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IL CREPUSCOLO DELLA LUBJANKA 12

16 dicembre 2012 di Alessandra Bianchi

PomarevVedere in azione gli uomini del Gruppo Alpha può spaventare. Non hanno nulla da invidiare alle squadre speciali del SAS britannico, alle unità del Mossad israeliano o al servizio d’azione dello SDECE francese. Per far parte di tale gruppo è necessario un addestramento durissimo, che soltanto in pochi riescono a sopportare e in pochissimi a portare a termine con successo. Naturalmente, l’identica cosa vale anche per le analoghe organizzazioni del Regno Unito, d’Israele e di Francia. Ma con una differenza: l’alone di mito che in Russia avvolge il Gruppo Alpha. Questo non ha riscontro con gli altri Paesi.
I sei agenti salirono le scale di corsa, abbatterono senza problemi la porta dell’appartamento ed entrarono con le armi spianate. Erano tutti muniti di giubbotto antiproiettile.
C’era un corridoio, su cui si affacciavano cinque porte. Il corridoio non rappresentava problemi, in quanto era diritto e terminava contro un muro. Inoltre era illuminato. Sebbene non fosse particolarmente largo, permetteva il passaggio contemporaneo di due persone.
I primi due si introdussero nel locale più vicino. Era il soggiorno ed era vuoto. “Nessuno!”, urlò uno dei due. Nel frattempo, il terzo e il quarto erano già nella camera da letto adiacente, anch’essa deserta; e il quinto e il sesto in un’altra stanza. Anche qui non videro anima viva. Con sincronia perfetta, la prima coppia entrò nella cucina. Erano operazioni che avevano studiato e ristudiato, provandole infinite volte in circostanze sempre diverse. Una casa in campagna, un appartamento in città, un garage situato in periferia. Gli ambienti venivano riprodotti con qualche piccola modifica, affinché non fossero tutti uguali. Ciò che comunque contava era la rapidità di esecuzione e la prontezza nel rispondere all’eventuale fuoco nemico. Quando giunsero nell’ultimo locale, il più piccolo, trovarono una vecchia che dormiva su una sudicia branda. La svegliarono bruscamente per interrogarla.
Ma l’anziana donna era palesemente una ritardata mentale.
Due minuti più tardi fecero rapporto a Pomarev. “L’appartamento è vuoto, all’infuori di una vecchia rimbambita.”
Il maggiore era furibondo, ma possedeva un grande autocontrollo. “Perquisitelo.”, ordinò con calma. Cassetti, armadi. Guardate ovunque: sotto ai tavoli, ai letti, alle sedie.”
La perquisizione fu effettuata con estremo scrupolo. Non diede alcun risultato.
“Perché la luce del corridoio era accesa?”, domandò a se stesso Pomarev, parlando a voce alta.
“La vecchia si era dimenticata di spegnerla o forse ha paura del buio.”, gli rispose il comandante della squadra.
“No.”, ribatté Pomarev. “Il motivo è un altro. Avevano fretta di scappare. Qualcuno li ha informati.”
Rifletté per qualche istante, poi in tono pacato disse: “La vecchia è rimbambita? Ma davvero? Spaccatele le gambe.”
Gli uomini esitarono. Era solo una povera vecchia.
Pomarev gli rivolse uno sguardo gelido. “Disobbedire a un ordine è un caso di grave negligenza. Può portare alla corte marziale.”
In quel momento non poteva saperlo, ma gli sarebbe successo di ripetere esattamente le stesse parole.
Dopo un attimo, gli obbedirono, anche se con scarso entusiasmo.

Quella mattina, il Bastardo si era svegliato abbastanza presto, aveva fatto la doccia e aveva consumato una prima colazione a base di caffè e spremuta d’arancia. Poi aveva chiesto al portiere di passargli la camera della signorina Kelly Wright; ma era già uscita.
John Wyman sostò per un po’ nell’atrio, rileggendo gli appunti che aveva preso durante la conversazione con Boris Eltsin: un uomo interessante che gli aveva fornito diversi spunti degni di nota. Quindi decise di fare una passeggiata. Passò davanti ai due agenti della seconda direzione centrale e rivolse loro un sorriso smagliante. I due distolsero lo sguardo. Uno studiò con interesse il soffitto, l’altro si guardò le unghie. Susan era sorvegliata da due coppie che si alternavano: giorni pari e giorni dispari. Non era un comportamento molto astuto, si disse il Bastardo. D’altro canto, da sempre erano abituati a spadroneggiare, perciò non si preoccupavano minimamente di passare inosservati, come invece avrebbero fatto gli inglesi.
Wyman varcò l’ingresso dell’albergo e attraversò la strada. Vide una giovane bionda vestita piuttosto bene per gli standard sovietici. Mentre si incrociavano, le scivolò la borsetta per terra. Il Bastardo si chinò per raccoglierla e gliela restituì con garbo. Lei sorrise e gli tese la mano. Quando si allontanò, Wyman scrutò pensoso il piccolo foglio di carta. Una calligrafia frettolosa aveva indicato un’ora e l’indirizzo di una chiesa ortodossa. Il biglietto era firmato “S”.
Quando si incontrarono, Susan disse che voleva essere invitata fuori a cena; era stanca della cucina dell’hotel. Il Bastardo acconsentì di buon grado e non le domandò come avesse trascorso la giornata, né perché avesse scelto un modo così strano per fissare un appuntamento. Lui aveva scritto e il suo articolo era quasi finito. Dal canto suo, Susan gli fu grata per la riservatezza tipicamente britannica.
Wyman la condusse da Yar, uno dei migliori ristoranti di Mosca, dove Susan mangiò con entusiasmo i finferli in coccio con patate novelle e sfogliatine tiepide con porcini e il fagiano ripieno di mirtilli.
Tuttavia, mentre il Bastardo sorseggiava una vodka, perse d’un tratto il buon umore. “Sono stanca di essere pedinata! E ho un presentimento, John. Questa notte non voglio tornare in albergo. E’ la ragione per cui ti ho inviato quel messaggio.”
Wyman sollevò un sopracciglio. “Un’intrepida agente della CIA che crede ai presentimenti? Che idea! Sono tutte sciocchezze, Susan. E poi ci sarò io a proteggerti.”
L’americana annuì, poco convinta.

Agniya sapeva che stava per morire, ma sapeva anche un’altra cosa: che non avrebbe mai tradito Sasha.
Agniya era nata a Stalingrado. I suoi genitori morirono fra le macerie della città, quando lei era ancora una ragazza. Agniya si salvò per miracolo. Vagò senza una meta, ascoltando in preda al panico il rombo dei cannoni e scorgendo, in lontananza, i mostruosi carri armati dei tedeschi. Poi incontrò Ivan, un giovane che all’incirca aveva due o tre anni più di lei. Fu lui a prendersi cura di lei, a procurare il cibo per entrambi, a consolarla e a infonderle fiducia. Fecero l’amore, mentre infuriava la guerra, nascosti in un bosco, e se nel loro atto esisteva un profondo significato, superiore alla malvagità degli uomini, alla sofferenza e alla paura, forse soltanto gli angeli avrebbero saputo coglierlo e, per una volta, si sarebbero rallegrati.
Agniya concepì una figlia due anni dopo, quando finalmente i panzer erano stati scacciati e l’Unione Sovietica si avviava alla vittoria. Ivan era stato reclutato sei mesi prima e ora stava combattendo con valore in un reparto di carristi. Alla fine della guerra, entrò a far parte del KGB. Era un uomo che credeva nei principi del comunismo, amava la sua patria ed era fiero di essere russo. Un uomo meraviglioso. Fu ucciso per ordine di Stalin, a causa di accuse totalmente infondate. Da quel giorno, una donna un tempo graziosa e piena di entusiasmo nei confronti della vita si trasformò in una maschera cupa e impassibile. Detestava il regime, e non faceva distinzioni fra Gorbaciov, Eltsin o chi si opponeva alle riforme. Nel suo animo semplice, erano tutti uguali. Tutti spregevoli. E ora ne aveva la conferma.
Sarebbe morta, però non avrebbe mai tradito suo nipote.
Un fiotto di sangue le uscì dalla bocca. Due uomini la tenevano in piedi, un terzo le sferrava violenti pugni allo stomaco. Pomarev la fissava.
Agniya gli sputò in faccia.
Pomarev rimase impassibile. Estrasse un fazzoletto da una tasca e si asciugò il viso. Ripeté la medesima domanda per l’ennesima volta.
Ormai Agniya non poteva più rispondergli.

La seconda unità del Gruppo Alpha entrò nel Radisson Slavyanskaya Hotel. L’uomo che li guidava si diresse verso il portiere. Cingeva una Makarov da 9 millimetri. “Kelly Wright”, chiese a voce alta. Il dipendente dell’albergo, terrorizzato, gli indicò il bar. “E’ lì con un signore inglese.”, rispose.
I quattro attraversarono a grandi passi la hall.
Davanti alla porta del bar, furono fermati da un individuo di media statura, ma con le spalle molto larghe. Esibì il suo tesserino. “Cosa credete di fare?”, domandò in tono freddo.
“Obbediamo agli ordini!”
“Gli ordini di chi?”, chiese l’agente del KGB. Nel frattempo, il suo collega lo aveva raggiunto.
“Del maggiore Pomarev.”, dichiarò il capo della spedizione.
“Interessante. Io, invece, obbedisco agli ordini del compagno presidente Kryuchkov. Mi sembra che stia più in alto.”, replicò l’uomo della seconda direzione centrale con una nota beffarda nella voce. Era ancora risentito per la sgradevole telefonata che aveva ricevuto da Pomarev. “E tali ordini sono chiari: non va toccata, in nessun modo e per nessuna ragione.”
I quattro del Gruppo Alpha si guardarono, indecisi.
“Buona notte!”, disse seccamente l’agente del KGB. E mostrò loro la porta dalla quale erano entrati.
Sebbene fosse concentrato sul compito di sedurre Susan, e avesse deciso di portarsela a letto quella notte stessa, il Bastardo non aveva perso nulla di ciò che era accaduto a pochi metri da lui.
Sogghignò. “Paradossale!”, pensò fra sé.
Poi si rivolse all’americana. “Hai due angeli custodi che ti proteggono, tesoro.”
“Tesoro?”
Qualche ora più tardi, Susan Cooper scoprì con grande soddisfazione che gli inglesi, o almeno quell’inglese, possedevano doti sorprendenti e una fantasia sconosciuta agli americani.
Erano le due di notte e mancavano quindici giorni al golpe.

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Pubblicato su il crepuscolo della Lubjanka | Contrassegnato da tag spionaggio | 52 commenti

52 Risposte

  1. su 16 dicembre 2012 a 10:00 Rebecca

    Ti saluto veloce, abbi una buona domenica di terzo avvento, ti abbraccio con amore Pif♥

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  2. su 16 dicembre 2012 a 12:15 graziagardenia

    Ti ho letta col batticuore, col fiato sospeso.
    Angosciata soprattutto per lo strazio di Agnija.
    Scrittura ad alta tensione, la tua.
    Veramente di qualità.
    Abbraccio.
    grazia.

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  3. su 16 dicembre 2012 a 13:44 salvatore rizzi

    Cosa ho dedotto io, il termine ALFA, è una pietra di paragone, tra chi sarebbe LEADER…e chi invece il contrario. Siccome, da ragazzo, ero il capo banda della via dove abitavo e poi da adulto divenni responsabile di una sezione del PCI, per presa d’atto altrui, dovrei pure io essere così….forse!!!!!!!!!?????? Sempre brava. Saluti da Sar…

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  4. su 16 dicembre 2012 a 19:13 Alessandra Bianchi

    @ REBECCA buona serata, cara!

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  5. su 16 dicembre 2012 a 19:16 Alessandra Bianchi

    @ GRAZIAGARDENIA se devo essere sincera, quel passaggio ha angosciato anche me, dato che mentre lo scrivevo mi immaginavo la scena.
    Ti ringrazio e ti abbraccio ^^

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  6. su 16 dicembre 2012 a 19:18 Alessandra Bianchi

    @ SALVATORE RIZZI ecco: questo non lo sapevo.
    Certamente, però, tu sei ben diverso da Pomarev!
    Grazie. E un caro saluto.

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  7. su 16 dicembre 2012 a 19:31 Patrizia M.

    L’ho letto appena lo ha inserito, ma ho voluto aspettare per rileggerlo nuovamente con calma e che dire… mi è piaciuto ancora di più 🙂
    Mi hai fatto tenere il fiato sospeso, la parte di Agniya è fortemente toccante, le altre come sempre ben dettagliate e con spunti che lasciano immaginare risvolti ancora più interessanti e coinvolgenti.
    Bravissima Alessandra, sai come tenere alta l’attenzione e beh, innegabile ammettere che si sai propri fare!!!
    Ciao, buona serata carissima.
    Kiss, Pat

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  8. su 16 dicembre 2012 a 20:01 Alessandra Bianchi

    @ PATRIZIA M. questo è un capitolo che temevo di non riuscire a scrivere, a causa della neve, del buio e del freddo che nei giorni scorsi mi avevano angosciata. Poi, finalmente, sul tardo pomeriggio di ieri mi sono scrollata metaforicamente l’inverno di dosso e ho lavorato con grande impegno, soffrendo per la povera nonna di Sasha e odiando con tutta me stessa Pomarev (che peraltro, come personaggio, adoro; però, Matrioska mi era molto più simpatico).
    Grazie di cuore, carissima Pat!
    Un bacione grande.

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    • su 16 dicembre 2012 a 20:12 Patrizia M.

      Allora sei stata ancora più brava del solito, eh si 🙂

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      • su 16 dicembre 2012 a 20:16 Alessandra Bianchi

        @ PATRIZIA M. grazie, ancora 😛

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  9. su 16 dicembre 2012 a 20:07 stefanobu

    E’ un piacere ritrovarti su wordpress, cara Hanneheche! Un saluto!

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  10. su 16 dicembre 2012 a 20:15 Alessandra Bianchi

    @ STEFANOBU il piacere è reciproco.
    Un saluto a te, caro!

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  11. su 16 dicembre 2012 a 20:46 salvatore rizzi

    Senza incensamenti, sono solo disposto verso gli altri….ciaooooo…Ale…

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  12. su 16 dicembre 2012 a 21:20 Alessandra Bianchi

    @ SALVATORE RIZZI sicuramente!

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  13. su 16 dicembre 2012 a 22:02 newwhitebear

    Bellissimi i tre episodi scritti con la solita maestria. A quanto pare il gruppo Alpha prende delle bastonate. Veramente superlativo è quello relativo a Agnija, dove riesce a descrivere sensazioni e convincimenti di una persona decisa a morire piuttosto che a tradire.
    La storia si fa intrigante e il gioco si fa duro.
    Aspetto con trepidazione la prossima puntata.
    Un grande abbraccio

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  14. su 16 dicembre 2012 a 22:18 Alessandra Bianchi

    @ NEWWHITEBEAR l’episodio relativo a Agniya sembra aver colpito l’immaginazione dei miei amici lettori, e certamente ha colpito me.
    Come giustamente osservi, il Gruppo Alpha esce malconcio da questo round… però la partita non è ancora terminata. E il gioco si farà sempre più duro.
    La prossima puntata, l’ultima del 2012, arriverà mercoledì.
    Grazie infinite, e un caro abbraccio!

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  15. su 16 dicembre 2012 a 23:36 Mari

    …brrrrr….situazioni che mi fanno paura! mi fanno rabbrividire! e sei stata bravissima a descriverle, a farmele vivere come se fossi lì!
    Bravissima! Un bacione

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  16. su 17 dicembre 2012 a 01:25 Cle Reveries

    Capitolo degno dei precedenti, te l’ho detto, mi piace questo romanzo e lo hai impostato alla grande.
    Molto umana, oserei dire commovente, la storia di Agniya . Con pochi tratti, quasi pennellate, ci hai reso completamente la sua vita. Abbiamo percorso con lei tutta la sua non breve esistenza, fino al momento della sua morte, guidati dalla sintesi perfetta di cui sei maestra. Una vita sfortunata, ma coerente fino alla fine dignitosamente onorevole, mai patetica.
    Gli altri avvenimenti sono come tuo solito strategicamente di attesa, come i GRANDI dei feuillettons !
    Un abbraccio

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  17. su 17 dicembre 2012 a 08:56 kris

    Ci sono in effetti tratti comuni tra Pomarev e Matrioska. Anch’io preferisco di gran lunga il secondo, soprattutto per il disincanto.

    Che dire di Agnija? Certe volte leggi una riga, intuisci cosa sta per succedere, vorresti che non succedesse la riga seguente ma sai che deve… Immagino succeda qualcosa di simile a chi scrive…

    Un bacio sul naso. A mercoledì!

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  18. su 17 dicembre 2012 a 10:52 brum

    Azz… se ci ho azzeccato. Alla grande, più di quanto pensassi. Azione a fiumi e personaggi già conosciuti.
    D’altra parte, se ti conosco bene… non hai modificato il capitolo per compiacermi. Era pronto da tempo, quindi non ci son scuse: ho azzeccato in pieno.

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  19. su 17 dicembre 2012 a 10:52 brum

    P.s.: bel capitolo. Almeno, a me è piaciuto particolarmente, indipendentemente dalla scommessa.

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  20. su 17 dicembre 2012 a 12:51 salvatore rizzi

    Ricambio……………..a presto…Sar…

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  21. su 17 dicembre 2012 a 16:06 Alessandra Bianchi

    @ MARI forse questo dipende dal fatto che, quando scrivo, mi immedesimo completamente nella storia.
    Grazie, cara Marina, e un abbraccio!

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  22. su 17 dicembre 2012 a 16:11 Alessandra Bianchi

    @ CLE REVERIES sono incantata dal tuo commento, specie per quanto riguarda Agniya.
    Ti ringrazio di cuore e ti mando un bacione grande*

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  23. su 17 dicembre 2012 a 16:15 Alessandra Bianchi

    @ KRIS infatti. Succede puntualmente anche a me. Non sarei mai capace di scrivere in modo asettico. E poi, di volta in volta, mi “trasformo” in uno dei personaggi… anche in Pomarev.
    A mercoledì e bacio sul naso ricambiato 😛

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  24. su 17 dicembre 2012 a 16:18 Alessandra Bianchi

    @ BRUM non sta a me dirlo, naturalmente.
    Comunque, il capitolo l’ho scritto sabato… ma senza pensare a te.
    Non vorrei mai che qualcuna mi strappasse i capelli 🙂
    Sono biondi e belli. Che rima ^^

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    • su 18 dicembre 2012 a 08:09 brum

      Insomma, ho indovinato o no? Confermi?

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      • su 18 dicembre 2012 a 08:17 Alessandra Bianchi

        @ BRUM confermo.

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  25. su 17 dicembre 2012 a 16:19 Alessandra Bianchi

    @ BRUM ne sono lietissima, e non è una frase fatta, credimi!

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    • su 18 dicembre 2012 a 08:10 brum

      Ma lo so… che qui di fatto ci sono solo io.

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      • su 18 dicembre 2012 a 08:18 Alessandra Bianchi

        @ BRUM eh eh eh 😛

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      • su 18 dicembre 2012 a 08:29 brum

        Che te ridi… Intendevo di che PRATICAMENTE, a ques’ora del mattino non c’è nessun altro, sul tuo blog. Umpf. (se t’ho graffiato lo specchio te lo ripaga, tranquilla)

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      • su 18 dicembre 2012 a 08:30 brum

        azz… ma come scrivo?
        “intendevo diRE che a quesT’ora…

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  26. su 17 dicembre 2012 a 16:21 Alessandra Bianchi

    @ SALVATORE RIZZI buon pomeriggio, Sar.

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  27. su 17 dicembre 2012 a 18:15 ventidiprimavera

    Scritto divinamente, immersa nella lettura, ancora
    una volta sei riuscita a farmi stare in ansia,
    coinvolgendo tutta la mia attenzione. Bello, ricco di
    storia e di colpi di scena…. Con un odio spassionato
    per quel Pomarev che non ha nulla di umano, povera
    sfortunata Agniya, donna integra e coraggiosa, il suo
    breve racconto mi ha commossa…

    Un abbraccio cara e dolcissima serata!
    Michelle

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  28. su 17 dicembre 2012 a 19:20 Alessandra Bianchi

    @ VENTIDIPRIMAVERA ormai posso affermarlo con certezza: Agniya sugli scudi! Non mi era mai successo con un personaggio decisamente secondario, almeno in termini di righe, e naturalmente ne sono contentissima. Così come sono contenta per la tua avversione nei confronti di Pomarev, dato che è a questo che miro.
    Grazie mille, cara Michelle!
    Bisous, chèrie*

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  29. su 18 dicembre 2012 a 09:30 annamaria49

    Una puntata sul filo del rasoio, e dire che nella realtà questo accade, che brividi! Povera Agniya, scampata da ragazzina ai carri armati tedeschi, ed ora a combattere con tutte le sue forze il regime: non c’è mai fine al dolore, Ivan il padre della sua bambina ucciso per ordine di Stalin ed ora lei stessa dà la vita per non tradire il nipote. Pomarev non ha cuore, è detestabile.
    Storie di spionaggio e di crudeltà atte a raggiungere il proprio scopo, storie narrate con estrema bravura.
    Complimenti, un abbraccio.
    annamaria

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  30. su 18 dicembre 2012 a 10:40 wolfghost

    “Tesoro?” ahahah certo che in una situazione del genere i due hanno mantenuto l’attenzione su… altro! 😀 Comunque mi sa che Susan ha avuto una buona premonizione…
    Davvero cruda la descrizione della morte della vecchia, l’hai resa in maniera perfetta… anche troppo! 😛 Ma cosi’ andava fatto 😉

    http://www.wolfghost.com

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  31. su 18 dicembre 2012 a 13:57 salvatore rizzi

    Solo un piccolo GRANDE…saluto! Da Salvatore…..

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  32. su 18 dicembre 2012 a 17:00 Alessandra Bianchi

    @ ANNAMARIA49 Pomarev è sicuramente detestabile (più di Matrioska, a parer mio), ma come giustamente osservi appartiene comunque alla realtà. Molti erano, e sono, come lui.
    Grazie, carissima, e un bacione!

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  33. su 18 dicembre 2012 a 17:04 Alessandra Bianchi

    @ WOLFGHOST in effetti, “ci sono andata giù pesante”.
    Ma, anche secondo me, andava fatto.
    Mi fa piacere che tu sia d’accordo.
    I miei ossequi, caro lupo.

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  34. su 18 dicembre 2012 a 17:05 Alessandra Bianchi

    @ SALVATORE RIZZI ricambio, Sar ^^

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  35. su 18 dicembre 2012 a 18:04 Univers

    Racconto suddiviso in più parti che colpisce come una cannonata e trasmette interesse e intrighi come non mai. Ha un tiro deciso in gran parte della narrazione. Ottimo, a presto. Un abbraccio.

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  36. su 18 dicembre 2012 a 19:19 Alessandra Bianchi

    @ UNIVERS “colpisce come una cannonata” mi piace moltissimo!
    Grazie, amico mio.
    Un bacio.

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  37. su 18 dicembre 2012 a 23:09 ventidiprimavera

    Matrioska aveva un certo fascino, uccideva quasi con rispetto…
    (se cosi si può dire) e poi con la bella Monica si è quasi amare…
    Pomarev invece è un essere spregevole..

    Un abbraccio cara e dolcissima serata…
    Michelle

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  38. su 18 dicembre 2012 a 23:15 Patrizia M.

    Scusa l’assenza Alessandra, ma ho grossi problemi con le linee adsl e quindi sono appiedata con i pc, quel poco che funzionano lo devo tutto usare per il lavoro altrimenti sono guai 😦
    Spero si sistemi tutto al più presto!!!
    Dolce notte, Pat

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  39. su 18 dicembre 2012 a 23:41 Alessandra Bianchi

    @ VENTIDIPRIMAVERA condivido in pieno, cara Michelle: la tua è un’analisi perfetta.
    Un bacione di quelli grandi, cara*

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  40. su 18 dicembre 2012 a 23:44 Alessandra Bianchi

    @ PATRIZIA M. ho avuto anch’io quei problemi e sono un vero fastidio!
    Mi auguro che tu abbia Telecom.
    In tal caso, tutto si sistemerà in tempi estremamente rapidi.
    Sogni d’oro, Patrizia!

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  41. su 22 dicembre 2012 a 17:25 capehorn

    Pomarev. Un sordido ceckista, un “apparatnick” paranoico e degno delle purghe staliniane, che Angniya ha già conosciuto ed affrontato e pure nel degrado in cui vive, sa erigersi a vero essere umano. Ben differente dai macellai che hanno fatto scempio di lei. Lo scontro tra le varie anime del KGB é un piccolo gioiello di colore politico. Lotta che però, si legge, sta sfiancando la nostra Susan. Possibile che a Langley, non l’abbiano addestrata sufficientemente? Sbalzi umoral-ormanali di difficile gestione?
    Comunque un gentleman lo é fino in fondo e sa dimostrarlo con parole e fatti.
    Eppure il meglio … deve ancora avvenire, alla faccia di tutte le profezie di questi giorni.

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  42. su 22 dicembre 2012 a 19:06 Alessandra Bianchi

    @ CAPEHORN Pomarev: sì, sì, sì! Lo hai definito perfettamente.
    Sono lieta che tu abbia colto lo scontro fra seconda direzione centrale e Gruppo Alpha. A parti, forse, invertite, rappresenta un’anticipazione di ciò che avverrà…
    Susan? E’ giovane, vigorosa e sana 😛

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  43. su 2 febbraio 2013 a 17:31 pochepretese

    tic tac tic tac :::bello questo conto alla rovescia! ottima idea e ottima chiusura di post!!
    tic tac tic tac

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  44. su 2 febbraio 2013 a 17:40 Alessandra Bianchi

    @ POCHEPRETESE sono felice di vederti!
    E grazie*

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I commenti sono chiusi.

  • CHI SONO

    Mi chiamo Alessandra Bianchi.
    Amo ballare, nuotare, il sole, il mare e il vento.

    Ho scritto un romanzo,"Lesbo è un'isola del Mar Egeo" (Borelli Editore, collana Pizzo Nero), che era reperibile nelle migliori librerie (Mondadori, Feltrinelli, etc.) e su vari portali (IBS, ad esempio); ma che adesso è esaurito.
    Il libro costava 12 euro.

    Il mio secondo libro si intitola "Sognate con me" ed è una raccolta di racconti, tratti dal mio blog. Costa 10 euro.

    "Alex Alliston" è il mio nuovo romanzo, pubblicato nel mese di febbraio del 2012.

    Il mio precedente blog su Splinder ha superato le 420.000 visite. Desidero ringraziare i molti amici che mi hanno seguita.

    SUL CORRIERE DELLA SERA DEL 25 MARZO 2012, NEL SUPPLEMENTO CULTURALE “LETTURA”, IL MIGLIOR INCIPIT DI UN ROMANZO INEDITO (PAGINA 20):
    La barca – un vecchio dragone praticamente inaffondabile – virò di prua e fendendo i marosi imboccò lo stretto passaggio che conduceva alla piccola baia. Aleksandr ormeggiò lo scafo, lo disarmò e scese a terra. Lì il vento era meno intenso: l’insenatura era protetta dai numerosi scogli che affioravano dal mare, simili a denti aguzzi. Le onde si infrangevano su quella barriera e andavano a sfogare la loro collera altrove.
    ALESSANDRA BIANCHI “MATRIOSKA”

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