Il palazzo della Lubjanka contiene una quantità di uffici, di corridoi, di sale riunioni, centri di ascolto e di elaborazione dati. Dispone di attrezzature sofisticatissime, grazie alle quali il KGB poteva controllare un’immensa mole di documenti.
In quegli uffici, in quelle sale riunioni, erano nati molti piani, fra cui la decisione di informare segretamente l’FBI che Nixon o chi per lui aveva inviato alcuni imbecilli al Watergate hotel di Washington. Ciò che poi accadde soddisfò molto le massime autorità del KGB. Fu insensato, invece, il progetto di eliminare il primo ministro britannico, Margaret Thatcher; l’idea scaturiva dall’errato presupposto che la “signora di ferro” intendeva bombardare l’Urss con un ordigno nuclerare. In realtà non si diede seguito alla cosa. Ma molteplici altre iniziative erano state portate a termine con successo.
Nei piani inferiori c’era un altro tipo di locali. Erano insonorizzati e assai lugubri.
In uno di questi, Ivanna Myskina non riusciva nemmeno più a urlare.
La sofferenza era talmente atroce che si augurava soltanto di morire al più presto. In cuor suo, malediceva il giorno in cui aveva deciso di collaborare con la CIA in cambio di denaro. Ma aveva sempre creduto di farla franca. E poi le piaceva vivere nel lusso che i dollari americani le garantivano. Era una donna di quarant’anni attraente e dotata di molto fascino; amava offrire ai suoi amanti la migliore vodka e il caviale più prelibato.
Nel KGB occupava – o meglio: aveva occupato – una posizione elevata e grazie a ciò aveva appreso quanto Kryuchkov e altre eminenti figure stavano progettando di fare. Aveva trasmesso l’informazione attraverso il solito canale sicuro, però non aveva previsto che anche a Langley esisteva una talpa.
“Pietà!”, invocò per l’ennesima volta.
L’uomo che si stava occupando di lei la guardò in modo gelido. “Non può esserci pietà per i traditori, Ivanna. Avresti dovuto pensarci prima.” L’uomo era basso e tarchiato. Amava far soffrire le donne, soprattutto se belle. Ai suoi superiori non era sfuggito il fatto che era un sadico; ma, dato che lavorava con impegno e passione – e con risultati eccellenti -, e che comunque il suo compito era proprio quello di far soffrire la gente, avevano accettato con indulgenza tale piccola depravazione.
Ivanna aveva già confessato tutto in lacrime, e infatti il suo non era un interrogatorio, bensì una punizione.
Adesso giaceva su un tavolo, legata ai polsi e alle caviglie, con il pube rasato.
L’agente della seconda direzione centrale del KGB aumentò la potenza della scarica elettrica.
Forse qualcuno guardò dall’alto.
Ivanna Myskina smise di respirare.
Mentre nei sotterranei del palazzo della Lubjanka Ivanna moriva, a Langley Patrick Keynes convocò Monica Squire. Era quasi ora di pranzo e il responsabile della sezione che si occupava dell’Unione Sovietica invitò Monica a mangiare un boccone con lui.
Ordinarono hamburger e patatine, dopodiché Keynes entrò subito in argomento. “Ho riflettuto.”, disse. “E ho letto con la massima attenzione il fascicolo che riguarda Boris Eltsin. Forse, la tua non è una cattiva idea. Potremmo seguire due piste, chiamiamole parallele. Però non se ne può occupare Yarbes. Rischieremmo di bruciarlo.”
Monica conosceva la storia personale di Eltsin. Boris apprezzava le riforme che Gorbaciov aveva introdotto in Unione Sovietica, ma allo stesso tempo era critico nei confronti del segretario generale: avrebbe desiderato maggiori aperture in senso democratico. Gorbaciov lo tollerava a malapena e se ne serviva per contrapporlo alla parte reazionaria, cioè comunista ortodossa, del partito. Comunque, lo aveva destituito dalla sua carica, a causa dei suoi interventi che giudicava troppo polemici. Eltsin aveva continuato imperterrito a battersi per uno Stato più democratico ed era tornato in auge grazie al voto dei russi che lo avevano eletto di recente presidente della repubblica.
Monica finì il sandwich e disse: “Io parlo il russo correntemente.”
Per qualche strana ragione, dal giorno in cui aveva ucciso Matrioska aveva studiato a fondo la sua lingua, raggiungendo vertici di eccellenza.
Keynes scosse la testa. “Non sei più un agente operativo.”
Monica ribatté con calma: “Patrick, vuole mettermi alla prova? Sono pronta a sostenere un esame completo: corsa, tiro, lotta.”
Keynes dopo aver riflettuto la prese in parola. Ma per scrupolo le scelse l’avversaria più difficile, Susan Cooper, una graziosa ragazza di Boston più giovane di dieci anni, più forte e più atletica. Susan aveva ereditato dai nonni di parte materna che provenivano dall’Irlanda lo spirito combattivo di quella terra e probabilmente era l’agente femminile più aitante dell’Agenzia. Di irlandese aveva anche i luminosi occhi blu, la carnagione chiara e i folti capelli ramati. Non era soltanto potente ma anche determinata, veloce e aggressiva. Keynes le promise un premio nel caso avesse distrutto Squire, e lei affrontò il suo compito con il massimo zelo. La naturale competività che molto spesso esiste tra donne fece il resto.
Per Monica i primi tre giorni furono un inferno.
Incominciarono con gli esercizi per gli addominali e le flessioni. Quando Monica si fermò esausta, l’altra era ancora fresca come una rosa. “Ti stanchi presto, cara.”, osservò in tono falsamente mieloso. Monica iniziò a detestarla. Poi perse nei cento metri, nei duecento, negli ottocento, e fu schienata a più riprese; solo nella prova di tiro riuscì a cavarsela con un risicatissimo pareggio.
Il peggio doveva ancora venire. Durante la corsa “leggera” di dieci chilometri affrontata con un robusto zaino sulle spalle, dopo aver raggiunto il traguardo costituito dal fiume Potomac, Susan fu costretta a tornare sui suoi passi per cercare Monica. La trovò piegata in due all’incirca all’altezza dell’ottavo chilometro. “Coraggio, cara!”, la esortò con garbo, dopodiché ripartì a tutta birra. Mentre le arrancava dietro, la frustrazione di Squire si accrebbe. Era superiore in grado a Susan Cooper (Monica era GS-15, Susan GS-11); ma questo non le risparmiava le umiliazioni.
Il momento in assoluto più deprimente fu quando si affrontarono nell’acqua bassa di una piscina e Monica pensò di annegare. Mentre soffocava completamente immobilizzata e con la testa sotto, iniziò a pentirsi: non era in grado di reggere il confronto con Susan. Sapeva benissimo che Patrick aveva scelto quella ragazza vigorosa per metterla in difficoltà, il che era quasi un eufemismo. Però non intendeva arrendersi. Ma, nonostante il suo strenuo impegno, le sconfitte si moltiplicavano, tanto che per un momento ritenne di non essere fisicamente più all’altezza.
Tuttavia, al sesto giorno si aggiudicò una gara di velocità su tre, e nell’ultimo incontro di lotta prima di cedere costrinse la sua antagonista a combattere per quasi venti minuti. Alla fine era sconvolta ma notò con soddisfazione che anche Susan sembrava provata.
“Sei in forma!”, commentò allegramente Patrick Keynes dopo aver assistito a quella sessione. Monica gli rivolse uno sguardo torvo.
In realtà Keynes non era affatto convinto di quanto le aveva detto. Squire avrebbe dovuto allenarsi almeno per un mese. Ma il tempo premeva.
Si congratulò con Susan Cooper per l’ottimo lavoro svolto. Se la ragazza avessse conosciuto il russo, sarebbe stata certamente più adatta di Squire. Negli ultimi tempi Monica aveva trascurato la cura del suo fisico e i risultati purtroppo si vedevano. Benché fosse intelligente, esperta e determinata non avrebbe potuto competere con un agente del KGB. Aveva ancora una buona mira ma le mancava tutto il resto: forza, resistenza, prontezza di riflessi. Il fatto che avesse resistito a Susan per venti minuti era ingannevole; nel corso di quella lotta non c’era mai stato un momento in cui avesse dato la sensazione di poter vincere, e forse l’altra si era divertita a prolungare lo scontro a causa dell’esuberanza giovanile. Susan possedeva energia da vendere. Keynes pensava che, se avesse voluto, avrebbe prevalso nello spazio di pochissimi minuti. Inoltre c’era da considerare un ulteriore aspetto: una vittoria troppo facile avrebbe potuto significare che non si era applicata con la necessaria diligenza ad allenare Squire. In parole povere, l’aveva semplicemente arrostita a fuoco lento.
Susan lo aveva informato che, per quanto si impegnasse, Monica non riusciva a a correre per dieci chilometri con il modesto peso di venti chili sulle spalle e che in palestra era già esausta a metà programma. Squire l’aveva pregata di non riferirlo, ma non sarebbe stato corretto. Secondo Susan, l’azione non faceva più per lei. Il suo posto era dietro a una scrivania con telefono e computer a portata di mano.
Keynes aveva sempre avuto a cuore la sicurezza dei suoi agenti e giunse alla conclusione che per Monica quella missione sarebbe stata troppo pericolosa. La immaginava morta in qualche desolato vicolo di Mosca oppure sottoposta a orribili torture alla Lubjanka.
Tuttavia esitava.
Sebbene la ragione gli suggerisse di annullare l’operazione, l’istinto gli suggeriva cose diverse. Nel corso degli anni Keynes aveva imparato a fidarsi del suo fiuto. D’altro canto, nella CIA non si raggiungono certi livelli affidandosi solamente alla fredda logica; trascurare le intuizioni, seppure apparentemente sbagliate, si dimostra spesso un grave errore. Il direttore dell’Agenzia era un maestro in questo.
Infine trovò la soluzione: avrebbe mandato entrambe le donne in Unione Sovietica. Sul volto di Susan comparve un largo sorriso. Keynes notò il disappunto di Monica, ma non cambiò idea.
Due giorni più tardi le due donne partirono per Mosca. I passaporti perfetti che le avevano preparato corrispondevano alla biologa Milly Stewart e alla sua assistente Kelly Wright. Ciò che le accomunava era l’antipatia reciproca.
La talpa di Langley si stava guadagnando i suoi soldi.
Confermò che l’imprenditore canadese era un agente della CIA e annunciò l’arrivo di due donne anch’esse facenti parte dell’Agenzia.
Kryuchkov era perplesso. All’improvviso, Mosca sembrava popolata da spie americane. Decise di consultarsi con Gennadij Janaev, il vicepresidente dell’Unione Sovietica. Era un uomo che temeva anche la propria ombra, però non era uno stupido.
Quando Janaev apprese ciò che stava accadendo, sbiancò in viso. “E’ terribile!”, esclamò.
“No. Stai calmo, Gennadij.”, ribatté pacatamente Kryuchkov. “E’ tutto sotto controllo. Il compagno segretario generale non acconsentirà mai a ricevere un cekista americano, uomo o donna che sia.”
“E allora?”, domandò ansiosamente Janaev. “Perché non li togli di mezzo?”
“Non sarebbe saggio. Questo non è il momento adatto per far infuriare Bush. Al massimo, potrei impacchettarli e rispedirli negli Stati Uniti con tanti ringraziamenti. Ma non credo che sia una buona idea.”
“E allora?”
Kryuchkov si pentì di aver voluto incontrare Janaev. Tempo perso!
“Abbiamo un unico problema.”, dichiarò. “Vladimir Putin.”
Il presidente del KGB non sapeva che quel problema era ormai risolto.
Il pericolo proveniva da tutt’altra direzione.
sarà che sono un po’ tardo, ma preferirei leggere un racconto alla volta, così come faccio con i libri cartacei: finché non ho terminato qello che sto leggendo non ne inizio un altro.
Ora leggo I love Janine …..
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che donne!!! e tu sempre brava!
Un abbraccio
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“Ti stanchi presto cara”. “Coraggio cara”. Un gnocco sul naso a quella non le sarebbe stato male! Certe volte vorrei che Monica fosse un colosso che mena ste stronze. Ma invece la adoro così, con la sua fragilità fisica e la sua forza morale. In qualche modo se la caverà ancora… Non ci giurerei invece sulla esuberante ragazzona.
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Due pezzi di ugual bravura stilistica. Il primo che descrive i metodi brutali ma introduce la talpa americana. Il secondo che mostra la competizione di due donne che si detestano in partenza per Mosca.
Come di consueto ci lasci sul più bello in attesa della quinta puntata.
Un grande abbraccio
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@ MAIPISENSA ti capisco benissimo, amico mio.
Dato che per il momento non mi va di scrivere racconti, ho deciso di proporre due storie diverse in modo da accontentare sia chi ama lo spionaggio e sia chi, invece, preferisce musica, intrighi ed erotismo. Se poi a qualcuno piacciono entrambi i temi ne sono contenta, ma non faccio drammi se “Il crepuscolo della Lubjanka” ottiene riscontri minori.
Buona serata!
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@ MARI moltissimi uomini, tuttavia tre donne che avranno un ampio spazio: Monica, Susan e Nadiya.
Grazie e un abbraccio 🙂
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@ KRIS le due frasi che hai citato sono tipicamente – e perfidamente – femminili. Un maschio si sarebbe espresso in altri termini. Penso che risulti chiaro che Susan era molto soddisfatta della sua superiorità fisica.
Ma, come giustamente osservi, Monica Squire ha sette vite…
Baci*
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@ NEWWHITEBEAR incomincio a temere che questa storia sarà più lunga di “Matrioska”, forse non lunga quanto “Alex Alliston”, però…
In effetti, ci sono molti temi da affrontare e svariati personaggi da seguire.
Ti ringrazio.
Un caro abbraccio ^^
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La storia si sta facendo sempre più interessante, entrano in gioco altri ruoli, altri misteri, altri intrighi. Chissà cosa ci riserverai con il proseguire dei capitoli..
Come sempre bravissima, le descrizioni sono minuziose, il passaggio repentino dalla prima parte dove viene descritta la brutalità della tortura, alla seconda, dove rientra in scena Monica è fatto con un tocco di classe da gran maestra…
Insomma, c’è tutto l’occorrente per rimanere con il fiato sospeso ed attendere con grande curiosità la prossima parte.
Ciao, Pat
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@ PATRIZIA M. cara Pat, ti ringrazio moltissimo! Anche se il tuo commento mi ha fatto un po’ arrossire.
La storia è ampia e complessa, dato che si basa su avvenimenti reali, nei quali ho inserito parti di fantasia.
Ad esempio, per quanto riguarda il progetto di eliminare la “lady di ferro” sono emerse prove recenti. Sul fatto che il KGB avesse informato l’FBI dell’affare Watergate, questa è solo una supposizione.
Di certo vi è che la CIA e i nuovi servizi segreti della Russia stanno sorvegliando questo blog 😛
Un bacione!
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Oh si, che si siano fatti reali si capisce e questo mette anche più in evidenza le tue capacità… non è da tutti riuscire a tessere una storia senza alterare la realtà che ne fa parte.
Serena notte, Pat
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@ PATRIZIA MEZZOGORI che dire? Sei un tesoro!
Sogni d’oro*
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Non ci sono dubbi, si sta sviluppando una storia molto avventurosa e avvincente. Bei personaggi “tosti’ dal carattere ben delineato e magistralmente inseriti in un contesto storico e politico versimile che li rende ancor più affascinanti e avvincenti.
Aspettero’ domenica prossima!
Buon inizio di settimana 🙂
… and Kisses and hugs
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La storia s’intesse di nuovi personaggi molto interessanti. Saranno rivali o future amiche le due agenti segrete in incognita? La vicenda evolve e diviene più coinvolgente: è la tua abilità di intrecciare fatti realmente accaduti ad una narrazione di fantasia. Spero che la poverina sul tavolo, legata mani e piedi, non sia morta.
Buon inizio settimana, un abbraccio.
annamaria
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Oh beh, l’importante è che sopravviva Monica! Delle altre,,,
Lo so che ormai lo sai, ma l’idea di questa esile donna così affascinante ma in apparenza indifesa, un po’ fuori posto in mezzo ad aitanti e robuste erinni, che siano o meno dalla sua parte, la trovo particolarmente intrigante. Col corollario degli aspetti psicologici, delle rivalità e delle frasi tipicamente femminili, che tu sai descrivere molto bene. E visto che non siamo nella giungla, dunque non vige solo la legge del più forte ma giocano un ruolo decisivo anche altre caratteristiche come l’intelligenza, la tenacia, la fantasia ecc…insomma attenzione a Monica care amazzoni. Potrete anche batterla facilmente se la mettete sul piano fisico, magari anche umiliarla, perfino torturarla e brutalizzarla, ma finché non le mettete la testa ben bene sotto terra, meglio se con una pietra sopra, con Monica possono sempre essere c…i vostri. Ricordate Aglaja?
Per il resto concordo con chi mi precede. Te l’ho già detto altre volte ma ripeterlo non guasta: sei davvero brava!
Baci.
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D’altra parte… non conta solamente la forma fisica, per una spia. Conta soprattutto il cervello, credo… e Monica ne ha da vendere, no?
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Gli intrighi di palazzo, hanno occupato non solo le stanze dei paesi forti, come USA (Inghilterra compresa) ed ex URSS, con tutti i corollari da te menzionati, i quali non sfuggono ai veri accadimenti. Inoltre, per il capitalismo, è stato più facile annetterli coi soldi, oltre alle cose legate a vicende, più di basso ventre, solo che rimangono entro pensieri e propositi poco ambivalenti….etc…etc. Sempre lineare, ci fai partecipi, saluti dal vecchio Salvatore.
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Quello che amo di questi racconti, sono tutti i contesti storici che arrichiscono notevolmente la storia e la capacità narrativa di
ogni personaggio…
Ora s’incomincia ad entrare in azione sul serio, e spero
tanto che le intuizioni di Keynes sulla Squires anche se può avere
delle difficoltà nei confronti di Susan, siano esatte!!
(Mi piace molto Monica)
Je t’embrasse ma chère amie et bon après midi!
Michelle
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@ CLE REVERIES non è una storia semplice da scrivere, questa, mia cara amica. Posso garantire il massimo impegno… e poi vedremo: potrebbe essere il mio ultimo racconto.
Ti ringrazio e ti auguro una serata magica*
Lots of love ^^
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@ ANNAMARIA49 purtroppo la poverina è morta. D’altra parte, nello spionaggio non si fanno sconti: sono morti anche Matrioska e John Lodge.
E altri periranno, credo.
A parte questo, sono lusingata dalle tue parole.
Un bacio, Isabel!
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@ KRIS premetto che Monica Squire in assoluto non è poi così esile e fragile. (Di certo mi stenderebbe, e come me tante altre). Semplicemente ci sono donne più forti di lei, Aglaja in passato, Susan Cooper e Nadiya attualmente.
In ogni caso concordo con te: Monica possiede mille risorse.
Grazie di cuore e un abbraccio grande.
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@ BRUM ciò che affermi è esatto, caro Brumbrus.
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@ SALVATORE RIZZI un’analisi molto competente, la tua, che mi trova perfettamente d’accordo.
Ti ringrazio, “vecchio” Salvatore.
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@ VENTIDIPRIMAVERA a quanto pare, Monica piace a molti. Anch’io mi auguro che le intuizione di Keynes siano esatte… anche se non si sa mai.
La parte storica di questo racconto (romanzo?) richiede un notevole impegno, che però affronto con piacere. Se possibile, non voglio deludere i miei amici lettori.
Grazie, Michelle, e mille bisous, chou * ________________ *
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Grazie 🙂
… tu continua così, noi continuiamo a leggere …..
…. sono sicura che il tuo impegno darà certamente grandi e ottimi risultati.
Una serata magica anche a te, mia cara
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@ CLE REVERIES ancora un grande grazie, chèrie!
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Un saluto da Sar……………………………
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Sì sì certo, intendevo fragile relativamente. Monica è pur sempre un’agente addestrata, dunque non proprio la classica fragilina.
Quanto a te: forse non sei un colosso, ma se mai qualcuno si azzardasse a toccarti, arrivo io con un bel bastone nodoso!
Bès
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@ SALVATORE RIZZI buona notte, caro Sar!
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@ KRIS grazie! Comunque so cavarmela: ho fatto a botte una sola volta in vita mia. Successe a Cannes, dove allora vivevo. Una ragazza francese mi insultò pesantemente, perché ero italiana. Fu dura, ma non le presi 😛
(Sono esile ma agile).
Baci.
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Grande Ale! La stazza non è tutto, poi quando una s’incazza davvero moltiplica le forze. Insultarti solo perché sei italiana? Tipico di certe francesi. E se gliele hai date a quella stronza hai fatto strabene.
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Si, bravura e abilità nello stile narrativo, forte caratterizzazione di certi personaggi, come Keynes… prevedo e suppongo, però, che certe donne domineranno la scena. Un abbraccio.
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@ KRIS 🙂
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La struttura fa vedere che le fondamenta sono solide e ben costruite e questo non solo fa ben sperare, ma aumenta la voglia di seguire gli eventi. Storia e fantasia continuano il buon melange dell’inizio e questo non fa che aumentare il valore aggiunto del tuo lavoro.
Scontro tra titane (o titanesse?) é previsto tra queste pagine? Benissimo e sarà interessante osservare come due generazioni a confronto riusciranno a mettere in evidenza, più che i loro difetti, gli inevitabili personali pregi.
Insomma gran lavorio da parte tua, ma altrettanto da parte nostra, perché l’attenzione é alta da ambedue le parti.
Sento odore di TOP TEN. 🙂
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@ UNIVERS Keynes a me piace perché è meno cinico del direttore della CIA di “Matrioska”. Le donne sicuramente avranno una grande parte in questa storia, ma anche Yarbes però.
Grazie e un caro abbraccio a te!
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@ CAPEHORN in assoluto, questa è la storia più complessa che io abbia mai scritto (devo averlo già detto almeno dieci volte :-P).
Da un lato intendo seguire fedelmente ciò che realmente accadde in quei giorni turbolenti, ma da quell’altro desidero scrivere un romanzo e non un saggio storico: perciò via libera alla fantasia.
Spero di riuscire a produrre qualcosa di accettabile.
TOP TEN?
Come sempre, lei è molto buono!
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eheheh povera Monica! 😛 In effetti l’unione delle due ragazze potrebbe essere perfetta e, spero, nel momento del bisogno faranno comunque fronte comune sotterrando almeno momentaneamente l’ascia di guerra… o no? 😀
Agghiacciante la descrizione iniziale della fine della spia russa… Agghiacciante soprattutto pensare che queste cose accadevano, e accadono – forse sono solo diversi luogo e nazionalita – realmente…
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST in Russia accadevano e in altri Paesi accadono, è vero ed è terribile. In quanto alla tua speranza, è più che fondata, caro lupo 😛
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che bello Monica ritorna l’azione!
Brava come al solito gli intrecci non mancano così come la curiosità per i prossimi episodi
ciao ciao
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@ POCHEPRETESE sono felicissima di sapere che mi leggi!
Ciao e grazie ^^
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