La donna si chiamava Michelle Anglade.
Malgrado fosse inverno era affannata e sudata. Aveva ricevuto la comunicazione da Langley soltanto il pomeriggio precedente, accompagnata dal divieto assoluto di usare telefoni o computer. Doveva consegnare il messaggio di persona. Lavorando vicino ad Hanault, ciò risultava praticamente impossibile.
Però, Michelle era intraprendente e risoluta. Dopo una breve meditazione, aveva accusato un’emicrania intollerabile; mai in vita sua aveva sofferto tanto.
Hanault si rivelò comprensivo e la invitò a rincasare. Un buon sonno era quello che ci voleva.
Michelle Anglade avrebbe voluto precipitarsi sul primo aereo in partenza per Nizza, ma sapeva che era rischioso. Gli aeroporti erano sorvegliati e, se qualcuno l’avesse riconosciuta, poi sarebbe stato complicato spiegare ad Hanault che il mare della Costa Azzurra rappresentava il miglior antidoto contro il mal di testa. Lo stesso discorso si applicava in parte alle stazioni ferroviarie.
Perciò era salita sulla sua vecchia Renault.
Dimostrò una buona resistenza fermandosi soltanto due volte, vicino a Lione per fare il pieno, bere un doppio caffè e andare in bagno e poi in prossimità di Marsiglia ancora per la benzina e per andare in bagno.
Arrivò a Cannes, sfinita, dopo quasi dieci ore di viaggio.
Michelle apparteneva allo SDECE, ma era una talpa degli americani. Fra le due nazioni i rapporti erano buoni, tuttavia esisteva un unico Paese al mondo che fosse esente da agenti doppi che erano al servizio della CIA: l’Inghilterra.
In Italia ve n’erano almeno venti, quasi come in Germania e in Belgio. Si trattava di Stati amici ma questo non impediva agli americani di voler sapere con certezza ciò che succedeva all’interno delle loro strutture di intelligence.
In Francia, le talpe erano due. Per ragioni di sicurezza non si conoscevano, pertanto non potevano scambiarsi informazioni. La talpa numero uno aveva avvisato Langley che due uomini del Servizio d’azione, Bernard Leblanc e Antoine Guimard, avevano seguito Yarbes a Cannes. Era presumibile che stessero osservando sia lui, sia Julien Delpech, la sua potenziale vittima, l’ex militare che aveva combattuto per Charles de Gaulle ma che adesso sembrava in combutta con il KGB.
Appresa la notizia, la CIA l’aveva comunicata, attraverso mille misure precauzionali, a Michelle Anglade. Ciò aveva comportato una notevole perdita di tempo. Se Michelle avesse potuto parlare personalmente con la talpa numero uno – dalla quale magari la dividevano soltanto pochi metri – tutto sarebbe stato più semplice e più veloce. A volte, la donna si chiedeva quanto la paranoia influisse su tali complicate procedure.
Michelle non era un’idealista: si era venduta per denaro, dato che amava il lusso. Era bruna, carina e le piaceva vestirsi bene. Per non destare sospetti abitava in un monolocale, che peraltro era stato arredato senza badare a spese. Beveva spesso champagne e in certi casi ne faceva un uso particolare. Ma quello che contava era che un giorno – così le avevano promesso – sarebbe andata a vivere a San Francisco a spese della CIA.
Nel frattempo, dopo aver suonato invano al citofono dell’appartamento del Palais des Dunes, dopo aver girato in lungo e in largo la Croisette e Rue d’Antibes, e aver fissato per un’ora l’entrata del Martinez, e dopo essere entrata nell’albergo inventando un pretesto per sapere se monsieur Delpech si trovava in camera ed essersi sentita rispondere di sì, in preda al panico era tornata al Palais des Dunes. Aveva cercato la concergie. Purtroppo era una donna bisbetica che aveva messo a dura prova i suoi nervi. Ma alla fine aveva scoperto qualcosa di molto importante.
L’americano non era venuto da solo in Francia – come invece credevano a Langley.
Con lui c’era una donna.
Ricorrendo a tutta la sua pazienza, e devolvendo una generosa mancia, era riuscita a farsela descrivere.
Ma dove si trovava ora? Nell’appartamento non c’era.
La portinaia le aveva indicato la spiaggia. “Sta passeggiando.”, disse. “Scalza.”, precisò con un tono di voce che stava a significare che la considerava un’eccentrica (d’altro canto, tutti gli americani lo erano).
Michelle si era tolta le scarpe a sua volta e aveva esplorato la spiaggia.
Non era stato difficile individuarla, dato che in quel momento era l’unica donna presente. La scrutò con attenzione e trasse un sospiro di sollievo: corrispondeva alla descrizione che le aveva fatto la concergie.
Il messaggio di cui era latrice Michelle era importantissimo.
L’operazione andava annullata.
Si mise a correre verso di lei.
Monica Squire la guardò arrivare, perplessa.
Finalmente Michelle la raggiunse. Era senza fiato. Farfugliò alcune parole incomprensibili. Monica la invitò a calmarsi.
Michelle riprese fiato e, in un buon inglese, spiegò rapidamente la situazione.
Monica consultò l’orologio.
“Mi dispiace.”, disse. “Ormai è troppo tardi.”
L’altra parve smarrita.
“Il russo è morto. Ed è quello che volevamo.”, aggiunse Monica.
Bernard Leblanc e Antoine Guimard appartenevano da anni al Servizio d’azione, il quinto dipartimento dello SDECE.
Il Servizio d’azione godeva di una fama sinistra: non era detestato soltanto dai nemici, ma anche dalla stessa polizia francese, nonché da altri settori dello SDECE e del DST (Direction de la Surveillance du Territoire).
Era una fama meritata, che risaliva ai tempi della guerra in Algeria. Non si contavano le azioni feroci dapprime rivolte contro gli algerini e successivamente nei confronti dell’OAS, una potente organizzazione militare che si era opposta alla decisione di Charles de Gaulle di abbandonare quella colonia francese. L’OAS colpiva duro – aveva attentato più volte alla vita di De Gaulle, considerandolo un traditore -, il Servizio d’Azione ribatteva con eguale spietatezza. I suoi uomini non erano esattamente dei gentiluomini, e per loro ogni mezzo era lecito.
Per quello, Hanault si era raccomandato con il responsabile del quinto dipartimento che venissero inviati a Cannes due elementi di provata fiducia, e non due semplici assassini.
Bernard era un uomo calmo e riflessivo, Antoine il suo braccio armato.
Attraversarono rapidamente la spiaggia. Erano a piedi nudi e correvano senza fare rumore, addestrati da sempre a sapersi muovere silenziosamente. Antoine Guimard era giovane, ma Bernard Leblanc, pur non essendo ancora vecchio, aveva combattuto in Algeria, e in seguito in Francia contro l’OAS. All’epoca aveva vent’anni e aveva imparato subito una cosa importante: nel suo lavoro non erano ammessi sbagli, pena la morte. E fare rumore rientrava nella categoria degli errori più gravi.
Quando giunsero alle spalle di Yarbes, l’americano stava per sparare.
Se fosse dipeso da lui, Guimard non avrebbe esitato: una pallottola nel cranio dell’Américain e la faccenda si sarebbe chiusa lì; però aveva ricevuto ordini precisi, e, in ogni caso, Leblanc lo avrebbe fermato.
Perciò si limitò a sferrare un calcio alla preziosa arma di Yarbes. Nel frattempo, Leblanc gli puntò la pistola alla testa.
“Faccia a terra e braccia allungate davanti al corpo!”, sibilò in un inglese poco più che pessimo.
Sconcertato, Yarbes obbedì.
Lo perquisirono, quindi gli intimarono di alzarsi.
Leblanc gli mostrò il distintivo, mentre Guimard recuperava il fucile.
L’agente della CIA valutò la situazione. Erano in due, entrambi armati e dall’aspetto deciso. Se si fosse mosso velocemente, avrebbe potuto metterne fuori combattimento uno, però l’altro gli avrebbe sparato. E, a parte questo, non erano sovietici: non gli era permesso di aggredirli in casa loro. Scoccò un’occhiata carica di rimpianto al ristorante dove Matrioska, all’oscuro di tutto, stava pranzando con calma.
C’era mancato così poco!
Un secondo. Un solo maledetto secondo!
Leblanc, in un inglese se possibile ancora più tremendo, gli ordinò di seguirli. Accompagnò le parole con un gesto, che probabilmente risultò più comprensibile.
A testa china, Yarbes si incamminò, come un prigioniero.
E in effetti, lo era.
Aleksandr finì tranquillamente di mangiare il prelibato piatto di moules avec frittes.
Ordinò un gelato e poi il caffè.
Pagò il conto, si alzò, rivolse un cenno di saluto al cameriere che lo aveva servito in quei giorni e con calma tornò al Martinez.
Aveva individuato Yarbes fin dal primo momento; in quanto ai due francesi, che seguivano l’uno l’americano e il secondo lui, gli erano sfuggiti soltanto la prima sera, quando aveva cenato all’Auberge Provencale, forse a causa della stanchezza o dell’atmosfera magica che si respirava in quel locale. Dopo di allora era sempre stato consapevole di due fatti: Yarbes lo seguiva per ucciderlo, i due agenti dello SDECE per proteggerlo, poiché era un cittadino francese. Dato che Yarbes non si era accorto di loro, non correva alcun rischio. Aleksandr non ignorava che il Servizio d’azione, cui quasi certamente appartenevano i due francesi, era uno dei migliori del mondo, e fra i più violenti.
Perciò non prese nessuna precauzione e trascorse una vacanza rilassante e più piacevole del previsto. Anche per merito dell’esuberante Elke.
Aveva meditato di procurarsi un giubbotto antiproiettile, ma sarebbe stato inutile: l’americano avrebbe mirato alla testa.
Per gioco, si mise nei panni di Yarbes. Se fosse venuto in Francia con una macchina, o un camion, avrebbe potuto celare all’interno della vettura l’arma destinata ad ammazzarlo; ma in tal caso avrebbe già tentato di farlo. Se, invece, avesse preso un aereo, non avrebbe potuto portare armi con sé. Quindi giocoforza avrebbe dovuto procurarsene una in loco. Non era difficile, però per questo occorreva del tempo, soprattutto se – come immaginava – l’americano avesse voluto uno strumento perfetto. Scommise con se stesso che avrebbe effettuato il suo tentativo l’ultimo giorno. Per facilitargli il compito andò a mangiare sempre allo stesso ristorante, riservandosi le novità per la sera.
Il luogo era molto adatto, e Matrioska stesso lo avrebbe scelto. Sulla Croisette o in Rue d’Antibes sarebbe stato impossibile, a meno di voler intraprendere un’azione suicida ma si sentiva di escludere che Yarbes nutrisse un simile proposito. Gli avrebbe sparato da lontano, e lì esistevano le condizioni migliori per poterci riuscire. Nei mesi estivi sarebbe stata una follia, ma a gennaio quella spiaggia era quasi sempre deserta.
Mentre si dedicava al pranzo (in quel ristorantino si mangiava davvero bene), scorse prima i due uomini dello SDECE e subito dopo l’americano.
Sebbene fosse piuttosto distante da lui, notò comunque la perizia con cui assemblava l’arma e la calma che traspariva da ogni suo gesto: era un bravo professionista.
Scosse il capo, commiserandolo, quando uno dei due francesi gli puntò la pistola alla testa.
Poi li vide andar via.
Sono ancora qua eh! Scusa ma la solita pigrizia mi impediva perfino di scrivere un semplice grazie. Imperdonabile. Comunque leggevo. E stavolta non posso esimermi.
Fantasia e rigore. Queste le parole che mi vengono in mente. Risvolti fantasiosi nell’assoluto rispetto della personalità dei protagonisti. Col russo un passo avanti agli altri. Come quei giocatori di poker che fanno sempre un ragionamento in più.
Sai che ti dico? Non so che stradaprenderai, ma penso che in fondo uno così sia impossibile assassinarlo. O meglio: un giorno potrebbe anche succedere, ma sarà perché lui stesso avrà accettato che succeda.
Gran capitolo. Brava!
"Mi piace""Mi piace"
Lo svolgersi delle cose raccontate, sono come il girar il mondo, e tu…come sempre sei capace di abbindolarci. Un grande in bocca al lupo….ciao da Salvatore il ….vecchio….
"Mi piace""Mi piace"
leggo, mi piace, mi prende, sei brava, ma…non vuoi proprio
farlo morire quel “dannato” russo
Gran puntata
Baci
Mistral
"Mi piace""Mi piace"
@ KRIS sono proprio contenta di rivederti e di sapere che hai letto anche le altre puntate, dove un certo spazio era destinato alla “tua” Monica.
Matrioska invincibile?
Sembrerebbe di sì…
Un caro saluto, e grazie!
"Mi piace""Mi piace"
@ SALVATORE RIZZI cerco di fare del mio meglio, “vecchio” Sar, e, se ciò che scrivo piace, il fatto mi rallegra.
Buon proseguimento di giornata ^^
"Mi piace""Mi piace"
@ OMBREFLESSUOSE ti ringrazio molto, cara Mistral.
Il “dannato russo”, in effetti, è un osso duro.
Bacioni*
"Mi piace""Mi piace"
GRAZIE A TE……………………..
"Mi piace""Mi piace"
… scommetto che ci hai mangiato anche tu in quel ristorantino, vero? 😉
Bene, è andata come supponevo… anche se non avrei potuto immaginare il “come” 😉
E così c’è una nuova entrata 🙂 Cambiano i personaggi secondari, ma il principale – e in fondo anche Monica – resistono al passare delle pagine… 😉
http://www.wolfghost.com
"Mi piace""Mi piace"
@ SALVATORE RIZZI 🙂
"Mi piace""Mi piace"
@ WOLFGHOST certo, e non solo in quello, ma in tutti i ristoranti di cui ho parlato in questa storia – tranne quelli americani e russi 😛
E’ verissimo: lo avevi detto.
E adesso…
"Mi piace""Mi piace"
E si fa tutto più intrigante…
Stefano
"Mi piace""Mi piace"
Ancora una volta salvi Matrioska. Vediamo il seguito. Tre episodi distinti col russo che ride alle spalle di francesi e americani.
Chissà cosa combinerà Monica. Forse ci riservi qualche sorpresa.
Lettura sempre scorrevole e fluida.
Un grande abbraccio
"Mi piace""Mi piace"
@ STEFANO RE mi fa molto piacere la tua approvazione ^^
"Mi piace""Mi piace"
@ NEWWHITEBEAR in origine, questi sarebbero dovuti essere due capitoli, e in un libro non avrei cambiato la disposizione dei testi: ma ho pensato che per il blog fosse meglio assemblarli.
Monica… ecco il punto, amico mio.
Grazie.
E un caro abbraccio.
"Mi piace""Mi piace"
Mi sono un pò intrecciato all’inizio tra i vari servizi segreti e relativi appartenenti… ma poi i dubbi si sono sciolti e mi sono goduto la sorpresa per l’andamento inaspettato (per me) delle cose.
E credo non sia finita qui… dunque aspetto…
"Mi piace""Mi piace"
@ BRUMBRU sono felice che ti sia goduto la sorpresa.
E, giustamente, non è finita qui…
"Mi piace""Mi piace"
Buongiorno, cara Ale, è bello tornare a leggere Matrioska ed entrare negli intrecci di spionaggio. Monica sopravvive e Aleksandr anche: sono i miei preferiti.
Complimenti, come sempre una lettura di qualità e classe.
un abbraccio
"Mi piace""Mi piace"
@ ANNAMARIA49 ormai siamo vicinissimi all’epilogo, amica mia. Volendo ci sarebbe anche l’ultimo riassunto (in data 19 agosto).
Sono contenta che questa storia ti piaccia e ti ringrazio per le belle parole!
Un abbraccio a te ^^
"Mi piace""Mi piace"
Io mi ero segnata nel “mi piace” ma invece del mio avatar è uscito quel coso azzurro indefinito. Cmq sono io.
Bacione 🙂
"Mi piace""Mi piace"
@ SUZIEQ11 dunque, continua la tua guerra contro WordPress 😛
Grazie e due bacioni**
"Mi piace""Mi piace"
Un saluto da Sar…………..
"Mi piace""Mi piace"
Il diavolo, per l’ennesima volta fa le pentole, ma poi non ha il materiale per fare i coperchi e tu sei riuscita ancora una volta a confermare il detto.
Forse perché risulta difficile riuscire a trovare un finale strepitoso per qusto romanzo che ci tiene ogni capitolo, su di una corda che pare quella di un violino. Ben accordato pronto per un capriccio di paganiniana memoria.
In effetti Matrioska, messo con una ingenuità quasi fanciullesca, da autore alle primissime armi, sulla linea di tiro di un consumato cecchino, risultava un bocone troppo appetibile e di pronto azzanno.
Da una scrittrice come sei, non ce lo saremmo proprio aspettato, anzi personalmente ne sarei stato contrariato.
Invece, attenta e presente, ecco l’ennesimo colpo di teatro.
Il messaggero che giunge in ritardo, fedele più che alla Patria, all’argent de poches dei suoi anfitrioni.
La sicurezza che tutto si sia finalmente risolto, viene a cessare con una cruda disamina dei nuovi contendenti.
Lui, Matrioska, che già sentiva l’avvicinarsi del conto finale da pagare, non si sorprende più di tanto nello scoprire, non solo i suoi salvatori all’opera, ma ha la certezza inebriante di aver previsto le mosse avversarie e azzecato ancora una volta la copertura perfetta per se.
A questo punto non rimane che giocare l’ultima carta: cherchez la famme!
"Mi piace""Mi piace"
@ SALVATORE RIZZI e da Ale ^^
"Mi piace""Mi piace"
@ CAPEHORN “In effetti Matrioska, messo con una ingenuità quasi fanciullesca, da autore alle primissime armi, sulla linea di tiro di un consumato cecchino, risultava un bocone troppo appetibile e di pronto azzanno.
Da una scrittrice come sei, non ce lo saremmo proprio aspettato, anzi personalmente ne sarei stato contrariato.”
Beh, Licia Troisi forse lo avrebbe fatto 😛
Scherzi a parte, Lodge e Yarbes sono (o erano, nel caso di Lodge) degli straordinari agenti… però Matrioska è il numero uno.
I “Ragazzi” mi hanno fatto notare la tua ultima frase, ma io taccio.
Grazie, Carlo!
"Mi piace""Mi piace"
I “Ragazzi” …. hanno l’occhio lungo … e non aggiuno altro.
"Mi piace""Mi piace"
@ CAPEHORN se bevessero meno birra, sarebbero perfetti ^^
"Mi piace""Mi piace"
Già … brava … e così ci perdiamo il meglio della reatività
😛
"Mi piace""Mi piace"
@ CAPEHORN anche questo è vero 🙂
"Mi piace""Mi piace"
😛
A proposito di occhi. Dovrò andare dall’oculista e probabilmente cambiare gli occhiali. 😦 .
L’economia girerà, ma a me girano già da subito qualcosa d’altro 😦
"Mi piace""Mi piace"
@ CAPEHORN lo immagino!
"Mi piace""Mi piace"
🙂
"Mi piace""Mi piace"
@ CAPEHORN ^^
"Mi piace""Mi piace"
😉
"Mi piace""Mi piace"
Il bello nel leggere questo racconto è che si è sempre
sospesi, come aspettare la prossima mossa, il cambio di
scenario, altri personaggi che s’intrecciano nella storia
e rovesci di situazioni… Mi piace proprio e sempre di più!!
Poi i vari passaggi che Tu scrivi quando racconti alcuni eventi
esempio quello du General De Gaulle, che riporta alla mia
memoria, il periodo vissuto sotto la quinta repubblica francese…
Tutto questo diventa per me un remember…
un gros bisou ma chère amie et bonne soirèe!
Michelle
"Mi piace""Mi piace"
@ VENTIDIPRIMAVERA cara Michelle, quanto piacere mi fa il tuo commento!
Mio papà mi parlò spesso del generale, della guerra in Algeria e del temibile nemico di de Gaulle: l’OAS. In quel periodo, e anche dopo, egli viveva e lavorava in Francia.
Bisous, chou*
"Mi piace""Mi piace"
Grande episodio della tua storia, ficcante e coinvolgente. Monica avrà altre cartucce da sparare prima dell’esito finale? Lo scopriremo presto… no? Baci.
"Mi piace""Mi piace"
@ UNIVERS molto presto, caro!
Kiss ^^
"Mi piace""Mi piace"
Brava… Bel colpo di teatro davvero… Ribaltamento della situazione in un attimo!
In arretratissimo di brutto…
Cerchero’ di riportarmi a pari il prima possibile.
Ciao ciao
Pp
"Mi piace""Mi piace"
@ POCHEPRETESE mi fa felice sapere che stai leggendo veramente tutta la storia! Grazie per questo e per le belle parole che mi dedichi.
Ciao ^^
"Mi piace""Mi piace"