John Wyman parlava correntemente quattro lingue, fra le quali anche il russo. Nell’ambiente era conosciuto con il soprannome di “Bastardo.” Wyman era un giornalista free-lance. In passato aveva lavorato per un piccolo quotidiano di provincia, poi era stato assunto dal Daily Telegraph, ma ben presto aveva scoperto che quell’attività non faceva per lui: detestava prendere ordini e soprattutto intendeva occuparsi dei casi più prestigiosi. Al Daily Telegraph questo non era ovviamente possibile, dato che era l’ultimo arrivato. Perciò si era messo in proprio e in un solo anno aveva guadagnato quanto i suoi ex colleghi percepivano in un lustro.
Scriveva in modo semplice e scorrevole, e riusciva a rendere l’argomento più complesso alla portata di tutti. Al contrario di molti altri giornalisti, riferiva solo quello che aveva veramente visto. Non trascorreva le giornate nei bar degli alberghi, sonnecchiando e bevendo whisky, in attesa che qualcuno gli spifferasse qualche notizia; il più delle volte tali notizie non erano attendibili. Per non parlare di chi basava i suoi articoli sui vari telegiornali. Per costoro Wyman provava disprezzo.
Il soprannome, di cui era segretamente orgoglioso, derivava dal fatto che pur di ottenere uno scoop era disposto a passare sul cadavere dei concorrenti.
Era appena arrivato a Mosca per un reportage sugli effetti della glanost, che come di consueto avrebbe arricchito con considerazioni proprie.
Wyman era alto, snello, con gli occhi azzurri e i capelli biondi; in genere, le donne cadevano ai suoi piedi. Wyman ne era molto soddisfatto, perché gli piaceva il sesso. Gli piacevano molte altre cose: mangiare bene, bere birra in abbondanza, volare in prima classe e dormire negli alberghi più eleganti; ma il sesso figurava al primo posto di un’ipotetica classifica, assieme al suo lavoro.
Quando incrociò Susan Cooper nella hall del Radisson Slavyanskaya Hotel fu immediatamente attratto da lei. Dall’aspetto immaginò che fosse britannica. Le si avvicinò e si presentò. “John Wyman di Londra.”, disse. “Altrimenti detto il Bastardo. E’ un vero piacere incontrare una connazionale in terra straniera.”
Susan sbatté le palpebre. Era angosciata, a causa dell’arresto di Monica Squire, e si sentiva in colpa per aver pensato male di lei; avrebbe voluto portare a termine la missione, ma non conoscendo il russo non sapeva come muoversi. Osservò la mano tesa di quello strano individuo. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era un eccentrico spasimante che si chiamava il Bastardo. “Sono americana.”, disse.
“Ma di origine irlandese.”, indovinò lui.
Per educazione Susan gli strinse la mano. Poi lo guardò meglio: indossava un impeccabile completo grigio, camicia azzurra e cravatta di Oxford; era decisamente bello, però troppo sicuro di sé. Fece per allontanarsi. Wyman la seguì. “Posso offrirle una tazza di tè?” Consultò il Rolex d’oro. “Sono le undici, direi che è l’ora perfetta.”
“No, grazie.”, rispose Susan.
“Insisto. Di norma, non lo faccio mai, tuttavia lei merita un’eccezione.”
“Di norma, quando dico no è no.”, ribatté Susan.
Wyman non si lasciò scoraggiare. Se non avesse avuto faccia tosta e impudenza, non avrebbe potuto svolgere il suo mestiere. Sorrise e disse: “Sono il miglior giornalista del mondo e ho visto cose che voi umani… il colore dei suoi occhi, per esempio.”
Il sorriso di John Wyman era irresistibile e comunque le sembrava un tipo simpatico, sebbene fosse un po’ invadente. Tutto sommato, le sarebbe piaciuto scambiare quattro chiacchiere in inglese. Cambiò piede d’appoggio, incerta.
Wyman la prese a braccetto e la condusse al bar dell’albergo.
“Lei parla il russo?”, gli domandò Susan.
“In maniera perfetta!”, dichiarò il Bastardo.
In seguito si sarebbe pentito di quell’affermazione.
Più o meno a quell’ora, il ministro della Difesa Dmitry Yazov accoglieva con estrema gentilezza il primo vicedirettore del GRU.
Lo invitò ad accomodarsi davanti alla sua scrivania e chiese notizie della famiglia. Esauriti i convenevoli, disse: “Bene. Desiderava vedermi per una questione segreta e urgente. Di cosa si tratta?” Ascoltò attentamente la relazione del primo vicedirettore e assunse un’aria cupa. “Tutto questo è molto grave. Ha fatto benissimo a rivolgersi a me. Chi altri è al corrente di queste informazioni?” Prese nota mentalmente degli altri due nomi, quindi raccomandò di non far trapelare la notizia, in nessun caso e per nessuna ragione. “Me ne occuperò personalmente.”, disse accompagnando alla porta l’uomo del GRU.
Rimasto solo prese il telefono e compose un numero che pochissimi conoscevano.
“Vladimir Alexandrovich, abbiamo un problema.” Con calma riferì ciò che aveva appena appreso.
Dall’altro capo della linea ultra sicura, giunse la risposta di Kryuchkov.
Yazov riagganciò.
Era stata una vera fortuna che si fossero rivolti a lui.
Quella sera, a meno di quarantotto ore dal precedente incontro, Yarbes si recò nuovamente dal maggiore Leonid Tarasov. Aveva con sé una bottiglia della miglior vodka. Era una serata calda e opprimente; Martin respirava aria di pioggia. Si trovava circa a una quarantina di metri dalla casa, quando scorse una Chaika sopraggiungere. L’autista rimase in macchina con il motore acceso, due uomini scesero e si diressero verso l’abitazione. Uno dei due suonò al campanello.
Yarbes corrugò la fronte e si avvicinò cautamente.
Un istante dopo, Tarasov comparve sulla soglia. L’uomo che aveva suonato al campanello gli mostrò un foglio. Tarasov scosse la testa, ma i due lo sospinsero verso la Chaika.
Yarbes rovesciò per terra quasi tutto il contenuto della bottiglia, quindi raggiunse barcollando i tre uomini. Incominciò a cantare sguaiatamente una canzone napoletana. Conosceva il motivo anche se non capiva le parole del testo: inframmezzò qualche verso in un orrendo napoletano a frasi in russo, completamente prive di significato. Ai russi piacciono le canzoni napoletane. Anni dopo un imprenditore e uomo politico italiano si sarebbe esibito per Putin, proponendogli i grandi cavalli da battaglia della musica partenopea.
Yarbes intonò biascicando un’altra famosa melodia, poi cercò di abbracciare Tarasov.
Uno dei due uomini che lo stavano prelevando gli assestò uno spintone. “Sparisci!”, sibilò.
Yarbes si avvinghiò a lui e lo baciò. Schifato l’uomo si divincolò e tirò fuori una pistola. Non aveva tempo da perdere con gli ubriachi.
Per essere sbronzo, il buffone aveva i riflessi pronti.
Colpì di taglio il polso dell’altro, gli strappò la pistola dalla mano e gli sparò a bruciapelo. L’arma era dotata di silenziatore, e ciò rallegrò l’agente della CIA. Si voltò di scatto e fece fuoco sul secondo uomo. Con la coda dell’occhio, vide l’autista scendere dalla Chaika. Si gettò a terra, prese la mira e gli trapassò il cranio.
Il tutto si era svolto in meno di venti secondi.
“Lei è pazzo!”, esclamò Tarasov. “Ha idea di chi fossero quegli uomini?”
Yarbes scrollò le spalle. “KGB.”, rispose con tranquillità. “E credo proprio che la loro non fosse una visita di cortesia. Evidentemente lei o chi per lei avete scelto l’interlocutore sbagliato.”
“Yazov.”, mormorò Tarasov.
“Ora, mi ascolti attentamente, Leonid. Nel giro di un mese questa faccenda si sarà conclusa, in un senso o nell’altro. Se le cose andranno bene, lei non avrà più nulla da temere; in caso contrario, avrà comunque posticipato la sua esecuzione.”
Yarbes gli passò la bottiglia. Il russo mandò giù quello che restava del liquore. In ogni caso, era freddo e controllato; Martin ammirò il suo coraggio.
Quando Tarasov finì di bere, Yarbes sollevò un problema importante. “Deve far sparire sua moglie e suo figlio. Questa è una priorità assoluta: che salgano sul primo treno diretto in Siberia e si rifugino in qualche sperduto villaggio. Non sarà per molto. In quanto a lei, potremmo riformare la vecchia coppia.”
Tarasov lo fissò per qualche istante in silenzio, poi chiese: “Ha un piano?”
“No. Nemmeno l’ombra di un piano. E adesso facciamo scomparire quei tre porci.”
Leonid Tarasov scosse più volte la testa. “Lei è pazzo.”, ripeté.
“E vero.”, disse Yarbes con un sorriso. “Però, le ho salvato la vita.”
“Al contrario di molti altri giornalisti, riferiva solo quello che aveva veramente visto. “. Hai toccato un tema di estrema attualità. Hanno reintrodotto il carcere per i giornalisti colpevoli di diffamazione. Hanno fatto bene, per me. Non si può sputare fango su chiunque… bisogna prima accertarsi di quello che si scrive.
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Inutile dire che questo “bastardo” mi sta simpaticissimo per tanti motivi.
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P.s.: Piccola tua disattenzione (secondo me). I russi si salutavano sempre col prefisso “compagno”? Probabilmente Yazov avrebbe detto: “compagno Valdimir ecc ecc”
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ahaha. Rido per la citazione dell’uomo politico italiano. Ma dai… massù…
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Grande capitolo. Frasi finali di Yarbes scolpite. A me invece il bastardo sta già un po’ qui…ahahah
Ovviamente still waiting for Monica, che le starà succedendo con la schermitrice?
Capitolo giornalisti. E perché non la pena di morte? Suvvia brum, non per polemizzare qui eh, anzi rispetto la tua opinione, ma il carcere l’hanno rimesso solo per un motivo: bavaglio. Fidati. Se hai voglia leggi qui:
http://www.lastampa.it/2012/11/14/cultura/opinioni/editoriali/la-controriforma-atZyDdipPcRvNsnBBqTsTK/pagina.html?utm_source=Twitter&utm_medium=&utm_campaign=
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Ottima puntata.
L’ho goduta fino all’ultima riga.
Situazione giornalisti
All’emendamento si sarebbe potuto aggiungere, anche, la fustigazione a sangue con conseguente spargimento di sale sulle ferite e dopo (come suggerito dalla btava Kris) la pena di morte tramite bollitura lenta e susseguente squartatura.
Io ritengo che liquidare una questione, estremamente spinosa e pericolosa, con una frade demagogica tipo:
“ [ … ] Hanno fatto bene, per me. Non si può sputare fango su chiunque [ … ] “,
mi sembra eccessivo per tre ordini di motivi.
1° Nel caso specifico, l’articolo pseudo diffamatorio (… era una pura e semplice opinione e non una notizia … ), venne scritto da un Nickname “collettivo” che poi si scoprì essere Renato Farina;
2° Il Direttore responsabile, che si ricorda è una figura unica in italia nata e creata sotto il fascismo per controllare e imbavagliare gli articoli Anti-Regime (… Questi antifascisti la devono smettere di sputare fango su chiunque, gerarchi compresi …), materialmente ed è provato, non c’entra nulla con quanto – liberamente e democraticamente – scrivono altri professionisti che, messi con le spalle al muro (Leggi renato Farina, fra le altre cose chiamato, anche, Agente betulla. CIA docet … ), si defilano;
3° Ci sciacquiamo tanto la bocca, paludandoci di essere portatori di democrazia, di essere avanti con il pensiero del bravo e buon cittadino (tanto da non essere conpresi dai nostri governanti), di avere tutti la soluzione a tutti i mali del paese, ognuno con le sue frasi, parole ed opinioni, tanto da abbassare – ad alzo zero – il fucile contro tutto quello che è convenzionale o, in questo caso, con una piccola manifestazione di anticonvenzionalità.
a)Il reato d’opinione, in una cultura democratica, non può essere perseguito, giusto per svilire la libertà di stampa e di opinione e di parola sancite dalla Costituzione nostra e dalla Carta Internazionale dei Diritti dell’Uomo sulla libertà di espressione.
b)Il reato di “Diffamazione a mezzo stampa” non può essere perseguito con la galera per chi scrive (vedasi quanto detto sopra) in quanto le sanzioni pecuniarie a colpi di €50.000 alla volta, tolgono la voglia di scrivere anche ad Alessandro Manzoni.
c Siffatte manifestazioni legislative esistono, come paese democratico e civile, soltanto in Italia, Birmania e Corea del Nord! In Cina, preventivamente, non si pubblica; in Russia (vedasi Anna Politkovskaja, che sembra abbia “enfatizzato” qualche volta e solo in base a proprie opinioni) viene assassinata!
Certe volte viene da pensare che è meglio così se le cose, in italia, vanno malissimo: tutte meritate! Non definiamoci, poi, civili e democratici ergendoci a maestri e professori della cosa pubblica mandando al macello, senza pensarci su, delle persone sulla base di parole scritte senza neanche riflettere su quanto si afferma e la gravità di quanto si sostiene.
(Iniziò la Santa Inquisizione, tramite rogo, con i libri non ispirati e considerati diffamatori della Chiesa Una santa cattolica e Apostolica, giù giù fino ai roghi nazisti che diffamavano la cultura della “razza” ariana e giù oltre …)
E’ inutile, certe volte, rischiare la vita (si, proprio quella) per il diritto all’informazione che viene ripagato in questo modo.
Ho concluso, chiedendo perdono per le performances.
Ho agito in pieno spirito democratico e non secondo una logica “fascista e menefreghista“.
E comunque non si ripeterà più.
Se vuoi, questo schifo di amarissimo commento, puoi cancellarlo.
(PS:Ho avuto, anche, la solidarietà dei Direttori e giornalisti dé Il Manifesto, L’Unità, Progresso, Micromega, Limes ecc. ecc. non in odore di “parteggiamento” personale, figurati).
Piuttosto che “leggere” queste leggerezze, preferisco – a testa alta – la galera!
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E chiedo scusa, alla padrona di casa, per refusi e varie: ho scritto di getto perché, prima di andare in galera e senza la condizionale (che viene assicurata a qualsiasi malfattore) vorrei provare a diffamare un bel po’ di gente, salvo dimostrare – in un secondo tempo – che tali diffamazioni erano verità.
Grazie
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@ BRUM toccherò il tema del giornalismo in una risposta successiva.
Per quanto riguarda il fatto che i russi si salutassero sempre con il prefisso compagno, anch’io uso lo stesso metodo e lo avrai notato, credo.
Solo che nel passaggio da te indicato non viene descritto il loro saluto. Prova a rileggere.
L’uomo politico italiano appartiene ormai alla storia e quindi può essere citato 😛
E poi il fatto è vero.
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Uhm. Ho riletto… ma non son convinto. Mi riferivo al passo: “Rimasto solo prese il telefono e compose un numero che pochissimi conoscevano.
“Vladimir Alexandrovich, abbiamo un problema.”
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@ BRUM dipende anche dal grado di confidenza e dalle circostanze: in un colloquio a due, spesso si usa nome e patronimico, se non addirittura vezzeggiativo.
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Conosco la tua solerzia e precisione nel reperimento delle informazioni. Mi fido.
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@ BRUM 🙂
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@ KRIS forte Yarbes, eh? 🙂
Monica… sarei tentata di indire un referendum: cosa desiderate che succeda fra lei e la schermitrice?
Grazie, amica, e un bacione*
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@ ALESSANDRO SALLUSTI benvenuto nel mio blog, direttore. E grazie per il commento positivo.
Le mie frasi, tuttavia, erano rivolte agli inviati di guerra, in modo da far emergere la professionalità di Wyman. Che molti reporter stiano in albergo ad aspettare o a inventare notizie, mentre altri rischiano la vita, è un fatto assodato.
Da parte mia hai la massima solidarietà.
Buona giornata!
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Bello questo nuovo personaggio che si presenta sulla scena, pochi tratti ed ecco una bella descrizione di un nuovo personaggio che introduci stimolando la nostra curiosità. Questo si sente che movimenterà molto l’andamento della storia.
… e poi c’è sempre l’attesa di saperne di più sugli altri protagonisti.
Simpatico il trucchetto di fingersi ubriaco per un’azione così difficile, e poi la canzone napoletana!…è una vera chicca 🙂
un abbraccio
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@ CLE REVERIES a te lo posso dire. Mi sono posta una semplice domanda: cosa può fare Susan, dato che non parla il russo? Wyman è la risposta ^^
Yarbes la sa lunga e, visto che non aveva armi con sé, si è dovuto inventare qualcosa.
Grazie e un caro abbraccio a te*
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Che tu dovessi fornire uno stumento come affascinante supporto linguistico, ce lo hai fatto capire benissimo facendoci seguire i pensieri di Susun con pochissime battute, 🙂 qui ci vogliono i complimenti, ma non li faccio per non inflazionarmi! 🙂
una buona giornata a te
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L’intreccio percorre binari intensi, le mosse e i fatti, sono molto vicini alla realtà…anche attuale, solo che noi sappiamo solo ciò loro aggrada. Un saluto sentito da Salvatore….
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Dunque tutto è in quella famosa frase: Sento che diverremo buone amiche. Mi vengono in mente due cose: un interesse sessuale o un proposito sadico. O forse entrambe?
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Altro che fine, come avevo scritto, adesso i duri escono allo scoperto, quando la storia si fa dura.
Ottimo capitolo in perfetto stile Alessandra. Intrigante, svelto ed eccitante. Insomma l’ho gradito moltissimo.
Mi siedo davanti al PC in attesa della continuazione.
Un grande abbraccio.
O.T. leggo l’intervento di Sallusti. Mi permetto alcune osservazioni. Che il direttore sia responsabile di quello che scrivono i suoi collaboratori mi pare eccessivo e impossibile da gestire. Che io, giornalista (non lo sono per mia fortuna), possa esprimere attraverso uno scritto letto da molte persone (ma credo che il concetto valga per qualsiasi mezzo di comunicazione) un’opinione sia pure personale ma falsa e diffamatoria, pagando solo una multa mi sembra un deterrente banale, visto che tra ricorsi e altre balle alla fine non paga nessuno. e lo scritto rimane per l’eternità.
Che la punizione sia il carcere, una volta stabilito la falsità dello scritto, siamo nell’eccessivo, visto che in galera ci va solo il povero diavolo che ruba per fame.
Penso che la giusta punizione sia appiedarlo per un tot di mesi: né scritti, né presenza su qualsiasi altro mezzo di comunicazione (tanto per esemplificare TV o WEB) oltre al risarcimento civile (con la speranza che il processo non duri una vita). Forse è un deterrente più efficace.
Comunque che io sappia, in quasi tutti i paese del globo chi diffama paga di persona,
Questo non implica necessariamente che sia d’accordo coi pastrocchi che stanno facendo in parlamento, dove come al solito si va a caccia di farfalle col bazooka.
Scusa il lungo sfogo che puoi cancellare se lo trovi non pertinente.
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@ CLE REVERIES ho puntato anche sul fatto che gli uomini si danno generalmente molte arie, ma poi è la donna a prendere in mano la situazione.
E a fargli fare ciò che lei vuole.
Calano le tenebre… buona serata!
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@ SALVATORE RIZZI quello da sempre, caro Sar.
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@ KRIS ti rammento una frase: “Monica si alzò dal letto. Dato che era piena estate, indossava soltanto degli slip e una canotta. Nadiya la squadrò con interesse.”
Inoltre, qualche capitolo prima, si accenna ai due amanti della schermitrice, uno maschio e l’altra femmina.
Però non è detto, boh, vediamo 😛
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@ NEWWHITEBEAR ti confesso che il tuo commento mi aveva lasciata un po’ basita. Sarebbe stato un finale ben squallido.
Sono contenta che questo capitolo ti sia piaciuto.
In quanto all’intervento di Sallusti, ho già espresso il mio pensiero relativo “solo” a questo specifico post. Sul resto non mi addentro, perché non è il mio compito, ma gli interventi degli amici lettori sono assolutamente graditi. Rappresentano, comunque, spunti di riflessione interessanti nonché di viva attualità.
Un caro abbraccio.
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WOW! Questo giornalista é affascinante! I’incontro fra lui e Susan mi é piaciuto molto! Brava super!
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Un intreccio che si fa sempre più entusiasmante ed interessante, l’attinenza con la realtà è tangibile ed il tuo lavorare attorno ad essa è fantastico. Suspance, intrighi politici, personaggi interessanti, non manca proprio niente e si legge che è un vero piacere. Grande Alessandra, stai andando proprio alla grande, ma questo ormai è assodato
Ciao, buona serata
Pat
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@Kris: anche io rispetto la tua opinione, ci mancherebbe. Solo che se passasse il messaggio che democrazia è poter parlar male di chiunque… capisci bene che sarebbe la fine. Democrazia è anche… anzi prima di tutto rispettare gli altri. Come tu hai fatto con me, dicendo la tua senza offendermi… ed io credo di star facendo con te. Non certo sparare illazioni a vanvera su cose non accertate. Il “bavaglio” interviene nel momento in cui mi si impedisce di dire cose vere… non se mi si impedisce di offendere gli altri.
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@Alessandro Sallusti: di te non posso dire la stessa cosa che ho detto a Kris. Non mi pare che ci sia nulla di più demagogico che autoproclamarsi ispirato da logiche democratiche ed antifasciste. Quindi restituisco senz’altro l’epiteto al mittente, con inclusa dimostrazione che molte volte è meglio farsi delle analisi di coscienza, prima di accusare. Il che mi pare del tutto in tema con l’argomento che stiamo trattando. Fin troppe volte, parlando in generale, si assiste al trincerarsi di alcune persone dietro la definizione di antifascista per nascondere in realtà una antidemocratica affermazione dei propri principi come assoluti e da condividere necessariamente, pena l’essere fascista. Tipico comportamento da fascisti, appunto. Ma fascisti veri.
Anche perchè ho la vaga sensazione che sia oramai diffusa la tendenza a considerare la magistratura “intoccabile, indipendente ed al di sopra delle parti” solo quando rivolga altrove le proprie attenzioni. Io non lo farò. Non entrerò nel merito delle questioni che hanno portato al provvedimento, perchè non le conosco talmente a fondo da poterle accertare e dimostrare, come mi pare invece abbia la presunzione di farlo tu. Io mi fido dei magistrati… e lo faccio davvero, non solo quando mi conviene. Ed una persona democratica come tu dici di essere (e non spetta a me giudicare se tu lo sia davvero) secondo me dovrebbe si, addurre prove della propria innocenza e sostenere le proprie ragioni-certamente-, ma dovrebbe anche accettare il verdetto di un magistrato come espressione della democrazia stessa. Questo per quanto riguarda la colpevolezza di Sallusti, cosa sulla quale io non entro in merito, come già detto. Passiamo alla pena. Devo dedurre, dal fatto che questa cattiva usanza di diffamare è ancora troppo diffusa, che i 50.000 euro (pena massima… mi piacerebbe sapere quante volte sia stata applicata veramente) non siano sufficienti ad indurre la gente a non farlo. Io credo che non ci si immedesimi abbastanza nella posizione di chi, innocente, si trovi a leggere sui giornali, suo malgrado, notizie diffamatorie sul proprio conto. Che non ci si immedesimi in chi, magari padre di famiglia, veda un suo figlio preso in giro a scuola… o si veda negare il saluto da amici e conoscenti. Si… perchè sai qual’è l’altro problema? Che alle smentite non ci crede nessuno… e vengono sempre riportate in trafiletti in posizione secondaria. Al limite, la gente penserà che sei riuscito a corrompere qualcuno, o che eri colpevole ma le prove erano insufficienti. Ecco perchè prima di scrivere qualcosa, bisogna esserne certi. Ma certi davvero.
p.s.: non sono assolutamente convinto, inoltre… che la mia frase da te citata ad esempio: “… ahaha. Rido per la citazione dell’uomo politico italiano. Ma dai… massù …“,sia da intendersi come diffamatoria. Assolutamente. Ti invito a rileggerla. Io ridevo per la citazione, non per l’uomo politico. Esempio fuori luogo, ritengo. Sarei pronto a sostenere un migliaio di cause, su questo. E credo che le vincerei tutte.
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P.p.s.: eviterò anche io di indugiare in questa polemica, anche se avrei altro da dire. Su questo concordo con te.
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@ brum
A great standing ovation….. 🙂 and give me five!
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Fave di questi tempi? Non è stagione.
P.s.: Ecco come bruciarsi 100 punti in una botta sola….
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@ brum
It’s always time of fava beans, there are green and dry ones, you know! 🙂
Bando agli scherzi, e poi che sono solo 100 punti in un gioco così vario come quello delle opinioni moderne? Sposta l’angolo visivo e ti ritrovi che ne hai guadagnati 1000 !
Un grosso scusa e un fascio di fiori (virtuali, naturalmente) per la padrona di casa che abbraccio dando il mio materna buon giorno! ❤ <3….
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Bando agli scherzi? Allora me ne vado, prima che sia troppo tardi. Sarei tentato di dirne una sull’angolo tv…
Naaaaa, la padrona è democratica… e poi non so perchè, le piacciono le mie battute. Probabilmente non le capisce….
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E questo è un complimento, sia chiaro….
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Tout passe, tout lasse, tout casse …
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@ MARI sono lieta che il giornalista ti piaccia. Credo che sia destinato a occupare un ruolo importante. Di donne ce n’erano già troppe.
Grazie, cara!
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@ PATRIZIA M. sono lusingatissima, amica mia.
Felice serata a te ^^
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@ BRUM uhm… mi hai sorpresa!
Fave a parte…
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Oh bella… e perchè mai? Vabbè che in genere dico str…anezze, però non è la prima volta che senti quei discorsi. E lo sai come la penso. E sai che se c’è da parlare seriamente, non mi tiro indietro.
Ecco, quella delle fave non l’hai capita, allora… ahahah… (si dice sempre così quando gli altri non ridono alle nostre battute.)
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@ BRUM ma, sì, scherzavo 😛
Pitagora odiava le fave e preferì morire piuttosto che addentrarsi in un campo di esse.
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Ah, ecco. Non avevo capito.Sentire te che scherzi è un pò come vedere una Ferrari rispettare il limite. Ma non parlavo delle fave. Ti sembro uno che parla di fave, io?
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@ BRUM certamente sì 😛
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@ CLE REVERIES un bacio*
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@ UTENTE ANONIMO questo si sa…
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La libertà di stampa è importante.
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@ VALENTINA sì, certo, a patto di mettere prima i giornalisti in custodia cautelare.
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Aahaha. Pericolosissimo. Minimo farebbero un comunicato al telegiornale. Che poi non ho capito perchè li devo pagare io, con il canone, per farglielo fare. E perchè se faccio sciopero io (o la mia categoria) non mi fanno leggere un proclama al tg. Anzi non lo dicono nemmeno.
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@ BRUMBRU perché questa è l’Italia…
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Un romanzo che si fa sempre più interessante, che si parli di
storia o di fantasia, puntata scorrevole e intriganta e non solo,
lo trovo sempre più ricco di avvenimenti, e devo dire che l’inserimento
del giornalista lo rende ancora più stuzzicante, (un “bastardo” che
non mi dispiace….)
Je t’embrasse ma chère amie, merci pour ce roman formidable,
que je commence à adorer.
Michelle
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Una puntata bellissima resa ancor più interessante dall’arrivo del giornalista. I giornalisti svolgono una professione al servizio del cittadino e non sempre diffamano falsando la verità, come suol dirsi non siamo tutti uguali. In questa storia di fantasia, con la tua grande capacità narrativa, la lettura della vicenda è molto fruibile.
Alla prossima.
un abbraccio
annamaria
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@ VENTIDIPRIMAVERA finalmente un commento a tema!
Grazie di cuore, chèrie.
Non sai quanto mi facciano piacere le tue parole.
Bisous, Michelle*
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@ ANNAMARIA49 sono molto contenta che tu abbia letto e commentato “questo” post, e non quello sopra. Ciò significa che la storia ti interessa e per me è una grande soddisfazione.
Un bacione, cara Isabel ^^
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Ci sono sempre, anche se non sempre lascio il commento. E poi questa volta non volevo guastare la scena alla “primadonna”, parlo di Sallusti ovviamente che ormai è diventato come il prezzemolo, lo si mette dappertutto. E infatti non c’è trasmissione televisiva alla quale non partecipi, per cui mi chiedevo che cosa aspettava a farsi vivo anche qui.
@Brum – complimenti per la fava, parlo della battuta ovviamente. Honi soit qui mal y pense.
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Ahahah. Fetente.
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Apperò! Yarbes! 😛 In una frazione di secondo ha deciso cosa fare… e l’ha fatto! Davvero ammirevole 😉
Wyman… a parte il fatto di passare sui cadaveri dei concorrenti, mi sembrerebbe il tuo alter ego se tu facessi la giornalista 😉 Mi riferisco al suo modo di scrivere ed alla cura con cui reperisce il materiale oggetto dei suoi scritti, naturalmente 😉
Uhm… chi sarà mai questo politico italiano??? 😐 😀
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST grazie, lupo 😛
Già… chi sarà mai? 🙂
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Capitolo che intriga, scalpita già di suo, molto stimolante nella lettura, ha dei picchi invidiabili di alcune delle tue qualità narrative che metti in mostra. Yarbes è meritevole perchè sembra il classico personaggio che decide il corso degli eventi. A presto, un abbraccio.
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@ UNIVERS credo proprio che tu abbia ragione, riguardo a Yarbes.
Grazie e un abbraccio grande a te.
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