, al pari dell’amore che nutro per voi, per il grandissimo Carrick, per Jane, Helen, Monica, Nancy e Joan. Domani tornerà Pomarev, e forse la confusione aumenterà 😛
Radiosità*
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Rileggendo…..anch’io sono gelosa!…. 😛
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@ MARI perché (e di chi) gelosa, cara? 😛
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Quando amo, chi amo, nel senso ampio del termine, mi succede che basta poco per sentirmi tradita….
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@ MARI beh, succede anche a me, cara.
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cпокойной ночи и хорошего воскресенья дорогая Alessandra
привет , Pat 🙂
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@ PATRIZIA M. И вам, дорогие Patrizia ^^
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jèsus quel gaffe, mais non chèrie…..
Ho solo sbagliato nome con quello di Susan al posto di Sarah
ma parlavo pensando dopo aver letto questo capitolo
non ho sbagliato post….
Un gros bisou
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Non ci si scrolla facimente di dosso la gelosia ,specialmente nel vedere
un amore del passato in atteggiamenti che non lasciano dubbi
Il forte carattere di Sarah è ingannevole, perché sostenere una “forza” così, logora l’anima.
Sempre molto attenta e brava
Abbraccione
Mistral
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@ VENTIDIPRIMAVERA lo avevo capito, chèrie.
Più che gaffe direi lapsus.
Bisous 🙂
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@ OMBREFLESSUOSE sebbene sia un atteggiamento mentale sicuramente sbagliato, è verissimo quello che dici.
Grazie, cara Mistral!
Bacione.
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Bellissimo episodio! Ammetto che non lo ricordavo e ciò mi fa pensare… che mi fossi perso qualche puntata? 😐 Comunque questo è un episodio che già per la descrizione della gara potrebbe vivere di vita propria, come racconto a sé stante, ma certamente il contesto, la vittoria nella gara come metafora della vittoria sulla tentazione della droga, gli da un valore molto più importante 😉
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST sono estremamente lusingata, caro lupo, e ti ringrazio moltissimo!
(Prima di rileggerli, io non ricordavo TUTTI gli episodi successivi a questo, tranne forse l’ultimo :-P)
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Episodio incentrato sul persionaggio di Sarah. Tu, Alessandra, li vuoi sondare proprio fino in fondo i tuoi personaggi, per farli conoscere meglio fin nelle loro pieghe d’animo più profonde. Sarah ha dimostra una grande forza di volontà, fondata su un eccezionale orgoglio, e per dimostrarcelo, ci hai raccontato della sua gara, vinta negli ultimi metri, quando le forze fisiche le erano totalmente mancate, ma non certamente la sua forza di volontà, retta, appunto, da un orgoglio senza pari. Ecco che lei difficilmente avrà l’intenzione di cedere di fronte a Janine, a meno di quel “coup de theatre” che tu sai spesso offrire ai tuoi attenti lettori.
Cesare
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@ CESARE mi auguro proprio che ci sia il “coup de theatre”.
Mi è piaciuto molto il tuo commento, mio caro e “attento” lettore.
Grazie, e un abbraccio*
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Puntata in grande stile ormai definito e consolidato (interessante, avvincente) e incentrato sulla figura di Sarah, con la sua proverbiale voglia di primeggiare (che poi è anche voglia di vivere). Ammiro e proseguo a leggerti.
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@ UNIVERS il tuo giudizio su Sarah è perfetto.
Grazie mille, mio “vecchio” amico!
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Sarah rinuncia, si ravvede e decide di combattere: lei è una vincente, spero che rifletta su Janine e la perdoni. Sai anche se questa storia l’ho già letta non ricordo gli sviluppi e la vicenda mi piace tantissimo, ecco perché sono contenta di rileggerla.
Buon tutto, bravissima scrittrice.
un bacio
annamaria
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@ ANNAMARIA49 nella prossima puntata si avrà la risposta.
Sarah è forte, è una vincente… ma arriverà qualcuno ancora più forte e vincente di lei…
Ti ringrazio di cuore, Isabel ^^
Due baci**
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