Poi arrivò la ragazza con la valigia colorata.
Avevo visto solo una sua foto: era bella, capelli bruni, gambe atletiche; camminava scalza sulla spiaggia e indossava dei pantaloncini corti di jeans.
Però conoscevo piuttosto bene la sua anima. Prima di incontrarci ci eravamo scambiati una quantità di e-mail, e avevamo parlato più volte al telefono. Da quel punto di vista sapevo cosa aspettarmi. In quanto al resto, esisteva un’incognita.
Da quanto avevo appreso di lei, Simona possedeva un mondo interiore ricchissimo. Lo avrei paragonato alle stagioni: poteva essere calda come l’estate, dolcemente nostalgica come l’autunno, gelida come l’inverno, spensierata e gioiosa come la primavera. Nella sua vita, aveva sperimentato l’appagamento dell ‘amore, la trasgressione dei sensi e la solitudine dell’abbandono. Era stata investita dalla tramontana, bagnata dalla pioggia, e riscaldata dal sole; non necessariamente in quest’ordine.
Con me si era dimostrata franca e aperta. Se devo essere sincero io un po’ meno, molto meno.
Ma quel giorno ciò che contava era incontrarla. Mi sentivo ansioso, tuttavia anche impaziente di vederla, di percepire una presenza reale, di parlarle guardandola negli occhi. Era da molto tempo che non mi succedeva.
Le andai incontro.
Simona mi abbracciò.
C’era stato un momento, proprio mentre veniva annunciato l’arrivo del treno, in cui avevo pensato di andarmene. Avrei lasciato la stazione, sarei salito in macchina e sarei tornato a casa. Simona non sapeva dove abitavo, il mio numero di telefono è riservato e avrei spento il cellulare. Per lei sarebbe stata una grande delusione: aveva speso un sacco di soldi per prenotare l’albergo e comprare il biglietto. Si era sobbarcata un viaggio di molte ore. Mi avrebbe aspettato invano, poi avrebbe compreso.
Ma fu solo l’idea di un istante. In realtà, desideravo conoscerla. Più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Quella mattina, mentre bevevo il caffè, avevo ascoltato i Led Zeppelin. Era un triplo cd dal vivo che avevo appena acquistato. Quando volevo sognare mettevo nel lettore un disco dei Jethro Tull; se, invece, avevo bisogno di una scarica di adrenalina optavo per il gruppo di Jimmy Page. E ciò che mi aveva spinto a incontrare Simona era proprio il bisogno di adrenalina.
Un gioco perverso?
No. Nel modo più assoluto. Era qualcosa di diverso, di molto più profondo; lei mi aveva colpito veramente: in caso contrario, non mi sarei esposto in quel modo. Perché immaginavo quello che sarebbe potuto accadere, e sebbene mi augurassi di non arrivare a quel punto, non ignoravo che forse era proprio ciò che lei desiderava.
Io so come mettere a proprio agio la gente: è un mio dono innato. So affascinare le donne, dato che riesco a essere galante senza risultare mai invadente; riesco a intromettermi in una discussione fra perfetti sconosciuti, e un istante dopo tutti penseranno di conoscermi da una vita; faccio ridere i bambini; e in un momento posso conquistare la fiducia di un cane, oppure persuadere il vigile più intransigente a levarmi una multa. In realtà, non sono molto interessato alle persone, ma mi diverto a dimostrarmi superiore a loro. A scuola studiavo poco, tuttavia prendevo voti altissimi perché ci so fare.
Con Simona funzionò subito, e non solo perché io volevo che funzionasse, ma per il semplice motivo che ero realmente attratto da lei.
Avevo capito che era una persona speciale. Lo avevo capito immediatamente. Fin dalla prima telefonata.
Trascorremmo quattro giorni stupendi. Le mostrai la mia città, visitammo musei e chiese, cenammo sempre nello stesso ristorantino, un locale delizioso dove servono il miglior caciucco di Livorno, e soprattutto parlammo.
Era inevitabile che prima di partire lei volesse vedere la mia casa.
Quando la feci accomodare sul divano, si strinse a me. Sapevo che sarebbe successo. E stranamente non restai indifferente al profumo del suo corpo, al suo abbraccio morbido. Intuii che stava per baciarmi.
Fu allora che le raccontai tutto.
Le parlai di Paolo.
Al telefono non avevo taciuto per viltà. Se fossi stato sposato e non glielo avessi detto, il mio comportamento sarebbe stato peggiore, in quanto avrebbe dimostrato che nutrivo intenti lascivi o che comunque ero pronto a tradire due donne contemporaneamente. Ma Paolo era morto da tre anni, e dopo di lui non c’era stato nessun altro. E nemmeno prima, dato che mi ero innamorato di lui in seconda liceo. Inizialmente non mi aveva corrisposto; mi considerava il suo migliore amico, e frequentava la più bella ragazza della classe. Ma troppe furono le ore che passammo assieme a studiare, troppi i libri che ci scambiammo, troppo forte l’intesa che, giorno dopo giorno, venne a crearsi fra noi. Paolo era intelligente, bello e sensibile. Biondo con gli occhi chiari lui, bruno con gli occhi grigi io; piccolo e mingherlino l’uno, alto e muscoloso l’altro. Quante volte lo difesi e quante volte feci a botte per lui! Sebbene all’epoca non fosse (ancora) omosessuale, o più precisamente ignorasse la sua vera natura, aveva un aspetto fine e delicato che dava fastidio ai bulli della scuola. Stava con Stefania, ma questo non gli evitava il sarcasmo feroce di cui siamo capaci noi toscani.
Quando finimmo a letto, lui si innamorò di me. Io lo amavo già da sempre.
Simona mi ascoltava in silenzio. Notai che non si era scostata. Non scorsi alcun segno di delusione o di fastidio. Era possibile che fosse sconcertata, ma non lo diede a vedere.
Quando finii di parlare, si accese una sigaretta. “Non sei mai stato con una donna?”
Scossi la testa.
“Perché hai voluto conoscermi?” La sua voce era dolce. Non c’era traccia di risentimento. La guardai. Era bella; mi rendevo conto di desiderarla, ma avevo paura. Temevo che il contatto con il suo corpo mi disgustasse. “Perché”, risposi lentamente, “tu gli assomigli. Non fisicamente, intendo…” Lasciai in sospeso quelle parole, rendendomi conto che erano stupide. Mi sforzai di farle capire quello che provavo, di aprirmi veramente. Infine, dissi la cosa che al momento mi sembrava più giusta. “Io amavo Paolo perché era “lui”, e ora credo, penso, di amare te. Siete così simili, quasi foste fratello e sorella: la stessa sensibilità, i medesimi tormenti dell’anima, il bisogno di essere capiti, protetti, difesi da tutto quello che c’è di orribile là fuori.” Indicai la finestra spalancata sul mare. Le stelle rilucevano nella notte e la luna splendeva, un lieve vento disegnava forme fantastiche sull’acqua scura. “Quello è bello.”, dissi. “Il mondo è bello. Però, esistono anche l’invidia e la cattiveria, l’ignoranza e la violenza più ottusa.”
Trassi un profondo respiro. “Io… ti aspettavo da quando è morto Paolo.”
Non mi chiese come era successo.
Mi baciò sulla bocca.
Fui sul punto di ritrarmi, ma dopo un istante ricambiai il bacio. All’inizio con dolcezza, poi in modo quasi selvaggio, disperato. La sua lingua era morbida, calda. Si staccò da me e cominciò a spogliarsi.
Io rimasi incantato a guardarla.
Quando la riaccompagnai alla stazione, sapevo che sarebbe tornata.
E sapevo anche un’altra cosa.
Che questa volta non sarebbe più ripartita.
Certo che no!
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@ ELENA esatto, cara amica mia!
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bello ilo racconto e bella la ragazza della fotografia.
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errata corrige: bello il racconto
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Da ragazzo, persi due amici intimi, me li hai riportati alla mente, attraverso questo scritto, molto intenso. Un saluto vero da Salvatore….
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@ MAIPISENSA non condivido l’errata corrige 😛
Grazie mille, amico mio!
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Leggere i tuoi racconti non mi stanco mai. Scivolano leggeri e fluidi, ti prendono l’anima per il modo con i quali li sai porgere. Insomma mi piace leggerti e commentarti.
In questo racconto si descrive la metamorfosi di una farfalla che prende a volare dopo essere stata dentro il bozzolo.
Un grandissimo abbraccio
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@ SALVATORE RIZZI talvolta i miei racconti suscitano ricordi… succedeva anche su Splinder.
Ti ringrazio, Sar.
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@ NEWWHITEBEAR che bello il tuo commento!
Grazie di cuore*
E un grandissimo abbraccio a te.
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Come sempre ogni tuo racconto scivola e scorre in maniera eccezionale, si legge tutto d’un fiato senza nessun intoppo e questo è molto importante secondo me. Anche questo racconto così dettagliato e così dolce, ma che racchiude un segreto nonostante il protagonista si senta al di sopra degli altri (chissà, forse una forma di difesa visto come sono ottuse tante menti??– divagazione mia, pardon).. finisce con un colpo di scena. Sarebbe stato troppo ovvio che la ragazza dopo aver capito la situazione se ne fosse andata e tutto fosse finito così ed invece ecco il gran tocco di classe. Non solo ha capito ma è riuscita ad aprire una nuova visione dell’amore nel protagonista e, oso dire, riportandolo ad amare nuovamente nonostante il ricordo ed il sentimento di Paolo non spariranno mai.
Grande Alessandra, bellissimo
Un caro saluto, Pat
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Nel calcio si chiamerebbe: una splendida ripartenza!
Un saluto
Stefano
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torno dopo una lunga assenza e trovo questo… stupendo! Tu non sai quanto mi abbia toccato 🙂 p.s. a breve verrò a vivere nella tua zona. bacioni
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A volte i più stretti amici possono diventare amori, per animi vulnerabili oltre i limiti dei sessi. Si ama e basta, senza un ragione o porsi dei perché.
Sensibilità diverse, che non possono chiudere a nuove esperienze, forse più naturalmente indirizzate, verso una donna.
Quella donna aveva il sapore di Paolo, ma era Simona.
La scoperta per lui di un amore diverso, ma che manteneva un ricordo.
L’inizio di un nuovo amore.
Cesare
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Sei magica e hai il dono di avvincere con il tuo modo di narrare le vicende molto originali. I temi insoliti sono vere analisi interiori che il tuo peculiare modo di articolarle permette una riflessione che altrimenti non si farebbe.
Un abbraccio!
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Toh, un lieto fine. Stai invecchiando, certamente…
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Cinico!
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Si, me lo dicono sempre… che sono un caso cinico.
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questo è molto più che un lieto fine. Questa è una provocazione all’incontrario… wow.
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Vedo che hai buona memoria….ciao…
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@ PATRIZIA M. grazie a te per per il tuo commento veramente eccezionale!
E naturalmente per gli elogi che mi hanno fatta arrossire.
Buon pomeriggio, Pat 🙂
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Gli elogi sono meritati Alessandra.
Buon pomeriggio a te, Pat
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@ STEFANO RE quelle che ultimamente non riescono a Zeman 😦
Un sorriso.
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@ TARTARUGOLA ti ringrazio, carissima.
Bacioni a te ^^
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@ CESARE una recensione molto, molto bella, segno di una lettura attenta e di una mente profonda.
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@ CLE REVERIES sono davvero lusingata!
Un grande abbraccio a te*
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@ BRUM ho proprio paura di sì 😛
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Azz… allora ci ho azzeccato. Nemmeno la so, la tua età. E non te la chiedo, tranquilla…
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@ BRUM 3 settembre 1976.
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Una pischella… praticamente. Meno male… la battuta è risultata tale.
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@ INTESOMALE “provocazione all’incontrario”: mi piace molto!
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@ SALVATORE RIZZI in genere, sì, con qualche eccezione.
Ciao ^^
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Racconti tutto in modo splendido, con la leggerezza di una piuma.
Ma sappiamo benissimo che dietro tutto questo esiste bravura, preparazione e
personalità
Baci
Mistral
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@ OMBREFLESSUOSE sei carinissima, Mistral!
Baci tanti****
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ti seguo sempre,.anche se lascio pochi commenti….e ti confermo sempre una straordinaria narratrice. complimenti, ….bravissima!!!! claudio
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@ CLAUDIO grazie di cuore, amico mio!
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Posso dirti che ti sei un po’addolcita ultimamente? Mi piace molto anche se non ho cljccato sul mi piace. Non capisco perche’ WP non pubblica il mio avatar e non mi piace quel coso mette al suo posto.
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E si vede che avranno messo un limite alle scene particolarmente impressionanti, Suzie.
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@ SUZIEQ11 non dargli retta!
E grazie 🙂
(Addolcita? Dipende dai giorni…)
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Beh si vede che era un giorno di bonaccia
Brumbru? Non mi turba piu’ di tanto.A volte penso che un bel TSO gli farebbe bene.
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Trattamento Sessuale Originale?
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Essendo io più vecchio…di un bel pò, comincio a volte a non ricordare alcune cose, se mi sforzo…però, rammento. Ciao……………..
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@ SALVATORE RIZZI succede anche a me, Sar.
Ciao!
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Ah, l’amore… come lo sai descrivere bene. 🙂
Un abbraccio.
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@ CLAUDIA forse, però, non so viverlo 😦
Un bacione*
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@brumbru
TSO è l’acronimo di Trattamento Sanitario Obbligatorio. In pratica vuol dire che vengono a casa tua e ti prendono di peso e ti portano in una struttura ospedaliera per sottoporti a delle cure mirate per calmarti i bollenti spiriti
Per quel che riguarda la tua versione….:-D 😀 😀
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Agnostica. Miscredente.
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Ale, nemmeno io so viverlo, ma forse neppure scriverlo così bene.
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@ CLAUDIA sei troppo buona, cara amica!
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Ad una lettura superficiale e con un minimo di conoscenza musicale, verebbe da pensare e dire che é un racconto che ricorda una canzone sanremese.
Se leggi superficialmente allora hai sbagliato posto e sei pregato di andare a giocare sulle rotaie del tram.
Detto ciò quoto l’intervento di “cesare”. Azzeccatissimo.
L’amore può fare cose che la mente, con tutte le sue argomentazioni, non si sogna neppure.
L’amore porta novità e cambiamenti soprattutto nell’anima delle persone, che affrontano il futuro con sguardo nuovo e cosa é meglio della novità.
Aguzza sesnsi e ingegno e trasforma chi vuole veramente viverla.
ps: OT = OTS al DucaConte? Così ci giochiamo uan intera struttura ospedaliera? Chiedo un seria e attenta riflessione.
🙂
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@ CAPEHORN anch’io quoto Cesare. E naturalmente quoto te, anche riguardo all’OT 😛
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Lo leggo e rileggo con piacere estremo… raccontare l’amore, come scrivo sempre, non è facile ma tu hai la naturalezza necessaria. A presto cara.
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@ UNIVERS e tu sei sempre molto caro!
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O che bello! Non solo un nuovo amore, che già è una cosa enorme, ma addirittura una nuova prima volta! Fortunello!
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@ LILLOPERCASO esatto! Come si dice in questi casi? Due piccioni con una fava 😛
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Rieccomi cara Alessandra, un passo alla volta non ancora del tutto attiva a
leggere ciò che, non ho letto.
Breve, ma intenso racconto di ma bellisima storia d’amore che coinvolge
emozionando!
Un bacione cara e buon proseguo di serata!
Michelle
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@ VENTIDIPRIMAVERA ben tornata, chèrie!
Un bacione a te e un grande grazie*
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