Monica si interruppe per raccogliere le idee. Equivocando, Nadiya pensò che fosse giunto il momento del castigo.
Assunse un tono di voce da bambina che non le apparteneva. “Ti prego, non farmi soffrire troppo oggi: non mi sento bene.” In base alle esperienze precedenti immaginava che avrebbe ottenuto l’effetto opposto e, malgrado sapesse che l’americana l’avrebbe tormentata fino a sconvolgerla, e sebbene avesse realmente paura, era esattamente ciò che voleva. Ansia e aspettativa rappresentavano le due facce della stessa medaglia.
Ma Monica la stupì. “Oggi desidero solamente parlare.”, rispose.
“Ancora degli Stati Uniti?”, le domandò la russa, a un tempo sollevata e delusa.
“Sì. Vorrei portarti con me in America. Scopriresti che da noi la vita è completamente diversa da qui. Impareresti ad amare la libertà, il benessere, le comodità. La CIA è molto generosa con chi accetta di collaborare. Avresti una splendida casa, un sostanzioso conto in banca, l’automobile che preferisci, vestiti, gioielli, scarpe.”
Nadiya le rivolse un’occhiata fredda. “Mi stai proponendo di tradire il mio Paese?”
Era un argomento estremamente delicato. Bisognava scegliere con cura le parole, badando alle sfumature, e poteva non essere sufficiente. Monica replicò con calma. “Io non la vedrei in questi termini. Se, nonostante tutto, Gorbaciov dovesse rimanere al potere e – credimi – è possibile, questa non sarebbe più una nazione nella quale ti riconosceresti. E’ come se in America si instaurasse un regime fascista. Per fortuna non succederà mai, ma se per assurdo dovesse accadere, io non esiterei a lavorare per un altro Stato. Questo non è tradire. Ti propongo semplicemente di cambiare campo.” Monica detestava mentire, però si costrinse ad aggiungere: “E io sarei sempre la tua padrona. Non solo. Avrei a disposizione molti strumenti estremamente efficaci, di cui adesso non posso fare uso.” Poi trattenne il fiato.
Nadiya la fissò.
Non stava pensando ai soldi e al benessere. Si figurava scene torride di sofferenza e di sesso. Si domandava a quali strumenti Monica alludesse.
Ma la sua proposta era offensiva.
Scosse la testa. “Quello che mi chiedi di fare è semplicemente inaudito. Io non tradirò mai la mia patria, Gorbaciov o non Gorbaciov. E, per inciso, le sue possibiltà di restare al potere sono meno di zero. Se tu fossi un’altra, ti farei pentire amaramente di quello che hai detto!”
Monica annuì. Era stata una mossa azzardata, troppo prematura. “Scusami.”, disse. “Non ne parlerò mai più.” Un istante dopo si sarebbe morsa la lingua: non doveva mostrarsi remissiva.
Grazie al cielo, non correva alcun pericolo, dato che teneva Nadiya in pugno – e la sua reazione, sebbene sdegnata, lo confermava -, però il suo tentativo era fallito.
In quel momento, bussarono alla porta.
Nadiya si rivestì in fretta e furia e irritata andò ad aprire. “Avevo ordinato di non disturbarmi quando sto interrogando la cekista. Come osi disobbedire? Farò rapporto!”
La guardia era palesemente a disagio. “Il compagno maggiore Pomarev ha molto insistito.
“Pomarev?” Nadiya guardò l’uomo perplessa.
Patrick Keynes si svegliò prima dell’alba e preparò da sé la colazione. Mentre sorseggiava la spremuta d’arancia e aspettava che caffè e uova fossero pronti, riesaminò la telefonata di Yarbes, valutando la situazione.
Le notizie erano pessime. Monica Squire prigioniera del KGB, Susan Cooper sorvegliata a vista e Martin costretto a nascondersi in una foresta. Tutto questo senza che il segretario generale Michail Gorbaciov fosse stato informato su quanto si stava tramando alle sue spalle. Fallimento su tutta la linea, pensò scontento.
Due ore più tardi, il responsabile della divisione sovietica della CIA era su un aereo diretto in Gran Bretagna. Disponeva di documenti perfetti, assolutamente regolari, ma con un nome diverso. Quando l’aereo atterrò, a Londra era già sera, a causa della differenza di fuso orario. Non lo aspettava nessuno. Keynes salì su un taxi e si fece portare al Windsor House Hotel, a South Kensington, un albergo tranquillo e di poche pretese. Sistemò la valigia in camera e uscì per cenare in un locale nelle vicinanze. Poi andò a dormire.
L’indomani si recò all’ambasciata sovietica e chiese di poter parlare con l’addetto culturale Piotr Ivanovic Lebedev. Mostrò il passaporto che lo identificava come Stuart Forrest, presidente dell’associazione per la cooperazione tra Stati Uniti e Urss. L’associazione esisteva veramente: all’inizio era stato un fumoso insieme di personaggi stravaganti che stampavano e distribuivano opuscoli inneggianti alla pace e all’amicizia e che perdevano ore e ore in dibattiti del tutto sterili dove ciascuno dava ragione all’altro. Sebbene fosse un’organizzazione sostanzialmente inutile, il KGB aveva deciso di sovvenzionarla, anche se in misura molto modesta. Poi era intervenuta la CIA e Forrest ne era divenuto il presidente. Per una volta, l’FBI aveva collaborato con Langley, infiltrando i suoi agenti nell’associazione e convincendo in modo discreto i membri originari a sloggiare.
D’un tratto, tale organismo aveva cominciato a trasmettere a Mosca notizie di una certa rilevanza e le sovvenzioni erano immediatamente aumentate. Alla CIA erano scettici riguardo all’utilità di quell’operazione, e il più scettico di tutti si era dimostrato proprio Keynes. Ma il direttore aveva insistito. “Male non farà di certo. E’ pur sempre una carta in più da giocare.”, commentò per difendere quell’idea in apparenza priva di senso.
E ora tornava utile.
Dopo circa mezz’ora, Keynes fu ricevuto da Lebedev in una saletta privata. Quando il sovietico lo vide non nascose lo stupore. Il colonnello della prima direzione centrale Piotr Ivanovic Lebedev era il rezident del KGB di Londra e riconobbe subito l’uomo della CIA. I due si conoscevano e, naturalmente, entrambi sapevano perfettamente qual era la mansione dell’altro.
Si erano incontrati per la prima volta dieci anni prima. A quell’epoca, Patrick Keynes era un agente operativo e Piotr un giovane tenente. Si trovavano in Austria, a Vienna. Lebedev era libero di frequentare chiunque, dato che fra i suoi compiti rientrava quello di “reclutare” agenti appartenenti ai servizi segreti nemici. Tramontata l’era degli “inglesi idealisti”, per un uomo del KGB non era un lavoro semplice, ma Piotr era molto abile. Ci provò con Keynes, il quale a sua volta tentò di convincerlo a passare dall’altra parte. Dopo varie schermaglie, i due rinunciarono, si fecero una grande risata e si concessero una bevuta. Malgrado le circostanze, fra loro nacque una forte simpatia, il che non era affatto usuale. In seguito si erano incontrati altre tre volte. L’ultima risaliva al 1986.
Keynes salutò il colonnello con un sorriso.
“Non qui!”, disse il russo. “E indicò un luogo e un’ora.”
“Il compagno maggiore Pomarev appartiene al Gruppo Alpha, se non erro.”, ribatté Nadiya. “E non ha nulla a che vedere con la prigioniera.”
“Questo vale anche per un’agente della prima direzione centrale, che non dovrebbe trovarsi qui bensì a Yazenevo.”, intervenne una nuova voce. Pomarev era sbucato all’improvviso alle spalle della guardia.
Nadiya si irrigidì. Era di pessimo umore a causa della proposta di Monica e non aveva alcuna intenzione di accettare interferenze. “Io mi sto occupando della spia americana per un preciso ordine del compagno presidente Vladimir Aleksandrovic Kryuchkov. Mi ha affidato il compito di sorvegliarla e di interrogarla, senza per questo ricorrere a metodi eccessivamente brutali, ed è precisamente ciò che sto facendo.”
“E che continuerà a fare.”, disse Pomarev. “Ma a partire da domani, quando la riporterò sana e salva.”
“No.”, disse la russa.
Pomarev le rivolse uno sguardo gelido. “Tenente Nadiya Nicolajevna Drosdova, io le sono superiore in grado e ho la facoltà di impartirle degli ordini.”
“Prima voglio parlare con il presidente.”
“E’ partito.”, dichiarò Pomarev, e questo era vero. “Sono venuto alla Lubjanka per suo espresso volere.”, e questo era falso. “Prima di lasciare Mosca mi ha incaricato di interrogare l’americana. E’ interessato a certi segreti militari, che esulano dalla sua competenza. Se continuerà a mantenere questo atteggiamento ostile, sarò costretto ad arrestarla.”
Nadiya lo scrutò, incerta. Conosceva di fama Miloslav Pomarev e lo trovava detestabile. Sapeva, però, che godeva dei favori del presidente del KGB. Se Kryuchkov desiderava che Squire fosse interrogata da Pomarev, lei non poteva opporsi. Benché fosse riluttante, annuì lentamente. “D’accordo.”, si arrese. “Fra cinque minuti sarà pronta.”
“Molto bene, compagna. Aspetterò qui.”
Un lungo capitolo con tre episodi apparentemente normali ma estremamente intriganti che aprono nuovi scenari nella storia.
Gli intrecci, l storie parallele, i vari piani narrativi si toccano, si distanziano ma si assottigliano sempre di più.
Nonostante l’ora tarda l’ho letto senza perdere una parola, immergendomi nell’atmosfera che hai creato con grande abilità.
Veramente buona è questa puntata che fanno intuire come gli scenari si mescolino tra loro per dare origine a un nuovo affresco.
un grande abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR considerando, appunto, l’ora tarda, ti ringrazio moltissimo per il tuo interesse e per il bellissimo commento, nonché per gli elogi.
Nuovi scenari, sì… che mi auguro risultino interessanti.
Un caro abbraccio, amico mio!
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Molto, ma molto interessante!
Strategie e mosse a sorpresa che introducono eventi sempre più sorprendenti e sicuramente interessantissimi. Cosa succederà alle due “brave ragazze”? e agli altri? Non resta che aspettare!!!
Un abbraccio e un felicissimo weekend con tanti bei doni della Befana!
***
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Puntata intrigante, piacevole, di buona fattura, con parallelismi mirati, dal sapore quasi mistico mentre lo si legge incollati… lasci intravedere ottimi sviluppi futuri nell’immediato. Le brave ragazze non resteranno tali a lungo, a parer mio. Ma potrei prendere un abbaglio.
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Da giovane, una volta sarei dovuto andare in URSS, come premio, e qui, mi si sono squaternate vicissitudini che avrei potuto vivere e che invece non vissi. Mio malgrado, mandai al posto mio un vecchio partigiano…ops..forse già lo sapevi!? Un saluto…Sar….
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Una puntata bellissima, che si fa molto intrigante,
non so se alla fine Nadiya penserà alla
proposta di Monica…quando avrà capito che l’odioso
Pomarev, non sta agli ordini descritti, se ricordo bene in un
precedente episodio voleva la morte di Monica…
Non vedo l’ora di leggere cosa succederà, e quali saranno i
nuov colpi di scena…
Conoscendoti me li aspetto…
Un abbraccio cara e dolcissima serata!
Michelle
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@ CLE REVERIES le “brave ragazze”. Per il momento, Monica si trova in una brutta situazione, pessima direi!
Un bacione, cara amica, e grazie ^^
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@ UNIVERS ti ringrazio molto. Per quanto riguarda le brave ragazze, staremo a vedere… anche se Squire non si trova certo in una situazione invidiabile.
Baci.
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@ SALVATORE RIZZI no, non me lo avevi mai detto. Beh, io sarei andata.
Un caro saluto a te!
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@ VENTIDIPRIMAVERA ricordi molto bene, cara Michelle: Pomarev vuole la morte di Monica. E se l’americana uscirà da quella stanza… ma cosa può fare Nadiya?
Grazie di cuore, chou, e un grande bacione*
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…..
Spero in un colpo di scena cara
Monica mi è sempre piaciuta e mi spiacerebbe
che gli succedesse più del previsto..
Un bacione!
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@ VENTIDIPRIMAVERA speriamo in…
Uhm, qui taccio.
Grazie per aver letto la mia risposta.
Due bacioni**
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mmmm…..ho la sensazione che Nadiya non obbedisca affatto!…che riesca in qualche modo a far scappare Monica….mmmm…chissà!…mi sono fatta un mio film…e quindi bravissima come sempre!
Un bacione
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Pomarev? ahi ahi ahi… la vedo male ora! 😐 Eppure… secondo me la russa non consegnerà l’americana. Vediamo se mi sbaglio! 😉
Accidenti! Hai scovato anche l’associazione per la cooperazione tra Stati Uniti e Urss! 😀
http://www.wolfghost.com
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Comunque, sei davvero molto brava.
Stefano
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Senza incensamenti, mandai lui, perchè io sono disposto verso gli altri, eppoi, me ne parlava sempre…etc. Un saluto da Salvatore.
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Ansia e aspettativa rappresentavano le due facce della stessa medaglia. Certo, come coraggio e paura.
Monichina sta di nuovo nei guai… A conti fatti ha fatto bene a provarci con Nadija, anche se era un po’ troppo presto.
Vediamo un po’, vediamo un po’…
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@ MARI mi piace il tuo film, cara Marina.
Purtroppo, però, ciò che auspichi non è destinato a realizzarsi 😦
Grazie e svariati bacioni ^^
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@ WOLFGHOST vale la risposta che ho appena dato a MARI.
In ogni caso, non tutto è perduto 😛
Pomarev? Se potessi, lo ucciderei… ma non posso…
Baci lupeschi!
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Come non puoi??? Tu sei la regista della trama, puoi anche far atterrare un UFO con alieni verdi che se lo portano via! 😀
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST è vero, caro lupo!
Ma la storia deve comunque avere un senso 😛
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ahahah si, lo so, era solo una provocazione 😉
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@ WOLFGHOST 😛
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@ STEFANO RE grazie!
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@ SALVATORE RIZZI ho sempre saputo che sei buono d’animo.
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@ KRIS come coraggio e paura: concordo, cara.
Pomarev è proprio un brutto cliente per Monichina bella!
Un abbraccio da Ale-Bef ^^
(Oggi è la mia festa 😛 )
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La storia si sta ampliando con nuovi scenari che lasciano presagire colpi di scena sicuramente molto intriganti e coinvolgenti. Tre episodi che lasciano con il fiato sospeso e l’interrogativo: Cosa succederà ora?? Soprattutto per quanto riguarda Pomarev, che ne sarà di Monica?? ahi ahi… qua si complica tutto… chissà come evolverà 🙂
Complimenti Alessandra, sai come tenere alta l’attenzione del lettore!!
Dolce notte e buona nuova settimana
Pat
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@ PATRIZIA M. io dedico anima e corpo a questo racconto, tralasciando i miei vari amanti (?), perciò il tuo commento mi fa felice.
Pomarev è un essere spietato. Temo per la sorte di Monica, però…
Una felice notte a te, cara amica, e un grande bacione ^^
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Non si potrebbe arrostire Pomarev a fuoco lento?
Il capitolo è superbo.
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@ VALENTINA non nego che per me sarebbe una grande soddisfazione, ma purtroppo le esigenze del racconto non lo permettono.
Ciao, Vale, e grazie mille!
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I love the efforts you have put in this, appreciate it for all the great posts.
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@ BLOG thank you!
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Uhm. Qui dovrebbe avvenire la svolta. Nadija permetterà davvero questo interrogatorio? Se hai bloccato qui il capitolo c’è da credere di no. Fuggiranno insieme? Vedremo….
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@ BRUM fuggiranno insieme? Forse sì… forse no… 😛
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Eggià. E forse può essere.
ahahaha.
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Potevi anche rispondere: “assolutamente!”. 🙂
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Veramente bello.
Da una parte le lusinghe, neppure esagerate. Dall’altra la sincera fedeltà non tanto alla causa, ma alla Patria, all’Entità assoluta e omnicomprensiva cui nel bene e nel male non si deve ne si può dire mai di no.
Ma quanto può costare questa assoluta e cieca fedeltà alla Patria?
Può costare il proprio mondo, interrogandosi su quanto si é veramente disponibile a sacrificare per Lei.
Il dramma che si consuma va al di là delle parole e dei fatti che si succedono.
Bello anche l’elemento centrale del racconto con l’apparizione di due giocatori che conoscono e applicano le regole del gioco, ora in maniera molto formale. Pronti però ad entrare nella sostanza dei fatti e ciascuno per il proprio interesse ed ambedue sanno benissimo, che non può essere diverso da così.
Comincia a mancarmi il fiato e … mi piace.
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@ CAPEHORN la tua è un’analisi “strutturale” assolutamente perfetta. Nulla da aggiungere, nulla da togliere.
Un sentito grazie da me e dai “Ragazzi dell’Officina”!
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Cara A. questo intreccio mi piace sempre di più passo dopo passo … brava!
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@ POCHEPRETESE ne sono lietissima, amico mio.
Grazie!
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