Fu in quel momento che il Bastardo si pentì per essersi vantato con Susan del suo russo perfetto. Erano fermi davanti al palazzo della Lubjanka, a bordo di un’auto che gli aveva procurato un vecchio amico che lavorava all’ambasciata britannica. Dietro di loro, a circa cinquanta metri di distanza, sostava la Chaika del KGB. Il caldo era intollerabile, e John Wyman sognava una doccia gelata, magari assieme alla voluttuosa americana; poi un buon drink, e infine una cena a lume di candele. La macchina era in buone condizioni, ma non era climatizzata.
John si stupiva di se stesso. Era un uomo pragmatico, poco incline ai sogni, alle suggestioni esoteriche e alle premonizioni. Ma Susan Cooper, quando voleva, sapeva essere molto persuasiva e aveva insistito a lungo.
“Monica Squire”, gli aveva detto, “è una piccola smorfiosa, che si è fatta strada all’interno dell’Agenzia a furia di moine. Non riuscirebbe a sollevare un bilanciere di venti chili, né a guadare un fiume a nuoto; però è una di noi. Appartiene alla CIA!”
“Dunque?”
“Dunque sento che si trova in grave pericolo. Andiamo a dare un’occhiata.”
Il Bastardo acconsentì di malavoglia. Era stanco di Mosca e desiderava tornare in Gran Bretagna. Se non era ancora partito era a causa di Susan: a letto era strepitosa e il suo corpo lo faceva impazzire. Wyman pensava che non si sapesse comportare bene a tavola: mangiava troppo avidamente e parlava con la bocca piena; però faceva l’amore con la stessa avidità e in tali circostanze sapeva usare assai bene la bocca…
Questo, tuttavia, non significava che dovesse fare sempre quello che voleva lei. Stava per riaccendere il motore, quando Cooper gli afferrò un braccio. “Guarda!”, esclamò. Wyman vide due persone uscire dal palazzo: un uomo e una donna. L’uomo era in borghese, la donna era ammanettata. Wyman si girò verso Susan.
“E’ lei! Avevo ragione. La stanno portando via per ucciderla, ne sono certa.”
“Anche se fosse, non possiamo farci niente.”
Susan lo fulminò con lo sguardo. “Dici? Pensa a guidare, piuttosto. E seguili.”
Monica Squire salì su una Chaika priva di contrassegni, e prese posto sul sedile anteriore, l’uomo si sistemò dietro, l’autista accese il motore e partì. Dopo un attimo di esitazione, il Bastardo seguì la vettura. Altrettanto fecero i due agenti del KGB nei suoi confronti. Distanziate di un centinaio di metri, le tre macchine attraversarono Mosca e presero la strada per Minsk.
Imboccarono la M1, ma molto prima che diventasse la E30, l’auto su cui si trovava Squire svoltò verso nord. Dopo un paio di chilometri lasciò la carrozzabile per inoltrarsi in un bosco mediante un sentiero sconnesso che serpeggiava fra gli alberi.
Wyman rallentò, imitato dalla Chaika che gli stava dietro. “Devo fermarmi.”, disse. “Altrimenti capiranno che li stiamo seguendo.”
“Lo hanno già capito da un pezzo.”, ribatté Susan. “Prosegui!”
“Non sei neppure armata!”
“E chi lo dice? Coraggio, vai!”
Lo spirito inglese è particolare e scorreva forte nelle vene del giornalista. Quello spirito aveva permesso alla Gran Bretagna di dominare il mondo per secoli. Benché si sentisse stupido, e malgrado fosse quasi sicuro di andare incontro alla morte, Wyman obbedì e imboccò il sentiero.
Cinque minuti più tardi, l’auto davanti si fermò.
La Chaika del KGB la imitò prontamente, mettendosi di traverso e impedendo ogni possibile via di fuga.
John Wyman frenò e si arrestò a sua volta.
Susan balzò giù dalla macchina.
“Che donna incredibile!”, pensò il Bastardo. “Irlandese dalla testa ai piedi.”
Keynes e Lebedev si incontrarono in un pub, alla periferia di Londra. Davanti a due boccali di birra, l’americano alzò le mani in segno di resa. “E così, mio caro Piotr, le ho consegnato su un piatto d’argento l’associazione per la cooperazione tra Stati Uniti e Urss.”
Lebedev inarcò un sopracciglio.
“E’ fasulla.”, dichiarò Keynes. “E tutte le informazioni che vi abbiamo passato erano false. Da oggi la possiamo chiudere.”
Lebedev lo scrutò, perplesso. “Perché mi ha cercato?”
Il responsabile della divisione sovietica della CIA trasse un profondo sospiro. “Perché”, rispose, “ho mandato tre agenti a Mosca senza copertura diplomatica.”
“E’ impazzito?”
“Forse.”, ammise Keynes.
“E a che scopo?”
“Avvisare Gorbaciov. Il KGB sta preparando un colpo di Stato. Ma non sono riusciti ad avvicinarlo. Hanno parlato con Putin e con Eltsin: tempo sprecato!”
Il colonnello Piotr Ivanovic Lebedev si irrigidì. Lo sguardo che rivolse all’americano era gelido. “Che assurdità è mai questa?! Non mi risulta nulla del genere.”
“E’ possibile che i grandi capi non si fidino di lei, Piotr. Non abbastanza, almeno. Ma la cosa è sicura. Abbiamo smascherato una talpa che da anni lavorava per voi. Una specie di Philby.”
Lebedev fissò a lungo un punto imprecisato della parete. “E cos’hanno detto la volpe e l’orso?”
“Chi?”
“Vladimir Putin e Boris Eltsin.”
Keynes accennò un sorriso. “Putin è andato in Germania.”
“Classico da parte sua.”, commentò Lebedev.
“In quanto a Eltsin non ha creduto alla nostra agente.”
“I suoi uomini sono stati arrestati?”
“Due no, una sì. Ma sorvegliano strettamente l’altra. Il terzo ha trovato un buon rifugio.” Naturalmente si guardò bene dall’aggiungere che, grazie all’intervento di Putin, Yarbes godeva dell’appoggio della mafia russa e che attualmente si trovava nella dacia di un certo Roman Abramovich: Lebedev era pur sempre un uomo del KGB.
Il sovietico rifletté. Ordinò una vodka e un’altra birra, quindi disse: “Perché mi ha raccontato tutto questo, Patrick?”
“Lei è fedele a Gorbaciov?”
“Certamente.”
“E allora deve andare subito a Mosca.”
Per Monica fu un fulmine a ciel sereno.
Nadiya le ordinò di vestirsi perché un maggiore del Gruppo Alpha desiderava interrogarla. Squire fu raggiunta da un cupo presentimento: sarebbe stata uccisa. E prima, probabilmente, l’avrebbero torturata.
Non se lo aspettava, perciò era in preda al panico. In passato, avrebbe reagito diversamente, con maggiore freddezza, ma forse Patrick Keynes aveva avuto ragione, e lei torto: non era più un’agente operativa. Si sentiva anche molto stupida. Aveva cercato di irretire la russa, senza riuscire a portarla dalla sua parte; l’aveva sedotta e dominata, certo, però non aveva ottenuto risultati concreti. E adesso la attendeva una morte orribile.
“Nadiya mi ammazzeranno!”
“No, si limiteranno a rivolgerti qualche domanda nella loro sede, poi ti riporteranno qui.”
Monica sapeva che gli interrogatori erano una prerogativa della seconda direzione centrale. Il Gruppo Alpha si occupava di tutt’altro. Era come se a Langley si fosse presentato un ufficiale della Delta Force e avesse preteso di prendere in consegna un agente del KGB.
“Nadiya…”
La russa distolse lo sguardo a disagio.
Era pallida di collera perché intuiva che era vero.
Monica indossò gli indumenti che portava al momento della cattura e a testa bassa uscì dalla camera. Le tremavano le mani.
Quando Miloslav Pomarev le mise le manette se ne accorse. Notò che la donna era bianca come uno straccio. “Non deve avere paura, signora Squire. Non le verrà torto un capello. Si tratta di normale routine. Credo che funzioni così anche da voi. La compagna Drosdova è un semplice tenente, io un maggiore e sono più esperto in fatto di interrogatori. Tutto qui.”
Monica non gli credette.
Camminando come una sonnambula uscì dal palazzo. Pomarev le indicò una Chaika nera e la invitò a salire davanti. Una volta in macchina, le liberò i polsi. Poi disse all’autista di mettere in moto.
Il tragitto fu lungo e penoso. Monica si chiese dove fosse il quartier generale del Gruppo Alpha, ma a un tratto comprese che non si stavano dirigendo lì. Non aveva idea di dove la stessero portando; però più passavano i minuti, più si rafforzava la convinzione che l’avrebbero uccisa. Si augurava che si limitassero a spararle e che non ricorressero a metodi più brutali.
Cercò di farsi forza, di respirare con calma. Ripensò al suo passato. Avrebbe raggiunto John Lodge… e Matrioska. Per un momento, pensò di gettarsi addosso all’autista: in questo modo, almeno sarebbero morti in tre. Poi, per qualche ragione, accantonò quell’idea. Finalmente riacquistò l’autocontrollo. Era stata in Afghanistan mentre in quel Paese infuriava la guerra, aveva abbattuto un Hind, in seguito aveva vinto lo scontro mortale con Aleksandr Stavrogin, il glaciale killer russo. Sarebbe morta con onore, senza implorare pietà; non gli avrebbe mai dato quella soddisfazione.
All’improvviso, Pomarev scoppiò a ridere. “Indovini chi ci sta seguendo.”
Monica si voltò e scorse una macchina, però non riuscì a distinguere i volti delle due persone che erano a bordo.
“Chi?”, domandò.
“La sua complice, signora Squire.”
“Susan?”
Pomarev sorrise freddamente. “Già. Susan Cooper.”, disse.
Ottima puntata. Ci lasci in sospeso con Monica che viaggia seguita da Susan e dagli uomini del KGB. Un bel corteo.
Quali sorprese ci riserverà il seguito? Non riesco a immaginarlo, perché sei una miniera di piacevoli sorprese.
Aspetto la prossima puntata.
Un grande abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR riporto qui un mio commento scritto in un post precedente:
“Talvolta mi domando se abbia un senso scrivere “Il crepuscolo della Lubjanka”. Occorrono ore di sforzi, di ricerche, di scrittura, di rilettura, di seconda stesura…
Ho scritto la mia parte del post con Briciola in circa trenta minuti. E se guardo i commenti e i “mi piace”…”
Ciò vale anche per molti altri post che non facevano parte di una “serie”.
E’ chiaro che i racconti “singoli” piacciono di più, e se devo essere franca, avrei chiuso con la “Lubjanka” già da tempo, se non fosse per te e per pochi altri amici.
“I love Janine” è un discorso diverso, dato che è una storia già scritta che necessita solo di qualche ritocco; ma qui io ci metto l’anima.
E’ l’ultima volta, questo sia chiaro: dopo “Il crepuscolo della Lubjanka” non scriverò più storie a puntate.
Ciò detto, ti ringrazio di cuore!
Un caro abbraccio.
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Uhm… interessante! Chissà cosa ha in mente Susan… 🙂
Sai, ricordo di aver letto anni fa che le donne (forse anche gli uomini, non ricordo se l’articolo era specifico per le donne o meno…) si comportano a letto nello stesso modo come si comportano a tavola 🙂 In realtà non credo sia sempre così, ma forse all’istinto si aggiunge l’educazione e cambia le cose… Chissà! 🙂
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST credo proprio di aver letto la stessa cosa 😛
Forse, freddezza ed educazione inibiscono in date circostanze 🙂
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Questo romanzo va in crescendo!
Dove ci porterai? Ogni capitolo è sempre più interessante del precedente, sempre ben strutturato e ricco di particolari che favoriscono le congetture più svariate.
Cosa accadrà? Solo tu ce lo puoi dire, so che non sarà una banalita.
See you! 😀
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Una puntata che lascia aperti tanti interrogativi a mio parere… tre macchine che si seguono a vicenda, un luogo alquanto isolato direi, e Pomarev che sa benissimo che Susan li sta seguendo… Cosa porterà tutto questo?? E qui ci lasci in sospeso in attesa della prossima puntata che chissà quali sorprese ci riserverà. Sempre alla grande cara Alessandra, ci sai proprio fare, innegabile… Bravissima!!! 🙂
Serena notte, Pat
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@ CLE REVERIES ecco perché continuo a scrivere questo romanzo, cosa che farò sino alla fine. E’ bello sapere che un’amica – o un amico – si appassioni a ciò che racconti ^^
Accadranno molte, molte cose…
Lots of love * ____________ *
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@ PATRIZIA M. il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi… altro non posso aggiungere 😛
Grazie di cuore, Pat!
объятие 😀
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Объятие сердце для тебя 🙂
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@ PATRIZIA M. Ты звезда ^^
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Вы заставляете меня краснеть 😳
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@ PATRIZIA M. Я желаю вам лучшие мечты 😛
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Я искренне желание ответить взаимностью 🙂
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@ PATRIZIA M. 😛
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….ecco….e io mi domando come fai! Io non potrei mai, scrivere una storia cosî è per pochi…è per veri scrittori come te! Mi piace, è accurata, è intrigante….è perfetta….
Un bacione
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Non è il genere che io prediligo, ma so riconoscere l’eccellenza. Complimenti.
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Oh, non ci indovino mai. Credevo che Nadjia e Monica sarebbero fuggite insieme approfittando del fatto che le avessero concesso di cambiarsi…
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sempre avvincente 🙂
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ti domandi se abbia un senso scrivere il “Il crepuscolo della Lubjanka”???
ha senso scrivere qualsiasi cosa quando, come te, si è dotati di talento.
TADS
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@ MARI però, tu scrivi bellissime poesie, cara Marina!
Grazie, amica mia ^^
Un grande abbraccio*
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Grazie di tutto cuore….ti abbraccio
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@ MARI baci!
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@ DOMENICA LUISE ti ringrazio molto!
(Anche se sono arrossita).
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@ BRUMBRU e così doveva essere, infatti, ma ho cambiato per farti dispetto 😛
Scherzo…
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@ MICHELE grazie ^^
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@ TADS sono veramente lusingata!
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Come spesso ti dico, è come entrare in quei meriti, per la tua capacità viva. Un saluto da Sar.
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@ SALVATORE RIZZI questo è un grande complimento, caro Sar.
Un sorriso per te*
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ahaha… ne saresti capace…
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Cara Alessandra, tu hai una dote particolare oltre che scrivere con il cuore hai una competenza eccezionale per questo genere di storia. Lo spionaggio è nelle tue corde, questo te l’ho già detto, ma non solo arricchisci il tutto con una storia avvincente che non stanchi il lettore. Monica ha paura, non sa cosa le accadrà, ma non può dargliela vinta: un vero agente segreto deve dimostrare coraggio sempre. Bene, vedremo come si svilupperà la storia e non ho dubbi che sarà interessantissima.
Un caro abbraccio
annamaria
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scrittura interessante. Io ho la passione per i gialli e i noir. Ho la presunzione di averne scritti un paio. ma non ho avuto il coraggio di chiederne la pubblicazione.
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Ogni tanto torno e leggo. Cerco le puntate precedenti e ricompongo il puzzle.
E ogni volta che leggo, resto appeso alla tua penna.
Stefano
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Una super, intensa puntata, con un inseguimento di macchine
che lascia aperto interrogativi sulla sorte di Monica, e di chi
la insegue… con l’aggiunta dei ricordi di Lei, legati a Matrioska
e John Lodge..
Come sempre bellissima puntata che lascia il lettore sospeso e
curioso!
Un abbracci Alessandra e dolce giorno!
Michelle
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Ricambio simpaticamente!
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Riconosco la difficoltà di commentare, ora che la tela del ragno sta componendosi, queste pagine. Storia con la maiuscola, vissuta attraverso le singolari storie dei personaggi e come queste vite si sfiorano, s’intrecciano l’une alle altre. Come diventano semplici pedine di un Destino così, grande che si fa fatica a leggere tutto l’insieme.
Perché nel mondo sommerso dei Servizi, ci sono battaglie personali, che per vincerle, ciascuno é disposto ad abbandonare anche un po’ della propria dignità. Non importa se deve allearsi con l’antico nemico o con quello che potrebbe diventare il prossimo nemico. Importante é la missione, per la quale si riesce a recuperare anche l’antica fierezza di un tempo, per dimostrare a se e agli altri il proprio spessore umano.
Lascio una nota “politica” questa volta. Gorbaciov voleva modernizzare la Russia. farne un paese che con il corso degli anni sarebbe diventata l’altra grande democrazia. Gli eventi e gli uomini, con le loro passioni anche inconfessabili, hanno distrutto il progetto ed oggi dopo vent’anni, c’é un rigurgito e una fuga al passato da ambo le parti.
Ancora una volta l’uomo ha avuto paura di scommettere sul futuro e della propria intelligenza, rimanendo aggrappato alla miopia e all’avidità,
I profeti fanno sempre un po’ paura.
ps: comunque continua ad essere una delle cose migliori che tu abbia mai scritto, tanto che non riesco a figurarmi il podio dei vincitori.
🙂
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@ BRUMBRU beh, in effetti dispettosa lo sono 😛
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@ ANNAMARIA49 tu sei sempre molto buona con me, cara Isabel!
Un bacione*
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@ LINONOLI benvenuto nel mio blog!
Verrò senz’altro a leggerti.
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@ STEFANO RE grazie, caro Stefano ^^
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@ VENTIDIPRIMAVERA ti ringrazio con tutto il cuore, chou*
Bisous, chèrie.
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@ SALVATORE RIZZI ciao, Sar ^^
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@ CAPEHORN questo commento è da pubblicare!
E se mai…
Devo ricordarmi: capitolo 15.
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La puntata viaggia con una certa tensione stilistica che piace, che mantiene i tuoi standard, che si nutre e alimenta dubbi e ipotesi disparate per il futuro… ma del resto certe tematiche si prestano meglio, no? Monica è una miniera di equivoci, attenzione. Un saluto e alla prossima.
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@ UNIVERS Monica in effetti è una donna molto particolare…
Un abbraccio.
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Scusa il ritardo, periodo intenso, stavolta la pigrizia c’entra poco.
Benché si sentisse stupido, e malgrado fosse quasi sicuro di andare incontro alla morte, Wyman obbedì e imboccò il sentiero.
Il riscatto del bastardo.
Ripensò al suo passato. Avrebbe raggiunto John Lodge… e Matrioska.
C’è sempre un lato apprezzabile, in tutto, sempre.
Sarebbe morta con onore, senza implorare pietà; non gli avrebbe mai dato quella soddisfazione.
Monichina Monichina…ti adoro!
E soprattutto adoro te Ale!
A presto
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@ KRIS se non ti avessi più vista, forse avrei smesso di scrivere questa storia.
Mi auguro che il tuo periodo intenso sia comunque anche positivo!
Molto bello il tuo commento ^^
Grazie e a presto, carissima*
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E ma che responsabilità!!! Poi se la prendono tutti con me, mi mandano Aglaja a casa, non scherzare eh…
Comunque non c’è pericolo, io c’è…..
Quanto all’intensità, se positiva beh non saprei, si vedrà.
Love love love!!!
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@ KRIS sai, Stephen King sostiene che in realtà si scrive sempre per una sola persona. Forse sbaglia, esagerando: ma più di quattro o cinque non sono.
Io non ti manderei mai Aglaja a casa… bensì Pomarev 😛
Scherzo ^^
Un bacio grande grande.
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King ha ragione, non avevo letto sta cosa ma ha ragione. Magari non è sempre la stessa persona, ma sempre una sola è. Ne ho le prove provate!
Pomarev? Allora meglio Aglaja…
Ps: però leggere quella cosa che hai scritto prima, beh mi ha emozionato. Alla faccia della freddezza del web.
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@ KRIS il web è tutto tranne che freddo.
Ne ho le prove provate.
(Allora resuscito Aglaja ^^).
Quella cosa che ho scritto, comunque, è vera.
Un abbraccio.
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È difficile trovare persone competenti su questo argomento, ma sembra che voi sappiate di cosa state parlando! Grazie
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@ TOMMASO grazie a te e benvenuto nel mio blog!
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