Non siamo mai stati primi in classifica, ma per i nostri fans eravamo la più grande band del mondo.
In giro c’erano complessi che si esibivano dal vivo per un’ora scarsa. L’immancabile bis, e poi buona notte a tutti. Noi eravamo diversi: a seconda delle serate, potevamo andare avanti per quattro ore o magari addirittura per sei. Suonavamo di tutto: country-rock, blues, psichedelia; brani tratti dai nostri dischi, pezzi nuovi, materiale di altri artisti. E non eravamo mai uguali. Quante volte abbiamo eseguito “Dark Star”? Mille? Beh, vi posso assicurare che non l’abbiamo mai riproposta nello stesso modo. Potevamo farla durare venti minuti o quaranta, e gli assoli di Jerry Garcia erano sempre differenti. Note fluide che sapevano creare suggestioni infinite; noi lo seguivamo improvvisando a nostra volta: e la musica scorreva limpida, simile a un quadro che raffiguri un’isola circondata dall’acqua più verde e trasparente.
Quello che suonavamo era portato dalla brezza del mattino quando i delfini giocano oltre la barriera corallina e gli uccelli volano alto nel cielo. Perché per noi la musica era un sogno, e quel sogno lo abbiamo condiviso con milioni di ragazzi, che da noi non volevano lustrini o atteggiamenti da rock-star, ma condividere lo stesso sogno: attraversare le praterie sconfinate del West, sorvolare gli oceani più bui e profondi, raggiungere le stelle più fulgide, rincasare al tramonto, mentre sulla collina il sole tramonta in un prodigio di bellezza che da solo vale il senso dell’esistenza.
Nicole era una bella ragazza: alta, bionda, gambe lunghissime che gli shorts mettevano generosamente in evidenza. Stava con Paul. Entrambi erano tossici. Venivano sempre ai nostri concerti. Lei chiudeva gli occhi, dondolando leggermente la testa. Lui accendeva uno spinello e glielo passava. Noi in quel momento suonavamo solo per loro due. Nicole odiava la guerra, detestava Nixon e partecipava a tutte le manifestazioni di protesta. Paul non sopportava la ricca borghesia, gli affaristi privi di scrupoli, le banche avide di denaro.
Ma non era per questo che ci seguivano. A differenza dei nostri amici Jefferson Airplane, non abbiamo mai scritto canzoni di protesta, né lottato contro il sistema. In realtà, non abbiamo mai lottato contro nessuno. Volevamo solo regalare un sogno, e adesso, dopo tanti anni, posso dire che ci siamo riusciti. Perché “viaggiare” con noi era magico. Se non fosse per la morte di Jerry, staremmo ancora girando l’America; e i ragazzi di allora continuerebbero a seguirci.
Nicole attraversò l’Atlantico per raggiungerci in Europa. Era il 1972. Ottenemmo un successo clamoroso e del tutto inaspettato, perché quello era il periodo del “progressive” e non pensavamo certo di attirare un pubblico così numeroso ed entusiasta. Va detto che suonammo al massimo delle nostre possibilità; inoltre, da quelle parti, solo i Led Zeppelin erano in grado di improvvisare e di prodursi in assoli travolgenti. La conobbi a Londra. Mi parlò di Paul. Disse che era morto a causa dell’ eroina. “Era roba cattiva.”, aggiunse. Le chiesi come si era procurata i soldi per il biglietto dell’aereo. Non era una groupie, perciò aveva pagato di tasca sua. “Me li diede Paul, prima di morire.”, rispose. “Aveva risparmiato per farmi questo regalo, anche se nelle sue intenzioni saremmo dovuti venire assieme. Vedili anche per me! E portami con te. Se sarò nel tuo cuore, riuscirò a sentirli anch’io. Spero tanto che facciano “Uncle John’s Band”: lo sai che è la mia canzone preferita.” Non mi riferì altro, e io non la sollecitai a parlarmi di lui. Ci sono degli amori che sono esclusivi; rimangono per sempre nell’anima, e talvolta è meglio custodirli con cura perché il mondo potrebbe sporcarli.
Il mondo non è un “viaggio” magico. In prevalenza è composto da gente egoista, da persone curiose e malevole. Le domandai soltanto da quanto tempo si bucava. Lei scrollò le spalle. “Ho incominciato a quindici anni.”, disse. Esibì un sorriso amaro, ma poi la sua voce risuonò fredda. “Fui violentata da un poliziotto. Sono cose che capitano.” Giocò per qualche istante con una ciocca di capelli. “Paul aveva solo due anni più di me. Una sera lo seguì, e gli infilò un coltello nella pancia.” Assunse un’espressione pensierosa; credo che stesse rivivendo quei giorni. “Non so se Paul ha fatto bene. Ma penso di sì. Quello era un porco. Ricattava le prostitute, arrestava i piccoli spacciatori e lasciava in pace i pesci grossi. In cambio, si faceva pagare. Paul non ha mai fatto a botte in vita sua, non era un ragazzo violento, tutt’altro. Comunque, la roba me l’aveva data quel maledetto sbirro per incastrarmi.”
Quella sera, prima del concerto, la invitai a cena. Era malinconica, ma anche forte. Mentre finiva il suo hamburger mi spiegò il motivo per cui Paul amava tanto quel brano. Una notte avevano fatto l’amore in macchina. Disse che, malgrado non fosse la cosa più romantica del mondo, era stata un’esperienza meravigliosa. Poi lui le aveva chiesto di sposarlo. Proprio in quel momento, Jerry cantava: Well the first days are the hardest days, Don’t you worry any more, ‘Cause when life looks like easy. Street, there is danger at your door.Think this through with me, let me know your mind.
“Ci disintossicheremo, amore mio. Sarà dura, ma ce la faremo!”
“Ti amo!”, aveva detto Nicole. Era una notte calma e silenziosa; sebbene fosse inverno, il clima era mite. Erano vicini alla costa e dai finestrini aperti arrivava il profumo dell’oceano. Paul l’aveva stretta forte a sé. Nicole gli aveva accarezzato il viso. Avevano fatto ancora l’amore, mentre la cassetta ripartiva dall’inizio. Quella era la prima canzone dell’album.
Si alzò dal tavolo e mi sorrise. “Così va la vita.”, disse. Si avviò verso l’uscita, poi si voltò. “Questa sera noi saremo lì. Con voi.”
Quando entrai nel camerino, dissi ai ragazzi: “Facciamo “Uncle John’s Band” per ultima.”
“Va bene.”, rispose Phil Lesh. Lui era il nostro formidabile bassista. Jerry Garcia annuì. Stava accordando la chitarra.
“E… diamoci dentro! Suoniamola all’infinito!”
Mi chiamo Bob Weir.
E facevo parte del più grande gruppo del mondo. Chi ci ha ascoltati dal vivo, chi ci ha sentiti anche per una sola volta, lo sa.
Eravamo i Grateful Dead.
UNCLE’S JOHN BAND
1 novembre 2012 di Alessandra Bianchi
55 Risposte
Storia delicata, anche se sofferta, passando per episodi di droga, conclusi con la morte di Paul, ragazzo di Nicole. In lui c’era stata la buona intenzione di smettere, perché amava Nicole, ma la sua fine vanificò quel proposito. L’amore può far anche guarire e riscattare da certi vizi.
Nicole era andata al concerto cui anche Paul avrebbe desiderato assistere, se fosse stato ancora in vita. Invece solo il suo triste ricordo, con la richiesta di un brano che avrebbe voluto sentire.
Il gruppo decise di suonarlo per ultimo.
Grande conoscenza della musica da parte tua Alessandra. Racconto apprezzabile, che lascia in bocca un sapore di indubbia tristezza, da cui, spero, ci vorrai riscattare in altro luogo.
A bientot!
Cesare
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Non credo a questa storia degli amori lasciati nell’anima per non sporcarli. Chiacchiere, per me.
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Molto spesso per “mandar giù il rospo” serve anche questo!
Ci si aggrappa a tutto quello che ci permette di sopravvivere, anche l’impossibile!
Storia bella ma anche molto amara che mi fa riflettere sulla necessaria opportunità del “carpe diem”.
Buon Novembre ed anche un Felice Weekend!
Un abbraccio
Cle
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#1
23 Agosto 2009 – 10:23
… eheheh … ma te devi essere un ex-hippy
per amare così tanto i Grateful Dead … ;o)
ps. a te che piace “l’improvvisazione” ;o) non perderti,
il prossimo weekend, il “Blues to bop” a Lugano …
http://www.bluestobop.ch
ma soprattutto non ti perdere l’ultima serata a Morcote
con jam session di chiusura della manifestazione
con tutti (o quasi) i musicisti partecipanti …
JoeSkanne
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(1°)
Giorno Anne Heche, noi manteniamo le promesse.
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#3
23 Agosto 2009 – 11:10
sei riuscita a trasformare un evento terribile in una storia tenerissima.
grazie.
beppeperditempo
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(2°)
😎
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#5
23 Agosto 2009 – 11:36
Una storia d’amore in mezzo a dei gran casini e in un mondo che fa schifo; e anche se è triste e finisce male, loro almeno hanno avuto un “amore esclusivo” e sono “insieme” a sentire i Grateful Dead live… quanta gente può dire altrettanto? Qualcosa di bello c’è…
Sui Grateful dico solo che la frase che hai scelto è stupenda, e che… sto studiando! 😉
Un bacio!
PS: lo sapevi che Crosby Stills and Nash hanno fatto la cover di questa canzone durante il loro concerto del 1/07/09 al Royal Albert Hall? C’è su You Tube: la qualità del video è scandente, ma la fanno bene, secondo me…
Nico24
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(3°)
😎
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#8
23 Agosto 2009 – 13:24
Noooooooooo…. li hai visti dal vivo? Beata te!
Quella cosa di San Francisco non la sapevo… interessante! 🙂
Io invece volevo andare a vedere l’ultimo concerto dei Led Zeppelin (nel 2007 mi pare)… ma non ho trovato tutti i soldi. 😦
(questo è un OT…scusa!)
Nico24
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(4°)
😎
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Abbiamo, anche, 2.325.657 email inviate da Ratzinger a Scientology per essere accettato!
MISSIONE COMPIUTA!
:arrow::arrow::arrow: 😎
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😎
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(Bonus)
#11
23 Agosto 2009 – 13:50
@ NICOLETTA non è affatto un OT, visto che qui di musica si parla.
Li ho visti… mumble mumbe… San Francisco?
No. Londra?
No. New York?
No.
A MONZA 😀
anneheche
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😦
😎
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Se non erro, una volta ti dissi che dovevo andare al concerto degli SCARAFAGGI, a Milano, nel 1965 (?), e non vi andai per i soldi, costava 5 mila cadauno e dovevo pagare anche per una mia amica. Invece, nel ’72, con molti altri sfondammo il picchetto dei carabinieri ed entrammo GRATIS, dopo che loro avevano fatto il loro guadagno, senza colpo ferire….erano ….THE ANIMALS….CIAO…………………
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@ CESARE che bel commento. Grazie!
Sai… i miei racconti sono molto spesso tristi.
(Per quando riguarda la musica ho avuto un grande maestro. Un giorno lo conoscerai perché in una mia piccola “serie” lui è lo zio).
Un caro saluto ^^
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@ BRUM è una tua legittima opinione.
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@ CLE REVERIES come di consueto, la tua analisi è molto lucida.
Un grande bacione e un super novembre per te*
(Io aspetto marzo).
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@ SALVATORE RIZZI quelli erano tempi che avrei voluto vivere!
Soprattutto per la musica, ma anche per i fermenti, la cultura, la passione politica. Oggi, invece, la situazione mi appare assai grigia.
Ciao!
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Ci sono degli amori che sono esclusivi; rimangono per sempre nell’anima, e talvolta è meglio custodirli con cura perché il mondo potrebbe sporcarli.
Ci sono giorni in cui ci credo. Ma ci sono anche giorni in cui credo abbia ragione Brum.
Forse alla fine capiremo, o forse no.
Intanto recitiamo in questa vita inconsapevoli del copione. Se c’è un copione…
Baci e complimenti anche da me per la competenza musicale.
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@ ANONYMOUS grazie!
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Gran bel post, scritto col cuore e bellissimo da leggere. Vagamente malinconico, senza esserlo, gran competenza musicale e tanto, tanto ancora.
Letto e assaporato con calma mi ha cullato come se ascoltassi la loro musica e vedessi i i loro volti.
Complimenti.
Un grande abbraccio
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@ KRIS io ci credo sempre. E sempre ci crederò, malgrado per me sia finito il tempo dell’amore.
Mi fa molto piacere che tu legga anche i commenti, che secondo me sono il sale di un blog.
Baci a te e grazie*
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Concordo, però io sono più vecchio e tu giovane…..ciao…..Ale!
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@ NEWWHITEBEAR rammento che quando scrissi questo racconto ascoltavo e riascoltavo in continuazione la canzone citata. Ho scritto anche un post intitolato “Dark Star”, e forse un giorno lo proporrò nuovamente.
Amo molto i Grateful Dead.
Ed è vero che qui c’è il mio cuore.
Grazie e un caro abbraccio.
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@ SALVATORE RIZZI per me sei giovanissimo. L’età non si misura in termini anagrafici. E tu hai più energia, passione e determinazione di moltissimi ragazzi.
Ciao.
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Il tempo dell’amore non finisce mai, su questo proprio non ho dubbi.
Certo che leggo anche i commenti! Finché non mi riprende la pigrizia…
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@ KRIS quanto sei simpatica! 😛
Monica ti aspetta domenica ^^
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Raccontata splendidamente, sembra che Tu abbia vissuto questa storia di prima persona, in ogni sequenza; una storia d’amore
molto bella seppur tanto triste…
Adoro il mondo della musica, ogni volta riesci a sorprendermi e a stupirmi…
Un abbraccio cara e buon sabato!
Michelle
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Ancora una volta mi incanti e mi porti via….una tenera storia come una bella favola…
Un abbraccio
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@ VENTIDIPRIMAVERA anch’io adoro il mondo della musica, cara Michelle. E’ la mia grande passione, unitamente ai libri e alla scrittura.
Questa storia d’amore è triste, senza dubbio, però forse Paul li ha sentiti suonare per lui…
Grazie e un bacione, chèrie*
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@ MARI ti ringrazio di cuore, amica mia.
Un grande abbraccio a te!
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Salve, chiamo Alexandra White.
Amo mangiare e dormire ma, soprattutto, mangiare. Qualche volta racconto delle storie e subito dopo mi rimpinzano di tranquillanti, così non ci penso più.
Ho scritto un romanzo, ”Licia non è nel Mar Egeo” (Straccetti editore, collana Struzzo giallo/rosso), che era reperibile nelle migliori librerie (da Carlo – Libri usati, Testi fotocopiati per tutti, ecc. ecc.) e su vari portali (Porta portese, Porta Ticinese, Vuccirìa e Porta un panino al formaggio). Il libro costava, prima che fosse bruciato, 50 centesimi.
Il mio secondo libro si intitola “Mangiate con me” ed è una raccolta delle pagine salienti tratte dal mio Diario, chilo più chilo meno, sulla storia della mia bulimia compulsiva.
Lo regalavo, ma non sono riuscia a rifilarne nemmeno uno.
“Alex Alliston, I promessi sposi, La Sacra Bibbia” non li ho scritti io, anche se mi sarebbe tanto piaciuto, quindi non ne parlo.
PERCHE’ SCRIVO?
E’ quello che si chiedono tutti.
Me lo chiedo anch’io quando, al mattino appena sveglia, girellando per casa con i miei anfibi militari e in mano una bottiglia di Vodka extra passo, inavvertitamente, davanti lo specchio.
LE MIE STORIE:
Che noia!
Uffa!
E adesso che faccio?
Dovrei mettere benzina nell’auto (ogni tanto, però, mi ricordo che va nel serbatoio).
Ma cosa fanno in TV questa sera?
Alla radio?
Questa mattina come mi vesto?
FRASI:
Adesso basta! (La mia vicina quando ascolto la radio)
Ho da fare! (Quando chiamo mia madre)
Domani! (Quando chiedo un giorno di ferie)
Oddio! (Quando, appena vestita, chiedo: Come sto?)
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@ ALEXANDRA WHITE (ma non sono io, naturalmente): ah ah ah 😛
Forte ^^
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Mi sono commosso…..ciao……………………..
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@ SALVATORE RIZZI ti abbraccio!
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Come sempre anche questo tuo racconto mi ha molto coinvolta. Hai una capacità narrativa veramente notevole, sia che si tratti di romanzi a puntate che di racconti brevi. La musica, quante persone unisce e quanto diventa importante per alcune di esse una canzone, la cosiddetta “colonna sonora” della vita. Storia triste ma nello stesso tempo molto bella, l’amore di questi due ragazzi è andato oltre il tempo ed oltre le avversità che la vita ha loro riservato, fino al punto di dividerli, anche se la drogo non è una via d’uscita per nessuno… ma solo la via che porta alla distruzione se non si ha la forza per uscirne prima che sia troppo tardi…
Bello, molto molto bello
Come sempre grazie per le emozioni che mi fai vivere
Ciao, dolce notte e buona domenica
Pat
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@ PATRIZIA M. il tuo è un commento bellisimo, come sempre del resto.
Sono lusingata dalle tue parole e ti ringrazio molto.
Felice domenica, Pat.
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Triste colonna sonora di amore e vita vissuta…
Bacioni
Giò
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Ho un paio di LP dei Led Zeppelin in casa e, correggimi se sono in errore, gira voce che la band faceva musica satanica.
Non sei più una sorpresa ma riesci sempre a sorprendermi
Mi garba e mi garbi
Bacioni
Mistral
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Cara Mistral, per fare musica “satanica”, bisognerebbe credere al “satanismo” che è una forma scimmiottesca dell’ “Angelismo” o della Chiesa comunque.
Noi, e te lo garantisco, non “scimmiottavamo” nessuno.
Figurati i “satanici”.
( questa era una diceria messa in giro da Frà Cionfoli, quando suonava – male – con la sua chitarra e noi, invece, eravamo primi nelle Hit Parade di tutto il mondo conosciuto.
Bye
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Grazie, mi hai tolto tentacinque anni in un colpo solo.
Ti pare poco 🙂
Anche se adesso le ristrettezze sono di moda, questa é la migliore 😛
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@ ROSAOSCURA è una storia di vita, mia cara amica.
Grazie e bacioni a te!
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@ OMBREFLESSUOSE la musica in realtà era un incrocio fra il rock duro, il blues e il folk britannico (in seguito, sul finire della loro carriera, ci fu spazio anche per un po’ di “progressive”).
E’ però vero che Jimmy Page, chitarrista e leader della band, amava l’occulto al punto di acquistare la casa del celebre “mago” Aleister Crowley. I Led Zeppelin furono perseguitati da molte disgrazie…
Anche tu mi garbi!
Kiss ^^
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@ LED ZEPPELIN in realtà c’è del vero in quello che dice Mistral. E ciò vale anche per i Rolling Stones e, in minima parte, perfino per i Beatles che ispirarono Charles Manson con un loro brano.
Questo, comunque, nulla toglie alla vostra grandezza! Siete fra i miei preferiti in assoluto.
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@ CAPEHORN allora è proprio vero che sono una strega 😛
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“Pur senza nascondere di essere un ammiratore di Aleister Crowley, Jimmy Page negò sempre queste dicerie. Anche il tecnico del suono Eddie Kramer, che curò il disco, confermò le falsità delle accuse, giudicandole ridicole”
(Fonte Wikipedia).
Noi continuiamo a dire, sostenere e giurare che fu Frate Cionfoli, invidioso di quello che suonavamo! Ce ne vogliono di “Frati” per fare una Band che è entrata nel Guinness dei primati per aver venduto, nel 2007, in occasione di un concerto, ben oltre 20 milioni di prenotazioni in circa 24 ore, con la seguente motivazione:
“per la maggior richiesta di biglietti per una singola esibizione dal vivo”.
(Guinness World Records Launches 2009 Edition. “Guinnessworldrecords.com”, 7 settembre 2008. URL consultato e verificato in data 17 maggio 2010 – fonte Wikipedia)
Tsé e arì tesé!
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@ LED ZEPPELIN ribadisco che per me siete sommi. In particolare, i primi cinque album sono straordinari e forse, forse, avete composto la canzone più bella di tutti i tempi… inutile citare il titolo.
Ma Wikipedia ne sa meno di mio zio :-P, che visse quegli anni e che è una bibbia musicale vivente. Page l’ha acquistata quella casa. E le disgrazie si sono succedute.
Ma ormai questo non conta più: ciò che rimane è il vostro ricordo indelebile.
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Adoro da sempre i tuoi raccontini a tema musicale… rock anni ’60, inimitabile… qui c’è della malinconia di sottofondo che traspare. Mi sa che lo hai ripescato dal cassetto.
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GRATEFUL DEAD è pure il nome giusto per una band che dedica una canzone ad un morto 🙂
Bravi! Loro e te.
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@ UNIVERS per me è un cassetto assai prezioso.
E il rock degli anni ’60 è veramente inimitabile!
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@ LILLOPERCASO in effetti…
Però, la band esiste veramente.
Grazie, Dani ^^
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Certo, ed è anche fedele al tuo raconto, se non sbaglio: sempre in giro per gli States, ecletici, generosi… Bè,il tuo raconto è fedele a loro: mica sei così vechia!
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@ LILLOPERCASO esatto, Dani.
Livello tecnico a parte (nel caso dei Grateful Dead, eccezionale), un po’ come i Nomadi in Italia.
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Ehilà, piatto ricco mi ci ficco! Ma dico, Beatles, Rolling Stones, Led Zeppelin, Grateful Dead, Jefferson Airplane…..c’è da farsi un becco lungo che non finisce mai!Se mai un giorno dovessimo trovarci io e te penso che ci stordiremmo di musica!
Un abbraccione
p.s.C’è una cosa che volevo chiederti da tempo e che dimentico sempre, Salvatore Rizzi è per caso SaR? allora aggiungo un saluto per lui
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@ SUZIEQ11 lo penso anch’io, cara!
Un abbraccione a te*
P.S. Sì: è proprio lui.
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there is nothing like a grateful dead.
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@ FRANCESCO it’s true!
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