Dopo aver sconfitto come d’abitudine la sua avversaria di turno, Nadiya ripose il fioretto e andò a fare la doccia. Erano due anni che non perdeva un incontro e tutto lasciava supporre che ne sarebbero passati almeno altri due perché tale evento si verificasse.
Mentre si lavava, soddisfatta per la vittoria, ripensò alla bella notizia che aveva ricevuto quella mattina. Putin era partito per Dresda sostenendo che erano insorti alcuni gravi problemi che richiedevano la sua immediata presenza in Germania.
Non era vero.
Più semplicemente Vladimir Putin aveva deciso di allontanarsi da Mosca finché le acque non fossero tornate tranquille, in un senso o nell’altro. Non aveva ancora sufficiente potere per occupare una posizione di assoluto rilievo, nel caso il piano di Kryuchkov avesse avuto successo, e nel caso contrario non intendeva inimicarsi Gorbaciov.
Per Nadiya l’improvvisa partenza di Putin rappresentava un motivo di sollievo, poiché non si era ancora decisa a consegnare il documento dell’americano al segretario generale. Erano già trascorsi quattro giorni, vissuti nell’incertezza. Nadiya parteggiava per Kryuchkov ed era contraria a Michail Gorbaciov; ma il fascino dell’uomo di Leningrado, il suo carisma, la personalità spiccata di cui disponeva, l’avevano in un certo senso soggiogata, il che non era affatto usuale per lei che in genere era abituata a dominare.
Di Vladimir Putin sapeva tutto.
Non proveniva da una famiglia agiata: il nonno paterno era un cuoco, la madre un’operaia, il padre un sommergibilista. Dopo essersi laureato, si era fatto strada nel KGB grazie alle sue eccezionali doti. Benché Nadiya non condividesse la sua idea di informare Gorbaciov, forse avrebbe seguito le sue istruzioni. Ma adesso era libera di agire diversamente.
E così fece.
Chiese di poter incontrare il presidente del KGB.
Kryuchkov acconsentì a riceverla qualche giorno più tardi. In quel momento Monica Squire e Susan Cooper erano appena arrivate nella capitale sovietica e si apprestavano a raggiungere il Radisson Slavyanskaya Hotel, un albergo situato sulla riva del fiume Moscova. Il loro taxi era seguito da una Chaika scura che si teneva a debita distanza.
Nadiya gli consegnò il foglio dattiloscritto.
Kryuchkov lo lesse attentamente, corrugando la fronte.
“Stanno davvero esagerando.”, mormorò.
Avrebbe potuto informare il ministro degli Interni, il quale avrebbe provveduto a inoltrare una protesta ufficiale presso l’ambasciata americana; ma per il momento preferiva agire in maniera diversa.
Guardò la donna che stava sull’attenti davanti a lui.
“Compagna Nadiya Nicolajevna Drosdova, attualmente ci sono tre spie americane, qui, a Mosca. Una è la persona che le ha consegnato questa… immondizia; le altre sono due donne. Le assegnerò quattro uomini: desidero parlare di persona con tale Milly Stewart, che in realtà si chiama Monica Squire. E al più presto!”
“Sarà fatto, compagno presidente.”, rispose Nadiya. “Però non mi servono quattro uomini per una donna sola.”
“L’americana è pericolosa.” replicò Kryuchkov. “Anni addietro uccise il nostro miglior agente. E poi lei appartiene alla prima direzione centrale: non ha la facoltà di eseguire arresti a Mosca; sarà accompagnata da agenti della seconda direzione centrale. Niente violenza, mi raccomando.”
Era circa mezzanotte quando Nadiya e un agente della seconda direzione centrale entrarono nell’albergo dove alloggiavano Monica e Susan. L’uomo si diresse verso il portiere, mostrò il tesserino, domandò qual era la stanza delle due americane, si sentì rispondere che dormivano in camere separate e si fece consegnare un passepartout. Poi rimase nell’atrio, mentre Nadiya prendeva l’ascensore. La russa aprì senza problemi la porta di Monica, accese la luce e tirò fuori una pistola.
“Si vesta e mi segua.”, disse in un pessimo inglese. “KGB”.
Monica si alzò dal letto. Dato che era piena estate, indossava soltanto degli slip e una canotta. Nadiya la squadrò con interesse.
“Non perda la calma.”, ribatté Monica in perfetto russo. “Non opporrò resistenza.”
Mentre si vestiva, Nadiya perquisì la camera. Quando Monica fu pronta, le torse le braccia dietro alla schiena e le assicurò i polsi con un paio di manette. Le due donne scesero nella hall. Il portiere di notte distolse lo sguardo, a disagio.
Fuori erano attese da due Chaika nere. Monica salì a bordo della prima assieme alla russa che si sedette accanto a lei sul sedile posteriore; davanti c’erano l’uomo che si era fatto consegnare il passepartout e l’autista.
Era una bella notte, calda e luminosa.
Ma Monica era agghiacciata. L’attraente giovane russa le ricordava Aglaja… e quel nome le incuteva ancora adesso terrore, malgrado fosse riuscita ad ammazzarla. Però era successo in America. Ora era in Russia, e la stavano portando al quartier generale del KGB. Evidentemente avevano scoperto la sua vera identità e forse anche lo scopo della sua presenza a Mosca.
Le lanciò una rapida occhiata e cambiò in parte impressione. Sebbene fosse graziosa, non era bella come Aglaja e soprattutto non le sembrava una pazza sadica; però era pur sempre una cekista.
Il problema, comunque, era un altro: Monica non disponeva di alcuna copertura diplomatica, e ciò significava che avrebbero potuto mandarla in un campo di lavori forzati in Siberia, oppure torturarla o magari ucciderla. Conosceva i loro metodi. Trasse un profondo sospiro. Era stata lei a volersi cacciare in quel pasticcio.
Un’ora dopo fu introdotta nello studio di Kryuchkov.
“Parla la nostra lingua in modo eccellente.”, lo informò Nadiya.
“Molto bene. Questo faciliterà le cose.” Il presidente del KGB si rivolse a Monica. “E’ stata molto gentile a venire.”, disse con un sorriso freddo.
Fece un cenno a Nadiya che le tolse le manette e uscì dall’ufficio.
Monica pensava che avrebbe potuto risparmiarsi quelle stronzate.
Kryuchkov le indicò una sedia. Squire prese posto.
Il presidente del KGB estrasse da un cassetto un foglio che le sventolò davanti agli occhi. Quindi, glielo porse. “Lo legga, prego.”
Monica scorse rapidamente il dossier scritto da Yarbes, poi lo posò sulla scrivania.
“Sono tutte assurdità!”, dichiarò Kryuchkov senza alzare la voce. “E, in ogni caso, sebbene siano palesemente false, sono comunque questioni inerenti al nostro Paese. Non riguardano gli Stati Uniti. In quanto alla sua situazione personale, signora Squire, lei è entrata in Unione Sovietica avvalendosi di documenti falsi. Da noi, questo è un reato, signora. Un grave reato.”
Monica lo fissò in silenzio. Aveva un nodo allo stomaco.
“D’altro canto”, proseguì Kryuchkov, “non intendo pregiudicare i nostri rapporti con l’America che ultimamente sono molto migliorati. Io credo nella pace, signora Squire. Io voglio la pace.”
Stronzate, pensò di nuovo Monica.
“Ciò nonostante, desidero riflettere. Non amo prendere decisioni affrettate. Per cui la tratterrò per qualche tempo in qualità di nostro ospite, anche se non proprio gradito. La durata del suo soggiorno dipenderà anche da quello che nel frattempo farà Susan Cooper.”
Monica rabbrividì.
Kryuchkov premette un pulsante e Nadiya rientrò nello studio. “La signora Squire trascorrerà alcuni giorni qui. Però, non desidero che sia chiusa in una fetida cella. Si assicuri che le sia assegnata una stanza pulita e confortevole. E un bagno. Lei si occuperà della signora.”
“Sarà un piacere, compagno presidente.”
Poi la donna si rivolse a Monica. “Non mi sono ancora presentata.”, disse. “Sono il tenente Nadiya Nicolajevna Drosdova. Sento che diverremo buone amiche.”
Dopo il secondo appuntamento mancato da Nadiya, Yarbes comprese di essere bruciato. Erano d’accordo di ritrovarsi al ristorante entro una settimana e, se per qualche ragione ciò non fosse stato possibile, due giorni più tardi.
La donna aveva deciso di non consegnare il dossier al segretario generale, e questo significava che Martin si trovava in grave pericolo.
Aveva trascorso le ultime notti nei luoghi più strani – assieme a una massa di derelitti che come lui cambiavano zona a ogni nuovo tramonto -, era sporco e trasandato, ma non intendeva abbandonare la sua missione.
Yarbes aveva un piccolo asso nella manica.
Si chiamava Leonid Tarasov.
Neppure l’informatissima talpa di Langley era a conoscenza di quell’uomo. Questo per un motivo molto semplice: dopo essere stato “reclutato” da Yarbes, si era in seguito rifiutato di continuare a collaborare. La decisione era dovuta all’ascesa al potere di Gorbaciov.
Prima dell’avvento di Michail Gorbaciov, nell’Unione Sovietica regnavano corruzione, nepotismo e mancanza di competenza. Gli ultimi segretari generali erano vecchi e malati di dispotismo. Con il nuovo, giovane, leader si respirava aria nuova, e Tarasov aveva abbracciato con entusiasmo la glanost ,che significa trasparenza, e la perestroika, cioè ricostruzione. Come conseguenza, aveva troncato i rapporti con Yarbes. In pratica gli aveva trasmesso una sola informazione, sebbene assai utile, e poi si era tirato indietro.
Era una persona corretta: non era sparito nel nulla; prima aveva informato Martin dei motivi che lo avevano indotto a chiudere i rapporti. Dato che Yarbes sapeva quanto i dollari americani gli facessero comodo, aveva comunque apprezzato la sua onestà. Yarbes avrebbe potuto denunciarlo, facendo trapelare la voce, ma sarebbe stato ingiusto e non sarebbe servito a niente. Probabilmente, il Mossad lo avrebbe eliminato: gli isreaeliani erano intransigenti nei confronti di chi cambiava bandiera; ma in ogni caso Tarasov si era guadagnato i soldi che aveva preso.
Tuttavia ora le cose stavano per cambiare, glanost e perestroika erano a forte rischio, e forse Leonid avrebbe riconsiderato la sua posizione.
Yarbes si recò a casa sua, alla periferia di Mosca. Affrontò il tragitto a piedi e, quando raggiunse l’abitazione, erano quasi le undici di sera.
vuol dire che erano quasi le 23?
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In risposta al tuo scritto, un mio aneddoto, ieri sono andato all’ospedale a trovare un mio nipote e vi era ricoverato un RUSSO, insieme, il quale discutendoci ho capito che era con PUTIN, mi sono qualificato, nel mio essere, ed ho capito che non vi era trippa per gatti, anche se….forse ai tempi, pure lui, dato che era mio coetaneo. Sempre brava e descrittivamete capace. Ciao da Salvatore.
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I tempi di Gorbaciov mi piacevano….
quel “Sento che diverremo buone amiche”….non mi piace….sbaglio?
E’ sempre piacevole trascorrere con te qualche minuto!…
Un abbraccione
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Sento che diverremo buone amiche suona decisamente ironico. Che bisogno c’era di torcerle le braccia dietro alla schiena visto che non avrebbe opposto resistenza? Ma più che altro la storia che la durata del soggiorno dipenderà da quello che farà Susan è decisamente inquietante. Una ragazza senza esperienza. Avrebbero dovuto mandare Monica sola, avrebbe avuto più possibilità di cavarsela.
Build up ecccellente. Mi piace l’attesa dell’azione, la costruzione anche più lenta del solito, meticolosa. Sui dettagli storici non ho competenza ma mi fido.
Grazie per aver mantenuto la promessa!
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@ MAIPISENSA se non sbaglio, avevi detto che preferivi seguire “I love Janine”.
Perciò, delle due l’una: o il tuo è un modo per farmi sapere che comunque mi sei vicino, oppure il capitolo non ti è piaciuto 😦
In ogni caso, buona serata!
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la prima che hai detto
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@ MAIPISENSA 😛
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@ SALVATORE RIZZI Putin ha instaurato un regime quasi dittatoriale, però garantisce ordine e stabilità interna. Questione di punti di vista. Forse per un comunista che ai tempi amava Stalin ciò è sicuramente positivo. Mafia russa a parte…
Ti ringrazio e ti saluto caramente.
(Auguroni a tuo nipote).
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@ MARI è una frase che può essere interpretata in vari modi, due direi… nessuno dei quali è positivo.
Sono felice di farti trascorrere qualche buon momento.
(Anche a me Gorbaciov piaceva… peccato che abbia fatto la pubblicità ai latticini di Oggiono :-P)
Un bacio*
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@ KRIS mia cara amica, come ho scritto rispondendo a MARI, è una frase un po’ ambigua. Ti ricordo: “la squadrò con interesse.”
Ma, forse, sto solo confondendo le acque 🙂
Comunque, le ha torto le braccia dietro alla schiena perché chi apparteneva al KGB non andava tanto per il sottile. Indubbiamente, però, poteva farne a meno.
Ti ringrazio moltissimo per il tuo giudizio lusinghiero! Sui dettagli storici, penso di poterti dire che fai bene a fidarti, anche se chiaramente mi prendo e mi prenderò delle libertà. Ma credo che questo sia ovvio, dato che “Il crepuscolo della Lubjanka” è pur sempre un’opera di fantasia.
Grazie a te! Io mantengo sempre le promesse, salvo cause di forza maggiore, e qui incrocio le dita.
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Due ottimi episodi ben trattati e sviluppati in ogni dettaglio. Competenza nelle descrizioni, nei dettagli, analisi approfondite dei pensieri dei personaggi sono la costante dei tuoi post.
In una Mosca in transizione tra il vecchio e il nuovo hai collocato le due storie parallele di Monica Squire e Martin Yarbes.
Incuriosito aspetto l’evolversi degli eventi.
Un grande abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR sono lieta che questo capitolo ti sia piaciuto e mi piace molto una tua frase. “In una Mosca in transizione tra il vecchio e il nuovo”, dato che è profondamente vera.
I dettagli, beh a loro sono affezionata. Ritengo che una storia avulsa dai necessari dettagli non sia una una buona storia.
Grazie e un caro abbraccio!
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Stai approfondendo la storia con molti particolari che delineano la situazione che si sta creando per i protagonisti. Ci sono frasi che potrebbero trarre in inganno facendo pensare ad una cosa e magari invece avviene tutto il contrario, quella che più balza agli occhi ovviamente è “Sento che diventeremo buone amiche”. Una storia non facile Alessandra, nella quale destreggiarsi tra eventi storici e invenzione… una storia che si fa sempre più avvincente e mi incuriosisce molto…
Bravissima come sempre 🙂
Ciao, buona serata e dolce notte
Pat
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@ PATRIZIA M. quella frase evidentemente ha colpito 😛
Sei la terza persona che la cita.
Una storia molto difficile, questa, ma non mi pento di averla cominciata. Nelle mie intenzioni, dovrebbe venir fuori qualcosa di buono… speriamo!
Ti ringrazio moltissimo, cara Pat!
Buon pomeriggio ^^
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Sarà sicuramente BUONO 🙂
Ciao, Pat
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@ PATRIZIA M. grazie * _____________ *
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Ot: 😦 mi dispiace che tu non riesca a leggermi, dimmi che problema hai, magari lo posso risolvere…
Mari
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Capitolo intermedio-preparatorio. Aspettiamo evoluzioni. Monica e Nadiya non la raccontano giusta, ad esempio… 😉
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Sei molto gentile, ciao da Salvatore.
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@ MARI stellina, sono imbranata io: se clicco sui post non succede niente, i commenti invece si “aprono” ma non ho mai commentato nulla in vita mia senza prima aver doverosamento letto (c’è chi lo fa). Inoltre, non so se bisogna “spostarsi” a destra o a sinistra.
Ma troveremo certamente una soluzione 😛
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@ BRUM in che senso Monica e Nadiya non la raccontano giusta? 🙂
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Nel senso che danno tutta l’impressione di essere destinate ad una love story.
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@ BRUM ah, ecco…
Al momento non lo so ancora. Forse sì, forse no, forse ni 😛
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e “forse boh” non ce lo vogliamo mettere?
Oh, mai che mi desse una notizia in anteprima, questa… 🙂
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@ BRUM 😛
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@ SALVATORE RIZZI lo meriti ampiamente, caro Sar!
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Pian piano la storia comincia a delinearsi perfettamente, sicuramente ha un tono deciso e avventuroso degno di te.
Pochi tratti e già i nuovi personaggi sono lì che si muovono in uno scenario pieno di luci ed ombre, in un paese che ha sempre dato di sè l’idea di una terra dai mille intrighi e oscuri retroscena.
Le “promesse” ci sono sempre e tu sai mantenerle!
Ciao e buona serata
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@ CLE REVERIES sono lusingata!
E mi piace molto il tuo passaggio assai poetico su quella terra.
Spero, poi, di mantenerle le promesse…
Ciao, carissima!
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Si entra sempre di più nella storia che inizia a incuriosirmi
sempre di più, sia dal punto di vista storico, con i suoi pezzi
legati a fatti di vita vera che narri stupendamente, e ora il cosi detto
arresto di Monica… Che succederà?
Resto in attesa come sempre del prossimo episodio! Ti auguro una dolce e serena notte!
Michelle
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Non so, ma sento che per Monica si mette male.
Il regime russo ebbe respiro ai tempi di Gorbaciov, dopo è stato un ritorno al vecchio comunismo, questa storia prende vita nel periodo intermedio del regime ed è narrata con classe e inserimenti storici interessanti.
Buona giornata, carissima Ale.
un abbraccio
annamaria
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…bello questo episodio, ora però devo andarmi a leggere i post precedenti, ultimamente non ho avuto tempo da dedicare a wordpress e ai miei amici virtuali, devo rimediare assolutamente! ( nel prossimo we riprendo anche a scrivere quel racconto)…
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Calma … gesso … e … metodo. Ingrdienti necessari per una spy storie che si rispetti e, continuerò a sostenerlo ad libitum, questa deve assolutamente averlo il rispetto che merita.
I personaggi da lievi ombre, prendono forma e corpo, con la loro psicologia. Si iniziano a vedere gli ambiti d’azione e ci si può anche avventurare in qualche timida supposizione per l’avvenire della vicenda.
Come sempre le donne sono in prima linea. Una “vecchia” volpe, che si trascina inevitabili fantasmi. Una giovane “pantera” impaziente di mostrare il proprio valore e un’elusiva “lince”, cauta, ma all’occorenza spietata.
Un mix che non ha confronto con il passato e dunque, tutto da scoprire ed apprezzare.
Gli uomini? Per ora tramano nell’ombra, sfuggenti, più attenti a ripararsi dagli avvenimenti futuri, loro che hanno un passato da cui non possono sfuggire.
Sullo sfondo la guerra intestina di un potere che allora si chiedeva: e, adesso?
Vedo poche mollichine.
Ah … Lei sì, che sa ingolosire e bene i suoi lettori. 😛
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@ VENTIDIPRIMAVERA succederanno molte cose, cara Michelle.
Alcune legate a fatti reali, altre di fantasia.
Sono molto contenta che “Il crepuscolo della Lubjanka” non ti stia deludendo.
Grazie e un abbraccio grande!
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@ ANNAMARIA49 di certo Monica non si trova in una bella situazione. Sarebbe facile dire che ha pur sempre affrontato, e sconfitto, Matrioska… ma ora è nel cuore della fortezza nemica.
Un sorriso per te, carissima amica mia.
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@ NUNZIADAQUALE ben ritrovata!
Sono sempre felice quando ti vedo ^^
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@ CAPEHORN volpe, pantera e lince: mi piacciono moltissimo queste tre definizioni!
Maestro, sono lieta di ingolosirla.
Ho scelto appositamente una partenza lenta, poiché a mio giudizio questa storia la richiedeva.
Poi, man mano, la velocità aumenterà e con essa – spero – i colpi di scena.
Buona serata 😛
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Ehm … ma Nadija, in posizione “malamente” gedan, tiene un Kendo Katana, come se fosse uscita da una lezione per la Prima Comunione. Non ha un fioretto nella mano, né tanto meno, sembra che non abbia fatto alcun fioretto!
per iol resto la storia “sembra bella”.
Abbastanza soddisfacente. (Io odio i violini, le sviolinate e soprattutto gli “issimi” da qualsiasi parte arrivino!
Impegnati perché ora viene il bello.
Eleva la storia e … facci sognare!
Salut!
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Purtroppo, però, non so se potrò più “bacchettarti” su quello che scrivi. Il mio tempo è terminato! Forse n on potrò mai più scrivere, per cui, fà la brava.
Scrivi e prima di pubblicare mettiti nei panni di chi legge … ecco, soltanto allora sarai perfetta.
Ce la puoi fare.
Addio
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@ IL CONSERVATORE è solo una foto…
Perché non potrai più scrivere?
Ciò mi rattristerebbe molto.
(Grazie per il “sembra bella”).
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Il ritmo narrativo è sostenuto, notevole, ti spinge e ti accoglie allo stesso tempo… sono anche io molto curioso, devo ammetterlo, si sapere come si svolgeranno certe trame losche di agenti segreti e talpe… e di come se la caverà prossimamente, faccio un nome significativo, una come Monica. Un abbraccio… alla prossima lettura.
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@ UNIVERS io sono la prima a essere curiosa riguardo al futuro di Monica.
Ti ringrazio, amico mio!
Un bacione.
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Nadiya sembra in effetti parecchio diversa da Aglaja… anche come “gusti” direi! 😉 Un’ottima presentazione del personaggio che permette di inquadrarlo velocemente. Sei una vera maestra in questo (e non solo) 😉
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST anch’io penso che Nadiya sia alquanto diversa da Aglaja… in vari sensi.
Ti ringrazio, caro lupo 😛
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