Susan era delusa.
Lo spettacolo era riuscito magnificamente e l’intesa con Sarah era risultata perfetta.
Poi c’era stato il bacio.
Esauriti gli ultimi applausi, le due cantanti avevano lasciato il palco e Susan aveva seguito Sarah nella vecchia roulotte che fungeva da camerino. Era una notte splendida con il cielo trapuntato di stelle; malgrado l’ora, l’aria era ancora tiepida. Spirava una leggera brezza che Susan accolse con piacere. Era tutta sudata, ma si sentiva anche viva, forte, vitale… e desiderava Sarah. Era convinta che avrebbero fatto sesso: non aveva dubbi in proposito ripensando al trasporto con cui lei aveva ricambiato il suo bacio. La abbracciò. Anche Sarah era madida di sudore. Emanava l’odore di una giovane donna sana ed eccitata. Susan le toccò il seno. Ma Sarah la respinse con garbo. “Perché?”, le domandò Susan.
“Io amo Janine.”, disse Sarah. “E non la tradirò mai.”
Susan cercò di abbracciarla di nuovo. Conosceva di vista quella Janine e la considerava una biondina insipida; non poteva reggere il confronto con lei. Sarah si scostò e la invitò ad andarsene, questa volta con minor garbo.
Stupida, piccola ipocrita! La soddisfazione per la bella serata era svanita. Susan provò un forte moto d’ira al pensiero di essere stata usata. Furibonda, uscì dalla roulotte.
Tuttavia, più tardi, riconsiderò l’intera faccenda, pervenendo alla conclusione che aveva ancora una possibilità di farsela. Al prossimo incontro, si disse. Avrebbe organizzato un altro concerto o, magari, le avrebbe proposto di incidere un disco insieme. Naturalmente, a patto che si concedesse.
Susan Driver era abituata a ottenere sempre ciò che voleva.
Sarah consegnò a Janine un assegno.
Janine aggrottò la fronte, sconcertata.
“Sono i soldi che hai speso per me, fino all’ultimo penny. Adesso ho un appuntamento dal parrucchiere. Tornerò fra circa due ore, perciò hai tutto il tempo per lavarti, preparare le valigie e lasciare questa casa. Ti sarei profondamente grata se consegnassi le tue chiavi alla portinaia.”
“Sarie…”
“Sarah per te. E’ finita, Janine, non voglio più vederti. E ti prego vivamente di non farti trovare qui al mio ritorno. Mi costringeresti a buttarti fuori o a chiamare la polizia.”
“Per una parola?” Janine aveva il viso rigato di lacrime.
Per un momento, un solo breve momento, Sarah pensò di stringerla fra le braccia, di dirle che andava tutto bene, che la perdonava e che l’amava; poi, però, indurì il suo cuore. Fece un sorriso amaro. “Sai, esistono molte parole, alcune sono perdonabili, altre invece sono inaccettabili: “sgualdrina” rientra nella seconda categoria.”
“Non volevo…”
“Avresti dovuto pensarci prima. E ora scusami. Vado.”
“Dammi una possibilità! Ho sbagliato, lo so benissimo, non so che cosa darei per poter tornare indietro e tenere chiusa quella mia maledetta bocca!” Janine era bianca come uno straccio e aveva gli occhi colmi di disperazione. Sarah notò che le tremavano le mani. Distolse lo sguardo. “Mi dispiace.”
Uscì dalla camera, accostando piano la porta.
Janine si gettò sul letto.
Non era stata una decisione presa a cuor leggero. Sarah aveva trascorso le ultime ore a riflettere. Aveva parcheggiato la macchina in una stradina laterale e a piedi si era diretta a Trafalgar Square. Davanti alla statua di Horatio Nelson aveva pensato a lungo a Janine. Avrebbe potuto dimenticare l’insulto benché grave, ma quello che trovava imperdonabile era la mancanza di fiducia, quindi di stima, che stava alla base di quell’insulto. Ciò minava irreparabilmente il loro rapporto. Senza fiducia, senza stima, non poteva esserci amore.
Tentò di giustificarla: era stata una reazione avventata, dettata dall’impulsività; Janine non credeva veramente a quello che aveva detto. Tuttavia l’avventatezza non la scagionava: si era spinta troppo oltre, e se lo aveva fatto una volta significava che lo avrebbe rifatto ancora. Aveva creato un precedente, un uscio aperto su un terreno pieno di incognite, e lei non intendeva passare la vita giustificando le proprie azioni, specie sapendo di essere dalla parte della ragione. Anche il semplice sospetto era umiliante.
Entrambe avrebbero sofferto, era il prezzo da pagare, e non era detto che sarebbe stata Janine a soffrire di più.
In tutto questo, non la sfiorò mai il pensiero di Susan Driver. Era una donna affascinante, intrigante, energica; ma non provava nulla per lei. Sarah amava Janine. Tuttavia Janine l’aveva ferita profondamente: una ferita al cuore che non si sarebbe mai completamente rimarginata e che aveva chiuso per sempre la loro storia.
Attese che si facesse giorno, lasciando vagare la mente, poi tornò alla macchina e andò a chiedere un anticipo sulle royalties: le serviva per saldare il debito con Janine. Tutti i giornali avevano pubblicato recensioni entusiastiche del concerto, ne avevano parlato alla radio e per quella sera era previsto un breve servizio in televisione. Sarah Taverner era sulla strada per diventare una star. Ottenne il denaro senza problemi. Dopo essere stata in banca, prese la via di casa.
Era quasi arrivata, quando pensò a Marcus. Si era ripromessa che non ci sarebbe stata una terza volta, ciò nonostante era fortemente tentata. Marcus non le piaceva: era un individuo sgradevole, sfuggente, dall’aria ambigua, ma era sempre ben rifornito. Sarah aveva preso delle informazioni. Marcus era considerato uno dei più affidabili spacciatori di Londra; i suoi prezzi erano alti, però non truffava mai i clienti. Che si trattasse di cocaina, eroina o semplice fumo, la qualità era sempre garantita.
Cambiò idea all’ultimo momento.
Sarebbe tornata da Marcus, certo: ma non quel giorno. Forse l’indomani o l’indomani l’altro. Era mossa da un senso di equità. Stava per troncare con Janine e non riteneva giusto assumere droghe che la rafforzassero.
Conosceva a fondo Janine. Sapeva che l’avrebbe trovata ansiosa e impaurita. E dopo ciò che le avrebbe detto, lei sarebbe crollata.
Bene. Allora sarebbero crollate assieme.
Trasse un profondo respiro, preparandosi ad annunciarle che fra loro tutto era finito.
Il ricordo più nitido che Sarah Taverner aveva di Janine risaliva a due anni prima.
Per qualche ragione Sarah pensava che quello fosse stato il giorno più bello della sua vita. Si erano svegliate molto presto, poco dopo l’alba. Si trovavano a Bellagio, sul lago di Como, per una breve vacanza. Prima di uscire dall’albergo avevano fatto la doccia assieme e sotto il getto dell’acqua calda si erano accarezzate a lungo fino a raggiungere l’orgasmo nello stesso momento. Poi erano andate a fare colazione in un bar all’aperto da cui si godeva una magnifica vista: sull’altra sponda c’erano paesini ridenti, sormontati da verdi montagne simili a grandi sagome di velluto; verso sud si apriva una baia, quindi c’era un promontorio che separava quel braccio di lago dal bacino precedente. In direzione opposta alcune barche a vela bordeggiavano in attesa del colpo di cannone che avrebbe dato il via a una regata; erano scafi eleganti, con vele colorate, che sembravano danzare fra le onde.
In passato, Sarah era stata spesso infelice. Ciò che le mancava era l’amore. Aveva avuto qualche flirt, con un architetto di Manchester prima di scoprire che preferiva le donne, quindi con una corista, una commessa e una giornalista: ma senza provare sentimenti, era soltanto sesso e forse un pallido affetto, che non compensava l’assenza di una vera passione. Non c’erano ideali condivisi, aspettative comuni; soprattutto nessuno di loro era riuscito a farle battere forte il cuore, a penetrarle nell’anima. Janine era stata una grande sorpresa. Con lei aveva imparato a ridere, a piangere di gioia, ad amare. Le univano le cosiddette affinità elettive. Janine sembrava leggerle nel pensiero, parlavano di tutto e di niente, e quando facevano l’amore era come se varcassero la soglia di un mondo incantato, creato appositamente per loro.
Janine era intelligente e perspicace. Con lei, per la prima volta, Sarah si era aperta, le era parso naturale farlo, e soltanto fino al giorno prima lo avrebbe creduto impossibile. Successe proprio quella mattina, davanti a un cappuccino, mentre la brezza primaverile increspava le acque del Lario e il sole splendeva nel cielo immacolato.
Il ricordo più brutto che Sarah Taverner aveva della sua vita risaliva a molti anni prima. Era una serata invernale, avvolta nella cupa nebbia londinese. Sarah era una bambina e stava leggendo un libro, in attesa di addormentarsi. Incominciò a piovere e lentamente si sentì scivolare nel sonno. Si assopì e uno splendido sogno la fece sorridere. Non rammentava di preciso il sogno, anche se vagamente lo associava alle belle pagine di Peter Pan che aveva appena finito di leggere.
Si svegliò all’improvviso, trasalendo nel letto. Era stato il forte rumore di un tuono… così pensò confusamente in quell’attimo. Ma non era stato un tuono a destarla, bensì il suono di una voce alterata. Era quella di suo padre, un uomo intransigente e severo che tuttavia non gridava mai. Parlava sempre a bassa voce: ed erano il tono freddo, talvolta sferzante, e gli occhi gelidi che la spaventavano. Però ciò accadeva di rado, perché difficilmente lui la sgridava. Sarah era una bambina buona e obbediente e non gliene dava motivo; però quelle rare volte in cui suo padre si era arrabbiato con lei l’aveva spaventata a morte, più che se avesse urlato. Ma quella sera papà inveiva contro la mamma. Sarah udì delle parole terribili, che non avrebbe mai immaginato di poter sentire. La voce della mamma era debole. Diceva qualcosa che Sarah allora non era in grado di capire. Lo avrebbe compreso dopo, quando diventò una ragazza. Poi, il rumore di uno schiaffo.
Sarah si agitò sotto le coperte, come se quello schiaffo lo avesse preso lei. Indugiò, paralizzata dall’angoscia. Ma un secondo schiaffo, unitamente a un grido di dolore di sua madre, la fece saltar giù dal letto. A piedi nudi, con il cuore che batteva all’impazzata, attraversò la camera al buio: non aveva il coraggio di accendere la luce. Aprì cautamente la porta. Una parte di lei avrebbe voluto tornare immediatamente a letto, ma prevalse il desiderio di aiutare la mamma o, almeno, di scoprire quello che stava accadendo. Perché papà gridava? Perché la picchiava?
A quel punto Sarah si era interrotta, e i suoi occhi si erano colmati di lacrime. Janine non aveva parlato: le aveva preso una mano stringendola forte. Aveva lasciato trascorrere alcuni minuti, quindi le aveva detto: “Se vuoi confidarti, io sono qui, tesoro. Ma se preferisci chiudere questo discorso, sappi solo che io ti amo.” Sarah le aveva rivolto uno sguardo riconoscente, si era asciugata gli occhi con un fazzoletto e aveva ordinato un altro cappuccino. Poi aveva ripreso il racconto.
Aveva percorso il lungo corridoio. Aveva visto la luce filtrare dallo studio di suo padre. E aveva udito nuovamente accuse e insulti, e le deboli proteste della mamma. Sarah adorava sua madre: ciò le diede la forza per avvicinarsi alla porta dello studio. Tese l’orecchio. La voce alterata di papà le raggelava il sangue, poi colse distintamente una frase della mamma: “Ti prego, John, credimi! Io non ti ho mai tradito.” E subito dopo la risposta: “Sgualdrina! Se non avessimo una figlia, ti sbatterei in mezzo a una strada.”
Quando, anni dopo, Sarah lesse il diario della mamma, e ormai era matura per capire, seppe, senza la minima possibilità di dubbio, che era innocente. Tuttavia da quella sera la sua vita si trasformò in un inferno: papà si rivolgeva a lei con sarcasmo, la guardava con disprezzo, al minimo pretesto la umiliava. Mamma era una donna adorabile, sempre premurosa e piena d’amore da donare; però era fragile. Si lasciò andare, deperì a vista d’occhio, e un orribile giorno, scolpito nella memoria di Sarah, un dottore dall’espressione austera scosse la testa dicendole che era andata a stare con gli angeli.
Dopo il funerale, Sarah lesse il diario, e da allora odiò suo padre.
Quando Sarah terminò il racconto, Janine la abbracciò.
Camminarono in riva al lago, mano nella mano, e presto la tristezza scomparve, scacciata dall’amore. Quel pomeriggio presero un battello e andarono a Bellano, un paese suggestivo, antico covo di pirati. Visitarono il famoso orrido, una gola naturale nella quale scorreva tumultuoso un fiume: era un luogo tetro e misterioso, ma di notevole fascino. Mangiarono un gelato, e alla sera, tornate a Bellagio, cenarono con pesce di lago accompagnato da uno squisito vino bianco. Esplorarono le caratteristiche viuzze con i negozi ancora aperti che esponevano oggetti dell’artigianato locale; si fermarono a baciarsi, incuranti dei passanti.
Più tardi, fecero l’amore e fu stupendo.
Sì: nonostante tutto, era stata una giornata straordinaria, indimenticabile.
Ma fu proprio a causa di quella giornata che Sarah lasciò Janine.
Perché lei era innocente, esattamente come sua madre.
Parto per Atibes con il cuore gonfio di dolore ….
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Tramite il tuo raccontare vicende, ho rivisto, la zona nei pressi di Como, dove sono di casa moltissimi miei parenti. Che dovrei andare a trovare, solo che in questo periodo, mi è impossibile, come sai. Un caro saluto.
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@ MAIPISENSA in ogni caso, beato te 😛
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@ SALVATORE RIZZI se ti riferisci a Bellagio, è un luogo assai bello.
Un caro saluto a te!
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Mi riferisco al circondario, sono in tanti e sparsi per il territorio più ampio. Ciao da Salvatore…
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@ SALVATORE RIZZI un territorio molto suggestivo, comunque.
Ciao!
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Il racconto si arricchisce mano a mano che procede. Si svelano i retroscena d’infanzia di Sarah, che certamente possono aver influito su di lei e molti suoi aspetti. L’aver scoperto e sentito il violento colloquio del padre con la madre, da piccola, giustifica il suo rifiuto per gli uomini, ed anche la sua durezza per Janine, al risuonare di quella “sgualdrina” nei suoi confronti, quella stessa parola intesa da suo padre e rivolta a suo tempo a sua madre.
Puntata dagli indubbi e interessanti risvolti psicologici, che lascia ben sperare per ulteriori sviluppi della vicenda.
Ciao, Alessandra.
Cesare
Bisous!
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Teneri ricordi di una donna ferita ancora una volta con la stessa arma….quei teneri ricordi sono una carezza sul cuore…
Un abbraccio
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Notevole puntata dove esamini a fondo le sensazione e i pensieri delle varie protagoniste. Con la tua scrittura fluida e scorrevole ma profonda e incisiva riesci a comunicare al tuo lettore i vari messaggi che i personaggi di volta in volta trasmettono.
Sono monotono e ripetitivo, lo ricordo bene questo romanzo e ritrovo le stesse sensazioni di allora.
Un grande abbraccio
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Gelosia e mancanza di fiducia possono essere deleteri in un rapporto d’amore, ma qui c’è anche un preciso motivo che rende ancora più difficile accettare il tutto, già non facile normalmente. La parola usata da Janine riporta Sarah a rivivere ancora una volta una parte molto dolorosa del suo passato, passato del quale Janine è a conoscenza e forse anche questo ha influito molto sulla decisione presa. Dolore su dolore, Sarah sta vivendo tutto questo e purtroppo la sta portando a prendere, dopo aver deciso di rompere la sua storia d’amore, una strada molto molto pericolosa… Ma qui c’è un grande amore alla base… non ci resta che attendere il seguito
Uhh Alessandra, la storia si fa sempre più intrigante e coinvolgente
Bravissima è dire poco 🙂
Serena notte, Pat
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Io sono un pò come Sarah. Non riesco a perdonare. Ma non me ne vanto.
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Ok ok, ma questa storia non mi prende come la Lubianka. Ognuno ha i suoi gusti.
Ma leggerti è comunque un piacere. Ecco perché continuo a chiedermi: possibile che non si possano in qualche modo recuperare gli altri tuoi racconti qui nella colonnina a destra???
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Anche se si notano la tua maestria nel narrare e l’accuratezza descrittiva nel delineare i caratteri,capisco sempre più che questo racconto non mi attrae come la “Lubianka”. Forse perchè amo le spystories e le preferisco
alle storie d’amore.
Aspettero’ per sapere de l’amore trionfera ‘ malgrado tutto o le protagoniste saranno sopraffatte dal loro stesso orgoglio o dalla perfidia degli altri due
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Scusami, ma col touch screen mi succede sempre cosi. 😉
Un abbraccio e una buona nuova settimana
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@ CESARE che bel commento, caro!
Grazie.
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@ MARI una carezza che però può far male…
Un bacione.
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@ NEWWHITEBEAR non sei affatto monotono e ripetitivo! E’ la storia che ti suscita le stesse impressioni, e ciò per me è positivo dato che a una seconda lettura il quadro appare più chiaro e con esso eventuali magagne.
Grazie e un caro abbraccio.
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@ PATRIZIA M. come sempre, il tuo commento è splendido.
Ti ringrazio, Pat, e ti auguro una felice serata ^^
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Buona serata a te Alessandra
Ciao, Pat
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@ BRUM siamo simili, io e te…
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@ KRIS anch’io amo di più la Lubjanka!
Perciò, mi fai felice.
(Anche se poi sono tutti “figli” miei).
Un po’ alla volta recupererò quello che vale la pena di recuperare…
Kiss.
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Ok guarda che ci conto eh! I riassuntini a lato mi incuriosiscono quasi tutti.
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@ KRIS ogni promessa è debito, cara.
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@ CLE REVERIES e due 😛
Beh, sono contenta perché invece temevo che la “Lubjanka” non prendesse molto. Mi sbagliavo ^^
Allora, appuntamento a domenica, cara. E poi non cambierò più i giorni per non ingenerare confusione.
Baci, chèrie*
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Bellissima parte, tutto molto coinvolgente e fluido. Le supposizioni prive di fondamento rovinano i rapporti e Sarah ha ancora il cuore lacerato dai ricordi.
E’ davvero un piacere leggere le tue storie, sei molto brava non mi stancherò mai di ripeterlo.
un abbraccio
annamaria
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@ ANNAMARIA49 hai “fotografato” esattamente quello che prova Sarah.
Grazie di cuore, mia cara amica.
Un bacione grande!
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Però, questa Sarah! Non mi piaceva, ma devo ricredermi.
Ciao!
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@ LILLOPERCASO talvolta succede, Dani.
Ciao ^^
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Certo…..un saluto dal vecchio Sar…………..
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@ SALVATORE RIZZI buona serata, “vecchio” Sar!
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Comprendo la delusione e la sofferenza di Sarah verso Janine, ma agisce
con molta fretta nel voler troncare la storia. Tutto sommato, l’ama ancora
Alcune parole feriscono in profondità, ripotando a galla vecchi dolori, e fanno
prendere (forse) decisioni affrettate.
Spero in un ripensamento, ma ho i miei dubbi
Sempre qui a godermi la tua bravura
Bacione
Ombreflessuose
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Vecchi dolori e rancori prendono piede nella vicenda. Sempre più coinvolgente!
bacioni
Giò
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Quando una parola di troppo riesce a rovinare
un rapporto d’amore e procurare tanto dolore,
quanto la paura di amare…
Un altra splendida puntata che entra in profondità
e riporta alla luce tanti ricordi…
Un gros bisou ma chère et bon après midi!
Michelle
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Puntata dai toni semplici ma molto precisa sulla caratterizzazione dei personaggi, per me aspetto fondamentale. Un abbraccio.
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@ OMBREFLESSUOSE non voglio anticipare nulla, cara Mistral. Potrei dire “Mai dire mai”, ma sarebbe vero? Chi lo sa ^^
Grazie e un bacione a te!
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@ ROSAOSCURA ti ringrazio, cara Giò!
Un grande abbraccio.
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@ VENTIDIPRIMAVERA Michelle, è andata proprio come dici tu. Vedremo cosa succederà poi.
Grazie di cuore, chèrie*
Bisous.
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@ UNIVERS sei sempre molto attento a ogni particolare: ti ringrazio di questo e delle belle parole.
Baci ^^
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Troncare con una persona che ti e’ stata vicina in momenti difficili e per cosi’ lungo tempo non e’ mai facile… per un animo sensibile almeno. Sarah pero’ si e’ un po’… indurita 😐
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST è vero, lupo: Sarah si è alquanto indurita. Si sta dimostrando molto intransigente.
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