Il pubblico del campo centrale di Wimbledon tratteneva il fiato. Serena Williams, la grande favorita del torneo, si era aggiudicata senza problemi il primo set della finale, poi dopo una furibonda battaglia aveva perso il secondo. E ora si trovava uno a cinque, zero a quaranta, nel terzo. Jane trasse un profondo respiro e si preparò a servire la palla del match point.
Jane rappresentava una sorpresa assoluta: proveniva dalle qualificazioni, era sconosciuta ai più e nel corso del suo cammino aveva eliminato, una dopo l’altra, Francesca Schiavone e la sorella di Serena. Socchiuse gli occhi per un istante, infastidita dal sole, quindi prima di prodursi nel suo fantastico servizio, ripensò agli ultimi mesi.
Jane era nata a Windsor. Di famiglia benestante, aveva dimostrato sin da piccola una naturale predisposizione per lo sport. I suoi genitori le avevano regalato un cavallo che lei adorava; tuttavia eccelleva soprattutto nel tennis. Passata precocemente al professionismo, aveva partecipato a tre tornei minori, aggiudicandosi l’ultimo dei tre; dopodiché si era iscritta a Wimbledon. A differenza di molte ragazze prodigio, Jane non era una macchina costruita appositamente per macinare ore di allenamento. Talento innato e doti fisiche le permettevono di vivere una vita normale, senza dover sottostare alle privazioni che generalmente un’atleta deve affrontare. Nel corso di una festa aveva conosciuto Keith. Era un giovane bello e inquietante; aveva fatto sesso con lui quella notte stessa.
Con un gesto elastico e perfettamente coordinato lanciò in aria la pallina, quindi la indirizzò sul lato sinistro del campo. La violenta risposta della Williams la sorprese; non tentò nemmeno di opporsi a quell’autentico proiettile. Tornò alla battuta e commise doppio fallo. Quaranta a trenta.
Si era innamorata di Keith. Era la prima volta che le succedeva: ma lui era speciale. Realizzava quadri stupendi, scriveva poesie profonde e ispirate, e faceva l’amore in modo superbo. A seconda dei casi, poteva dimostrarsi tenero e affascinante oppure scontroso e cupo. Ma quando era dell’umore giusto la faceva sentire una regina.
Tre passanti micidiali di Serena Williams le tolsero il servizio. Perse il successivo game a zero. Adesso conduceva per cinque a tre, e aveva una nuova occasione di chiudere l’incontro.
Keith l’aveva portata a Parigi, dove avevano trascorso un weekend magnifico. Avevano esplorato il quartiere degli artisti e si erano fermati a mangiare nei deliziosi ristorantini della rive gauche. Avevano fatto all’amore per ore, regalandosi emozioni di un’intensità quasi sconvolgente. Keith era un pittore affermato e non badava a spese. L’aveva condotta a Cannes, donandole l’incanto del mare e delle palme. Nella lussuosa camera dell’hotel Carlton si erano letteralmente divorati a vicenda, fermandosi soltanto alle prime luci dell’alba per poi dormire teneramente abbracciati fino a mezzogiorno. Alla sera cenavano da Pierrot, e Jane mangiava avidamente una dozzina di ostriche sostenendo che erano il cibo più afrodisiaco che esistesse in natura. Passeggiavano mano nella mano sulla Croisette, soffermandosi ad osservare il meraviglioso scenario del mare illuminato dalla luna. Guardavano il cielo stellato e poi tornavano in albergo a fare nuovamente l’amore.
“Cinque a cinque”, annunciò lo speaker con la voce resa metallica dall’altoparlante. Serena Williams era diventata incontenibile. Jane non riusciva più a ribattere ai suoi colpi, era sballottata per il campo come un pugile rintronato per i troppi pugni subiti. “Sei a cinque per la signorina Williams.”
Tornati in Inghilterra, avevano continuato a frequentarsi raggiungendo un’intimità sempre maggiore. Jane era convinta che Keith l’amasse. A parte gli sbalzi d’umore, sapeva essere incredibilmente dolce con lei. Un giorno le fece un regalo stupendo: il suo ritratto. Aveva lavorato di nascosto, affidandosi solamente alla memoria. Il risultato era sorprendente: si trattava di un dipinto di prodigiosa bellezza, capace di raffigurare non solo il suo viso ma anche la sua anima.
Jane era stravolta dalla stanchezza. Madida di sudore, dolorante a un piede, accettò intimamente la sconfitta. Finalista alla sua prima partecipazione a Wimbledon! Era comunque uno sbalorditivo successo, pensò nella maniera che è propria dei perdenti. E’ vero: si era trovata a un passo dalla vittoria, ma l’altra era troppo forte. Avrebbe ritentato l’anno successivo. Trascinata dalla sua stessa furia agonistica Serena commise tre errori gratuiti. Sei pari e conclusione al tie-break.
Una sera aveva voluto fargli una sorpresa. Senza avvisarlo si era recata da lui. Aveva con sé una bottiglia di champagne, desiderava essere coccolata, amata; voleva trascorre una notte indimenticabile. Entrò in casa con le chiavi che le aveva dato. Keith era in camera da letto, con la luce accesa. Jane pensò maliziosamente che ambedue preferivano la luce al buio; i loro corpi giovani e belli non meritavano di essere celati alla vista. Aprì la porta della stanza.
La Williams si aggiudicò il primo punto del tie-break con un passante di rovescio. Poi fece un ace. Due a zero.
Keith era letto con una ragazza. Una perfetta sconosciuta, per Jane. Era mora, molto avvenente; lo stava cavalcando. Jane guardò la scena impietrita, resistendo all’impulso di scagliarsi su di loro; non avrebbe saputo chi picchiare per primo. Keith la vide ma non fece nulla per fermarla. Lei uscì dalla camera, e dalla sua vita.
Jane si asciugò il sudore dalla fronte. Il caldo era insopportabile, il sole picchiava implacabile con la stessa forza dei colpi di Serena Williams. Alzò lo sguardo verso la tribuna, cercando con gli occhi suo padre. E li vide. Keith e la bruna, stretti l’un l’altra che ridevano e si accarezzavano, indifferenti alla partita e incuranti degli altri spettatori indignati.
Toccava a Jane servire.
Andò alla battuta per vincere.
TIE-BREAK
8 agosto 2012 di Alessandra Bianchi
38 Risposte
Sport, amore, avventure ed altro ancora. L’importante è mettere da parte le droghe, mi riferisco alle olimpiadi di LONDRA attuali. Sempre brava, saluti da Sar.
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Racconto semivero di come si può perdere la concentrazione pensando a eventi del passato. Poi la rabbia agonistica prevale sul ricordo e quanto di buono viene a galla.
Complimenti per aver intrecciato elementi reali (Serena) con altri fantastici (Jane) in un connubio perfettamente amalgamato.
Un caro saluto.
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Deconcentrata perché presa dai troppi pensieri, ma la voglia di prendersi una rivincita facendogli vedere che non avrebbe perso per causa sua alla fine è prevalsa. Orgoglio alle stelle in quella battuta tirata per vincere
Bell’intreccio, come sempre piacevolissimo leggerti. Complimenti
Ciao, Pat
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Ciao mitica. Una piccola amichevole tiratina d’orecchi: a Wimbledon nel set decisivo non c’è il tie break
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Molto bello anche questo. Interessante la frase: “keith la vide ma non fece nulla per fermarla”. Aprirebbe le porte a varie discussioni su ciò che sarebbe potuto succedere se l’avesse fatto.
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Oh, brava Jane! 🙂 I ricordi, nei momenti sbagliati, possono essere estremamente bloccanti, ma… se qualcosa mostra la strada della rivincita, allora non ce n’e’ piu’ per nessuno! 😉
http://www.wolfghost.com
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Fantastica storia, hai legato un partita di tennis ( e che tennis…Wimbledon,
torneo d’eccellenza sull’ erba ) con flaschback di vita della bella Jane.
Bravissima, mi piace
Bacione
Mistral
Ps La Williams mi sembra “esagerata” fisicamente (non trovi?)
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un racconto appopriato a questi tempi olipmonici
Comunque complimenti è ben scritto!
A proposito di racconti e di estate ne ho scritto uno sul nostro blog Vongole & Merluzzi
http://vongolemerluzzi.wordpress.com/2012/08/09/il-tuffo-del-granchio/
Un saluto dai Pirati
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Verrebbe da dire: “Ricordando con rabbia”. Rimanendo però permi al solo titolo, perché la commedia di Osborne é di tutt’altro genere.
I ricordi possono far montare una forza che deve trovare un suo sfogo e in queso caso, una pallina gialla può anche somigliare ad una “zucca vuota”.
In fondo dall’altra parte della rete ci può stare una delle sorelle cattive.
Complimenti per il “Rosewater Dish”
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@ SALVATORE RIZZI purtroppo il fenomeno di cui parli è ormai presente in ogni specialità dello sport – o quasi.
Mi auguro proprio che le cose cambino. Come dice Zeman, sport è salute e non medicine.
Grazie e ciao!
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@ NEWWHITEBEAR in effetti, bisognerebbe essere come Nadal… ma non è da tutti.
Un caro abbraccio, e grazie ^^
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@ PATRIZIA M. mi ricordi una vecchia amica di Splinder: i tuoi commenti sono sempre belli e lucidissimi. Hai il vero dono della sintesi.
Ti ringrazio, Pat!
Ciao 🙂
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@ KRIS come è vero! Mi cospargo il capo di cenere.
Magari, l’anno prossimo lo introdurranno… no, eh?
Un bacione, amica mia ^^
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@ BRUM è molto importante ciò che scrivi!
Per certi versi, quello di cui tu parli è la chiave della nostra vita.
Bacio.
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@ WOLFGHOST sebbene forse in misura inferiore all’altro post, anche questo potrebbe essere un tuo tema.
Grazie e baci lupeschi 🙂
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@ OMBREFLESSUOSE la Williams potrebbe “stendere” molti uomini!
Io non litigherei mai con lei 😛
Grazie, amica Mistral.
Kiss*
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@ LORDBAD benvenuti nel mio blog, cari Pirati!
Restituirò sicuramente la visita.
Grazie per i complimenti.
Buona serata!
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@ CAPEHORN delle due, l’una: o uno si abbatte e crolla, oppure tira fuori tutto: orgoglio, forza, determinazione, volontà di non cedere.
Poi, è chiaro, nello sport si vince e si perde.
Io credo che qui Jane vincerà.
Grazie, Carlo.
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Speriamo, però…ho seri dubbi. Ciaoooo….
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No, gli inglesi non lo metteranno mai il tie-break, quelli lo sai come sono fatti… Quanto a Serena, più che una donna, mi pare un “donnone michelin”, con quelle cosce… Tu comunque la stenderesti a parole, e che diamine, la forza fisica non è tutto!
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Brava, davvero brava! Il montaggio incrociato con cui hai costruito il racconto mi sembra molto riuscito, e poi in un così breve spazio! Se posso permettermi: quel Keith si capiva dall’inizio che l’avrebbe tradita: era troppo perfetto, forse avresti dovuto sfumare un po’. Tornerò a leggerti con piacere. Ciao.
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Sono rimasto a leggere altri tuoi post. Davvero una bella scoperta. Ciao.
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Resto sempre incantata dai tuoi scritti….
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@ SALVATORE RIZZI purtroppo li ho anch’io 😦
Ciao!
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@ KRIS la prossima volta lo sposterò a Parigi.
(Della serie, lei me ne ha date… ma io gliene ho dette ^^)
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@ DANIELEDIVAGO come sempre, accetto volentieri le critiche costruttive, che servono a migliorare.
Anche se talvolta quello può essere un procedimento voluto (in altri miei racconti è così).
Grazie 🙂
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@ DANIELEDIVAGO ancora molto gentile!
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@ FAUSTA68 grazie e un sorriso per te * ____________ *
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Un altro racconto sorprendente, un insieme davvero magnifico..
Mi è piaciuto molto!
Un gros bisou ma chère, je passe vite, à lire le prochain!
Michelle
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… e sicuramente vinse. Contro il tradimento e l’umiliazione dei sentimenti. Baci, cara, buon agosto…
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@ VENTIDIPRIMAVERA grazie, Michelle!
E presto torneremo a Cannes…
Bisous, chèrie*
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@ UNIVERS sicuramente sì.
Buon Ferragosto, caro amico.
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brava Ale. Davvero bello. Chissà se hai conosciuto davvero il sapore delle passioni che racconti…
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@ INTESOMALE grazie mille!
Sì: l’ho conosciuto.
E poi l’ho perso…
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Leggendo di qua e di là mi è piaciuto in particolare questo racconto dalla costruzione perfetta. I ricordi e la partita sono alternati con sapienza.
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@ VALENTINA sei molto gentile.
E hai un bellissimo nome 🙂
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Un abbraccio a te…
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@ BRUM ricambio ^^
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